______To
Hogwarts_____
Harry si
rigirò sotto le coperte, mugugnando. Un rumore attutito lo
raggiunse e la voce di Ginny Weasley, nonché sua moglie, lo
svegliò:
«
Mmm… tesoro? »
Il Bambino
sopravvissuto continuò a tenere gli occhi ben serrati
«Cosa? »
« Rumori
». rispose lei, concisa, con la voce ancora impastata dal
sonno, dopodiché sistemò meglio le lenzuola,
tornando a dormire.
Harry aprì
gli occhi a fatica, strizzandoli, osservando il quadrante luminoso in
bilico sul comodino accanto al letto: 03.00.
Le tre del mattino.
Sospirò
lentamente invocando la calma, nel frattempo nuovo rumori, come di
scoppi, si susseguivano con intensità sempre crescente.
Questa volta li
avrebbe uccisi. Dannazione, le tre del mattino!
Si alzò
pigramente, quasi trascinandosi, poi lanciò
un’occhiata alla donna al suo fianco, che avrebbe dovuto
sostenerlo; invece dormiva beata, lei.
Strascicando i piedi
come qualsiasi umano di buon senso avrebbe fatto a quell’ora
indecente, Harry si spostò nel corridoio, dove i rumori
erano più nitidi, riuscendo così a capire la loro
provenienza: ultima stanza a sinistra, ovviamente.
La porta in legno
scuro, quasi nero, recava una targhetta consunta con inciso con grafia
scombinata ‘Sirius’, sopra un’altra
scrittura più ordinata e regolare, aveva aggiunto un nuovo
nome ‘James’.
Nonostante fossero
passati degli anni, venti per la precisione, non riusciva ad abituarsi:
quei due nomi, ancora insieme, entrambi incisi con la magia, uno
accanto all’altro. Suo padre e il suo padrino.
« Jamie
».
Harry bussò
cautamente, ma i rumori al di là della porta non cessarono,
anzi si facevano più vigorosi.
« James!
» urlò allora e, per magia, tutto
cessò.
La porta si
aprì, rivelando un ragazzino dodicenne con espressione truce
« Sì? » sbottò, sfrontato.
Harry
sospirò nuovamente, contando mentalmente fino a dieci
« James, ti sei reso conto che sono le tre di notte?
»
Il ragazzo si
esibì in una scrollata di spalle indifferente, che avrebbe
reso orgoglioso un certo padrino di sua conoscenza.
«
Perché sei sveglio a quest’ora? »
domandò Harry, circospetto, varcando la soglia.
«
Così, non avevo sonno » rispose sintetico il
ragazzo, seguendo il padre. « Che guardi? » gli
chiese curioso.
« Cerco
segni di esplosioni, distruzioni e roba varia… »
borbottò Harry, gettando un’occhiata sotto il
letto del suo primogenito.
«
Cioè mi stai ispezionando » borbottò
James, con una linguaccia.
Harry lo
fissò: capelli corvini, scuri come la pece e lunghi fino
alle spalle in stato catastrofico, occhi castano chiaro, tendente al
nocciola, finta aria angelica stampata in volto. Suo figlio era una
terrificante combinazione di James Potter e Sirius Black e la cosa lo
inquietava non poco.
«
Sì. Ricordi l’ultima volta… »
continuò, lanciandogli un’occhiata minacciosa.
«
E’ stato un errore! Non posso mica pagare a vita! »
sbottò veemente il figlio, accasciandosi sul letto che
scricchiolò sotto al suo peso.
Harry annuì
frettolosamente, come se il fatto che il divano in soggiorno avesse
preso fuoco misteriosamente potesse capitare effettivamente a chiunque,
poi si fermò, come colto da un’idea improvvisa:
«
Dov’è tuo fratello? »
domandò, con orrore.
«
E’ a letto ». Rispose caustico James, con
l’aria di chi avrebbe voluto, un esempio puramente ipotetico,
che fosse appeso con le caviglie alla quercia in giardino.
Harry
piantò lo sguardo in quello del figlio, che lo sostenne fino
a che il padre non sospirò sconfitto « Diciamo che
stavolta passi ».
« Oh
bé, grazie per la fiducia! » sbottò
James, mentre un ghignò gli fioriva sul viso
olivastro.
Harry suo malgrado,
sentì il cipiglio sciogliersi come neve al sole e un sorriso
salirgli in gola. Si sedette accanto al figlio, poi si mise ad
osservare la camera: era pressoché identica a come
l’aveva vista anni fa, durante la fuga dal Ministero; mesi di
pulizia profonda avevano cancellato del tutto l’aria malsana
e tetra che la contrassegnavano, rendendola ariosa, luminosa,
senz’altro più simile ai tempi in cui ci viveva un
Sirius ragazzo.
Poster di
donne Babbane, calendari e alcune fotografie, erano state fissate con
un incantesimo permanente, cosicché ad anni di distanza, i
Marauders continuavano a sorridergli dal muro.
«
Papà, ti è venuto l’attacco di
nostalgia? »
I ragazzi sapevano
quanto Harry fosse legato a quell’abitazione. Grimmauld Place
era stato un maniero oscuro, tenebroso e sede di Mangiamorte, eppure
per pochi istanti era divenuta la sua ancora di salvezza; con
l’Ordine prima e con Ron, Hermione e Kreatcher, poi.
Così alla
fine quella era diventata la stanza del suo primogenito. Sembrava quasi
un atto dovuto, che James Sirius occupasse la stanza del suo omonimo.
Lily e Albus, invece, occupavano la stanza di Regulus ingrandita.
«
Papà… »
Una voce
assonnata lo richiamò dalla soglia: una bambina
novenne in pigiama, dai capelli rosso cupo, si stropicciava gli occhi
gonfi dal sonno.
« Tesoro,
sei già sveglia? » tubò dolcemente
Harry, inginocchiandosi accanto alla piccola.
« Sev parla
nel sonno ». Spiegò risentita la ragazzina, mentre
James sbuffava.
« Quello
scemo! Vado a svegliarlo! » esclamò, muovendosi di
gran carriera e rovesciando, come suo solito, la lampada.
« Sei una
calamità, Jamie » sospirò Harry, mentre
Lily ridacchiava. « Ma è tardi. Dovreste dormire,
tutti quanti. Domani abbiamo da fare, lo sapete… »
Sia sul viso magro e
bronzeo di James, sia su quello paffuto di Lily, si disegnò
la stessa identica espressione ad occhi sgranati.
«Andiamo ad
Hogvart, papà?» domandò Lily,
aggrottando la fronte per la fatica di pronunciare quel nome.
Harry rise,
scompigliandole i capelli « Si pronuncia Hogwarts, tesoro, e
comunque dovremmo prima incontrare zio Ron, zia Hermione e gli
altri… »
James annuì
entusiasta « Ci sarà anche Lorcan? »
chiese impaziente.
Harry si
accigliò « Dovrebbe. Sì, forse anche i
suoi genitori verranno a Diagon Alley… »
« Allora
devo essere in forze! » sbottò James,
dopodiché saltò nel grande letto, coprendosi fino
alla gola.
« Via, devo
riposare ».
Lily gli
indirizzò una linguaccia prima di uscire col naso
all’insù per l’indignazione, mentre
Harry lo fissava figlio, perplesso « Che state combinando tu
e quell’altra piaga? »
Secondo Hagrid, Lorcan
Scamander, il primogenito di Luna e Ralf, e James, avevano
adeguatamente recuperato la tradizione dei Marauders e dei gemelli
Weasley. Già il primo anno erano stati richiamati un giorno
sì e l’altro pure, per buona pace della McGranitt
che si faceva saltare le coronarie.
Un ghigno a
quarantadue denti lo spaventò, se è possibile,
ancora di più. Ad un tratto capì che preferiva
vivere nella beata ignoranza: alzò le mani in segno di resa
e si allontanò « Cambiato idea, non voglio saperlo
nemmeno… » borbottò, uscendo.
Qualche ora
più tardi, precisamente alle sette in punto, Ginny lo
chiamò con una nota di rimprovero nella voce «
Caro, devi alzarti! »
Certo,
perché lui non aveva fatto altro che dormire
ininterrottamente tutta la notte.
Harry
spalancò gli occhi, distendendosi sotto le coperte, cercando
di assorbire ancora un po’ di calore. La giornata sarebbe
stata dura e si sentiva eccitato come un ragazzino: quello sarebbe
stato il primo anno di Severus, Rose e Lysander. Certo Lily e
Hugo avrebbero dovuto aspettare un altro anno, ma comunque vedere
Diagon Alley li avrebbe entusiasmati.
«
Papà! »
Una voce stridula e
uno scalpiccio di piedi, annunciarono l’arrivo burrascoso del
suo secondogenito. Con un sospirò, Harry si
ritrovò ad osservare degli occhi simili ai suoi, sbarrati
dal panico. Si mise seduto contro il cuscino, mentre Albus
nel pigiama azzurro lo fissava, balbettando.
« Sev, che
succede? » domandò annoiato, visto che scene di
quel tipo si ripetevano ogni mattina.
Prima che Albus
potesse spiccicare parola, James fece capolino nella stanza, con il
pigiama verde in disordine, reggendo un serpente di gomma.
Harry
sbottò qualcosa a mezza voce, poi scoccò
un’occhiata al bruno « James, ancora con questi
serpenti? »
Il ragazzo
ghignò « Che ci posso fare se lui è
così idiota da averne paura? » fece con una
scrollata di spalle, dopodiché si buttò sul
letto, gettando il serpente verso il fratello che gridò,
appendendosi al braccio del padre.
« James,
piantala! » sbottò Harry con un sibilo serpentino,
quasi spodestato dal letto.
Nonostante fossero
passati anni da Voldemort, dalla profezia, dalla maledizione che lo
legava a lui, il serpentese era rimasta una delle sue
qualità più affascinanti e terribili; Ginny si
lamentava terrorizzata quando, per la rabbia, si faceva scappare
qualche sibilo sputacchiante, ma ai ragazzi non incuteva grande timore.
Anzi, era accaduto qualcosa che mai e poi mai si sarebbe aspettato.
James lo
fissò, senza espressione di sorta, poi rispose con un sibilo
di negazione in risposta: aveva ereditato la sua capacità di
parlare ai serpenti. Non capivano ancora come fosse possibile e quando
lo avevano saputo, Ginny lo aveva quasi decapitato per paura che
Voldemort avesse trasmesso qualcosa ai loro figli, ma poi si era
scoperto che non era così. Puri e semplici geni, a quanto
pareva.
« Dovevi
andare a Serpeverde, tu! » sbottò Albus con forza,
pur aggrappato convulsamente alla manica del padre.
« Si vede
che il mio coraggio è più importante del
serpentese! » ribatté James, poi
osservò sprezzante la salda presa di Albus, « E di
sicuro tu non verrai a Grifondoro, visto che sei un coniglio
».
Albus si
scostò velocemente dal padre, poi borbottò a capo
chino « Io non sono un vigliacco… »
« Ma no!
» cominciò Harry, poggiandogli una mano sulla
spalla «Solo non sei incosciente come tuo fratello. E poi, vi
ho già detto che non è la Casata a decidere il
vostro destino e la vostra vita… »
James alzò
gli occhi al cielo: quel discorso gli era stato fatto mille e mille
volte, ma quello scemo di Albus non voleva farselo entrare in testa.
« A me non
dispiacerebbe andare a Serpeverde… »
annunciò Lily, sgattaiolando sul letto e afferrando il
pupazzo del fratello. « I serpenti non sono così
brutti… » considerò, fissando la testa
glabra del rettile.
Harry sorrise
« No, non lo sono. E poi, il Serpentese non è una
qualità specifica dei Sepreverde… »
« Anche il
Signore che ti ha fatto quella brutta ferita, parlava con i serpenti,
vero papà? » domandò Lily, sgranando
gli occhi castani.
Harry annuì
« Sì, però lui non era cattivo
perché parlava il serpentese… anche io
lo parlo e non sono cattivo, no? » concluse e Lily lo
abbracciò ridendo « No, tu sei il papà
migliore del mondo! »
Mentre Harry
accarezzava la testolina fulva della sua terzogenita, Albus e James si
squadravano in silenzio, poi James borbottò « E
perché Voldemort ti ha fatto quella cicatrice? »
La mano di Harry si
bloccò a mezz’aria, osservò il suo
primogenito con sguardo indecifrabile: sentire nominare Voldemort a
tanti anni di distanza era strano, ma ascoltarlo con la voce dei propri
figli, sembrava quasi un incubo che ritornava.
Si schiarì
la gola « Chi ti ha detto che si chiamava Voldemort?
»
James
scrollò le spalle « L’ho letto in un
libro di zia Hermione ».
Avrebbe dovuto fare un
discorsetto con lei a proposito, pensò Harry, poi
guardò i suoi tre figli che aspettavano in attesa di una
risposta. Il mito del bambino sopravvissuto era storia, a Hogwarts
avrebbero studiato le sue vicende, quelle di Ron, di Hermione e dei
loro vecchi compagni, nei libri di Storia della Magia. Avevano il
diritto di sapere, ma lui credeva di non avere la forza per
rispolverare quel passato: le morti, i sensi di colpa, il peso di un
destino non voluto… aleggiavano nel suo animo come spettri
di un trascorso terrorizzante mai sopito del tutto.
La voce di Ginny li
raggiunse dal piano di sotto e, suo malgrado, Harry ne fu sollevato
« E’ ora di andare. La storia è molto
lunga, ve la racconterò un giorno… »
Albus
sbuffò correndo verso le scale, mentre Lily gli attizzava
contro il pupazzo, ridacchiando.
Harry
sospirò ad occhi chiusi, poi riaprendoli vide James, che non
si era mosso dalla sua posizione, trafiggendolo con gli occhi color
nocciola dolorosamente familiari.
« Era tanto
cattivo? » chiese, come se la domanda fosse più
importante di quel che sembrava.
Harry lo
fissò attentamente, poi annuì. Allora James
sembrò aver capito qualcosa di importante e, ghignando come
suo solito, raggiunse i due fratelli al piano di sotto per la
colazione.
Rimasto solo, Harry
lasciò vagare la mente a ben venti anni di distanza, verso
la Hogwarts di allora, verso l’Ordine della Fenice e i
Mangiamorte e Sirius con i Marauders, Severus Piton e sua
madre, l’Esercito di Silente e infine lui, Albus
Silente, l’uomo che gli aveva cambiato la vita.
Appoggiò la
fronte alla parete, un vago pizzicore lo riportò alla sua
cicatrice, simbolo di tante e troppe sofferenze. Quando James aveva
compito undici anni, il ritorno ah King’s Cross e al binario
9¾ fu come un tuffo: il cuore gli batteva
all’impazzata quanto e più di James stesso: i
compagni di vita, scuola e battaglia, lo salutavano dalla banchina,
mentre suo figlio conosceva sconvolto il mito del bambino
sopravvissuto, suo padre. Ora, a distanza di un anno, continuava a non
abituarsi e, ci scommetteva, non l’avrebbe fatto neanche con
Lily; i suoi amici vivevano le stesse sensazioni con i propri figli.
Come un filo invisibile erano legati gli uni agli altri a quel treno
che, come un serpente scarlatto, li aveva accompagnati per anni al loro
destino. Forse i propri figli avrebbero vissuto le stesse emozioni,
forse più grandi, forse più intense. Era come se
tutto ciò che avevano vissuto, fino ad allora, fosse una
preparazione a ciò che sarebbe accaduto poi, ai loro figli,
ai suoi figli. La Saga del Bambino Sopravvissuto… per lui
era come se non fosse mai esistita, come se fosse stata un test, una
prova per loro che, ne era certo, li avrebbero superati con la loro
grandezza.
Harry
sbuffò, trattenendo una risata; come diceva Ron: lo stomaco
vuoto non va bene, si rischia di ragionare troppo.
« Maammaaa!
E’ tardi! »
Una voce petulante la
richiamò dal piano inferiore. Hermione sbuffò,
scostandosi le lunghe ciocche ondulate dagli occhi accigliati
« Dobbiamo andare!» sbottò per la
tredicesima volta ».
Hugo
incrociò le braccia, scuotendo la testolina fulva e
guardando insistentemente in basso, verso il cortile.
« Hugo!
» continuò veemente e il ragazzino
scattò, si girò verso la madre e la trafisse con
gli occhi di un azzurro chiaro, quasi bianco « Che ci vengo a
fare? Io nemmeno devo andarci a Hogwarts! »
Gli occhi dorati di
Hermione si strinsero dolcemente « Ah, è per
questo? Sei invidioso di tua sorella che può andare?
»
Hugo
spalancò gli occhi, rabbioso « Io non sono geloso
di quella stregaccia! Semplicemente non mi va! »
gridò, scostandosi per evitare che Hermione gli poggiasse
una mano sulla spalla.
« Guarda che
ti ho sentito! » sbottò la voce di Rose dalle
scale.
«
Chissenefrega! » gridò il fratello e Hermione lo
rimproverò.
« Scemo, si
può sapere che ti prende? Non volevi vedere quegli stupidi
manici da scopa? Allora vieni! E poi c’è sono
anche Lily. Anche lei non viene a Hogwarts, ma mica fa tutte queste
storie! » sbottò la ragazzina, apparendo sulla
soglia, con le mani sui fianchi.
Hugo si
ammutolì testardo, limitandosi a rifilarle occhiate
corrucciate.
Rose
sbuffò, scostandosi i crespi capelli castani dal viso
« Guarda che con me non attaccano questi sguardi!
Andiamo… » afferrò il fratello per un
polso, poi continuò a borbottare mentre lo trascinava
« Conosco delle magie che possono mantenerci in contatto, le
ho lette in Storia di Hogwarts… »
« Mi ricorda
qualcuno… »
La voce gentile di
Ron, la raggiunse dalla soglia e Hermione lo guardò
sospirando « Non sarà facile, quando staranno
entrambi a Hogwarts… »
Ron la
abbracciò da dietro, scoccandole un bacio tra i capelli
« Certo, hanno un carattere diverso, però mi
sembra che noi due ce la siamo cavata, no? E poi ci sono Albus,
Lysander e Lily che sono tranquilli, calmeranno gli animi delle pesti
».
Prima ancora di
Hogwarts, tutti avevano già capito chi era destinato a
controllare i bollenti spiriti di tutto il gruppetto: Lily, Albus e
Lorcan, erano tre angeli dal carattere tranquillo e diligente che
sembravano dover riconciliare i cugini più burrascosi, ossia
Hugo, James e Lysander.
Hermione sorrise
« Abbiamo messo su un bel gruppo di canaglie ».
Ron ghignò
« Non che noi fossimo degli angeli alla loro età.
A dirtela tutta, ancora devo capire da chi abbiano preso Albus e
Lily… » fece, alludendo alla superba
qualità del loro amico di attirare i guai. E dopotutto,
neanche Ginny era mai stata un esempio di tranquillità.
Uno squillo
acuto li richiamò « Parlando del
diavolo… » mormorò Ron, poi
afferrò il telefono « Sì, Harry, dammi
il tempo di raccattare quelle due piaghe e vi raggiungiamo.
Sì, veniamo in metropolvere… »
« Ehm,
ehm… »
Ron osservò
il cipiglio di sua moglie, poi sibilò
un’imprecazione tra i denti « No, abbiamo cambiato
idea… veniamo con l’otomobile…
Sì, » gettò un’occhiataccia a
Hermione, poi rise « D’accordo, a dopo ».
E
riagganciò.
« Cosa ha
detto? » volle sapere la donna.
Ron ghignò
« ”Dì a Hermione che è una
vera babbanofila rompiscatole.” » riprodusse il
rosso e Hermione sbuffò « Non possiamo fare
credere loro che si risolva tutto con la magia! » insorse e
Ron annuì « Certo, come vuoi cara ».
Hermione ebbe la
precisa sensazione di essere stata zittita, tuttavia non
replicò, incredibile ma vero.
Tornare
quell’anno a Diagon Alley, era un vero inferno. Quando
era toccato a James e Lorcan, il numero di pargoli al seguito
era nettamente inferiore, visto che alcuni erano troppo piccoli per
scortarli in giro. Ora però si sentivano tutti grandi e
pronti per affrontare una miriade di maghi indaffarati.
James
attraversò il varco nel muro del Paiolo Magico e proruppe in
un esclamazione di gioia « Wow! Il Castagno ha
messo nuovi gusti! » esclamò riferendosi alla
gelateria all’angolo.
In netto
contrasto col fratello così sicuro, Albus e Lily si
osservavano intorno intimoriti: Albus aveva già visto Diagon
Alley l’anno precedente, ma non riusciva ad abituarsi, per
Lily era la prima volta.
« Mamma,
cos’è quello? » la piccola
tirò la giacca di Ginny ed indico un gruppo di ombrelli dai
colori sgargianti.
«
E’ il Frog’s café! Si mangia!
» sbottò entusiasta James, che sembrava avere le
molle sotto ai piedi.
« James,
smettila di saltellare come un matto. Tua sorella si spaventa
» lo redarguì Harry, ma il figlio
guardò Lily « Non è forte? Tutto
colorato… devi vedere assolutamente L’Emporio del
gufo e la gelateria di Florian! »
Lily annuì
entusiasta e Ginny sorrise « Certo,faremo un giro, ma prima
ci aspetta la Gringott. E poi dobbiamo comprare la divisa a Albus e tu
devi cambiare la tua, signorino…. » aggiunse
adocchiando James che sbuffò « Uff è
solo un po’ rovinata… » si
lamentò.
« Un
pò? James, gli manca una manica. »
Lily
ridacchiò, mentre Harry si avvicinava ad Albus, appiccicato
ad una vetrina vistosa.
« Cosa
guardi? » domandò, osservando nella vetrinetta.
« Sono
pozioni? » fece di rimando Albus, sgranando gli occhi verdi.
Harry
annuì « Questo è il
farmacista, vende tutti gli ingredienti per i filtri magici ».
«
E’ quello che fa zio Ralph? » chiese il piccolo
Albus, alludendo al marito di Luna, che era un pozionista.
«
Sì, proprio così ».
Il bruno sorrise
« Posso fare pozioni a Hogwarts? »
Harry lo
osservò, con uno strano sussulto al cuore: Severus che
voleva fare pozioni… c’era un che di ironico in
tutto quello.
« Puoi fare
quello che vuoi, piccolo ». Affermò Harry,
scompigliandogli i capelli.
James li raggiunse,
gettò un’occhiata alla vetrina poi
sbottò « Non vorrai perdere tempo con quegli
intrugli puzzolenti! »
Harry sorrise: James
che non sopportava pozioni. Anche quello non era niente di nuovo.
« E cosa
vorresti fare? » domandò Albus, interessato.
« A me
piacerebbe la Trasfigurazione… » fece
meditabondo.
Harry lo
osservò « Sarà felice la McGranitt
» ghignò.
James lo
fissò, sgranando gli occhi « La preside?
»
«
Sì, era insegnate di Trasfigurazione, qualche anno fa
».
James lo
guardò, con stampata in volto un’espressione
sbalordita, poi fece una smorfia « Ho cambiato
idea… »
« Ehi,
uomini di casa, andiamo? » rise Ginny, richiamandoli.
Dopo aver prelevato
del denaro dal conto esclusivamente dedicato allo studio dei tre figli,
si fermarono per qualche istante di fronte alla banca.
Harry
indicò la sua sinistra « Madama McClan? »
Ginny, invece,
indicò la destra « Direi che potremmo andare da
Ollivander’s. Albus ha bisogno della bacchetta ».
« E
lì dove si va? » Albus indicò invece il
vicolo che si apriva di fronte alla banca, angusto e oscuro.
« Quello e
Nocturne Alley! Una figata… » Cominciò
James.
Ginny
tossicchiò e il ragazzo si schiarì la gola
« Ehm, come non detto… »
«
Sì, ma che c’è? »
insisté Albus e Harry sospirò « Negozi
di magia oscura ».
Sia Lily che Albus
sgranarono gli occhi e James sbuffò « Ho chiesto a
papà di andarci, ma dice di no… »
«
Perché no? Mica dobbiamo comprare qualcosa…
» lo interruppe Albus e Harry non seppe che
rispondere. Certo che i suoi figli erano proprio svegli…
« Non
perdiamo altro tempo, Sev, ti serve la bacchetta » li
interruppe Ginny e gli occhi del ragazzino si accesero « Che
bello! »
James
scoccò la lingua con le mani affondate nelle tasche
« Non sarà mai bella come la mia…
» e tirò fuori un’ asta in legno scuro,
piuttosto sottile.
« Di cosa
è fatta? » domandò entusiasta Albus.
Per un anno aveva praticamente implorato James di fargliela
provare; inutile dire che il fratello non aveva fatto altro
che vantarsene.
« Cipresso e
corde del cuore di drago » fece conciso lui, con stampata in
faccia un’aria di superiorità.
« Eccoci.
Sev, ricordi cosa abbiamo detto di Ollivander, vero? »
domandò Ginny e il piccolo annuì «
Sì, ” E’ un tipo strano e non devo darmi
pensiero… »
« Salve
Signor Potter, che piacere rivederla qui…
Signora… e James, come va la bacchetta? »
Ollivander
abbracciò tutti con il suo inquietante sguardo. Harry aveva
ancora una volta la sensazione che ci fosse qualcosa di nuovo, come un
guizzò diverso, in fondo a quegli occhi cerulei.
Probabilmente, ciò che aveva subito da Voldemort, era ancora
ben radicato nella sua mente. Rabbrividì, poi si
guardò intorno, ma nessuno lo aveva scorso: Albus se ne
stava in piedi, con una bacchetta alzata sulla testa, con
l’aria di chi si sentiva molto stupido, James saltellava in
giro adocchiando le varie bacchette e Lily fissava Ollivander come se
avesse avuto due teste.
« Mancino,
eh? E’ una caratteristica un po’
ambigua… secondo alcuni la mano sinistra era quella delle
forze oscure… » stava dicendo Ollivander, tirando
giù le scatole senza alcuna noncuranza.
Albus
sussultò « Ah , davvero? »
« Sono solo
leggende » lo interruppe rigida Ginny.
Ollivander le
gettò un’occhiata, poi disse con voce limpida e
neutra « Molte leggende si rivelano più veritiere
di altre, signora ».
Albus
guardò dalla madre all’uomo, perplesso.
Harry diede loro le
spalle per non ridere: Ollivander era sempre dannatamente preoccupante,
dubitava che Ginny avrebbe mai capito il suo modo di fare.
« Ecco,
provi questa ».
Ollivander diede al
ragazzo una bacchetta piuttosto scura, abbastanza rigida.
Scintille rossastre
annunciarono che al bacchetta era quella giusta.
« Si tratta
di legno di Pino e corde del cuore i drago, 11 pollici, un
po’ rigida. Bacchetta potente, direi ».
Albus annuì
allegro, poi salutarono e si diressero verso il negozio di Madama
McClan, Abiti per ogni occasione.
Ginny pensò
bene di piazzare i due figli sugli sgabelli e svignarsela da Florian
con Lily, mentre Harry dovette spiegare a James che la Madama non
poteva piazzare gli spilli se non stava un attimo fermo.
Cosa impossibile,
ovviamente.
« Stia
fermo… »
Madama McClan
sbuffò per l’ennesima volta, mentre James sembrava
non riuscire a stare immobile nemmeno per qualche secondo. Chiunque
vedendo quei due, uno così mite e rigido sullo sgabello,
l’altro burrascoso dai capelli disordinati, avrebbe mai
immaginato fossero fratelli.
Un scampanellio
annunciò l’entrata di qualche altro cliente e
subito James proruppe in un grido che fece ammutolire parecchi ragazzi
« Lorcan! » sbottò e scese dallo
sgabello, trainandosi la nuova divisa a mò di strascico, in
barba alla padrona del locale.
Un dodicenne piuttosto
alto, dai corti capelli neri e dai sognanti occhi grigio-azzurri,
sorrise a James.
« Ciao, Jam.
Anche tu nuova divisa? »
«
Già, a quanto pare l’anno scorso le abbiamo
distrutte… »
« Ciao
Ralph, come va? » Harry salutò un uomo entrato
subito dietro al figlio.
« Oh, ciao
zio! » esclamò James, mentre Ralph Scamander
sorrideva pacioso.
Era quasi portentoso
vedere come padre e figlio si somigliavano: entrambi alti, dal
portamento rigido e, in contrasto, dall’espressione serena.
Se Hagrid non gli
avesse raccontato quello che combinavano ad Hogwarts, avrebbe stentato
a crederci. Se James era una sottospecie di terremoto fuori e dentro le
mura del Castello, disordinato e caotico; Lorcan era il perfetto
opposto: sempre a posto, pacato e tranquillo. Ancora non riusciva a
capire come potessero andare d’accordo.
« Ciao
Ralph, e Luna? » domandò ancora Harry.
« Luna
è già da Florian con Lysander. Hanno incontrato
anche Hermione e Rose ».
L’altro
annuì « Bene, ci siamo tutti ».
« Rose? Ah,
devo dirle una cosa! » sbottò James e Harry lo
fissò « Cioè? »
Il ragazzo
gonfiò il petto, dandosi aria di importanza
« Avevo ragione io sugli incantesimi vincolanti ».
Harry si
mostrò spaventato « Vuoi dire alla figlia di
Hermione Granger che aveva torto? »
James annuì
e Harry ghignò « Da oggi avrò un figlio
in meno ».
Ralph rise «
In effetti, ricordo che Hermione era intrattabile, quando le si
facevano notare gli errori… »
Harry
sgranò gli occhi « Ricordo ancora la faccenda di
Crosta e Grattastinchi… no, no, impossibile farle notare un
errore. »
Dopo aver
comprato due divise nuove fiammanti, attraversarono la massa umana, per
raggiungere l’altro marciapiede dove un’enorme foto
di un mago, sorrideva abbracciando la folla.
« Chi
è quel signore? » fece Lily, con timore.
« Florian!
» esclamò Albus, precedendo Ralph.
« Era il vecchio proletario del locale… »
« Ragazzi!
»
Ron, Hermione e Luna,
li salutavano da un tavolo piuttosto lungo.
Ginny sedeva di fronte
ad Hermione « Giorno, Ralph! »
«
Buongiorno, ragazze » fece Harry, accomodandosi tra Luna e
Hermione « E le belve? » domandò,
rivolto a Hermione.
La donna sorrise
« Sono andati a comprare dei gelati. Ho mandato anche
Lysander, per evitare che Hugo e Rose si ammazzino nel
frattempo… ciao piccola!» fece a Lily, che
accorreva per sederle in grembo.
«
Ciao, zia Herm! »
« Ciao,
piccola Luna, » ridacchiò Luna, per poi girarsi
verso James « Tu! Hai usato l’essenza di elloboro
come ti ho detto? »
James la
guardò con espressione colpevole « Ehm…
»
Harry passò
lo sguardo dall’uno all’altra « Essenza
di che? »
Luna lo
guardò incredula « Elloboro, Harry, Elloboro!
» esclamò, come se ripeterlo potesse fargli capire
di che diavolo parlava. Harry e Hermione si lanciarono
un’occhiata, poi lei ridacchiò «
L’Elloboro per l’irrequietezza. Luna sperava di
somministrargliela come se fossero dolci… »
Harry sorrise
« Luna, volevi drogare mio figlio? »
« Immagino
non ti sarebbe dispiaciuto averlo un po’ più
calmo, eh? » ribatté la bionda.
«
Assolutamente no. Anzi, peccato non sia andato a buon
fine… » replicò Harry, sotto
lo sguardo omicida del suo primogenito.
Intanto, come loro
solito, quei due dementi degli amici davano spettacolo, prendendosi a
calci e morsi.
« La
piantate? » sbottò Lysander, guardando torvo Rose
e contemporaneamente trattenendo Hugo.
« Ha
cominciato lui! » sbottò la ragazzina, mentre il
fratello le faceva una linguaccia.
Lysander
sbuffò, poi annunciò pigramente «
E’ il nostro turno… »
Il gelataio fece un
sorriso stiracchiato a Rose, sperando che si decidessero a ordinare, ma
Hugo si intromise spingendola di lato « E’ il mio
turno ».
« Niente
affatto! » ribatté lei, avventandosi
pericolosamente verso i capelli rosso fiamma dell’altro.
Intanto, James era
sgattaiolato alle spalle dei due rissosi cugini « Grazie, per
lo spazio ragazzi… due coni: uno a nocciola e un altro a
cioccolato, grazie ».
Il ragazzo usci
all’esterno con nonchalance, lasciando gli altri a fauci
spalancate, mentre Lysander si sghignazzava « Ben vi sta!
»
«
Sei un arrogante presuntuoso… »
Stava dicendo per
l’ennesima volta Rose, mentre uscivano dal locale.
James leccò
svogliatamente il suo cono, poi la fissò dall’alto
dei suoi cinque centimetri di altezza in più
« Se voi siete due pivelli non è colpa
mia ».
Hugo
sbuffò, sedendosi accanto a Albus « Ciao
Al ».
« Ciao
» rispose mite quello, mentre Rose e James continuavano a
discutere.
« Faranno
così anche a Hogwarts? » gemette Lysander, dopo
buoni dieci minuti avanti in quel modo.
Lorcan sorrise
pacatamente « James fa così con tutti a
Hogwarts » rivelò e Harry sgranò gli
occhi « E tu come fai a sopportarlo? »
domandò brutale.
Il ragazzo
scrollò le spalle « Buona dose di
pazienza e tanto denaro da parte sua ».
Ralph si riscosse
« Ecco perché non hai bisogno di soldi »
Hermione rise
« Siete due esempi di rettitudine incredibile »
fece, scuotendo la testa, poi si girò verso Rose «
Piccolo avvocato, hai finito? »
La ragazzina
scrollò la chioma crespa e si rivolse a tutto il gruppo
« Come fate a sopportarlo? » domandò,
indicando James che aveva messo su la migliore espressione angelica di
questo mondo.
«
Masochismo, direi » commentò Ginny.
« Colpa loro
» rispose Albus, indicando i genitori.
« Colpa sua
» rincarò Harry, indicando Ginny.
Luna rise
« Una famiglia di svalvolati ».
« Ok, fammi
capire… cosa vuole? »
James
guardò incredulo Lorcan che scrollò le spalle con
fare noncurante « Mi ha detto solo di
“prepararti”, che poi non so cosa voglia dire, e
farti vedere quello che s i è fregato ».
Il bruno
digrignò i denti « Quello vuole fare una
brutta fine ».
Lorcan
sbuffò, guardando di sottecchi Albus e Lysander, seduti di
fronte a loro « Quest’anno ci sono anche quei due,
non puoi fare il gradasso come ti pare… »
« Chi se ne
frega, mi fratello si farà gli affari suoi »
sibilò convinto in risposta e l’altro
inarcò un sopracciglio « Ne sei convinto?
»
Sotto lo sguardo
indagatore dell’amico, James sbuffò «
Merlino, no! Albus già rompe le scatole a casa!
Così mio padre avrà una bela spia a scuola.
Già non si fida… »
Il bruno rise
« Bé, non è che tu sia esattamente uno
stinco di santo… »
James annuì
« Già, ma devo vedere di non esagerare con quel
Tasso lì, o mi metto nei guai »
borbottò risentito, poi guardò accanto a
sé dove Rose parlava animatamente, mentre Lily la ascoltava
a occhi sgranati.
«
Sì, e a quanto pare il soffitto della Sala Grande
cambia a seconda del tempo! E si dice che ci siano i troll
per i corridoi… » stava dicendo la bruna, dandosi
aria di importanza.
James
ghignò alle sue spalle e esordì «
Scema, guarda che non ci sono i Troll! Ti inventi frottole per fare
colpo su quella pover’anima di Lily? »
Rose si
girò, con l’aria di chi parla a un bambinetto di
cinque anni « Si troveranno in qualche piano che tu non hai
ancora visto, no? » sbottò.
Harry, Ron e Hermione
si scambiarono un sorrisetto di intesa, poi Ron corse in soccorso della
sua primogenita .
« In
realtà ci sono stati i Troll ad Hogwarts, sulla torre
Grifondoro ».
« Visto?
» frecciò la ragazzina al cugino.
« Ma solo
per un’emergenza, non sono permanenti »
aggiunse Ginny e James ghignò « Visto? »
« E
perché c’erano? » domandò
curioso Lysander sovrastando le voci degli amici che già
battibeccavano.
« Per
difendere la Signora Grassa… » cominciò
Harry, senza avere la più pallida idea di come continuare.
« E
perché? » fece ancora Lily, con
l’insistenza tipica dei bambini.
«
Perché erano accadute alcune cose… »
borbottò Ron, pericolosamente rosso in zona orecchie.
« Ah! La
storia del Prigioniero di Azkaban » sbottò James,
felice di conoscere qualcosa che nessun altro sapeva.
E difatti sei paia di
occhi si girarono verso Harry che si schiarì la gola a
disagio « Già ».
Dopo molte insistenze
e qualche moina, Harry supportato da Luna e Hermione, Ron sembrava aver
perso l’uso della parola, raccontarono ciò che era
accaduto.
« Quindi
tutti i Sirius sono aspiranti galeotti? » fece caustica Rose
a termine racconto.
«
Chissà che non sia tu la prima vittima della carriera?
» replicò con voce flautata James.
« Voi,
sicuramente sareste piaciuti a Sirius » assicurò
Harry, con un ghigno e Rose si bloccò. Sembrava indecisa se
essere impaurita o compiaciuta del fatto che un ex galeotto avrebbe
potuto provare simpatia per lei.
« Siete
stati da Ollivander? »stava invece domandando Luna a Hermione.
«
Sì, Rose ha trovato un pezzo di legno che la
sopporti… » rise Hermione.
«
Ollivander? Quel vecchio pazzo? » domandò Hugo,
mentre Albus ridacchiava.
« Non
è pazzo, Hugo! » lo rimproverò severo
la madre.
«
E’ solo tocco… » la interruppe Ron e
Hugo rise.
« Ronald
Weasley! La pianti di dare brutti esempi ai tuoi figli? »
sbottò solenne Hermione, mentre il rosso scrollava
le spalle.
« E che
bacchetta hai? » domandò entusiasta Lily.
Rose le sorrise e
tirò fuori un bastoncino di legno chiaro, molto sottile
« Questo è nocciolo con piume di cigno. 11 pollici
e mezzo, flessibile » fece, tutta orgogliosa.
James
ghignò « Una bacchetta per femminucce, insomma.
Lysander e Albus
soffocarono nel succo di zucca, mentre Lorcan si limitava a guardare
con biasimo l’amico.
« Harry,
guarda chi c’è… » la voce
sogghignante di Ron, distolse i due ragazzi dall’ennesimo
dibattito e entrambi si girarono nella direzione indicata dal rosso:
due persone dagli inconfondibili capelli biondo platino, si immettevano
nel flusso caotico della strada principale, dopo essere usciti dal
vicolo stretto di Nocturne Alley.
« Mi avrebbe
stupito non vederlo lì » sbottò Ron,
mentre Ginny gli tirava una manica.
« Smettila
Ron, i vecchi rancori di Hogwarts sono finiti. Diamine sono passati
vent’anni, rilassati! »
« Per me, no
» replicò il fratello. « Per me era e
resta un vigliacco ».
Avevano ragione
entrambi, pensò Harry. I sentimenti di disprezzo infantili
che tutti avevano tenuto almeno una volta, in passato, erano superati,
ma Ron non aveva tutti i torti: Draco Lucius Malfoy si era dimostrato
incapace di prendere una vera e propria posizione. Eppure non poteva
biasimarlo: Ron non riusciva a cogliere certi particolari, ma lui
sì; i suoi occhi alla morte di Tyger, di fronte a Silente,
di fronte al salvataggio miracoloso da parte dei suoi
genitori… quegli occhi avevano mostrato qualcuno segnato dal
cambiamento profondo a cui Tom Riddle aveva condotto tutti quanti,
nolente o volente. Era un uomo migliore, per quello che ne sapeva.
«
Malfoy… » Ron mosse rigidamente il capo.
Mentre era perso nei
suoi pensieri, Draco e suo figlio si erano avvicinati, così
poteva vederli da vicino.
Scorpius, aveva gli
occhi inconfondibili dei Malfoy e così anche i capelli, ma
il sorriso, il sorriso era così aperto e pulito che dubitava
Draco fosse mai stato capace di eguagliarlo. Quest’ultimo
aveva fatto crescere la chioma cosicché la somiglianza con
un Lucius giovane fosse prodigiosa; ma lo sguardo era mille e mille
volte differente. Sì, era cambiato, non aveva dubbi.
Harry
spostò lo sguardo, fino a puntare gli occhi smeraldinei in
quelli plumbei del biondo « Ciao, Draco ».
Il fatto che Harry lo
avesse salutato sembrò quasi risvegliare Draco, che si
riscosse e sorrise brevemente.
« Ciao
Scorpius… » salutò indifferente James,
succhiando dalla cannuccia fregata ad Albus.
« Ehi,
Scorpius! » fece invece con calore Hugo.
Tutti gli altri si
limitarono a qualche accenno di assenso, tranne Rose che li fissava
diffidente.
«
Draco… » cominciò Hermione e il biondo
la guardò con circospezione, che si avvicinava quasi al
terrore.
« Come va il
lavoro al Ministero? » domandò la bruna con un
sorriso gentile.
La sua cortesia
sembrò scuotere profondamente l’uomo e un
movimento convulso alla mano sinistra ne tradì il disagio.
« Tutto
bene, Hermione ».
L’aveva
chiamata per nome. Quell’evento era sulla strada giusta per
diventare un miracolo.
Draco
pronunciò quella parola con inflessione interrogativa, come
se non ne fosse sicuro.
Hermione sorrise e
Draco tirò avanti, aspettando Scorpius fermatosi a parlare
con il rosso Weasley.
« Che
ragazzo silenzioso… » borbottò Lysander.
Albus si
mostrò perplesso « Secondo me è solo
timido ».
Rose gli
lanciò un’occhiata intenerita, come se fosse stato
un pazzo che non sapeva cosa dicesse, poi si girò verso
Lily.
Dopo altre
chiacchiere, arrivò l’ora di pranzo e molti
stomaci cominciarono a borbottare.
«
D’accordo, io voto per il cibo » alzò la
mano Ron e subito tutti i ragazzi del gruppo alzarono la mano di
rimando.
Rose sbuffò
« Cioè, siete dei pozzi senza fondo…
»
«
Bé, sai com’è… noi ci
muoviamo, mica come una persona di mia conoscenza…
» replicò James, alludendo alle forme rotondette
della ragazzina.
« Hai il
tatto di un Ippogrifo in una cristalleria, Jam »
osservò Harry e il figlio scrollò e spalle.
« Almeno non
ha l’attitudine alle frottole come i suoi omonimi…
» rise Hermione e Harry parve pensieroso
« In
effetti, non credo che lui sarà come Sirius…
»
« E meno
male! Era un casanova » sbottò Ginny e Rose
frecciò con un ghigno « Perché, chi se
lo prenderebbe a questo? »
« Non si
può dire lo stesso di te. Mi sbaglio o
c’è del tenero con la serpe Malfoy? »
Rose
arrossì fino alla punta dei capelli e i grandi sorrisero
sotto i baffi, mentre Hugo sgranava gli occhi « Scorpius?
» sbottò, poi indicò James. «
Ma io ti facevo più con un tipo come lui. Mica con una
statua di sale ».
Lily si intromise con
la sua vocina fievole « Scorpius mica è una
statua… »
« Lily,
tesoro, non perdermi anche tu… »
implorò Harry, accosciandosi al suo fianco con uno sguardo
così supplichevole da strapparle un risolino.
«
Già qualcuno sano deve rimanere, se no papà
rischia l’infarto » fece James e Albus si
accigliò « Io sono normale ».
«
Sì, certo. Uno che ama le pozioni… »
Fu Lysander e James lo
guardò con nuovi occhi « Sai, comincio a
rivalutarti » fece solenne, mentre Albus sbuffava.
« O
bé, grazie… » borbottò
ironico Lysander.
Qualche minuto
più tardi dopo pranzo, stipati attorno ad un ampio tavolo al
Paiolo Magico, la conversazione cadde su Hogwarts, ma soprattutto sulle
Casate di appartenenza.
«
Bé i Grifondoro sono… »
«
Coraggiosi, sì lo sappiamo ».
« E i
Corvonero… »
«
Sì, sono intelligenti ».
Harry
guardò di sbieco Albus che sorrise con fare innocente
« Lo sappiamo a memoria, Papà ».
« Ho capito,
ma loro no » fece tranquillo il padre, indicando Hugo, Lily,
Lysander e Rose.
« Rose, ma
io ti ho già spiegato come funziona »
sbottò Ron e la ragazzina sbuffò «
Papà, non te la prendere, ma sei una frana a spiegare
».
Ron le
lanciò un’occhiataccia e Hermione rise «
Direi che ha ragione! »
«
Allora… » cominciò Luna, seduta accanto
ad Harry. « Vediamo se ricordo… »
Luna era perfetta nel
raccontare storie: aveva quello sguardo sognante, la pazienza e la voce
giusta.
«
“E' forse Grifondoro la vostra via, culla dei coraggiosi di
cuore: audacia, fegato, cavalleria fan di quel luogo uno
splendore…” »
Luna
cominciò a cantare con voce melodiosa e tutti, tranne Ralph
che aveva studiato a Bauxbatons, si sentirono quasi trasportati nel
passato. Il terrore di capitare nella Casata sbagliata, o peggio, il
timore di non essere scelti affatto, li aveva colpiti come un macigno.
Harry ricordava di aver passato gli ultimi dieci minuti prima dello
Smistamento a credere di dover affrontare un duello con le spade, come
gli aveva detto Fred. Ron, invece, aveva assunto l’aspetto di
un cadavere e si era trascinato a stento: la paura di non essere un
Grifondoro come il restante della famiglia Weasley, era incontenibile.
Hermione era già pronta, ovviamente. Harry
poté quasi risentire la piccola voce saccente che diceva di
aver letto tutto su un libro.
E Luna… ora
che ci pensava, non sapeva come Luna avesse vissuto quegli attimi di
stravolgimento. Al periodo, non si conoscevano nemmeno, ma era sicuro
che l‘aveva affrontata con la solita flemma.
« Che bello!
» la voce di Albus, lo ridestò.
«
Papà, tu non ci hai mai cantato la canzone! » gli
fece notare, con un cipiglio.
Harry
tossì, a disagio « Piccolo, io sono stonato
».
« Confermo
» dissero all’unisono Ron e Hermione, poi risero
sotto lo sguardo sdegnato dei loro figli.
« Quello fu
il nostro primo smistamento. Oh, ce ne furono molti altri, tutti gli
anni ed ogni anno una canzone differente… ma per un motivo o
per l’altro non li abbiamo sentiti tutti. Come dicono i
versi, Grifondoro è la Casata dei fieri e dei
coraggiosi… »
« O anche
degli incoscienti » ricordò Ginny e
scambiò un cenno d’intesa con Hermione.
Luna sorrise con
indulgenza « Anche, ma cos’è la vita ad
Hogwarts senza un po’ di follia e disastri? »
Ron e Harry la
fissarono « Perché nessuno di noi due ha sposato
te, invece di queste arpie? »
Ralph
ghignò « In fila, prego ».
Il borbottio
infastidito della mandria di pesti li riportò
sull’argomento principale.
« La Sala
Comune si trova nella torre Grifondoro, al settimo piano.
All’entrata c’è La Signora Grassa, che
inventa delle parole magiche per entrare… »
« Vecchia
megera… » borbottò James.
« Jamie!
» esclamò Ginny e James annuì
freneticamente, gesticolando « Ma è vero! Mi ha
lasciato fuori per una notte intera! » alzò
l’indice, scandalizzato.
«
Dimenticato la parola? » domandò con voce flautata
Harry e James si imbronciò.
« Sirius
entrò di soppiatto con le parole magiche e
scatenò un casino…. Non c’è
da meravigliarsi se ha fatto quello che ha fatto »
osservò Ron e Harry annuì « Credo
anch’io ».
«
Com’è Corvonero? » interloquì
Rose, zittendoli.
Luna le sorrise
« Ti piacerebbe Corvonero? »
Rose annuì
e Luna continuò « “Oppure Corvonero, il
vecchio e il saggio, se siete svegli e pronti di mente, ragione e
sapienza qui trovan linguaggio che si confà a simile
gente” » canticchiò divertita.
« Non
ricordavo fosse così… comunque…
Corvonero si trova nella torre Ovest. Si entra attraverso una porta
dove un’ aquila di bronzo ti fa una domanda a cui devi
rispondere. Se non ci riesci, rimani fuori ».
« Credo che
rimarrei fuori molto spesso, allora » fece sarcastico Hugo,
ma Rose era completamente assorbita dal discorso.
« La Sala
è spaziosa e ariosa, piena di vetrate che danno sul lago.
Forse è la Sala Comune più particolare
».
« Ora che ci
penso… chi ha mai visto quella dei Tassi? »
domandò Ron; sia Hermione, che Ginny scrollarono le spalle.
«
Bé, Ted mi ha spiegato com’è.
Ma se non ci fosse stato lui, non l’avrei mai saputo
» rispose Harry alludendo al suo figlioccio, Ted Remus Lupin,
finito a Tassorosso come la madre Ninfadora Tonks.
« Come mai
non la conoscete? » domandò Lorcan.
« La Sala
dei Corvi l’abbiamo vista solo il settimo anno e solo per
trovare il diadema… »
« Serpeverde
dopotutto era quella dei nemici, ovvio che la conoscessimo…
» aggiunse Ron.
« E la coppa
di Tassorosso era già nelle mani di Riddle…
» inserì ancora Hermione.
«
Cioè non ne avete idea? » tradusse Lorcan,
inarcando le sopracciglia.
« E
Serpeverde com’è? » introdusse Lily e
Harry sembrò guardarla con nuovi occhi. « Piccola,
dopo la storia dei serpenti e Scorpius Malfoy, mi preoccupi. Non farti
venire idee strane eh? »
Ginny gli
lanciò un’occhiata « Caro, non metterle
pensieri cretini in testa ».
Luna si
accigliò « La canzone faceva più o meno
così: “O forse a Serpeverde, ragazzi miei, voi
troverete gli amici migliori quei tipi astuti e affatto babbei che qui
raggiungono fini ed onori!” Non ho mai pensato che Sepreverde
fosse malvagia… »
«
Bè, non male» commentò Hugo e
Ron sbuffò « Sì erano bravi a parole.
Ma mancavano di pratica ».
« Comunque
Serpeverde nei sotterranei e fa freddo, molto freddo. Capito
Lily? E tu soffri il freddo! » fece velocemente Harry e
Hermione gli diede un pugno sulla spalla.
« Ragazzi,
ricordate che potete fare quel che volete. Scegliete col cuore che noi
siamo sempre orgogliosi. foste anche Tassi o Serpi, a noi va bene.
Vero? » domandò minacciosamente la mora.
Harry e Ron la
guardarono spaventati, prima di annuire, mentre Ralph sghignazzava.
« Potete
sempre venire a Bauxbatons… » provò
speranzoso tra le risate e Ron sbuffò con
incredulità « Ah! Bauxbatons! Per
favoreee»
Lorcan rise
« Sembrate un manipolo di fanatici religiosi pronti a
convertirci » osservò e tutti i ragazzi annuirono
in accordo.
« A
proposito di conversioni… » fece Hermione,
gettando un’occhiataccia a Ginny che si strinse nelle spalle.
« Cosa?
» domandò Ron, guardando dall’una
all’altra.
« C.R.E.P.A.
» replicò semplicemente Harry, sospirando.
Tre giorni prima aveva
assistito ad un deja-vu terrificante: Hermione era passata a trovarli e
aveva cercato di coinvolgere Ginny nel suo ampliamento del “
Comitato per la Riabilitazione degli Elfi Poveri e Abbrutiti
”. La speranza sua e di Ron che tutto cessasse dopo Hogwarts
era del tutto svanita; anzi le ricerche di Hermione erano aumentate, si
erano approfondite, e la ragazza ne aveva fatto un lavoro.
Sfortunatamente Kingsley Shacklebolt, diventato nel frattempo Ministro
della Magia, condivideva il suo interesse per gli esseri più
deboli e sfruttati.
Ginny scosse la testa
« Mi spiace, Herm, ma tra questo e la dirigenza dei Pride
jr… »
Hermione emise un
sospiro tremolante, senza azzardarsi a parlare, mentre Ron e Harry si
scambiavano un sorrisino. Ginny allenava una piccola squadra di
Quidditch giovanile, il quale nome aveva preso ispirazione dai Pride of
Portree. Hermione, che continuava a detestare cordialmente il
Quidditch, non riusciva a capire come Ginny preferisse insegnare ai
ragazzini uno sport così “stupido”,
invece di prodigarsi per i poveri elfi domestici. In realtà,
Harry sapeva per certo che anche potendo, Ginny non avrebbe mai aiutato
Hermione in quella che lei chiamava “Missione contro i mulini
al vento”.
Salutarono Tom, lo
sdentato proprietario del Paiolo, solo qualche ora più
tardi, attraversando la parete per Londra, carichi di pacchi colorati.
Scoprirono che ad
attenderli c’era la monovolume verde bottiglia di Hermione
(Si era scoperto che Ron aveva confuso l’esaminatore).
« Qualcuno
vuole un passaggio? » domandò la bruna, mentre si
infilava la cintura di sicurezza e apriva il finestrino.
« No, grazie
Hermione. Noi abitiamo qui vicino » fece Luna, indicando la
sua sinistra.
A differenza dei
Weasley, che avevano ristrutturato la tana, gli Scamander vivevano in
centro.
« Voi?
» fece poi Hermione, verso Harry.
« Piedi. La
macchina è a riparare dopo l’incontro di Ginny con
un albero » se ne uscì ironico Harry.
Ginny aveva voluto
imparare e lo stava facendo penare; era la quarta volta che quella
povera automobile si faceva un viaggio dal meccanico.
« Ok, allora
domani ci ritroviamo alle undici da voi? » chiese
Ron a Ginny.
« Vi veniamo
a prendere con la nostra auto, dovremmo entrarci tutti, abbiamo fatto
qualche accorgimento » fece con un’ occhiolino Ralf
ad Harry.
« A domani
allora » salutò Hermione, mentre Hugo e Rose
già litigavano nei sedili inferiori.
« Ciao,
ragazzi! » esclamarono con un cenno Luna e Ralf, mentre
giravano a sinistra. I Potter, invece, si mossero in direzione opposta.
Londra era
quasi deserta e dopotutto non era male farsi un giro per la
città a quell’ora. Dopo qualche sussurrio, le due
pesti si voltarono verso i genitori.
«Pà,
ma la Foresta Proibita è davvero così pericolosa?
» se ne uscì James, mentre Albus sembrava
trattenere il respiro.
Ci fu una bella lotta
tra gli ingranaggi della mente di Harry: la foresta, dopo la scomparsa
di Aragog, Grop e gran parte dei centauri, non era più
pericolosa come un tempo, ma ammetterlo voleva dire al fuga certa di
James in braccio a quel labirinto di alberi.
« Un
pò » decise infine. « Dipende dalla
posizione, il cuore della foresta è molto selvaggio. E poi
c’è Hagrid che la conosce a menadito.
Però non voglio che ci andiate » disse guardando
soprattutto James.
Se Albus
annuì all’istante, James ci mise di
più, ma Harry fece in tempo a notare un guizzo di sfida
negli occhi castani. Sospirò: quel ragazzino era una bomba
ad orologeria.
« Avete
tutto pronto per domani? » domandò, dopo un
po’ e i due annuirono all’unisono.
« Spero che
vada tutto bene… » si fece sfuggire Albus e James
sbuffò « Oh, no. Ancora? »
« Qual
è il problema? » chiese il Bambino sopravvissuto,
guardando dall’uno all’altro.
« Sev ha
paura di finire a Serpeverde! » fece velocemente James,
mentre il fratellino arrossiva.
Harry sorrise
« Sev, ne abbiamo già parlato…
»
« Spero
almeno che non vieni a Grifondoro » borbottò il
fratello e Ginny gli tirò un orecchio.
« Mamma,
davvero! Sarebbe un guastafeste e poi… diventerebbe
sicuramente un prefetto » disse con una linguaccia.
«
Bé, almeno siamo sicuri che qualcuno lo
diventerà… » rispose caustica la madre.
« Caro, tu che dici…? »
Ma Harry non
ascoltava, o almeno non del tutto. Era stato rapito, da qualcosa; una
vetrina, grande, vuota e scura. Sembrava di grande importanza fissare
quella superficie di vetro: le ombre di James e Albus si stagliavano
sulla lastra come ingrandite, quasi spettrali e una voce…
poco più di un sussurro carico di presagi, lo richiamava
verso quell’immagine, le ombre sembravano lottare tra
loro… ma James e Albus erano fermi…
«
Pà » la voce del suo primogenito lo
richiamò. Batté le palpebre e si
ritrovò i suoi occhi nocciola a fissarlo, accigliati.
« Sogni a
occhi aperti? » gli domandò ghignando.
Harry gli sorrise di
rimando, poi vide i due figli prendersi a morsi per la strada.
« Jam,
idiota, mi fai male! »
« Sei un
pappamolle Sev ».
Harry, purtroppo, non
era nuovo ai presagi. Dopo le varie profezie e maledizioni che aveva
affrontato, era esperto nel riconoscere un “evento
incomprensibile ma di grande importanza”, come era stata in
fondo tutta la sua vita. Quella voce additava le ombre dei suoi figli,
ombre che si scontravano, che sembravano lottare
nell’oscurità e la cosa non sembrava casuale.
Lanciò un’occhiata ad entrambi: possibile fossero
in pericolo nel loro immediato futuro? Lotta…
sarebbe accaduto qualcosa per la quale i suoi due figli avrebbero
diviso le proprie strade? Gli sovvenne in mente l’immagine
precisa dei fratelli Black, uniti alla stessa natura, ma divisi da un
odio radicato, che nessuno dei due riuscì mai a valicare.
E pregò che
i suoi figli non giungessero alla stessa fine.
Il mattino seguente fu
un vero macello: Albus aveva dimenticato di mettere in baule il suo
fidato libro “Storia di Hogwarts”, quindi aveva
dovuto riaprilo e rifare tutto d’accapo; Ginny cercava di
preparare qualcosa da mangiare per i due figli, ma anche per Lysander e
Lorcan, visto che i genitori erano stati così gentili da
andarli a prendere. James, tanto per dire qualcosa di nuovo, era
scomparso; svaniva per delle ora e non si capiva mai per certo dove
andasse.
Solo due ore dopo,
quando avevano raccattato Mail, civetta di Albus, ritrovato James,
afferrato i bauli e salvato Harry dalla nevrosi, poterono partire alla
volta di King’s Cross.
Ralf possedeva una
sette posti grigia, allargata per magia. Ad Harry ricordò le
auto del Ministero, dove i sedili inferiori assomigliavano a delle
panche. Si girò dietro: James, Albus e Lorcan e Lysander
potevano sedere comodamente, ma anche così non facevano
altro che prendersi a pugni e spallate.
« Che
rompiscatole che è tuo fratello! » se ne
uscì Lysander verso Albus, quando James si era rifiutato di
sposarsi di qualche centimetro.
« Come se
dovessi dirmelo tu… » replicò Sev, con
un sospiro di pazienza.
« Insomma,
quante storie » sbottò Lorcan, quando on ce la
fece più. Girò i profondi occhi blu verso
l’amico e fece con tono suadente «Su Jam,
perché non ti sposti un po’? »
Come per magia i due
si sistemarono ordinati e non si mossero più. Harry
guardò Lorcan come se fosse una divinità scesa
dal cielo « Sei un Dio! Verrai a casa con noi, da oggi in poi
».
Luna e Ginny
scoppiarono a ridere.
Le due donne e Lily,
sedevano tranquillamente dietro ai ragazzi, tra i bauli.
Luna a differenza di
Hermione non faceva grandi problemi nell’utilizzo della
Magia, ma preferiva metodi e rimedi più semplici e naturali.
Nonostante ciò, aveva acconsentito a modificare
l’auto, proprio per evenienze di quel tipo e Ralf aveva
giurato che sarebbe stata l’unica sua variazione. Ma a
giudicare da come l’automobile sgusciava tra il traffico,
come evitava ingorghi e semafori, probabilmente aveva detto
qualche fandonia.
A quanto pare, lui e
Hermione rimanevano gli unici a saper vivere senza magia, essendo
comunque cresciuti tra i Babbani, mentre Ginny e Ro proprio non
riuscivano a farne a meno. Tra i loro figli, solo James sembrava poco
interessato al fascino della Magia, anzi aveva saputo di non poche
risse babbane scoppiate guarda caso nelle sue vicinanze.
L’arrivo a
King’s Cross fu annunciato da un cicaleccio di turisti,
pendolari, studenti e carrelli che si muovevano freneticamente.
Nonostante la grande premura nel preparare le varie famiglie di maghi a
quell’evento, si potevano scorgere in giro vestiari
sgargianti, cappelli a punta e parole come “ Quidditch
“, “Babbani “ e “ Scuola di
Stregoneria “.
Harry scosse la testa:
a quanto pare, non avrebbero imparato mai.
Smontarono
dall’auto, cominciando a prendere i carrelli,
quell’anno più numerosi: anche Lysander
e Albus approdavano ad Hogwarts. L’idea che i due figli
dovessero convivere insieme, inquietava Harry tanto più dopo
il sinistro presagio del pomeriggio precedente; guardò i due
ragazzini che si strattonavano e si ritrovò quasi ad
invidiare Luna e Ralf i cui figli andavano d’amore e
d’accordo.
James si
sistemò il berretto con la visiera messa al contrario e
cominciò a correre tra la folla alla ricerca di compagni,
infischiandosene del proprio baule abbandonato accanto al marciapiede.
« James
Sirius, non sperare che ti porti il carrello! »
sbottò Ginny, richiamandolo.
James
sbuffò con aria accigliata e tornò indietro, poi
vide Harry portare quello di Albus « E perché lui
non si porta il suo, allora? » esclamò, pronto
alla lite.
«
Perché per lui è il primo anno, anche con te
abbiamo fatto così. Ora march! »
James
afferrò il carrello, borbottando inviperito a mezza voce,
superò Harry, premunendosi di dare una spalata al fratello,
e si affiancò a Lorcan che invece aveva cominciato a
trainare il suo carrello
pacificamente.
« Che
palle… » cominciò il piccolo Potter, ma
l’altro sorrise bonario « Dai, non è
così grave… Lì
c’è Hugo! »
Il rosso aveva i
capelli scompigliati di chi sembrava non aver visto pettine
da giorni e li salutava, con accanto Ron.
« Buongiorno
» salutò questi. « Siete in
ritardo» concluse indicando il grande orologio che segnava le
undici meno dieci.
« Lo sai che
non siamo mai in orario, noi » sbottò Harry,
lanciando un’occhiata ai due figli che se ne fregarono
allegramente.
«
Dov’è tua sorella? » fece James,
cercando Rose con lo sguardo « Dovevo dirle una cosa sulle
pozioni astringenti… »
« Ha
incontrato delle amiche » lo interruppe Hugo. « Che
avete voi due? » domandò, osservando come Lysander
e Albus parlottavano intimoriti.
« Come
“ cosa abbiamo ”… è il nostro
primo anno! » rispose Lyander indignato, mentre Albus annuiva.
Hugo sbuffò
« Capirai e avete quella faccia da morti? Almeno voi ci
andate… »
Non finì la
frase che James lo colpì con una pacca, mandandolo quasi
lungo disteso « Così si parla! Non vedo
l’ora che ci sia anche tu! »
Intanto Hermione era
tornata, salutando tutti e sbuffando come una teiera. A quanto pare,
Kingsley l’aveva richiamata a lavoro, cancellando i suoi
progetti di ferie anticipate. Mentre discutevano della faccenda,
qualcuno di estremamente allegro lì salutò con un
ghigno.
«George!
» esclamò Ginny, correndo ad abbracciare il
fratello.
George Weasley la
strinse brevemente con un braccio, poi si girò verso Ron
« Ciao, Ronnie, come si va? »
Non era cambiato
molto, neanche dopo tutto ciò che era accaduto: i capelli
rosso fiamma erano ancora lunghi e ordinati, il fisico continuava ad
essere piuttosto magro e alto, e il ghigno era quello di sempre. Solo
una sorta di fascia, tesa sulla parte sinistra e le piccole rughe
intorno agli occhi, indicavano che qualcosa effettivamente era
avvenuto. Il vuoto dove avrebbe dovuto esserci l’orecchio di
George, era il segno più evidente del passaggio di
Voldemort, dopo la cicatrice da anatema.
«
Dov’è Angelina? » domandò
Ginny e George scrollò le spalle « Con la squadra,
sperduta nelle campagne».
Angelina, come Ginny,
si dedicava ad una squadra di piccoli giocatori, la Puddlemere United
Jr., che spesso si scontrava con quella dell’amica.
« E Fred
come sta? » fece ancora Ralf.
Fred Weasley Secondo,
diciassettenne, aveva appena concluso Hogwarts tra i Grifondoro come
nientemeno che Caposcuola, George voleva ripudiarlo per questo, ma si
era fatto perdonare successivamente, lavorando con lui nei “
Tiri Vispi Weasley ”; dopo aveva deciso di partire.
« Mi scrive
poco. L’ultima volta era in Albania con Charlie allo studio
dei Dorsorugosi » .
Mentre gli uomini
ancora chiacchieravano del più e del meno, Hermione
saltò su sconvolta « Sono le undici! »
Nello stesso istante
sentirono un fischio diverso, particolare. Chiunque altro lo avrebbe
preso per uno dei treni della stazione, ma quello apparteneva a
qualcosa di invisibile o, più precisamente, di magico.
Si guardarono intorno
un po’ smarriti, poi agguantati pesti e animali domestici,
corsero come dannati tra la folla sulle banchine.
« Possibile
che dobbiamo sempre andare di fretta, noi altri? »
sbuffò Ron, correndo, trascinandosi Rose e il suo baule.
Rose si scostò i capelli e si affacciò dalle
braccia del padre « Mamma… »
«
Sì » fece Hermione, poco dietro di lei.
« Ho io Clio! » sbottò, alzando una
cestino dal quale fuoriusciva un’ affusolata coda bianca.
Intanto, accanto a
Ron, Ginny correva con Lily sulle sue spalle che si divertiva
un mondo, e Mail tra le braccia.
In testa al gruppo,
James superò in tutta fretta la parete stregata, senza farsi
alcun tipo di problema, e con una scivolata arrivò al
binario 9 e tre quarti. Si guardò intorno per qualche
istante e scorse l’unico controllore, intento a guardare su e
giù dalla banchina.
« Mi
scusi… » fece, strattonandolo per la manica.
« I miei genitori e cugini sono in ritardo, non si
può fermare il treno per un attimo? »
spiegò, con incredibile faccia tosta.
L’anziano
uomo lo fissò, come per cercare di decidere se credergli o
meno, poi scrollò la testa « Impossibile, abbiamo
una tabella di marcia, ragazzo… »
James
sbuffò, poi si sentì picchiettare la spalla
« Cos- Oh, ciao Scorpius ».
Il bruno
salutò il biondo, che indicava la parete alle sue spalle.
«
Hugo è in ritardo? »
« Come tutti
gli altri » borbottò James, mentre il treno
già fischiava chiudendo le porte. Se non si sbrigavano,
sarebbe partito senza baule e gli altri non si sarebbero nemmeno
presentati.
« Come al
solito » mormorò una voce, dietro Scorpius.
James gli
gettò un’occhiata accigliata e
sussultò: quello era il padre di Scorpius, Draco Lucius
Malfoy, di cui aveva sentito parlare tantissimo il primo anno di scuola.
« Allora, tu
sei James Potter? » domandò l’uomo e il
ragazzo annuì.
Senza altre parole,
Draco lo superò parlottando col controllore che, qualche
istante dopo, bloccò il treno con un acuto fischio della sua
bacchetta.
James lo
fissò accigliato, ma si distrasse quando gli altri
superarono la parete con un affanno spaventoso e un diavolo per capello.
« Fate con
calma, non fatevi venire un infarto » fece sarcastico,
avvicinandosi al gruppo.
Ron, con le mani sulle
ginocchia, si rizzò e fisso il treno scarlatto «
Perché ancora deve partire? »
James
lanciò un’occhiata a Scorpius e a suo padre che si
stavano già allontanando e alzò le spalle
« Non saprei ».
In pochi secondi
riuscirono a caricare tutti e, tra le lacrime trattenute di Hermione,
le minacce velate di Ron a non diventare Serpeverde e i saluti isterici
di Lily e Hugo, partirono.
Rose ritirò
la testa dal finestrino e sospirò « Stiamo per
andare a Hogwarts » fece a Albus e Lysander.
«
Già » replicò Albus. «Stiamo
per raggiungere la Leggendaria Hogwarts ».
Lo disse con un certo
timore, socchiudendo gli occhi contro la luce sole, poi si
girò verso il corridoio semi deserto.
Un ragazzino biondo,
dagli occhi di un portentoso color Artemisia, li stava fissando, solo.
Albus sorrise, al
pensiero di ciò che avrebbe cambiato, alla Storia che
avrebbero fatto.
«Scorpius,
Scorpius Malfoy » chiamò.
Al solo sentire quel
cognome, più di una testa si girò o si
affacciò dagli scompartimenti, per vedere.
Albus lo raggiunse
inciampando nei vari bauli stipati nello stretto corridoio e
allungò la mano « Nessuno ci ha presentato per
bene. Albus Potter ».
Il biondo
fissò la mano, poi piantò lo sguardo in quello
smeraldineo di Albus, stringendola.
« Molto
piacere ».
Molti rimasero
spiazzati se non altro dall’accostamento di due cognomi come
quelli. Era la leggenda, di un’ antitesi quasi perfetta, che
stava per svanire con una stretta di mano.
Ma come aveva
già detto al tempo il Bambino Sopravvissuto, i tempi
cambiano, le guerre finiscono, le persone dimenticano; e quella volta
non erano soli.
James, appoggiato al
finestrino, con le braccia incrociate, sbuffò ravvicinandosi
ai due, afferrò il baule di Scorpius e fece rozzamente
« Ok, avete dato fin troppo spettacolo. Scorpius se speri che
ti chiami Signor Malfoy scordatelo, e se speri di rimanere
qui in mezzo come un’anima in pena hai sbagliato gruppo.
Andiamo ».
Così
facendo si mossero tutti verso il fondo del treno, alla ricerca di
posti. Scorpius si sistemò con Albus e Lysander in uno
scomparto vuoto, mentre James e Lorcan si spostarono verso il centro
del treno.
Hermione si
soffiò il naso, mentre appoggiava la testa sul petto di Ron
che le cingeva le spalle con un braccio « Sono partiti
»
Harry sorrise
« Andiamo, Hermione, staranno bene! Rose è forte,
proprio come te alla sua età, e ci sono tutti gli altri.
James, poi, conosce già tutto il Castello e si
occuperà di loro ».
« Infatti e
se proprio non ti fidi di James, c’è Lorcan che fa
da chioccia un po’ a tutti » aggiunse Ginny, mentre
Luna annuiva.
Superarono
chiacchierando la parete magica, ritrovandosi George ad aspettarli
« Andiamo?»
« E la
tua?» chiese Ralf.
George
ghignò « Partita. Ma non mi preoccupo,
darà molto da fare alla scuola, molto più di Fred
» .
Gran parte del viaggio
passò in fretta. Nello scompartimento dei nuovi arrivati,
Lysander stava spiegando ad un interessatissimo Albus come
funzionassero le pozioni che preparava suo padre.
Scorpius, invece,
passava il tempo a guardare fuori dal finestrino.
All’ennesimo “ Wow ” di Albus lo
fissò « Vuoi fare pozioni? »
Albus annuì
« Tu? »
Il biondo lo
guardò soprappensiero, poi scrollò le spalle
« Non so ».
« Non
c’è niente che ti piace? » gli
domandò Lysander curioso. « A me per esempio piace
Incantesimi o Ebologia! »
Scorpius ci
pensò per un po’, poi lentamente, come se non
volesse farlo , rispose « Difesa contro le Arti Oscure
». Trattenne quasi il respiro, guardando gli altri due che si
scambiavano un’occhiata.
«
Bé, bello no? » fece Albus. « Io,
secondo James, sarò negato ».
« Molto
bello e difficile, Scorpius. Ma secondo me ce la farai, so che sei
molto bravo! »
Il biondo
arrossì lievemente, assumendo un delicato color rosa chiaro,
mentre gli altri ridevano.
A metà
treno, James correva per il corridoio tentando di afferrare la copia di
una Pluffa, che scorrazzava libera il giro.
« Dannata
palla! Lorcan!» urlò, mentre dallo scompartimento
aperto riusciva ad intravedere il compagno seduto tranquillamente a
leggere.
« Dammi una
mano, no? » Sbottò, passando nuovamente da quella
parte.
« Arrangiati
». Fece semplicemente Lorcan, girando la pagine di
“ Licantropia, effetti e danni ” che gli aveva
prestato Ted lupin.
Mentre James lo
malediva a mezza voce, una mano sicura afferrò la palla che
volava a grande velocità e se la portò al petto.
«Ciao, J. S.
».
C’era una
sola persona al mondo che lo chiamava “J. S.” ed
era l’unica a cui permetteva di farlo. James alzò
la testa guardandola, poi ghignò « Rox, il terrore
delle Pluffe » salutò.
Una dodicenne molto
alta, più di lui in realtà, si espresse in un
ghigno perfido e annunciò « Non sei cambiato
affatto, cugino ».
Neanche lei lo era.
Roxanne Weasley, figlia di George e Angelina, già
cacciatrice del Grifondoro; era alta, dalla pelle olivastra e i
profondi occhi color cioccolata. I lunghi capelli ondulati, cadevano a
boccoli sulla sciarpa chilometrica a righe sottili.
I due cugini si
avvicinarono chiacchierando allo scompartimento che si aprì
con uno scatto.
Lorcan alzò
appena gli occhi dal libro e guardò sconvolto Roxanne.
Mentre i due si fissavano, James sogghignava diabolico, poi la cugina
cominciò a sorridere malignamente, avvicinandosi a Lorcan.
« Il nostro
filosofo! Salve… »
Sul viso del bruno
fiorì un sorriso prudente « Roxanne…
»
James
guardò dall’uno all’altro: avevano avuto
dei problemi l’anno precedente, ma a giudicare da come si
guardavano, era questione di mesi, perché succedesse
qualcosa. Si chiuse la porta alle spalle, e
affondò nel sedile di fronte accanto al finestrino, con le
mani dietro la testa « Allora ti siedi o vuoi rimanere li
impalata? »
Roxanne si riscosse e
guardò Lorcan che annuì. Era stata ripresa nel
gruppetto dopo la lite dell’estate scorsa; sorrise contenta e
si sedette accanto a James, sistemandosi la lunga gonna color cachi.
« Sembri una
hippie » fece notare il cugino con un sopracciglio inarcato.
« Ha
parlato. Tu vuoi a tutti i costi avere quell’aria da pesce
lesso o di viene naturale? » replicò lei e i due
cominciarono a battibeccare.
Lorcan sorrise non
visto dagli altri due: erano alle solite; abbassò lo sguardo
e continuò a leggere.
A quanto pare, era
destino che esistesse almeno un trio che proiettasse su di
sé l’intero destino.
Il treno intanto,
sferragliava per le campagne londinesi pervase da brina e
odore di pioggia.
Diretto a Hogwarts.
N/A
E' nata come una shot
a parte, poi è diventata una sorta di prologo. A cosa? Ad
una long fiction che sto scrivendo, sulla cosiddetta "next generation".
Potrete già osservare alcuni caratteri, o alcuni punti
fondamentali per la storia che seguirà. Anche se deciderete
di non interessarvene, spero che la one shot vi sia piaciuta.
EDIT: Come
al solito mi esprimo come una capra.
Questa sorta di
prologo, può considerarsi praticamente concluso, dato che la
storia vera e propria avrà inizio dal settimo anno di James
e Lorcan.
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