Prigioniera

di metaldolphin
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Le aveva detto che non l’avrebbe sposata, ma non aveva voluto nemmeno dirle addio.
Era considerata la donna più bella del mondo, la Principessa Serpente, e solo adesso lui si rendeva conto di quanto fosse vero.

E, forse, ormai era troppo tardi per dirle quanto fosse stato stupido allora, ad averla respinta senza capire nulla, o quasi, della vita.
Lei aveva rischiato tutto per Rufy, da Impel Down in poi, e lui, nella sua immensa ingenuità, aveva scambiato quelle premure per semplice amicizia.
A quel tempo, d’altronde, non aveva idea che potesse esserci altro, e solo adesso, dopo anni e solo dopo essere riuscito nella sua impresa, cresciuto abbastanza per poter essere definito uomo, aveva compreso.

Per lui si era inimicata anche gli alleati della Flotta dei Sette, la Marina e il Governo Mondiale.

E solo quel giorno Rufy aveva scoperto che la tenevano prigioniera da mesi, colpevole per aver aiutato l’erede di Gold D. Roger, il figlio del rivoluzionario D.Dragon, a raggiungere il suo sogno.

La sua Ciurma l’aveva visto adombrarsi e spaccare il tavolo da pranzo con un pugno, dopo che Nami aveva letto a voce alta la notizia relativa alla sua esecuzione capitale, prevista per il mese successivo alla data del giornale… ormai meno di venti giorni.
Lo guardarono, ammutoliti e con gli occhi sgranati, poi Nami piegò i fogli stampati che aveva tra le mani e si mise in piedi.
-Ho capito. Preparo la rotta per Shark Island.

Nessuno protestò.
Nessuno mise in discussione il volere del Capitano.
Ognuno andò al posto che gli competeva per occuparsi delle operazioni necessarie alla partenza e all’alba la Sunny era pronta a prendere il mare, alla volta dell’isola in cui Boa Hancock languiva in prigione. Rufy, seduto sulla polena, guardava dritto davanti a sé, torvo: non voleva rischiare di perdere altri affetti.

Sarebbe andato fino all’inferno, per riprendersela.




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