Altra Fanfiction su Harry Potter!
Solo che questa volta non sarà come DALLA PARTE DEI CATTIVI, questa
storia è molto più spinta, il linguaggio e più pesante e le scene ad
elevato tasso erotico sono già presenti dai primi capitoli, quindi... vi
prego siate clementi!!!! ^^
E soprattutto non fermatevi all'apparenza, Alice promette molte
sorprese, dato che è figlia di... di chi?
A voi la soluzione del problema!!!
Le vostre recensioni saranno molto gradite quindi per favore fatevi
sentire!!
Baci a tutte
Alice
Settembre, la notte è fresca e tranquilla, ma le nubi che si
intravedono all’orizzonte fanno presagire che ben presto un temporale si
abbatterà sopra di noi.
Le barche scivolano tranquille sulla superficie scura del lago,
lasciando una scia dietro di loro.
Sono seduta in mezzo ad altre persone, le stesse che affollavano il mio
scompartimento durante il viaggio dalla stazione di King’s Cross fino alla
scuola che l’estate scorsa era stata teatro della sconfitta del mago più
potente e crudele al mondo da parte di quel ragazzo moro che sedeva a poca
distanza da me, Harry Potter.
La nuova preside in carica, la professoressa McGranitt, aveva deciso
che, in seguito alla disastrosa amministrazione della scuola nell’anno
precedente ad opera dei Mangiamorte e al fatto che molti alunni avevano
abbandonato la scuola nel corso dell’anno scolastico, tutti ripetessero
l’anno passato.
E così, oltre ai soliti primini undicenni, anche coloro che avevano
terminato il settimo anno d’istruzione dovettero ritornare a percorrere i
corridoi di Hogwarts, che nel corso dell’estate era stata ristrutturata e
riportata al vecchio splendore.
Le barche si arenano sul basso fondale del lago e centinaia di ragazzi
si riversano sulla riva, seguendo la massiccia figura di Hagrid fino
all’ingresso del castello.
Mentre gli altri ragazzi della mia età si riversano ai rispettivi
tavoli, io rimango in coda assieme ai primini. Forse perché sono la più
alta del gruppo, o forse perché la mia fama mi ha già preceduta, la
Preside mi nota subito e mi fa cenno di avvicinarmi.
Salgo gli scalini sollevando i lembi del mantello con grazia, e
rendendo evidenti a tutti i miei immacolati sandali bianchi dal tacco
vertiginoso nascosti dai jeans.
Il rumore dei miei passi echeggia nel salone mentre mi avvicino al
tavolo dei professori.
La voce della preside rimbomba nella sala, udibile a tutti, mentre mi
presenta.
"Ragazzi e ragazze, benvenuti ad un nuovo anno ad Hogwarts. Prima di
effettuare lo Smistamento dei più piccoli, vorrei presentarvi il nuovo
arrivo che frequenterà i corsi dell’ultimo anno. Viene da Beauxbatons, ma
parla perfettamente l’inglese, quindi non sprecatevi in battutine scontate
supponendo che lei non le capisca. Sono lieta di presentarvi Alice
Lorraine Leroy."
Accenno una riverenza agli alunni seduti davanti a me.
"Vuoi dire qualcosa, Alice?"
Annuisco e prendo la bacchetta che la professoressa mi porge,
puntandola alla gola. La mia voce viene amplificata.
"Buonasera a tutti, sono felice di poter studiare in una scuola così
famosa e che è stata teatro di avvenimenti così importanti…beh le
presentazioni sono già state fatte dalla Preside, quindi non vi
infastidisco oltre e… beh penso che adesso debba essere smistata no?"
"Esattamente, Alice… siedi pure" dice indicandomi lo sgabello.
Mi siedo e aspetto che il Cappello Parlante venga posato sulla mia
testa.
Mmh… bene bene, una testa già vista… ma tanti anni fa… oh, proprio le
stesse capacità, la stessa intelligenza… beh, la prima volta fu un
successo, quindi perché non ripeterlo? SERPEVERDE!
Un boato si alza dalla tavola all’estrema sinistra della sala, gli
applausi scrosciano per me, che mi sono illuminata in uno splendido
sorriso appena ho sentito il nome della casa.
Guardando verso i Grifondoro accenno un sorriso, un po’ mi dispiace di
non essere nella loro casa, ma niente può descrivere la mia felicità nel
sedermi al tavolo di Serpeverde.
Due ragazze si spostano per farmi spazio, sorridenti.
Le guardo, sono molto carine entrambe.
Quella più vicina a me ha i capelli neri e lisci che le arrivano al
mento e gli occhi grigio scuro, praticamente neri, mentre la ragazza
seduta al suo fianco ha i capelli biondo miele e gli occhi di un azzurro
limpido e brillante.
"Noi siamo Pansy e Daphne, piacere di conoscerti… ma ti fai chiamare
Alice o Lorraine?"
mi chiede Daphne, curiosa.
"Alice… potete scegliere voi come pronunciarlo, se all’inglese o alla
francese" rispondo io sorridente.
"Lascia che ti presentiamo gli altri che contano… allora quello lì
biondo è Malfoy, al suo fianco c’è Goyle, poi Millicent Bullstrode…" mi
perdo nel discorso, distratta dall’ultimo arrivato.
Si siede al fianco di Malfoy dopo avergli dato una pacca sulla spalla
ed essersi allentato il nodo sulla cravatta.
"Ah e lui è Blaise… Blaise Zabini. In ritardo come sempre vedo…"
"Non mi scaramellare il cazzo Daphne, io arrivo quando mi pare."
"Abituati in fretta al suo comportamento, Alice, lui è sempre così" mi
dice Daphne come a volersi scusare.
"Perché ti giustifichi al suo posto, Daphne? Se non riesce a
distinguere una sala piena di persone da una mangiatoia piena di porci non
è colpa tua" rispondo io fredda.
"Oh cosa vuoi tu, matricola?"
"Mi infastidiscono le persone che si comportano come te."
"Oh povera piccola…"
"Non chiamarmi piccola se nemmeno conosci il mio nome."
"E invece so chi sei" mi risponde lui con aria di sfida, alzando il
mento.
"E chi, di grazia?"
"Tu sei la figlia dei Leroy, maghi parigini che si arricchiscono
bazzicando anche gli uffici dell’alta finanza parigina, oltre che essere
eredi di immense fortune parlando in moneta magica."
"E da quando sei un tale pozzo di sapienza?" gli domanda Draco
curioso.
"Il sesto marito di mia mamma era un Leroy."
"Philippe Leroy?" gli chiedo io.
"Esattamente."
"Ah, lo zio Phil!" rispondo io "ha fatto bene a farlo fuori, quello era
fissato con il gioco d’azzardo e le prostitute… con questo non voglio
insinuare niente sul conto di tua madre, Blaise" aggiungo a scanso di
equivoci.
Lui mi fissa con i suoi occhi blu, profondi e penetranti, e io ricambio
ostentando la stessa fermezza.
Il suo blu si specchia nei miei occhi color ambra sfumati di verde per
un minuto buono e improvvisamente un brivido mi serpeggia lungo la
schiena. Abbasso lo sguardo, quando rialzo gli occhi vedo il suo ghigno
soddisfatto.
"Intimidita?" mi chiede in quella conversazione che ci sta isolando dal
resto del mondo.
"Affatto. Ma non aveva molto senso fissarti ancora, non volevo sprecare
altri secondi di vita inutilmente."
"Ti sei accorta di come ti guardano?"
"Chi?" gli domando io.
"Quelli di Grifondoro. Potter e Weasley soprattutto."
"Beh che guardino pure, non sarai mica geloso?"
"No affatto… pensavo solo che visto che ti danno fastidio i miei
comportamenti, non ti avrebbe fatto piacere essere guardata come una
possibile scopata."
Pronuncia l’ultima parola calcando le sillabe.
"Perché, pensi che ciò mi intimidisca?"
"Beh Beauxbatons non sembra essere esattamente il massimo, visto che è
una scuola composta per la maggior parte da femmine e per come parli
sembra che tu sia stata educata in un convento di suore alle
elementari…"
"Sì è vero, e allora? Le suore non sono tutte uguali, e certe cose non
si fanno mica solo con i maschi, Blaise…"
Spalanca gli occhi.
"Perché tu cos’hai fatto con una ragazza?"
"Ti dico solo che non sono quella brava ragazza che sembro."
"Beh questo allora è un punto a tuo favore, Alice…"
Ogni successivo tentativo di conversazione viene interrotto dalla
comparsa dei vassoi con la cena.
Avverto il bisbiglio di Pansy contro il mio orecchio.
"Ma è vero quello che hai detto a Blaise?"
"A cosa ti riferisci?"
"Al fatto delle ragazze."
"Beh… sì, lì a Beauxbatons le non bisessuali sono gran poche… sai
com’è, bisogna unire l’utile al dilettevole… e…"
"Ne parliamo in camera dai, dormirai con me e Daphne, c’è il terzo
letto libero."
"Ok."
Mi volto verso Daphne e Pansy, che mi sorridono complici.
Ricambio il sorriso, poi ognuno continua la sua cena in silenzio.
Rimangono in pochi ancora seduti ai tavoli oltre ai professori.
Io, Pansy e Daphne ci alziamo assieme e usciamo, dirette ai dormitori
di Serpeverde nelle segrete del castello.
Mentre passiamo a fianco del tavolo di Grifondoro, qualcuno mi chiama.
Mi volto e vedo Harry che mi sorride.
"Cosa vuoi, Potter?" lo apostrofa Pansy.
"Posso parlarti, Alice?" mi chiede ignorando di proposito le altre due
ragazze.
"Dimmi."
"Innanzitutto, piacere di conoscerti, ci tenevo a dirti che, visto che
in treno mi è piaciuto parlare con te, anche se siamo in due case
differenti e rivali, se vuoi possiamo essere amici."
Sento i bisbigli delle ragazze dietro di me e poi vedo gli occhi verdi
di Harry, grandi e puliti.
"Beh sì, perché no?"
Mi sorride e io ricambio, facendo un cenno di saluto anche a Ron ed
Hermione, seduti dietro di lui.
Ritorno dalle ragazze e assieme scendiamo verso i dormitori.
"Perché hai detto di sì a Potter?"
"Daphne, non vedo il motivo di fare la difficile con tutti, siamo nella
stessa scuola, e poi perché mi stanno simpatici."
"Ah… ok, beh… va bene."
Entriamo nella sala comune e seguo le due lungo il corridoio che porta
alla nostra camera da letto. Il letto che mi è stato destinato è quello
all’estrema sinistra della stanza, ai piedi del quale vedo sono gia state
depositate le mie cose. Vedendo cosa c’è sopra al letto lancio un grido di
giubilo.
"Madeleine!"
Corro sul letto e stringo al petto la mia adorata micia grigia, che
inizia a fare le fusa.
La metto giù e lascio che scorazzi libera e che faccia amicizia con i
gatti di Pansy e Daphne.
"Vedo che siamo in sintonia in quanto ad animali…" dice Pansy con un
sorriso "allora, Alice, cosa ne dici di raccontarci cosa avviene fra le
mura di Beauxbatons quando è notte?"
Mi sdraio sul letto dopo essermi tolta le scarpe e inizio a
raccontare.
"Si sa che dopo un po’ certi istinti iniziano a farsi sentire no? Beh
noi abbiamo trovato il modo di unire l’utile al dilettevole, ovvero ci
aiutiamo a vicenda a… superare le crisi di astinenza…"
"Che tradotto in parole povere significa che scopate fra voi
ragazze?"
"Quelle che si accontentano di quello sì... altrimenti c’è chi come me
e altre poche, mirano solo al puro piacere, ma non vogliono complicazioni…
in sostanza fanno di tutto ma senza intaccare la propria verginità. No
alle dita in posti strani e nemmeno giocattolini tipo vibratori ecc.
ecc…"
"Oh…" Pansy e Daphne sono entrambe sbalordite.
"Ma siete delle grandi lì! Perché da noi non succede questo?!"
"Perché da noi ci sono gli animali da monta" le risponde Pansy.
"E per noi che siamo… diverse?" le chiede Daphne prima di baciarla.
Questa volta è il mio turno di rimanere basita.
"Ma allora voi…"
"Sì."
"Già."
"Oh…"
Scoppiamo tutte e tre a ridere, poi ognuna si spoglia davanti all’altra
senza vergogna e infila la propria camicia da notte.
Il bacio della buonanotte in quella stanza si da a fior di labbra, poi
il silenzio scende sulla camera, interrotto solo dal respiro regolare del
sonno di Pansy e Daphne.
Dopo due ore sprecate nel tentativo di addormentarmi decido di scendere
dal letto.
Infilo le pantofole ed esco dalla stanza.
Mi siedo su una delle poltrone con un libro, ma poco dopo sento dei
rumori.
Poso il libro e mi alzo in piedi. I rumori vengono da fuori.
Apro la porta e sguscio fuori senza fare il minimo rumore, appena in
tempo per vedere due fantasmi scomparire nel muro.
Tiro un sospiro di sollievo, erano solo le loro voci, ma non faccio in
tempo a calmarmi che mi sento afferrare per la gola.
Soffoco un grido mentre la morsa d’acciaio che mi serra il collo non
accenna a voler diminuire.
Nella fioca luce del corridoio vedo due occhi blu che brillano.
Afferro il braccio che mi inchioda al muro, sentendo la sua pelle nuda
al contatto con le mie dita.
Ci affondo le unghie, tentando di allontanarlo da me, ma lui è più
forte.
"Lasciami" sibilo.
"Blaise, lasciami subito!" tento di gridare, con scarsi risultati.
Avvicina il mio corpo al suo, allentando la presa. Riprendo a
respirare, finalmente, ma non mollo la presa sul suo braccio.
"Mi dai fastidio, ti dispiace ritirare gli artigli?"
Mollo la presa sul suo braccio, sfiorando una vena in rilievo.
"Cosa cazzo ti è saltato in mente di fare stronzo! Volevi
uccidermi!"
"Cos’è saltato in mente a te! Te la fai con Potter adesso? Eh
novellina? Rispondimi!"
"Perché, t’interessa?"
"Non puoi infangare le tradizioni di Serpeverde mettendoti a fare
l’amica di tutti" sibila.
Avvicina ancora di più il suo viso al mio. Inizio a perdere il
controllo, la consapevolezza di averlo così vicino, così bello. Dischiudo
le labbra, mordendo il labbro inferiore mentre lui rimane immobile di
fronte a me.
"Io sono libera di fare quello che voglio qui."
"Non sei a casa dove tutti ti servono, Alice."
"E tu qui non sei il padrone."
"Ah sì? E chi mi impedisce di farlo?"
"Fare…"
In un secondo sento le sue labbra sulle mie. Non chiudo gli occhi ma li
alzo verso i suoi, fissandolo senza mollarlo un secondo.
Il suo sguardo diventa più caldo, una luce strana gli illumina gli
occhi mentre approfondisce il bacio, premendo il suo corpo contro al mio,
scendendo con una mano lungo la mia gamba sinistra, fino al ginocchio,
tirandomelo su con un movimento brusco fino alla sua vita.
Mi schiaccia ancora di più contro al muro, il suo bacino incollato al
mio e ormai sono consapevole solo delle sue labbra, della sua lingua che
accarezza la mia, di quel principio di erezione che preme contro di me e
delle sue mani nei miei capelli.
Un rumore brusco ci fa separare improvvisamente, io con il fiato corto
e sconvolta, lui perfettamente calmo.
"Visto?"
Non gli rispondo mentre una rabbia feroce mi attanaglia lo stomaco.
"Ti ho forse dato il permesso di toccarmi?"
"Perché, non mi sembrava che ti dispiacesse."
"Sei così sicuro di te stesso… però non sai cosa sono capace di fare,
Blaise" dico mentre lo faccio indietreggiare contro l’altro muro, mettendo
una mano contro il rigonfiamento sotto i suoi pantaloni.
Socchiude gli occhi per meno di un secondo, poi recupera il
contegno.
"Sbavi per avere il mio cazzo Alice?"
"Chi non lo farebbe Blaise? Tutte tranne me. Non me ne frega niente di
un animale da monta come te, io merito ben altro" sussurro contro le sue
labbra, questa volta padrona del gioco.
Scendo contro il suo collo, sfiorandolo appena, secondo le regole di un
gioco che conosco alla perfezione, seguendo il battito del suo cuore che
accelera.
Mi stacco di colpo lasciandolo interdetto.
"Adesso basta… non mi va" mi limito a dire prima di rientrare nella
sala comune.
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