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Cap 5 –
Per
fortuna di tutti, degli effetti personali di Midorima soprattutto -
poiché ci mancò davvero poco che Daiki
cominciasse a cercar sfogo alla propria frustrazione su un qualunque
oggetto fragile e costoso fosse a portata di mano -, Akashi non volle
farsi attendere oltre e finalmente, poco dopo, si presentò
alla porta del laboratorio dove i tre lo stavano aspettando.
Kagami
aveva creduto che Aomine si sarebbe subito scontrato con il nuovo
arrivato, tempestandolo di domande e forse arrivando anche a qualche
atto di violenza. Per questo si stupì quando
l’altro si limitò a salutarlo in tono freddo e
distaccato, come volesse nascondere tutta l’irrequietezza che
il suo ritardo gli aveva provocato, ma non gli ci volle molto per
comprendere il comportamento del compagno. Bastò che anche
Taiga desse una sola occhiata all’aspetto con cui Seijuro gli
si mostrò di fronte, perché ogni intento omicida
verso la sua persona - partorito da quel pomeriggio -, venisse represso
ed estinto.
Il
ragazzo rimaneva ancora sulla soglia, appoggiato alla porta quasi
temesse che questa gli potesse cadere addosso se si fosse allontanato
o, più semplicemente, non sentendosi molto sicuro sulle
gambe. Uno sguardo lucido e la fronte imperlata di sudore (nota strana
per lui anche nel caso avesse partecipato ad una maratone), tradivano
il suo stato febbrile, profonde e scure occhiaie facevano invece
intuire una forte mancanza di sonno, forse d’insonnia. Le
guance gli si erano accese di un intenso e vivido rossore, molto vicino
al colore dei suoi cappelli, i quali, solitamente sempre in ordine,
quel giorno sembravano aver avuto una brutta avventura con il pettine,
scombinati come se fosse finito in una centrifuga.
La giacca
e la camicia che indossava erano stropicciare, la cravatta storta e mal
annodata. Visto il modo in peccabile in cui Akashi era solito apparire,
sempre molto esigente anche con i propri abiti, il presentarsi in un
simile stato, con l’aspetto di qualcuno sopravvissuto per
poco ad un ressa da stadio, era qualcosa di assolutamente inedito,
imprevedibile. Entrambi i ragazzi rimasero scioccati da quella vista,
Midorima un po’ meno, essendo ancora privo di occhiali e non
potendo giudicare l’aspetto dell’altro, ma persino
nel suo stato di quasi cecità totale poteva percepire che
qualcosa nel rosso non andava.
Forse la
situazione era più grave del previsto, pensò
Aomine avvertendo una forte stizza fargli digrignare i denti e
stringere i pugni. Se persino Seijuro si trovava in simili condizioni
allora la faccenda era davvero grossa, non lo aveva mai visto tanto
sfiancato, lui che tanto amava mostrarsi perfetto e intoccabile, non
umano quasi. Avvertiva come il fatto di aver voluto abbandonare
l’organizzazione fosse stato solo un atteggiamento stupido e
infantile, dettato dalla sua incapacità di riflettere e dal
senso di colpa - poiché per la seconda volta non era stato
in grado di proteggere il proprio partner. Come suo solito si era
comportato da egoista ottuso che pensava solo a se stesso, lo avrebbe
probabilmente rimproverato a quel modo Momo e lui per una volta non
avrebbe saputo darle torto, riconosceva il proprio errore. Aveva
abbandonato la nave proprio quando era in procinto di affrontare una
tempesta, come un qualsiasi codardo aveva rubato una scialuppa di
salvataggio ed era fuggito per acque sicure, ignorando il fatto che,
presto o tardi, le nuvole scure da cui scappava l’avrebbero
comunque raggiunto.
Aomine
era riuscito a rinchiudere quel mondo dietro la porta della propria
stanza per due settimane, ora però la realtà lo
richiamava a sé.
La
tempesta, quella di cui Akashi portava già i segni, lo aveva
trovato.
Tutti i
presenti nella stanza erano ben a conoscenza del fatto che gli ultimi
incidenti sismici a cui era stata soggetta l’intera regione
non erano affatto di origine naturale, come i mass media li stavano
spacciando al loro pubblico, bensì spirituale. Un enorme
ammasso di miasma si era concentrato nel sottosuolo, ricoprendo un area
vastissima che sembrava allargarsi ogni giorno di più, ed
erano proprio questi ampliamenti improvvisi a cui la massa era soggetta
a causare i terremoti.
Il miasma
veniva creato dall’agglomerarsi di pensieri e sentimenti
negati, essi attiravano un gran numero di spiriti, fantasmi, mostri che
si cibavano di simili emozioni e che finivano con il produrne a loro
volta.
Non
appena era stata scoperta la vera natura di quei insoliti eventi
sismici l’organizzazione era stata subito messa in allerta e,
nonostante alcun cliente fosse giunto per chiedere il loro intervento,
da giorni tutti gli uffici e laboratori erano in modalità
“lavoro non-stop”. Per quanto si fosse compreso da
che genere di energia fossero stati messi in moto quegli eventi, ancora
nessuno sapeva cosa creasse quel mare di miasma, né come
fermarlo. Alcuni credevano bastasse distruggerlo per risolvere il
tutto, ma ciò avrebbe potuto portare ad un terremoto su
vasta scala, a cui nulla sarebbe sopravvissuto. Altri ritenevano
più sicuro e logico tentare di limitare la zona in cui si
concentrava il miasma, cercando di ridurla a poco a poco, sino a quando
non si fosse stati in gradi di arginarla del tutto.
Quest’ultima però non si rivelava una vera e
propria soluzione, visti i tempi estremamente lunghi a cui un simile
progetto avrebbe portato e al fatto che ciò non avrebbe
comunque eliminato del tutto il problema. Era una proposta basata solo
su un tentativo di “limitare i danni”.
Com’era
ovvio pensare ad Akashi nessuna delle due opzioni era andata troppo a
genio, un perfezionista del suo calibro non poteva permettersi di agire
in maniera tanto sconsiderata. A suo parere non erano ancora pronti per
pianificare una controffensiva, sapevano ancora troppo poco su quel
fenomeno per poter agire, dovevano prima trovare le giuste risposte e
solo allora sarebbero stati in grado di stendere un piano degno di tale
nome.Ed era seguendo quest’idea che il ragazzo aveva
cominciato a dare tutto se stesso alla ricerca, arrivando persino a
dimenticarsi di dormire, credendo di essere ormai ad un passo dalla
soluzione.
Visto il
ritmo estenuante e forsennato con cui viveva nell’ultimo
periodo: scuola, laboratorio, scuola, laboratorio; in molti credevano
fosse un miracolo che i suoi risultati scolastici non ne avessero per
nulla risentito, ma per quanto esausto Akashi manteneva il proprio
immenso orgoglio e quella perenne credenza di non poter mai perdere.
Eppure,
anche lui riconosceva i propri limiti, e ora che era giunto ad un punto
di svolta comprendeva di non poter andare avanti senza un aiuto. Aveva
richiamato Kagami e Aomine proprio per quel motivo, solo loro due erano
in grado di svolgere quel compito. Nessun’altro avrebbe
accettato una missione simile, tremendamente stupida e disperata, ma
nonostante questo Akashi aveva la netta sensazione che loro non
l’avrebbero rifiutata. Era qualcosa che li riguardava da
vicino, l’unico modo in cui avrebbero potuto rimediare ai
propri errori.
L’ultima
possibilità di riavere indietro ciò che credevano
perso per sempre.
- Non
è meglio se ti siedi? – domandò Aomine,
in un moto di gentilezza assai stonato per la sua persona, solitamente
tanto scostante e scontrosa, ma Seijuro sembrava sul punto di svenire,
quindi una tale premura da parte sua era comprensibile.
-
Grazie..- mormorò il rosso sedendosi sullo sgabello che
l’altro gli aveva avvicinato, non trattenendo un sospiro
stanco e frustrato quando finalmente ebbe modo di far riposare i
muscoli, -… spero non badiate troppo al mio aspetto.
Ultimamente il presidente non si sente molto bene e il lavoro
d’amministrazione non fa che aumentare – fece, e a
Taiga stupì la sua serietà e il modo in cui
arrivava persino a scusarsi per la propria trascuratezza, per un
momento si chiese se sarebbe mai divenuto un adulto anche solo
minimamente simile a lui, ma conoscendosi lo dubitava.
- Avevo
sentito delle voci sulla salute di ojiisan, ma credevo si trattasse di
una semplice influenza – commentò Daiki
rimanendogli affianco (per ogni evenienza), sembrava che anche il vero
e unico nipote del boss dell’organizzazione avesse contratto
un qualche virus.
- Infatti
è così – gli confermò, - ma
quel vecchio è tanto testardo da non dar retta a nessuno, ha
continuato a lavora andando contro al parere dei medici, e adesso ci
metterà un po’ a guarire… Si
è dovuto quasi ammazzare di fatica prima di decidersi a
riposare – si lamentò con quel tono seccato di chi
nasconde una profonda preoccupazione, a qualcuno quel suo atteggiamento
tanto scostante, che in realtà nascondeva un genuino
affetto, avrebbe potuto far tenerezza.
-
È a causa della malattia di ojiisan se ci hai chiamati
Akashi? – intervenne Kagami andando dritto al punto, privo di
un qualunque tatto come un toro infuriato dentro ad un negozio di
porcellane, - Insomma, dubito che tu ci abbia voluti qui per del lavoro
d’ufficio...- e faceva bene, perché piuttosto che
affidare i preziosi documenti dell’organizzazione nelle loro
mani, Seijuro avrebbe preferito farsi fare l’oroscopo da
Midorima.
- Lo
reputo altamente improbabile – ebbe difatti il sostegno dal
ragazzo dai capelli verdi,
- Io dire
impossibile – e dallo stesso Aomine.
- E
difatti non vi ho cercati per un simile motivo, ci sono molte persone
più affidabili di voi per un compito così
delicato – fu la gratuita frecciatina che ricevettero,
probabilmente lo avevano irritato non lasciandogli il tempo per
parlare. Per quanto apparisse calmo e logico, il rosso proprio non
sopportava l’essere ignorato. – Devo
però avvertirvi che, sino a quando il presidente non si
sarà ristabilito, io non posso accettare le vostre
dimissioni –
- Ma non
è solo questo, giusto? Altrimenti avresti potuto limitarti
ad una telefonata – sorrise Aomine, un sorriso per nulla
felice, colmo invece di sfida e arroganza, probabilmente lui
già si immaginava ciò che stava per proporgli
Akashi, cosa di cui Kagami, non conoscendo altrettanto bene il rosso,
rimaneva all’oscuro.
- Non ti
credevo cosi perspicace Aomine – ricambiò Seijuro
assottigliando il proprio sguardo eterogeneo, scrutandolo intensamente,
sembrava che le sue iridi rosso e oro rilucessero di una strano luce
nel guardarlo. Quella stanchezza che gli sfigurava il volto sino ad un
secondo prima era come scomparsa di colpo, dandogli modo di
fronteggiare senza cedimento la sfrontatezza dell’altro.
– Hai ragione: ho un compito per voi -
Alla fine
quella piccola e anonima porta blindata, che sino a quel momento sia
Kagami che Aomine avevano completamente ignorato, senza neppur
accorgersi della sua esistenza, venne aperta. Nessuno avrebbe potuto
immaginare cosa si celasse oltre quella soglia, tranne ovviamente
Midorima, il quale nelle ultime due settimane aveva vegliato in gran
segreto su ciò che essa conteneva. Il ragazzo aveva agito su
ordine diretto di Seijuro promettendogli di non far parola ad altri su
cosa vi fosse lì dentro, custodirlo era anche nel suo
interesse, poiché mai si sarebbe perdonato se quel qualcosa
che aveva deciso di proteggere fosse stato trovato da terzi. Shintaro
poteva immaginare cosa comportasse tenere un segreto simile in un
organizzazione come la loro, in cui ogni fattore anche solo
lontanamente spiritico veniva catalogato e analizzato con i
più moderni marchingegni; il licenziamento sarebbe stato
solo la punta dell’iceberg, per quanto debole ojiisan
manteneva ancora alcuni saldi contatti con persone di largo spessore, a
solo 17 anni di vita l’esistenza di Midorima sarebbe stata
rovinata per sempre.
-
Che… che scherzo è questo? – fu Daiki
il primo a reagire, il più rapido quando si trattava di
accusare un colpo, mentre Kagami ancora rimaneva stralunato, incredulo.
A bocca aperta e andatura malferma, simile ad un sonnambulo,
compì senza rendersene conto quei pochi passi - solo cinque,
- che lo separavano da quella sagoma che poteva intravedere semidistesa
su un lettino dallo schienale rialzato. Non poteva crederci, ripeteva
la sua mente, eppure il suo cuore esitava, desiderava poterlo fare.
Tutto a
Taiga appariva in maniera così irreale, come se il suo sogno
più profondo e recondito avesse deciso di prendere corpo per
materializzarsi proprio lì, in quella stanza adibita a
camera d’ospedale. Aveva bisogno di toccarlo, di sentirlo,
doveva assicurarsi che non fosse una semplice illusione, un crudele
scherzo orchestrato da Seijuro per chissà quale motivo. Si
avvicinò quel tanto che bastava e gli appoggio una mano
sulla guancia, la sua pelle era calda, sempre pallida ma calda. Ebbe un
sussulto quando finalmente la sua mente riuscì ad elabora
una simile visione, strappandolo da quello stato di muta meraviglia.
-
Kuroko… - lo chiamò, forse solo per riprovare il
piacere di pronunciare nuovamente il suo nome, una parte di lui ancora
dubitava di quel miracolo, ma sul momento preferì farla
tacere.
Kuroko
era di fronte a lui, vivo, seppur non desse segno di volersi svegliare,
e gli sembrava molto più reale di tutti gli incubi di cui
gli si erano riempite le notti.
- Akashi,
hai tre minuti – gli intimò Aomine in tono freddo,
glaciale, staccando a fatica e con un certo dispiacere lo sguardo da
Tetsuya, a così breve distanza da lui che, come Kagami stava
già facendo, avrebbe potuto toccarlo. Però si
trattene, ben consapevole di cosa significasse la presenza del ragazzo
in un simile luogo (quando in realtà era stato dato per
morto durante la loro ultima missione), Seijuro doveva aver nascosto la
sua presenza alle alte sfere dell’organizzazione –
alias: suo nonno. E questo comportava che il destino di Kuroko, anzi,
quello di tutti i presenti nella stanza, essendo appena divenuti
complici di qualunque piano avesse in mente il rosso, era in uno stato
al quanto precario.
- Dimmi
prima cosa vuoi sapere – il tono del ragazzo, e il suo
sguardo eterogeneo, non tradivano alcun segno di nervosismo,
- Tu cosa
credi? – si scaldò invece ancor di più
Daiki, facendo un segno verso Tetsu, si sentiva preso in giro.
- In
verità non è fatto insolito che il corpo di chi
è stato posseduto dall’Inugami sopravviva dopo che
la sua anima è già stata divorata –
spiegò, ma nessuno si sarebbe preso la briga di sistemare
tutte quelle apparecchiature (assai delicate e costose) in una ben
misera stanza solo per prendersi cura di un morto,
- Che
cos’ha Tetsu di diverso? –
-
Midorima, continua tu – chiamò Seijuro, ritenendo
che l’altro fosse più adatto per dare una
spiegazione, infondo era quello tra loro più pratico quando
si parlava di lavoro in laboratorio e di medicina. Era
l’ambito di sua competenza, e nessuno poteva mettere in
dubbio le sue capacità, altrimenti, il rosso non si sarebbe
mai affidato a lui per la custodia di Kuroko.
-
All’inizio, era per puro scrupolo se Akashi ha portato qui
Kuroko – ammise Midorima, sistemandosi gli occhiali con la
mano sinistra, aveva ancora l’abitudine di fasciarsi le punte
delle dita, - E credo che tutti qui possiamo capirlo, lasciare il
proprio compagno morire in una fogna è qualcosa di
vergognoso, per quanto sia destinato comunque alla morte, gli si vuole
donare una fine dignitosa. Purtroppo ojiisan, con i problemi finanziari
che abbiamo, gli avrebbe negato un simile favore e, anzi, probabilmente
avrebbe cercato di accelerare il processo di “frammentazione
della materia” da cui era stato colpito Kuroko –
- Aspe..!
Cos’è che aveva Kuroko? – lo interruppe
Kagami, si era voltato verso i tre quando gli era sembrato che il
discorso si fosse fatto serio, ma rimaneva comunque al fianco del
ragazzo addormentato.
Ora che
lo aveva ritrovato faticava a staccarsene.
- La
“frammentazione della materia” è
ciò che colpisce il corpo di un posseduto quando
l’entità che lo possiede ne ha logorato a tal
punto l’anima da diventare troppo grande per essa. Insomma,
il momento in cui lo spirito, il demone o la qualche-si-voglia-cosa
diventa più forte del suo contenitore – gli
spiegò Midorima,
- Questo
è accaduto a Tetsu quando ha sfruttato quel poco di energia
spirituale che gli era rimasta per evocare l’Inugami. Allora
la sua anima è stata divorata e il corpo, vinto dal potere
immenso di quello spirito cane, ha cominciato a disfarsi, giusto?.. -
si intromise Daiki, - Ciò che non mi convince è
quell’”era”…-
l'incalzò cercando il tranello nel quale Akashi prevedeva di
farli cadere, perché era certo che il rosso avesse
già steso la sua tela, pronto a catturarli come insetti
nella carta moschicida.
Difficilmente
credeva a tutto quel buonismo con cui Shintaro aveva aperto il suo
discorso, era un azione troppo “umana" per qualcuno che da
sempre tentava di liberarsi della propria umanità.
- Qualche
giorno fa abbiamo potuto appurare che la distruzione delle cellule, a
livello molecolare, è cessata. Ci sono ancora delle fratture
nelle ossa delle gambe e lacerazioni della pelle, ma tutto sommato sono
eventi di poco conto, come se avesse avuto una brutta caduta dalle
scale – a quel punto Seijuro si fece avanti, facendo tacere
il più alto con un gesto disinvolto della mano.
Concluse
le spiegazioni toccava di nuovo a lui parlare:
- In
pratica, il corpo di Tetsuya non è più in
pericolo di vita – e per un breve momento vi fu il
più totale silenzio, rotto solo dall'incessante bip del
macchinario per il monitoraggio cardiaco.
-
Però la sua anim…- sussurrò Kagami non
sapendo se gioire a quelle parole, poiché sapeva di
stringere la mano di un involucro vuoto,
- La sua
anima è stata distrutta. Per quanto il corpo fisico sia
vivo, senza lo spirito che lo riempiva Tetsu non si
risveglierà – come sempre Daiki era il primo a
reagire quando si trattava di notizie scomode, e fu tanta la rabbia che
lo pervase in quella manciata di secondi, simile ad una violenta scossa
elettrica, che gli fu impossibile trattenersi. Veloce si
gettò sul rosso, afferrandolo per il bavero della giacca,
già leggermente sgualcita, sollevandolo da terra di tutto il
suo peso (non molto in realtà), lasciandolo solo con la
punta dei piedi a sfiorare il pavimento.
-
C’è attività celebrale – non
si scompose Akashi, sfidando fiero lo sguardo da belva di Aomine,
- Che..?-
allentò lui la presa, interdetto, non sapendo dove quel
discorso sarebbe andato a parare.
- In
questo preciso momento, la mente di Tetsuya sta sognando – lo
colse in fallo, facendogli perdere del tutto la presa su di lui.
No,
questo non se lo aspettava.
- N-non
è una cosa possibile... - si ritrovò a balbettare
il grande e forte Aomine, inciampando sulle proprie parole come colpito
da una bastonata in pieno volto.
C'erano
eventi che nessuno poteva superare completamente integro, dopo aver
creduto per ben due settimane alla morte di Kuroko, scoprire il
contrario, con possibilità vere, reali che non fosse tutto
solo una semplice illusione, era per lui come essere investito da un
tir.
-
Cos'è che collega l'anima al corpo? Quel che lega
ciò che è astratto (anima), con il concreto
(corpo fisico) - gli chiese Akashi, cercando nella logica di
una simile domanda di riportare indietro anche l'autocontrollo di
Daiki. Il ragazzo dalla pelle bronzea lo aveva finalmente lasciato, ma
non sapeva quando avrebbe potuto avere un altro attacco d'ira, e
dubitava che se la sarebbe cavata anche una seconda volta.
Se
possibile voleva assolutamente evitarsi un pugno in faccia.
- ... -
per un momento sembrò sul serio che Aomine vi stesse
pensando, ma non gli serviva farlo, la risposta la conosceva; il
silenzio in cui cadde servì solo al suo cervello per
elaborare le informazioni che faticava ad accettare, a credere
veritiere.
Ancora
sospettava? Certo, da come Akashi gliel’aveva presentata era
tutto troppo perfetto, doveva esserci una fregatura. Il mancato
risveglio di Tetsu lo metteva in allarme.
Le
risposte ai suoi dubbi le avrebbe però ottenute solo
seguendo il percorso impostogli dal rosso, doveva accettare di
divenirne una pedina prima di potersene liberare.
- La
mente - si decise a rispondere, si era schiarito le idee ritrovando una
sorta di calma, non molto stabile a dirla tutta (ma lui non era mai
stato una persona tranquilla). Aveva deciso cosa fare. -
… essa impedisce all'anima di separarsi dal corpo. Nel caso
venisse danneggiata si ha la morte celebrale, l'anima crede di essere
morta e abbandona il corpo; nel caso sia invece il corpo a morire, ma
la mente non se ne dovesse accorgere (per un qualche motivo, come ad
esempio una morte violenta e/o improvvisa), si creano quelli che
comunemente vengono definiti "fantasmi", esseri incorporei composti di
sola anima e della mente, che li tiene ancorati a questo mondo -
ripeté la lezione radicata in lui sin nel profondo, dal
giorno in cui una mocciosa dai capelli rosa di circa otto anni gli
aveva sbattuto un volume di duemila pagine sulla nuca.
- Non
esistono casi in cui sia l'anima a morire? -
- No, non
naturalmente almeno. La morte dell'anima avviene a causa di una
possessione, l’entità maligna divora lo spirito
dell’ospite, ecc... Questo avrebbe dovuto essere il caso di
Tetsu -
- Ma non
è andata esattamente cosi - confermò
ciò che Kagami e Aomine avevano già intuito da un
po'.
-
A..anche una parte dell'anima di Kuroko si è salvata? -
intervenne Taiga all'improvviso - dovendo alzare il tono della voce per
attirare l'attenzione - , faticava ad entrare nel discorso, trovando
l'atmosfera da cui erano avvolti Akashi e Daiki come una cortina scura
ed impenetrabile. Una sottile ma vibrante minaccia aleggiava trai due,
come due animali feroci pronti ad azzannarsi a vicenda.
- No, se
fosse sopravvissuto solo una parte allora per lui non ci sarebbe
comunque nulla da fare… è però vero
che la sua anima è stata fatta a brandelli - gli rispose
Midorima, il quale si sentiva nello stesso modo di Kagami: fuori posto,
quasi si fossero trasformati entrambi in elementi superflui
dell’arredo.
- Ogni
frammento da cui era composta la sua anima è ancora vivo. Ho
indovinato? E questo che esitavi tanto a dirci Seijuro? -
intuì Aomine, trovando conferma nello sguardo compiaciuto
dell’interessato.
- Se
è cosi allora... se ci fosse un modo per ricomporla -
cominciò a ragionare Taiga, intravedendo un barlume di
speranza dietro quel corpo vuoto di fronte a se, parve
però sbiancare di colpo nel parlare, un pensiero simile
avrebbe fatto esitare chiunque. Era come se avessero ottenuto la
possibilità di riportare indietro un morto - per quanto in
realtà morto non fosse- , qualcosa che pareva troppo grande
per loro mani, ma a cui non avrebbero rinunciato per nulla al mondo.
Anche se il prezzo da pagare fosse stato inimicarsi dio stesso.
-
C’è una forte probabilità che Tetsuya
si risvegli - concluse per lui Akashi, una faccia da poker che non
tradiva neppure uno dei suoi pensieri,
- Quanto
forte? - lo incalzò Daiki,
- Ha
davvero importanza? -
-
… No - ammise, sconfitto. Per quanto Aomine fosse
consapevole di star andando proprio nel punto in cui Seijuro voleva
che arrivasse, non poteva fare altrimenti. Avrebbe sottostato
nuovamente a quella testaccia rossa se in cambio avesse riavuto Kuroko.
Il
ragazzo si grattò la testa, prendendo un aria annoiata e un
poco scocciata, - Sono una testa calda, fosse anche una
possibilità su un milione, mi impunterei sino a dare tutto
me stesso perché accada - ma nonostante
l’espressione sul volto, nello sguardo che rivolse ad Akashi
non vi era il barlume della resa, di qualcuno che accettava gli ordini
imposti, ma solo le fiamme ardenti di una volontà
irremovibile.
Daiki lo
stava sfidando, seppure non apertamente: “non so cosa tu abbia in mente e
non mi importa, basta solo che non mi intralci”;
fu il muto dialogo che gli trasmise.
- Non
credere che ti lasci fare tutto da solo! - proruppe in quel momento
Kagami alzandosi in piedi, cieco allo scambio di sguardi trai due,
ingenuo ai piani che sottobanco si stavano svolgendo in contemporanea
al loro discorso. - Non mi lascerai fuori - decisi riuscendo a trovare
abbastanza forza di volontà per abbandonando la sua
postazione, di lasciare dietro di se Tetsuya, cosi da fronteggiare
testa a testa Daiki, - Ciò che è accaduto a
Kuroko è anche colpa mia, e (come mi hai ricordato),
anch’io sono una testa calda. Voglio fare la mia parte! -
decise sul momento, senza riflettere su ciò che una simile
ammissione avrebbe comportato, solo agendo. Da bravo impulsivo quale
era.
- Sapevo
che avreste detto qualcosa di simile - sorrise a quel punto Akashi,
osservandoli guardarsi l’un l’altro in cagnesco,
Aomine sembrava essersi completamente dimenticato di lui, troppo
occupato a rispondere per le rime all’ultima affermazione di
Taiga.
- La tua
parte?!... ma se neppure un ora fa ti stavi comportando da cagnolino
smarrito -
-
Davvero? Me ne ero già scordato -
- Hai la
memoria breve… e comunque, lascia perdere, posso farcela da
solo. Ti lascio alle tue turbe psicologiche -
- Se
lasciassi fare tutto a te di certo finiresti per causare un qualche
cataclisma di proporzioni epiche, razza di mezzo isterico con un
potenziale fuori controllo -
- E tu
credi di potermi fermare (se mai dovesse succedere), mezza calzetta?! -
- (Allora
la prendi davvero come una possibilità?), certo, razza di
debosciato. Già una volta sono riuscito a…-
- Se non
fosse stato per Kuroko non sarebbe accaduto, fidati -
- Ma
comunque è successo, signor. Mi può battere solo
me stesso -
-
Brutto..!-
-
PIANTATELA!! - e all’urlo furioso di Akashi, tutto tacque.
Pian
piano Seijuro comprendeva quanto potesse rivelarsi un impresa ardua far
collaborare due persone cosi simili tra loro, si rischiava che si
scannassero a vicenda prima ancora dell’inizio
dell’operazione.
-
Sentite, sono felice di vedervi tanto entusiasti, ma state dimenticando
un punto fondamentale (Ascoltatemi, razza di microcefali!) - la sua
seconda personalità lo portava ad usare un linguaggio al
quanto scurrile, quando perdeva il controllo, era però bravo
a nasconderlo, riducendo gli insulti a puro pensiero.
- Ovvero?
- lo guardarono confusi i due, nel mentre Midorima, oramai totalmente
tagliato fuori dal discorso, era tornato al proprio laboratorio (la
stanza affianco), intento a cercarsi una altra porzione di ramen
istantaneo, doveva essercene pur una seconda nascosta da qualche parte.
Aveva fame.
- Avete
una qualche idea su dove cominciare la ricerca? – dal
silenzio che segui, Akashi fu certo che no, non ci avevano nemmeno
pensato.
- Di
certo tu hai già qualche indizio, Seijuro, altrimenti non ci
avresti richiamato qui - per un momento Aomine fu fulminato
dall’occhio dorato del rosso, che lo fissò
arcigno, ma solo per un secondo, non gli piaceva quando
l’altro lo chiamava apertamente per nome, solo suo nonno
aveva l’autorità per farlo.
-
L’anima di Tetsuya, essendo stata ospite per lungo tempo di
uno spirito potente come l’Inugami, ha finito con
l’assorbire una parte del suo potere –
sospirò decidendo che non era né il luogo
né il momento per ricordargli che non aveva il permesso di
prendersi certe libertà.
- Mai in
questo caso ad ogni frammento dell’anima di Tetsu ci
sarà legata anche una parte dell’Inugami?..
Allora, anche se riuscissimo nell’impresa, questo non
cambierebbe di molto la situazione da come è ora –
guadagneremo solo pochi
istanti prima di doverci separare di nuovo,
ragionò il ragazzo dalla pelle bronzea, rabbuiandosi un poco.
-
Non esattamente – negò Akashi, notando come gli si
fosse smorzato di colpo l’entusiasmo, deciso a
riaccenderglielo (anche a costo di dire qualche piccola menzogna),
aveva bisogno del membro più forte della sua squadra. -
L’anima dell’Inugami (se cosi si può
chiamare essendo lui un demone), si è definitivamente
separata da Kuroko con lo scioglimento del contratto e, non avendo
più patto con alcun essere umano, ha perso tutti i suoi
poteri o per lo meno la maggior parte – decise di spiegargli,
parlando come se lo facesse per tutta l’organizzazione, - Non
abbiamo idea di dove sia finito ora: può essere tornato alla
terra perché ormai privo di poteri e resusciterà
tra qualche centinaio di anni quando avrà finito la ricarica
dell’energia; Al momento non lo sappiamo e non ci importa,
l’Inugami è per noi un capitolo chiuso –
respirò affondo quasi trovasse molto faticoso continuare, e
quando riprese sembrò che gli tremasse la voce, - Ora
però pensiamo solo a riportare da noi Tetsuya. Stavo
dicendo:..- tossi un paio di volte per riprendere il giusto tono,
-… in ogni pezzo dell’anima di Kuroko vi
è anche una parte dei poteri dell’Inugami, e
questo attira attorno al frammento un gran nugolo di entità
spiritiche, le quali puntano ad assorbire una simile, straordinaria,
fonte di potenza. Quindi, contando questo, in un luogo dove si radunano
un gran numero di fantasmi cosa si crea?
-
Il miasma – fu Kagami il più veloce a rispondere,
tentato all’idea di andare nell’altra stanza con
Midorima, ma provando un ultima volta ad inserirsi nella discussione.
-
Risposta esatta – confermò Akashi, e il sorriso
che aveva sul volto prese una piega crudele ed inquietante, quasi
sadica - Vi basterà andare a controllare tutti i luoghi in
cui si sia verificato un improvviso picco di attività
spiritica e di concentrazione del miasma; anche nel caso in cui un
fantasma o essere da prima tranquillo si sia trasformato di colpo in
qualcosa di pericoloso dovreste controllare, potrebbe darsi che si sia
impossessato del frammento d’anima -
-
Praticamente ci stai dicendo di andarci ad infilare in ogni buco
squallido e fetido della città e, una volta lì,
di combattere ogni entità maligna fino a quando “per caso”
non ci imbatteremo in ciò che cerchiamo..? – il
tono di Aomine aveva una nota di rassegnazione, ma allo stesso tempo
sembrava anche molto divertito. Quella prospettiva in realtà
non doveva dispiacergli molto.
- Si ,
più o meno è quello che vi chiedo -
- Bene,
lo faremo – rispose dei getto Daiki, anche per Taiga, - ma ad
una condizione… -
- Quale?
– si incuriosì il rosso, non se lo aspettava,
credeva che Kuroko fosse una motivazione sufficiente,
- Dovrai
aumentarci la paga! – era pur sempre un part-time
scarsamente stipendiato.
- Prima
fate bene il vostro lavoro poi parleremo dei compensi –
Nda:
ringrazio pubblicamente cake per le sue recensioni, danke ;)
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