-Prologo-
(Neji)
Quando
mi capita di incontrare Tenten per strada, più o meno
casualmente, quando spinto da un desiderio che non esiterei a
definire masochistico la seguo, tenendomi abbastanza distante da non
farmi notare, quando poi, raggiunto uno di quei luoghi che abbiamo
frequentato insieme mi faccio, io, vincere dalla nostalgia e la perdo
di vista, quasi volontariamente, non posso fare a meno di pensare a
quello che avevo e che ho perso.
Naturalmente
sono io il centro di questo pensiero.
Il
mio egoismo non mi abbandona neppure per un attimo.
Il
mio mondo continua come sempre ad essere Neji-centrico.
Soltanto
una cosa è diversa, adesso.
Ho
la sensazione, la spiacevole, bruttissima, angosciante sensazione di
non bastarmi più.
Io
non mi basto e lei non c'è, e se lei non c'è non posso
rimproverare altri che me stesso.
Ora,
questo vorrei dirlo chiaramente. Non è una donna quella che mi
manca, non è una fidanzata quella di cui sento il bisogno.
È
la sola persona che mi abbia mai capito, quella che quando anche non
mi ha capito ha saputo accettarmi che mi manca adesso.
La
sto facendo tragica, lo so.
La
mia vita, in effetti, è stata fin dall'inizio una tragedia. È
stata fin dall'inizio uno spettacolo recitato sopra un palco.
Ma
andiamo con ordine.
Kiba
diceva “non è perché non è ricca e snob che
Ten non piace alla tua famiglia. È il fatto che pur non
essendo ricca e snob sia una persona in gamba che gliela fa odiare”.
Non
gli davo molto peso.
Non
do quasi mai peso alle parole di alcunchi, figuriamoci alle sue.
Ma
aveva ragione, o almeno ci era andato vicino.
Riformulerei
così la sua affermazione.
Non
è perché non è ricca e snob che Ten non piace
alla mia famiglia. È il fatto che sia troppo in gamba per non
essere ricca e snob che gliela fa odiare.
C'è
una differenza sottile, quasi impercettibile.
Potete
vederla?
Riuscite
a coglierla?
Lei
è troppo in gamba per non appartenere al loro (nostro)
mondo.
La
cosa li irritava profondamente.
Avete
fatto caso che sono scivolato, talvolta, nell'uso del passato?
Sia
quando ho detto “Kiba diceva” che due righe qui sopra: “la cosa
li irritava”.
Magari
Kiba lo dice ancora, ma non lo dice più a me, dato che da
tempo non ci rivolgiamo la parola e, per quanto riguarda la mia
famiglia, direi che il problema è stato risolto alla radice.
(La
mia famiglia, per inciso, è composta dai miei due zii e da due
cugine, Hanabi e Hinata che non rientra tra i detrattori di Ten, dal
momento che i miei genitori sono morti quando era ancora piccolo in
un incidente stradale).
Non
essendo più Tenten una presenza nella mia vita possono
risparmiarsi la fatica di odiarla.
Anzi.
Talvolta
possono perfino indulgere a qualche pacato elogio nei suoi confronti,
se qualche ignaro ospite ha l'ardire di nominare in loro presenza i
vicini di casa e la loro simpatica figlia.
In
un paio di occasioni è successo persino in mia presenza. Se
solo fossi leggermente più autoironico, o se mi prendessi un
po' meno sul serio, mi sarei messo a ridere.
Da
quando ho smesso di vedere lei, però, quella lievissima vena
di umorismo che mi aveva regalato se ne è lentamente tornata
da dove era venuta e io sono rientrato in una impassibile e suppongo
noiosa serietà.
Così
non rido.
Tutt'altro.
Rimango
serio e li trapasso con lo sguardo.
Loro
mi ignorano o, semplicemente, non ci prestano attenzione. È
probabile che nemmeno mi prendano sul serio.
Dopotutto
hanno pochi motivi per farlo.
Raramente
ho speso una parola per difenderla e di certo non ho lottato per
riaverla indietro.
Anche
in questi casi, per quanto sentire il suo nome pronunciato dalle loro
labbra mi provochi un moto di autentica rabbia, rimango in silenzio,
li lascio parlare e, semplicemente, penso ad altro.
Grazie
a chi ha letto e a chi recensirà.
Questa
storia è un AU, ambientata in una qualsiasi città in
età contemporanea. L'unica cosa che cercherò di
mantenere è il vero carattere dei personaggi.
Molte
cose sono ancora in dubbi, compresi quanti e quali personaggi
compariranno.
Sono
ben accetti suggerimenti, commenti e, naturalmente, critiche.
Un
bacio a tutti.
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