Ricompensa.

di Mordekai
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C’era una volta, un giovane ragazzo che, viaggiando di villaggio in villaggio, condivideva la sua splendida musica. Note soavi, suonate con il suo piffero in legno, che commuovevano contadini, cortigiani e re e veniva onorato e pagato con gemme, monete d’argento e oro, ricchezze di ogni tipo.
 
Un giorno, un re chiese il suo aiuto per liberarlo dai ‘’topi’’ che infestavano il suo regno, diffondendo malattie e distruzione; il giovane musicista accettò, ma voleva una ricompensa, come tutti i favori.
 
‘’Liberami da queste sudice bestiacce e io ti pagherò profumatamente.’’- disse il re con uno strano sorriso sul volto.
 
Il pifferaio, accettando, si diresse nella piazza centrale e iniziò a suonare con destrezza il suo piccolo strumento in legno e la melodia prodotta fece scappare come furie i ratti nelle campagne e lungo i ruscelli, infastiditi da quella melodia che sembrava unghie su pietra per le loro orecchie.
 
Il pifferaio adempì al suo compito, ma aspettava la ricompensa.
 
Menzogne, tutte menzogne.
 
Il re lo aveva ingannato con le sue parole e ciò lo ferì al tal punto da vendicarsi contro di lui e il suo regno.
Durante la notte, su una collina oltre le mura del castello, il pifferaio, con lo sguardo carico d’odio, inumidì le labbra e iniziò a suonare note così cupe, da raggiungere la piazza e ipnotizzare alcuni abitanti.
 
Il mattino seguente, i topi erano aumentati e divoravano tutto quel che potevano ingerire, distruggendo quasi il 90% del regno, aumentando il numero di malattie e cadaveri, in più scomparvero 50 bambini.
Il re, disperato perché non riusciva a trovare suo figlio, così come i suoi sudditi, ricoperto di graffi, morsi e pustole su tutto il corpo, cercò di fuggire, ma qualcosa fermò il suo impeto di fuga; sulle inferriate delle finestre c’era un pezzo di papiro incastrato. Lo prese e lo lesse. Lasciò cadere il biglietto e scoppiò in lacrime.
 
‘’Come promesso, l’ho liberata da quelle sudice bestie e io ho avuto la mia ricompensa.’’




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