Note: Buonasera! Ho la brutta abitudine di postare le ff di
notte, lo so, ma è di sera che mi viene l'ispirazione
quindi... eccoci qua.
E' una mia breve fantasia su cosa potrebbe succedere in seguito alle
5x18, dopo la discussione tra Damon e Elena.
Inizialmente questa doveva essere una ff Denzo, ma mentre scrivevo il
Delena mi chiamava, mi supplicava di parlare di esso, così
l'ho fatto: ho unito entrambe le ship. Spero gradirete.
Fatemi sapere! :)
Does this feel wrong?
«Andiamo al Grill? Ho voglia di ubriacarmi» disse
Enzo facendo irruzione in camera di Damon. «Oh…
amico, sembri uno straccio» continuò vedendolo
stravaccato sul letto. Sembrava davvero distrutto. La faccia era stanca
e dava l’impressione che il vampiro avesse pensato anche
troppo nelle ultime ore; il cuscino su cui poggiava la faccia era
umido, segno che qualche lacrima aveva oltrepassato il confine dei suoi
meravigliosi occhi blu e fosse sgorgata fuori da essi; ultimo, e non
meno importante segnale della sua distruzione, era la bottiglia di
whiskey mezza vuota sul suo comodino.
«Io no, già lo sono, eppure sembra non funzionare
affatto» rispose Damon facendo riferimento al fatto di essere
ubriaco. Aveva passato la serata a bere, eppure la sua mente era
lucida, che lo forzava a rivivere ancora e ancora la discussione con
Elena di qualche ora prima.
«Questa donna ti sta uccidendo» mormorò
Enzo, che non ebbe bisogno di alcuna spiegazione per capire cosa avesse
causato il malumore del suo amico, andandosi a sedere affianco a lui
sul letto e prendendo in mano la bottiglia di Bourbon.
«Mi ha detto che siamo reali» farfugliò
Damon, ricordando le parole della sua amata.
«Qualcosa mi fa pensare che la chiacchierata non è
finita lì» rispose Enzo bevendo un sorso.
«Gli ho detto che non voglio più vederla o
sentirla o guardarla.»
«Sei un coglione.»
«E tu non ne sai un cazzo dell’amore.»
«So che quella ragazza è fottutamente innamorata
di te.»
«Già, così tanto che vuole essere mia
amica.» Era stufo Damon. Stufo di cercare di capire le
persone, di capire lei. Lui la amava più della sua stessa
vita ed aveva sempre compreso quando c’era qualcosa che non
andava, quello che provava o quello che voleva. Spesso era difficile
accertarlo, per lui, ma lo capiva. E forse anche ora la capiva, ma non
ne poteva più. Una volta gli aveva detto che non poteva
essere egoista con lei, ma stavolta era proprio quello che aveva fatto:
l’egoista. Lei aveva bisogno di lui e lui le aveva
semplicemente voltato le spalle perché per lui era troppo
doloroso. E per lei non lo era? È quello che si era chiesto
tutta la serata e con cui si era finalmente risposto con un
“Si.”, anche per lei era doloroso, ma a lui non
importava in quel momento. Riusciva solo a pensare a come sarebbe stato
vederla con i suoi luminescenti capelli che svolazzavano dappertutto
mentre rideva spensierata con qualcuno che non fosse lui, e lui non
avrebbe potuto andare da lei e baciarle quel sorriso stupendo che era
la fonte di ogni suo problema o attivo di felicità.
Com’era possibile ciò? Come poteva essere sia il
suo inferno che il suo paradiso? Si era risposto anche a questo: lei
diventava il suo inferno quando non poteva stringerla a sé.
Perché finché la vedeva vivere in tutta la sua
bellezza e finché sentiva la sua voce o sentiva il suo nome
uscire da quelle sue rosse labbra, andava tutto bene, anzi,
più che bene. Il suo cuore morto iniziava a battere
all’impazzata, il suo cervello non percepiva altro che il suo
profumo, le sue orecchie non ascoltavano più nulla se non il
suono della sua risata e io suoi occhi erano ciechi a tutto tranne che
a lei. Quando però si soffermava a pensare che tutto quello
non poteva appartenere a lui, la sua mente iniziava a pensare, il cuore
si faceva pesante e tutto il dolore tornava in superficie, lasciandolo
inerte, semplicemente a tremare.
«Non pensavo di dover essere io quello che deve spiegarti che
ha solo paura dei suoi sentimenti. Amico, quella ragazza ogni volta che
ti vede non ha occhi per nessun altro. Si vede da kilometri che
è cotta» spiegò Enzo allora, cercando
di tirar su il morale del suo compagno. Avrebbe potuto anche prenderlo
in giro, esattamente come aveva fatto quella mattina, ma in quel
momento stava guardando nei suoi occhi e aveva capito che non era il
momento dei giochi, che lui stava soffrendo sul serio. E come poteva
non soffrire anche lui, vedendolo così?
«Non posso essere suo amico.»
«Se non puoi essere suo amico allora valla a riconquistare, e
che diamine, sei Damon Salvatore!»
«Non capisci» disse semplicemente Damon. Enzo
rimase in attesa che lui continuasse spiegandogli
cos’è che non capiva e potendo così
provare a comprenderlo, ma l’amico non proferì
altre parole. E perché avrebbe dovuto farlo? Enzo non
c’era stato durante tutti quegli anni, non sapeva nulla della
loro relazione e non aveva idea di come erano arrivati fin
lì. Non sapeva che lui l’amava da impazzire, che
era l’unica che era riuscita a far ricomporre i pezzi del suo
cuore distrutto e farlo battere ancora. Non sapeva che non sarebbe
riuscito a guardarla negli occhi senza saltarle addosso e farle capire,
fisicamente, l’infinità del suo amore,
perché con le parole non ne era capace. Passava ogni notte a
ricordare ogni secondo di ogni volta che era stato con lei, ogni
sguardo che lei aveva incatenato al suo, dicendogli con gli occhi
quanto lo amava. Rivedeva ogni notte l’immagine di lei che
ansimava sotto di lui, gemeva per lui, per averlo sempre più
vicino, sempre più dentro, sempre più con lei.
Perché spesso parlarsi, guardarsi, sfiorarsi, non era
sufficiente. A volte bisognava amarsi anche col corpo e lui in quel
momento avrebbe dato qualsiasi cosa pur di fare l’amore con
lei, di sentirla sua. È un po’ che Damon non ha
bisogno di fare sesso. Non pensa più a quello ormai.
È da quando è innamorato di Elena che
l’unica attività che vuole fare, è
l’amore, con lei e con nessun’altra. Ci aveva anche
provato. Era andato in un bar, si era ubriacato e aveva flirtato con la
ragazza di turno che le sbavava dietro. Non aveva fatto in tempo a
baciarla, che la sua mente e il suo corpo di erano ribellati, sibilando
il nome di Elena e rendendo chiaro il bisogno che lui aveva di lei.
«Ma quando ti sveglierai?! Fammelo sapere quando
succederà, così potrò dirti di andare
da lei, farle capire l’amore che provi, farle passare la
paura e farle provare quello che solo tu sai farle sentire. Freme anche
solo ad un tuo sfioramento, Damon! Anche per un tuo singolo
“ciao”, lei perde la testa. I posti sono vuoti per
lei, se non ci sei tu. E non venirmi a dire che non lo sai, che
è tutto falso o che questo non è amore,
perché cazzo si, lo è, e stai mandando tutto
all’aria solo perché quella tua testa bacata ha
deciso che lei sta meglio senza di te. Non è
così, Damon? Da quant’è che te lo stai
ripetendo, eh?»
«Smettila, lei non vuole stare con me.»
«Quante cazzate che spari. Ma ci pensi a quello che dici
prima di dare voce a certe cretinate? Ele-»
«NON nominare il suo nome!»
urlò all’improvviso Damon, con tutta
l’aria che aveva nei polmoni. Non sapeva bene
perché, ma sapeva che sentir pronunciare il nome di lei,
l’avrebbe fatto impazzire, più di quanto non lo
era già. Enzo rimase qualche secondo con gli occhi sbarrati,
esterrefatto dall’inaspettato urlo. Poi continuò,
correggendosi.
«Quella ragazza non vuole altro che te.»
«Non va bene. Con me diventa un’altra persona, non
la persona che lei vuole che sia. Io sono sbagliato per lei.»
«E non pensi che questo
sia sbagliato, eh Damon? Pensi che con la distanza, il non
vedersi, il non toccarsi, scomparirà semplicemente tutto?
Guardati, non ho mai visto un uomo distrutto quando te per una donna.
Pensi che sia giusto questo? Soffrire così, è
giusto? Pensi di meritarlo,
Damon?»
«È lei che non merita me.»
«Ma lei vuole
te. Al diavolo quello che merita. È te che ama, è
te che vuole, è a te che pensa ogni singolo istante. Lei
prova esattamente ciò che provi tu, quando aprirai gli
occhi? Quando li farai aprire a lei?»
Damon rimase qualche secondo spiazzato da quelle parole. Riflesse su
tutto ciò che gli aveva detto Enzo, sin
dall’inizio della conversazione. Lui avrebbe fatto di tutto
per Elena, anche soffrire fino a tal punto. Perché se lei
voleva stare lontano da lui, non poteva impedirglielo. Ma allora era
stato egoista o altruista, per aver dato ad Elena ciò che
voleva? Si rispose con un “Entrambi.”
perché si è allontanato da Elena, come aveva
chiesto, ma lui l’ha fatto in modo drastico, definitivo,
mentre lei voleva rimanere in buoni rapporti. Lui sa di meritarsi tutto
questo dolore. Provarlo aiuterebbe a rimuovere i sensi di colpa dovuti
all’orribile mostro che era un tempo, prima di conoscere
Elena, e a quello che è anche adesso, ogni tanto. Dice
spesso che lei non merita uno come lui, ma di meglio, quando invece
è lui che è convinto di non meritare lei. E come
può pensare che sia giusto amarsi così follemente
senza meritarsi?
«Come possiamo non essere sbagliati, quando il nostro amore
va al di sopra anche di noi stessi? Non si dovrebbe amare una persona
così tanto.»
«È questo che intendeva quando ti ha detto che
siete reali. È questo l’amore vero: amarsi al di
sopra di tutto. vi amate oltre l’universo, cavolo,
più reali e giusti di così!»
Damon ci pensò per un attimo. Realizzò che erano
distrutti tutti e due, e che ciò che li aveva resi tali
erano loro stessi. Quindi, se si disperano quando sono separati,
perché non darsi una chance di essere felici insieme?
«Ci parlerò domani.»
«Domani?
Sei impazzito per caso? E che farai stanotte? Lei cosa
farà stanotte? Vuoi rimanere qui a deprimerti e a ubriacarti
mentre l’alcool ti farà cambiare idea o fare
qualcosa di cui ti pentirai?»
«Non sono sobrio, non andrò da lei in questo
stato.»
«Vai a farti una doccia e sarai come nuovo. Fatti bello e
domani mattina raccontami ogni
dettaglio» disse Enzo, con un sorrisetto malizioso.
«Puoi scordartelo!» urlò Damon scuotendo
la testa divertito, che intanto era andato verso il bagno per lavarsi.
«Ora, vuoi godere anche tu della vista di questo meraviglioso
corpo» continuò, indicandosi con un ghigno,
«o mi lasci fare una doccia in pace?»
«Vado, vado. Fammi sapere!»
Con un cenno della testa, Damon lo salutò e si
liberò dei vestiti, entrando nella doccia. Pensò
tutto il tempo ad un discorso da fare ad Elena, per convincerla che
quello che avevano era si reale, e che quindi che stavano facendo
separati, quando la vita insieme sarebbe stata molto meglio? Doveva
convincerla che non erano poi tanto sbagliati, se si amavano
così tanto. Ricordò un libro che aveva letto in
cui era menzionata la frase “accettiamo l’amore che
pensiamo di meritare” e si convinse che era per quello che
ora lui stava nella sua camera e lei nella sua, e non insieme nello
stesso letto. Ma era intenzionato a cambiare le cose.
Quando arrivò al dormitorio di Elena era quasi mezzanotte e
si chiese se stesse già dormendo. Non aveva ancora un
discorso e questo gli fece salire l’ansia. Ma che discorso
avrebbe dovuto preparare, quando le idee erano tutte nella sua testa?
Sarebbe bastato tirarle fuori.
Bussò e aprì la porta della camera che Elena
condivideva con Caroline senza attendere una risposta. Erano entrambe
nel letto, ma tutte e due con gli occhi aperti. Probabilmente stavano
parlando e si erano interrotte quando il vampiro era entrato. Damon
puntò lo sguardo su Elena, che lo guardava a bocca aperta,
gli occhi che avevano iniziato a brillare e il respiro che si faceva
affannoso. Lui sentì le stesse cose: Caroline
sembrò non esistere più, tanto che quando disse:
“Vi lascio soli”, nemmeno se ne accorsero; aveva le
farfalle nello stomaco, cosa che credeva impossibile, ma che si
è rivelata reale alla vista della sua donna. Il profumo di
lei riempiva la stanza e Damon ne era inebriato. Fu lui il primo a
parlare, non con la voce dura e ferma che pensava di avere, ma con voce
quasi supplichevole.
«Dobbiamo parlare.»
«No, Damon. Ci siamo già detti tutto quello che ci
dovevamo dire. Torna a dormire, ti prego.» Era una supplica
la sua. Era già consapevole del fatto che se sarebbe rimasto
lì ancora a lungo non sarebbe stata capace di dirgli di no.
«Ci ho provato, a dormire intendo. Non ci riesco.»
La guardò negli occhi e comprese che a lei era successo lo
stesso. «Sento un vuoto, Elena, proprio qui»
continuò, toccandosi lo stomaco, «e fa un male che
nemmeno immagini. Ci siamo detti tutto, dici? No. Non ti ho detto che
ti amo.» Intanto Elena si era tirata su a sedere, e si stava
mettendo in piedi, facendo affidamento sulle sue gambe tremanti,
sperando che non la deludessero. «Io ti amo Elena e non posso
vivere senza di te. Pensavo che standoti lontana sarebbe passata. Sono
uno sciocco. Come ho anche potuto pensare una cosa simile?»
«Damon io-» lo interruppe Elena, ma lui non la
lasciò finire.
«Perché stiamo soffrendo in luoghi differenti,
quando potremmo essere felici nello stesso posto?»
«Sei tu ad esserti dimenticato che siamo sbagliati
l’uno per l’altro, stavolta?»
Damon si rese conto di una cosa che aveva fatto Elena, un anno prima, e
la rifece uguale identica. A velocità vampiro si
posizionò davanti a lei e si mise una sua mano sul cuore.
«Questo ti sembra sbagliato?» le chiese guardandola
negli occhi. «Ti sembra sbagliato?»
Elena non rispose, si limitò a guardarlo con quegli
occhi… pieni.
Erano così intensi, pieni dell’amore che lei
provava per lui. E come avrebbe fatto a rispondere che si, quello che
provavano era sbagliato, se quando si erano uniti l’ultima
volta gli sembrava che lei non era destinata per nessun altro posto, se
non per stare tra le braccia di lui?
«Vieni a casa con me, Elena. Diamoci una
possibilità.»
Lei sembrava aver perso l’uso della parola e semplicemente
annuì, in balia dei suoi occhi azzurri. Un sorriso si
formò sul volto di lui, che tirò un sospiro di
sollievo, col cuore che si alleggeriva.
Sempre mano nella mano la accompagnò in macchina e si
diressero verso casa Salvatore. Non dissero una parola per tutto il
viaggio. Nessuno dei due si prese la briga di spostare la mano lontana
da quella dell’altro e ogni tanto si guardavano, con quegli
occhi che non avevano bisogno di parole.
Quando arrivarono a casa non persero tempo e si diressero in camera di
Damon. Quest’ultimo, appena richiusa la porta alle loro
spalle, le sfilò dolcemente il giacchetto e la maglietta.
Lei fece lo stesso, tutto guardandosi negli occhi. Le loro bocche
ancora non si erano mai sfiorate e fu Damon il primo a posare le sue
labbra su quelle di lei, mentre le sue mani percorrevano tutto il suo
corpo e si fermavano sui fianchi in una presa salda. Fu un bacio
semplice, che non aveva bisogno di essere approfondito. Quando si
staccarono fecero scontrare le loro fronti e rimasero qualche istante a
perdersi negli occhi dell’altro.
Si spostarono sul letto, quello che a Damon era parso così
grande e vuoto senza Elena. Lei gli sbottonò i jeans e
tirò giù la cerniera, sfilandoglieli e rimanendo
ad osservarlo, anzi, ad ammirarlo
per qualche secondo, da capo a piedi. Non riusciva a capacitarsi di
tutta quella bellezza. Lo toccò ovunque e lo strinse forte a
sé, come per assicurarsi che lui era davvero lì,
con lei.
«Sono qui. Siamo qui» sussurrò Damon
guardandola negli occhi, sembrando che le avesse letto nella mente.
Si continuarono a svestire, rimanendo nudi ognuno tra le braccia
dell’altro, senza più segreti, senza
più paure, senza più barriere a dividerli.
«Non ho più paura» rivelò
Elena. «Ti voglio.»
Damon la baciò con passione, facendo scontrare le proprie
lingue, perché a quel punto ognuno aveva bisogno
dell’altro, di sentire
l’altro. Si baciarono per molto, stretti nelle braccia
dell’altro, i loro corpi nudi a contatto.
«Dimmelo. Dimmi che tutto questo non è
sbagliato» mormorò Damon, attendendo una sua
risposta prima di entrare in lei e farla sua.
«No. Non potrebbe mai esserlo.»
«Ti amo così tanto» sussurrò
mentre si faceva strada dentro di lei, bloccando sul nascere i gemiti
di entrambi, facendo incontrare le loro bocche. Rimasero qualche
secondo immobili, realizzando di essere una cosa sola e che
è quello che volevano sempre e da sempre. Entrambi avrebbero
dato qualsiasi cosa pur di rimanere in quella posizione per il resto
della loro vita da immortali. Si sentirono finalmente completi. Ogni
tassello del puzzle era tornato al proprio posto, lasciandoli liberi
amarsi.
Non fu un sesso frenetico quello, né bisognoso, o
frettoloso. Non fu nemmeno sesso, a dir la verità. Stavano
facendo l’amore, e nel modo più bello che potesse
esistere. Si vedeva che si amavano in ogni gesto che compievano: il
passare le mani tra i capelli dell’altro, il modo di
guardarsi negli occhi e non chiuderli mai, il modo in cui si
stringevano come se avessero il bisogno di essere ancora più
vicini. Non sapevano come stavano riuscendo a sopravvivere, quando ogni
spinta toglieva il respiro ad entrambi e quegli attimi in cui avrebbero
potuto riprendere fiato li usavano per sussurrarsi di amarsi o
pronunciare il nome dell’altro.
Ne ebbero la conferma, che tutto quello non era sbagliato, in quel
momento, quando, dopo essersi uniti, nessuno dei due riusciva a pensare
ad un posto migliore in cui stare.
Fecero l’amore tutta la notte, non avendone mai abbastanza,
non sentendosi mai stanchi. Avrebbero dormito la mattina, si dicevano,
quello era il momento di amarsi. E lo stavano facendo alla perfezione.
Perché erano due testardi, stupidi, ingenui, paurosi e non
erano bravi in moltissime cose: non lo erano nel mettere
l’orgoglio da parte, non lo erano nel farsi avanti e
rischiare, una volta per tutte, di essere felici. Ma lo erano ad
amarsi. Era la cose che gli veniva meglio fare, perché
quando due persone sono destinate a stare insieme non
c’è nulla, nulla,
che può dividerli, nemmeno l’universo.
Note: allora, che ne pensate? Ho dovuto inserire la frase "accettiamo
l'amore che pensiamo di meritare", da Noi siamo infinito,
perchè appena l'ho letta ho pensato subito a loro, in
particolare a Damon. Spero ancora che vi sia piaciuta, aspetto le
vostre recensioni!
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