Come i fiorellini nell'asfalto

di throughtsun
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Ho visto una bambina, ieri, all’una e mezzo, che aveva gli occhi grandi di chi guarda al mondo con curiosità, la bocca piccola di chi non la riempie di molte parole e i capelli lunghi di chi sospira mentre si arrotola una ciocca attorno al dito. Era seduta sulla panchina della stazione, l’unica di Newport, e dondolava le gambine incrociate, i piedini racchiusi in piccole scarpette nere a pallini rosa. Era quel tipo di bambina che fa sorridere la gente quando ci passa davanti – o almeno le persone che hanno il tempo e la capacità di apprezzare o notare queste piccole cose. Queste piccole gemme. Non per esagerare, però lei ci riusciva, ad essere una gemma. Te la ricordavi, a fine giornata. Arrivavi a casa e dicevi a tuo marito che sai, ho visto una bambina bellissima oggi in stazione, e mi ha ricordato un angioletto. Dovevi vederla, tutta sola sulla panchina, poverina; ecco cosa dicevi quando la vedevi. È un po’ banale, che uno dei personaggi di questa storia sia una bella bambina, perché sono poche le storie che parlano di bimbe brutte. Forse perché non ce ne sono? No, ce ne sono, solo che nessuno lo dice, che sono brutte. Perché sono bambine e poi pare brutto, però poi torni a casa e dici che sai, ho visto una bambina bruttina oggi in stazione, se ne stava tutta sola sulla panchina e sicuramente qualcuno doveva averla lasciata lì, doveva essere una zingarella o qualcosa del genere, che brutta gente. Ma perché poi, dico io, le belle bambine non possono essere anche loro, delle zingarelle? A volte siamo strani. Siamo strani pure quando non notiamo la bella bambina che dondola le gambette sulla panchina, in stazione. Ci passiamo davanti e magari poi esce al TG che quella bimba era scomparsa, e quando ci chiedono se l’abbiamo vista nell’ultimo posto in cui è stata avvistata, ci stringiamo nelle spalle, perché noi non l’abbiamo vista proprio. Devono essersi sbagliati, diciamo, perché io la notavo sicuro una bambina sola, se la vedevo. E quindi io a questo punto, spontaneamente, mi chiedo se non sia lo stesso errore che commettiamo con le opportunità che la vita ha disseminato per noi lungo il cammino, come quei fiorellini rari che spuntano da sotto l’asfalto, ma nessuno li nota mai, perché non sono dove ce li si aspetta, non stanno insieme agli altri in una bella aiuola, e allora li calpestiamo pure perché chi li nota mai, quei fiorellini rari. Ecco qua, secondo me è una domanda interessante questa: le opportunità, che se ne stanno sedute sulla panchina della stazione a dondolare le gambette arrotolandosi una ciocca di capelli attorno al dito, tu le noti?




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