Castiel e... La tinta!

di D per Dolcetta
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Cos’è D per Dolcetta?
Siamo sette dolcette, tutte attive nel fandom di Dolce flirt e abbiamo deciso un po’ per gioco, un po’ per sfida, di scegliere un tema comune e da lì sviluppare sette fanfic tutte diverse.
Buona lettura!

 




Something is changing

 

 
Autrice: Sakyo91





Per quanto abbia una bella voce, non hai invitato Debrah a casa tua quel pomeriggio con l’intento di sentirla cantare. Lei però sembra non avere la minima intenzione di terminare la sua esibizione canora iniziata mezz’ora fa, nemmeno quando smetti di ascoltarla per andarti a buttare sul letto con la musica a palla nelle cuffie.
Solo dopo che la base musicale arriva alle ultime note clicca stop sul lettore multimediale del computer e ti lancia uno sguardo offeso.
«Non sei affatto carino, lo sai?»
Continui a fissare la parete senza avere la minima voglia di togliere le cuffie per ascoltare ciò che sta dicendo la tua ragazza. Ma non passa molto prima che lei si avvicini al letto per sfilartele e guardarti con i soliti occhioni da cerbiatta. «Ho bisogno di esercitarmi ogni giorno per migliorare» dice, accarezzandoti la guancia con un dito «Ma ho soprattutto bisogno che tu mi stia accanto, gattino»
Sentendo quelle parole, la guardi di sbieco e ti alzi leggermente per cingerla e cercare le sue labbra. Ma Debrah si libera velocemente dalla presa e torna alla scrivania.
«Vieni ad ascoltarmi, dai!» cinguetta tutta vivace.
Va a finire sempre così, dovresti saperlo bene. Eppure, ogni volta che le tue aspettative vengono deluse, ti convinci sempre che la prossima volta andrà meglio. La prossima volta sarà sicuramente diverso, passerete il pomeriggio a parlare, a fare progetti insieme, a stuzzicarvi, e magari a trovare quell’intimità che da troppo tempo ormai solo tu stai cercando. La prossima volta…
Reprimi uno sbuffo sul nascere e la raggiungi, controvoglia.



«Castiel, come puoi mangiare quella robaccia?»
L’hamburger che stai per addentare è stato appena insultato dalla divoratrice di insalata più incallita che conosci. Quelle foglioline verdi nel suo piatto sono così tristi che ti tolgono l’appetito solo a guardarle, ma non gliel’hai mai detto. Lei invece non si risparmia mai dall’esternarti tutto il disprezzo che prova nei confronti della tua alimentazione.
«Cosa c’è di male? E poi non lo mangio mica tutti i giorni»
«Oh, dimenticavo che durante la settimana vai avanti a pizze e hot dog»
E’ tutta la mattina che continua con quelle critiche, ormai non ti chiedi più quando smetterà, piuttosto se smetterà.
E’ l’aria schifata con cui ti rivolge quelle frasi che ti infastidisce. Certo, riconosci di non essere l’incarnazione della gentilezza, ma da quando stai con Debrah cerchi in ogni modo di essere più… Carino. Una cosa che ora ti viene stranamente spontanea, mentre per lei è esattamente l’opposto. A volte ti sembra esser diventata un’altra persona dal momento in cui vi siete messi insieme.
Ti alzi ed esci dall’aula con la scusa di dover andare al bagno. In realtà vuoi solo finire il tuo hamburger senza sentirti a disagio sotto il suo sguardo accusatorio.
Un’altra scusa usata, un’altra verità non detta.



Ultimo banco, un solo paio di cuffie condivise e i video dei concerti rock più famosi della storia. Non avete perso l’abitudine di isolarvi da tutto e tutti nell’ora di informatica. Per te è diventato un momento quasi sacro, e così anche quel giorno, nonostante il professore vi abbia già richiamati più volte, dall’alto del vostro menefreghismo ignorate completamente la lezione per dedicare il vostro udito solo e unicamente alla musica.
Ieri sera è successo qualcosa di magico, hai aspettato impaziente questo momento per condividere con lei una scoperta che ti ha tenuto sveglio per tutta la notte.
«Si chiamano Winged Skull, sta’ a vedere» la tua voce non riesce a nascondere una certa aspettativa, ed è con quel sentimento che inizia a crescere sempre di più che premi il tasto di riproduzione del video che hai presentato orgoglioso davanti ai suoi occhi.
Il concerto inizia come iniziano le prime occhiate al viso della tua ragazza. Fosse per te lo rivedresti altre cento volte, d’altra parte non vedi l’ora che finisca per sentire le impressioni di Debrah. Su internet hai letto che in estate si esibiranno in una cittadina poco distante dalla vostra e già hai in programma di andare a vederli con lei. Sarebbe anche il vostro primo viaggio insieme… Un’occasione perfetta.
Il cantante nel video smuove la sua chioma color amaranto con foga già dalle prime note strimpellate dalla sua chitarra. Sono proprio queste due, le cose che ti hanno più colpito. L’energia sprigionata come se fosse un qualcosa di cui liberarsi non appena le sue dita sono arrivate a toccare le corde della chitarra. Un contatto esplosivo. E poi quei capelli, così maledettamente diabolici. Ti sei immedesimato così tanto in lui che immaginarti con quel colore in testa ti ha reso euforico.
“Chissà se anche a Debrah piacciono?” ti chiedi con un mezzo sorriso.
La risposta non tarda ad arrivare.
Un piccolo, quasi insulso gesto di lei, così abituale che in altre circostanze non ci fai nemmeno più caso, riesce a far cadere tutte le speranze con cui sei arrivato a scuola quella mattina.
I suoi occhi si trasferiscono in un istante dallo schermo alla mano sinistra, che gira in su in modo da poter controllare lo stato intatto delle unghie finte laccate di azzurro.
Non passa molto prima che uno sbuffo scocciato esca dalla sua bocca. E quello sbuffo, lo sai, vale più di ogni parola.
Vorresti chiederle perché, perché proprio i Winged Skull non le sono piaciuti?
Avrebbe potuto aspettare che il video terminasse. Avrebbe potuto evitare un gesto così palese, come quell’aria disgustata con cui ha accompagnato il commento che ti ha fatto provare la stessa sensazione di un pugno nello stomaco.
«Con quei capelli sembra uno psicopatico, lo vedrei più in un film horror che come cantante…»
Un’ennesima delusione, stavolta però sai che sarà difficile da digerire. Non è semplice da spiegare, ma quella band ti ha colpito a tal punto da crearti troppe aspettative, improvvisamente crollate come un castello di carte al tocco secco di una mano indifferente.



Non sai bene come sei arrivato lì. Hai vagato per la città senza una meta e alla fine, senza nemmeno accorgerti del tempo trascorso a camminare, ti sei fermato davanti ad una porta. Essendo a vetri, cerchi di guardare all’interno, ma un grande cartellone raffigurante una modella dallo sguardo glaciale attaccato sul vetro ti impedisce di scorgere qualsiasi cosa.
Lanci un’occhiata intorno, come se la paura di essere spiato ti renda ansioso, ma quell’agitazione ti fa innervosire ancora di più.
“Non sto facendo niente di male” pensi, e con la mano ti tocchi una ciocca di capelli neri che arrivano fino alle spalle.
Respirando profondamente prendi coraggio ed entri.
Una voce allegra accompagnata da alcune risatine ti da il benvenuto.
«Finalmente, credevo che saresti rimasto impalato davanti alla porta fino all’ora di chiusura!»
Focalizzi l’ambiente con grande fatica e dopo esserti guardato intorno per alcuni istanti ti concentri sulla figura di un ragazzo dai capelli azzurri che sembra avere più o meno la tua stessa età.
Apri e chiudi la bocca varie volte mentre ti rendi conto che le clienti sono tutte donne tra i quaranta e i sessant’anni, e tutte ti stanno osservando con aria curiosa e divertita.
Nemmeno trenta secondi dal tuo ingresso e già ti penti amaramente di quel gesto avventato. “Cosa diavolo mi è venuto in mente…?”
Ma non c’è il tempo di soffermarsi a pensare o di poter fare dietro front. Il ragazzo dalla chioma azzurrina si avvicina e ti indica una postazione di fronte a voi.
«Prego, accomodati. Prima di tutto uno shampoo, e poi mi dici cosa vogliamo fare con questi capelli così tetri. Ah, dimenticavo: sono Alexy!»
Più che sentirti infastidito, cominci a sudare freddo, pensando a cosa possa significare mettersi nelle mani di un tizio dai capelli innaturalmente azzurri che ha definito i tuoi tetri.
«Allora…» esordisce il ragazzo, mentre con le mani controlla la temperatura dell’acqua «Mi hai detto che sei single, giusto?»
Il contatto di mani sconosciute che vanno a massaggiarti la testa, unito al significato inequivocabile di quella frase ti provoca un brivido dietro la schiena «Io non ho detto proprio niente»
«Quindi sei stato mollato?»
Improvvisamente ti irrigidisci. Quel tizio si sta prendendo un po’ troppa confidenza.
«Oppure lei non ti apprezza quanto vorresti…»
La situazione è così fastidiosa che non riesci nemmeno ad usare le tue solite battutine pungenti come avvertimento per zittire quel tizio. Il tuo caratteraccio sembra quasi aver paura di farsi avanti, stavolta. Non lo vorresti ammettere, ma probabilmente nelle parole del ragazzo c’è un fondo di verità.
E’ come se ti sentissi insoddisfatto, credi quasi di percepire l’eco delle incertezze che da troppo tempo ti tormentano. La sicurezza che vorresti tenere legata a te, ti viene strappata in continuazione da lei, come un foglio di carta sotto le torture di una forbice che detta legge incontrastata.
La verità è nascosta cristallina dentro il tuo cuore, ma la paura di portarla a galla è talmente forte che finora hai preferito rimanere cieco.
Eppure sono bastate poche semplici parole di uno sconosciuto per farti alzare dal tuo nascondiglio e guardarti intorno, seppure ancora incerto.
I tuoi sentimenti sono sempre stati sinceri, profondi come non credevi nemmeno tu potessero mai diventare.
E i suoi?
Non vuoi, ti rifiuti di rispondere a questa domanda, perché non è detto che ciò che scaturirebbe dalla risposta sia qualcosa di piacevole. Ora che sei riemerso, anche se di poco, da quel mare di protezione che ti eri creato, vorresti continuare a porti altre domande, ma la voce del ragazzo ti riporta brutalmente alla realtà.
«Mi dispiace dover interrompere la tua crisi esistenziale, ma con il lavaggio abbiamo finito»
Ti alzi dalla sedia un po’ frastornato e segui Alexy che indica un’altra sedia dove avverrà il tuo cambiamento più importante, ma tu ne sei ancora ignaro.
Il ragazzo ti mostra dei tagli, ma il tuo istinto ti dice che non basterà un nuovo taglio di capelli a mostrare agli altri chi sei. Allora ti torna alla mente quella stessa mattina, quel concerto condiviso con lei ma senza di lei.
Il cantante sprizzava rock da ogni poro, e i suoi capelli ne erano l’emblema maggiore.
Capelli rosso amaranto, che avevano contribuito a dare anima al concerto, a farti elettrizzare così tanto da iniziare a muovere inconsciamente le dita su una chitarra immaginaria, accanto a una Debrah che quella passione sembrava non sentirla minimamente. Anzi, ti era parsa così annoiata da farti quasi sentire un idiota. Perché le sue opinioni, i suoi giudizi ti importano a tal punto da dimenticare spesso i tuoi.
E oggi ti chiedi se ne vale davvero la pena…
Esci dal negozio con due assolute certezze. Primo, hai dato modo ad Alexy di tirar fuori tutto il suo estro creativo e la soddisfazione del suo lavoro poteva facilmente leggerglisi in faccia.
Secondo, questi capelli ti stanno dannatamente bene. Non riesci a trattenere un sorrisino compiaciuto lanciando un’occhiata alla tua immagine riflessa nel finestrino di una macchina. Sono tanto, e a te sono sempre piaciute le cose eccessive, vero?
Ritorni da dove sei venuto, canticchiando un po’ alla rinfusa le parole di una delle tue canzoni preferite.
 
…Rocking boy,
open soul and nasty hair,
remember who you are
and please don’t lose your way…
 
Qualcosa, forse, sta cambiando.



 




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