URUK-BUR
CAPITOLO
1
TRIS
Sento il
rumore di uno sparo e un dolore talmente forte che non sembra
appartenere neanche a me, no infatti non può avermi colpito,
ha colpito l'aria perché non riesco più a respirarla.
Ho un
disperato bisogno di ossigeno, annaspo, tossisco...il pulsante, sì
sono qui per il pulsante, dov'è? Era lì...un attimo
fa...ma non c'è più, non lo vedo....solo nebbia
ovunque...
Eccolo,
il mio braccio si alza e si appoggia sul pulsante, un altro sparo,
non so come faccia la mia mano a muoversi, di certo non per opera
mia.
Lo
premo, ce l'ho fatta.
Ma non
ne sono sicura, non riesco più a pensare, perchè sono
qui io? Ah sì...per Caleb...Caleb? Sì, sì é
mio fratello...
Troppo
dolore, dolore ovunque, nelle ossa, nel petto, negli occhi, nel
cuore...
Rabbia.
Per un attimo riesco solo a provare rabbia: per David, per Caleb, per
me che forse facevo meglio a non fare nulla fin dal principio, per
Tobias che non è qui...dov'è Tobias? Non lo so, non so
nulla, odio tutto, tutti e me stessa.
Vorrei
solo piangere, ma non ne ho la forza, forse neanche il tempo, è
un po' come tutte le cose che ho vissuto mi si srotolassero davanti
agli occhi semichiusi. Allora capisco che forse non ce la farò,
che è inutile essere arrabbiata perché tanto non
rivedrò nessuno di loro.
Ed il
dolore allora arriva e mi abbatte togliendomi definitivamente l'aria.
Ho
paura. Ma peggio di così non può andare, no?
Cado a
terra; a quanto pare erano le mie gambe che tremavano.
Sono
stanca. No, non voglio andarmene, ma esiste forse qualcosa di giusto
che ci ascolti?
Il mio
respiro si fa più lento. No, non li odio più ora, li
amo perché è giusto così, forse.
Ma la
nebbia è così fitta...e pesante...e buia...
TOBIAS
La vedo,
è lì distesa, fredda.
E pure
io ho freddo. Forse sono morto. No, non sono morto, sono qui in piedi
e Christina mi sta dicendo qualcosa, non capisco proprio come faccia
a parlare anche quando non vi è nulla da dire.
Non
riesco a pensare a niente, non so come il mio cuore possa continuare
a battere e io a stare in piedi, di certo anche i miei piedi sono
contro di me.
Non
rivedrò mai più i suoi occhi, ma non so se ho voglia di
ricordarli, non so neppure se valga la pena ricordare qualcosa.
Piango e
tremo, non so per quanto tempo, sembra l'unica cosa che il mio corpo
sia in grado di fare.
La sua
mano si incastra perfettamente nella mia. Mi viene la nausea e del
sudore freddo inizia a scendermi lungo la schiena.
TRIS
Voci.
Sì, improvvisamente mi pare di sentire delle voci nella
nebbia.
Ma sono
lontane e non capisco cosa dicono.
Eppure
non ho paura, sono solo curiosa.
Non mi
sono mai sentita così: so che tutto andrà bene.
Non
percepisco lo scorrere delle ore, ma piano piano quelle voci si fanno
più reali e riesco a vedere delle figure muoversi confusamente
attorno a me.
TOBIAS
Cammino
avanti e indietro nel giardino.
Hanno
piantato diversi fiori di cui non conosco il nome: potrei mettermi a
studiare biologia.
Qualunque
cosa mi aiuti a non pensare a Tris sta prendendo una notevole
attrattiva ora.
Mi
incammino nel boschetto qui accanto.
Dovrei
essere forte, del resto tutti se lo aspettano da me.
E sarà
quello che mostrerò.
Ma provo
una strana sensazione: una sottile angoscia, un'apatia di vivere che
mi impedisce di essere felice, ma che è assetata di felicità
fino a sentirsi soffocare.
Mi
sembra di non sapere più nulla.
Mi
sdraio sull'erba.
Noto che
vicino a me vi è un cespuglio di fragole, quando ero piccolo
mi piacevano molto. Ne assaggio una, ha un sapore strano, ma è
buona.
Devo
mettermi a far qualcosa o potrei impazzire: la vedo e la sento
dappertutto.
Chiederò
agli addetti alle pulizie se hanno qualche pavimento da lavare.
Dopo
poco mi sto per alzare, ma un dolore lancinante allo stomaco mi
rimette a sedere e mi toglie il fiato.
Il mio
campo visivo si colora di chiazze gialle e nere.
CHRISTINA
Tutto
sta procedendo secondo i piani che avevamo predisposto qualche
settimana fa, quando Caleb si era offerto volontario.
Ora lui
è addetto agli impianti elettrici e di sicurezza ed oserei
dire che se la cava egregiamente.
Tobias è
stato trovato nel boschetto due giorni fa. Non si sa con precisione
come sia potuto succedere. Forse per uno sfortunato caso di
avvelenamento, ma mi pare strano, perchè qualunque idiota
saprebbe riconoscere delle bacche velenose da delle fragole.
Il
funerale sarà questa sera.
Presto
tutto tornerà alla normalità e io andrò a vivere
a Chicago con la mia famiglia.
Non so
con precisione cosa ci sia che non va, forse sono solo tanto stanca.
Will,
Uriah, Tris, Tobias. Chi altro ancora? Volete mettervi in fila? Quasi
quasi che mi metto a vendere i biglietti numerati, potrei anche fare
carriera in questo modo.
Sarà
meglio che mi sbrighi per non fare aspettare Cara, dovevamo andare a
perlustrare insieme qualche città qua attorno questo
pomeriggio per vedere com'è la situazione.
Le
cicale stanno cantando. Cantano sempre in estate.
TRIS
Apro gli
occhi e vengo accecata dalla luce che filtra attraverso le persiane
di un verde scuro della stanzetta in cui mi trovo.
Prima di
tutto provo stupore, poi paura.
Dove
sono?
“Ehi
piccola, eccoti sveglia finalmente!!”
Sobbalzo
e scatto a sedere provocandomi una fitta al collo.
E' una
signora con il viso solcato di rughe che le incorniciano gli occhi
castani e la bocca; i capelli sono tagliati corti e nascosti sotto
una cuffietta di pizzo bianca e ha un sorriso bellissimo che infonde
sicurezza.
“Tris,
mi chiamo Tris..” gracchio, perché la mia voce subito fa
fatica a uscire.
“Bene,
Tris allora.”
“Cos'è
successo? Io...io credevo...sì insomma, pensavo di essere
morta...ma che posto è questo? E lei chi è?
E...Tobias..dov'è Tobias?” chiedo tutto d'un fiato in
preda al panico improvviso.
“Stai
calma piccola, cioè Tris. Io...vorrei poterti aiutare, ma non
so di cosa tu stia parlando e poi non lo conosco questo Tobias.”
dice la vecchia dispiaciuta “Comunque io sono Amelia.”
“E
Chicago? Lei sa dov'è Chicago?”
“Mai
sentito nominare..”
“Ma
come sono arrivata qui?” mi asciugo le mani nelle lenzuola.
“Ti
ho trovata svenuta davanti a casa, io..”
“Eh?!”
sono sconvolta e comincio seriamente ad avere paura “Ma...nessuna
ferita?..Niente di niente?”
“No,
a parte il fatto che eri magra da parere morta di fame, eri e sei
sana come un pesce.”
La mia
faccia disperata sembra preoccuparla e Amelia chiede: “Dovresti
essere contenta di essere sana e salva sai? Le medicine scarseggiano
qui in questo periodo e non avrei saputo come curarti. Dimmi ora:
perché sei scappata di casa?”
“Io...io
non sono scappata...”
“Non
sono nata ieri, sai?” mi sorride la vecchia “Nessuna
ragazzina della tua età se ne va per le strade di questa
città, di notte senza un motivo.”
Non so
cosa risponderle.
“Dove
siamo?” sussurro, perché all'improvviso mi sembra di
aver perso la voce.
“Ad
Uruk-Bur, mia cara”
“E'..è
in America?”
“America?
No, mi spiace piccola, ma è un posto che non ho mai sentito.
Mi sa che hai battuto la testa, per questo forse eri svenuta qua
davanti...sicura di non ricordarti dove abitano i tuoi genitori? Ti
ci accompagno se vuoi.” mi accorgo che devo farle una gran
pena.
Scuoto
la testa senza rispondere, non mi va di spiegare nulla adesso.
TOBIAS
Trasporto
l'ennesimo sacco di farina e cerco di riprendere fiato.
Sono
finito a lavorare in un mulino.
In
teoria dovrei essere morto,ma se dopo la morte c'è questo, mi
pare un'enorme fregatura.
Tutti
quanti qui non fanno che parlare di governatori, di lontane ere
tecnologiche e di altre cose strane che non capisco.
“Siamo
ad Uruk-Bur”
Questo
solo ho capito.
Ho
deciso di aspettare che succeda qualcosa di sensato prima di
ricominciare a provare sentimenti.
Ad
Uruk-Bur devi lavorare o ti tocca vivere un po' come gli esclusi
nella nostra vecchia società,
così
l'uomo che mi ha trovato mi ha indirizzato qui.
Noto con
orrore che ogni giorno che passa i miei ricordi si fanno più
confusi e che la mia mente fa sempre più fatica a trattenerli.
TRIS
Amelia
mi ha offerto di vivere con lei perché è vecchia e sola
ed io ho accettato.
La aiuto
a vendere le verdure dell'orto aspettando di trovare qualcosa di
meglio da fare.
Sono
uscita qualche ora fa, e sto bighellonando per qualche via secondaria
della città.
Ed è
allora che mi pare di vederlo.
Subito
penso che sia solo la mia immaginazione che mi sta giocando un brutto
scherzo, del resto ogni notte il suo fantasma mi viene a trovare nei
sogni insieme a tutte le persone che mi sono lasciata alle spalle.
Poi
sento la sua voce e comincio a tremare: è lui.
Accelero
il passo per raggiungerlo; le verdure, Amelia, non mi interessano
più, ora c'è solo Tobias.
Gli
sfioro la spalla e mi esce un mugugno che in realtà sarebbe il
suo nome.
Lui si
volta e mi fissa con gli occhi spalancati come se fosse stato colpito
da un fulmine: “Tris..?”
Ci
abbracciamo, ridiamo, piangiamo,increduli e ubriachi di felicità.
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