You make me strong

di _itsmyworld
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PROLOGO

Come sempre mi trovavo a dover ascoltare il suono fastidioso della sveglia, come ogni giorno dovetti aprire gli occhi e alzarmi dal letto per prepararmi, cercando anche di non perdere il bus. In mezz'ora era davvero complicato prepararsi, ma ormai c'ero abituata. Avevo provato tante volte ad aprire gli occhi prima delle sette, ma con scarsi risultati.
Mi diressi in cucina e con ancora gli occhi semichiusi aprì il frigo, presi un break di succo alla pesca e dopo aver preso un cornetto confezionato, mi sedetti al tavolo e feci colazione molto velocemente. Corsi in camera, preparai lo zaino e dopo aver preso i vestiti, che avevo preparato la sera prima, corsi in bagno. In meno di venti minuti ero pronta, osservai le lancette dell'orologio che avevo al polso e trasalì. Era tardissimo e quel giorno alla prima ora avevo una bella verifica di chimica, materia da me molto odiata.
Presi le chiavi di casa e subito mi diressi fuori, chiudendo velocemente la porta d'ingresso. Dovevo anche passare dalla caffetteria per prendere la merenda, ma decisi di farne a meno per quel giorno. Inviai un messaggio a mia mamma per avvisarla che non sarei passata e quando le porte dell'ascensore si aprirono, iniziai la mia maratona per raggiungere la fermata del bus, che fortunatamente si trovava non molto distante dal mio palazzo.
Con ancora il fiatone salì sul mezzo che stava per partire e quando notai che non vi erano posti liberi, mi maledì per il ritardo. Su quel pullman regnava il silenzio, ogni ragazzo era assorto nei propri pensieri, chi cercava di recuperare un po di sonno perso la sera prima, chi ripeteva a bassa voce la materia della prima ora.
Quel giorno non avrei trascorso tutte le ore a scuola e questo già mi fortificava, quel giorno sarebbe tornata mia nonna dall'ospedale e dovevo assolutamente salutarla per prima. Ero davvero unita a quella signora dai capelli bianchi e un sorriso che infondeva dolcezza nell'animo di tutti, anche di chi aveva un cuore duro come un sasso.
Dopo due fermate arrivai a destinazione, scesi dal bus e mi diressi verso l'entrata dell'enorme edificio. Mentre camminavo, mi ritrovai ad osservare il cielo cupo e pensai subito all'estate che stavo aspettando con ansia. 
Arrivata al mio armadietto vi misi dentro i libri che non mi servivano per la prima ora, dopo averlo chiuso mi diressi verso l'aula di chimica, stingendo in una mano il mio piccolo portafortuna sperando che quel compito si fosse rivelato facile. Avevo studiato il giorno precedente, ma la chimica non riuscivo a memorizzarla, non capivo nulla di nomenclatura o di atomi, di ossidazione o di diffusione.
Incrociai le dita della mano libera e mentre scrivevo cercavo di ricordarmi qualcosa di tutto quello che avevo studiato la sera prima.
Osservai l'orologio e notai che mancavano ancora due minuti alla consegna, il compito stava procedendo con alti e bassi. Chiedevo molte cose al mio compagno di banco, che prontamente avvicinava il suo foglio al mio e io gli sorridevo grata. Il tempo terminò e la professoressa s'impossessò immediatamente dei compiti.
«Grazie Mark» dissi rivolgendomi al mio compagno, prima di lasciare l'aula. Dopo quel compito ero molto più rilassata, infatti le due ore successive passarone velocemente e tranquillamente. Finalmente per me quel giorno scolastico, si era concluso e non vedevo l'ora di tornare a casa e riabbracciare la mia cara nonna. Dopo aver preso i libri dall'armadietto, indossai il cappello e m'inoltrai nella folla di ragazzi, che riempiva il corridoio dell'istituto. Mentre camminavo per raggiungere la fermata del bus, osservai una ragazza su uno skate muoversi nella mia stessa direzione, non ebbi tempo per scansarmi che mi ritrovai stesa sul prato, con il fondoschiena indolenzito.
«Oh mamma scusami davvero, solo che non sono pratica con questo coso» disse mortificata, indicando lo skate vicino a lei.
Volevo gridarle contro, dirle che avevo perso la sensibilità del mio sedere per colpa sua, ma non lo feci. Sorrisi debolmente, lo feci solo perchè dovevo. Non ero impulsiva, tendevo sempre a riflettere prima di dire o fare qualcosa, ma in quelle circostanze mantenere un comportamento gentile, era difficile.
«Non preoccuparti, tralasciando che non mi sento più il fondoschiena, sto bene» dissi sorridendole, facendo ridere la ragazza davanti a me. Di tutto quello che stava succedendo, non ci trovavo nulla di divertente. 
«Scusami ancora, comunque io sono Juliet» disse porgendomi la mano, che io strinsi per cortesia.
«Hazel, adesso devo andare» dissi e sorridendole flebilmente, salutai la ragazza e tornai sui miei passi con ancora il fondoschiena dolente.

*Spazio autrice
Salve a tutte. Allora sono ancora qui, con una nuova storia che spero piaccia.
Posso dire che è una storia un po diversa da quelle che ho scritto fino ad ora, come dice uno dei generi della storia, è un po introspettiva.
Infatti vedremo come la nostra protagonista, Hazel, viaggerà in se stessa e riuscirà a rinascere con l'aiuto di una persona a lei molto speciale.
Adesso vado e come sempre, se vi è piaciuto questo prologo e anche l'idea della storia, lasciate una recensione. Ne sarei davvero felice :) Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=RnaGxF0eTO8


 




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