Capitolo 6
New students and new friends7
NDA buonasera! HO AGGIORNATO FINALMENTE! durante
questi mesi mi
era passata l'ispirazione ma poi l'ho ritrovata! Ragazzi qui
vi verranno
date le risposte alle domande che avevate dallo scorso
capitolo e visto
che è da un bel po' che non aggiorno vi
farò un piccolo riassunto.
Riassunto Lily e Bianca
arrivano a New York dove
Lily per tentare di convincere la perfida madre di B a farla
tornare a
scuola chiede all'arcangelo che governa New York Raphael di
aiutarla.
Chiama anche i Malndrini in suo auto. intanto Lily fa uno
strano incontro
che un po' più avanti le cambierà la
vita. Raphael indice un
consiglio dove delibera che Binanca ritornerà ad
Hogwarts fino a quel
momento Lily, Bianca, Sirius, Jamese Remus dovranno rimanere
con i
Cacciatori i al'Isastituto di New York.
LILY
Quando
arrivammo nell’atrio Potter e Black erano stravaccati sulle
sedie. Black aveva
ancora un colorito leggermente verdognolo, guardava davanti a
sé e non sembrava
molto in forma.
«Sirius,
ti senti bene?» chiese Remus, mentre ci avvicinavamo. Black,
che teneva gli
occhi chiusi, li aprii di scatto e fece un salto sulla sedia dallo
spavento.
«Chi?
Cosa? Remus, che ci fai qui?» chiese stupefatto.
«Ciao
anche a te Sirius,» gli rispose Remus.
«Sono
questi i tuoi amici?» mi chiese Maryse tagliente, scrutando
Black e Potter
dall’alto in basso, con aria critica.
«Si,
sono loro: Sirius Black e James Potter, anche loro sono maghi e
frequentano
Hogwarts. Ma noi non siamo proprio amici, diciamo che siamo
più
disgraziatamente conoscenti. Ragazzi, lei è Maryse
Lightwood. Una Shadowhunter,
anche se non ho ben capito cosa significhi…»
spiegai, facendo le presentazioni.
Potter
si alzò dalla sedia e chiese, «E Bianca? Raphael
ha dato una soluzione? Potrà tornare
a Hogwarts?»
Era
alquanto agitato e si torceva le mani nervoso. Era molto impaziente,
così lo
accontentai; annuii vistosamente e vigorosamente per confermare che
avevamo
risolto il problema. Black e Potter si aprirono in un sorriso
soddisfatto e sincero.
«Credo
che dovremmo andare,» disse Maryse, senza aspettarci, con i
tacchi degli
stivali che ticchettavano sul pavimento di marmo, dirigendosi verso
l’uscita.
«Certo
che è proprio Miss Simpatia quella donna! Fa venie i
brividi!» Esclamò a bassa
voce Potter, mentre seguivamo Maryse fuori dall’atrio. Non
potei non trattenere
un sorriso: James Potter era molte cose, ma una cosa dovevo
riconoscergliela,
nonostante fosse un ragazzino arrogante e altezzoso, aveva un senso
dell’umorismo molto pungente. Uscimmo nell’aria
fredda della Grande mela.
Maryse era già sul marciapiede e aveva già
chiamato un taxi. Ci fece cenno di
salire, e una volta all’interno diede alcune indicazioni
all’autista. Il
taxista partii sgommando e dopo mezz’ora arrivammo in vista
dell’Istituto.
All’esterno
aveva tutto l’aspetto di una cattedrale in rovina. Il tetto
era sfondato, il
nastro della polizia teneva la porta sbarrata, e il giardino era in
condizioni
pietose.
Dovetti
sforzarmi molto per dissipare l’illusione. Come per il Blood
Magic, il locale
di Tess, l’istituto possedeva lo stesso incantesimo anti
babbani. Quando
riuscii, dopo alcuni minuti, a vincere l’illusione, vidi un
enorme cattedrale gotica,
con le guglie che svettavano verso il cielo di New York. Scendemmo e
Maryse ci
fece strada attraverso il giardino incolto. La ragazza aprì
i battenti della
chiesa e ci fece cenno di seguirla.
La
chiesa era in penombra, con i candelabri che mandavano cupi bagliori. Attraversammo la chiesa e
i banchi
vuoti. Maryse ci
guidò verso un ascensore
in stile vittoriano: somigliava ad una gabbia dorata per uccelli, cosa
che mi
dava un leggero senso di claustrofobia. Salimmo e quando la grata
dorata si scostò,
ci trovammo in un ampio corridoio.
Feci
un balzo indietro spaventata quando un gatto tigrato miagolò
e spuntò dal nulla. Il
gatto guardò Maryse poi si diresse spedito
verso la fine del corridoio.
Lei
lo seguii senza dire una parola. Avevo sentito parlare dei gatti con
poteri
magici, io stessa avevo un gatto, anzi una gatta, che sembrava cantare
quando
miagolava, ma non avevo mai pensato a dei gatti con
‘veri’ poteri magici. Il
gatto sembrava sapere esattamente dove Maryse voleva andare.
L’animale si fermò
poco prima di una porta e si sedette immobile. Maryse,
arrivò davanti a una
pesante porta di legno e la spinse verso l’interno.
Ci
trovavamo in una biblioteca.
All’interno,
la stanza era illuminata da qualche candela e Al centro c’era
un imponente
scrivania di rovere; ai suoi lati, quasi a volerla sorreggere, erano
inginocchiati due angeli. Alla scrivania era seduto un uomo anziano,
con i
capelli bianchi, vestito di nero. Sulla sua spalla era appollaiato un
corvo
nero dall’aspetto minaccioso.
«Hodge,
sono tornata e abbiamo degli ospiti. Chiama i ragazzi,» disse
Maryse. Ragazzi?
Come facevano a esserci dei ragazzi in un luogo cosi tetro? Hodge si
alzò e il
corvo andò ad appollaiarsi su un trespolo.
L’uomo rivolse un cenno a Maryse,
annuì e uscì.
Maryse si sedette alla scrivania e ci fece cenno di accomodarci su
alcune
sedie.
«Suppongo che io
debba spiegarvi qualcosa.
Sono Maryse Lightwood e sono una Shadowhunter, una cacciatrice di
demoni. Ci
chiamano anche Nephilim; viviamo in ogni parte del mondo, in istituti
come
questo, strutture dove addestriamo gli Shadowhunter. Siamo mezzi angeli
e mezzi
umani. Difendiamo
la Terra dai demoni
che arrivano in questo mondo attraverso dei portali.
Viviamo a Idris, uno stato che non è segnato
sulle carte dei Mondani.»
«Chi
sono i Mondani?» chiesi,
visto che
anche prima aveva usato questo termine con me.
«I
Mondani sono le persone normali. Le
persone che voi maghi definite Babbani,»
mi spiegò lei paziente.
«E
i Nascosti?» chiese
Potter.
«I
Nascosti sono creature
sovrannaturali
come vampiri, lupi mannari, streghe, stregoni, maghi, fate...Gli
chiamiamo nascosti perché,
molto tempo fa noi davamo
loro la caccia. I Nascosti erano
disprezzati dagli Shadowhunter e viceversa. Almeno finché
non siglammo un accordo
che concordava la pace. Questo trattato prese il nome di Accordi.
Ma, i pregiudizi tra noi e i Nascosti rimangono
tutt’ora,»
spiegò. Potter sgranò gli occhi stupito e
scioccato. Nemmeno io avrei mai
immaginato che qualcuno potesse darci la caccia come se fossimo bestie,
soltanto
perché eravamo creature magiche. Questa cosa non era sui
libri di storia della
magia. Spostai la
sedia più vicino alla
scrivania e accavallai le gambe. Poi chiesi spiegazioni a proposito di
un nome
che avevo sentito nominare qualche tempo prima.
«Chi
è l’Angelo Raziel? È un arcangelo come
Raphael?» Maryse scoppiò a ridere come
se trovasse la cosa esilarante.
Io
arrossii imbarazzata e lasciai che i capelli mi nascondessero il viso.
«No!No!
Raziel è, beh... il nostro creatore. Si dice che in un tempo
non ben precisato
i demoni iniziarono a arrivare sulla Terra. Un uomo, un mondano,
Jonathan
Shadowhunter…» Maryse fece una pausa ad effetto
dandomi così il tempo di
riflettere su quel nome. Jonathan
Shadowhunter. Non l’avevo mai sentito nominare.
«...Jonathan
Shadowhunter pregò e fece uno strano rituale per evocare un
angelo. Si dice che
gli apparve un angelo, l’Angelo Razie, che fece comparire una
coppa in cui
versò qualche goccia del suo sangue e la fece bere a
Jonathan. Fu così che lui
diventò un Nephilm. L’angelo Raziel gli disse che
i suoi discendenti sarebbero
stati cacciatori e gli donò la Coppa da cui aveva bevuto.
L’angelo la battezzò
Coppa Mortale. Poi gli donò Melartach, la Spada
dell’Anima, la Spada Mortale e
infine lo Specchio Mortale. Dopo avergli dato questi tre oggetti, che
abbiamo
chiamato Strumenti Mortali, Raziel sparì.»
Pensai
ad un altro nome che avevo sentito e chiesi:
«Chi
è Valentine?» Remus accanto a me si
irrigidì e serrò i pugni.
«Valentine
Morgmestern era un cacciatore che si ribellò al Conclave.
Suo padre fu ucciso
da un nascosto e lui impazzì. Fondo
un’associazione: il Circolo. Predicò la
distruzione dei nascosti e dei demoni, la ribellione al Conclave, molti
lo
seguirono. 12 anni fa si ribellò alla firma degli Accordi.
Lui disprezzava i
nascosti, diceva che dovevamo ucciderli.
Così elaborò un piano; ci disse che
dovevamo attaccare il giorno della
firma degli Accordi, arrivare alla sala in cui c’erano i
Nascosti e il Conclave
e ucciderli tutti. Ci disse che sarebbe stato semplice, che avremmo
governato
noi. Avremmo ristabilito l’ordine naturale delle cose. Ah,
che bugiardo! Quando
arrivammo c’erano il doppio dei nascosti e ci schiacciarono.
Pensavo che
Valentine sarebbe rimasto con noi, invece no. Ci abbandonò,
il vigliacco!
Appena vide che stavamo perdendo, se ne andò. Pensavo fosse
morto in battaglia;
solo più tardi mi dissero che si era ucciso insieme a suo
figlio.»
Maryse
si era irrigidita, e questo mi fece capire che non solo aveva fatto
parte di
quel circolo, ma che aveva anche creduto alle idee di quel folle.
Ad
un tratto, la porta da cui eravamo entrati sbatté, facendoci
sussultare. Ma non
appena vidi chi era entrato rimasi felicemente sorpresa: era Bianca.
Mi
alzai e corsi ad abbracciarla. Sembrava un po’ più
pallida del solito, ma stava
bene. I riccioli rossi che le incorniciavano il viso ovale, a forma di
cuore,
ricadevano sulle spalle, gli occhi verdi brillavano e sorridevano. Lei
ricambiò
il mio abbraccio con slancio. Anche se era molto più bassa
di me, mi chinai e poggiai
la testa alla sua spalla, mentre lei faceva altrettanto. Ci separammo
ridendo.
«Grazie
Lily, davvero. Non ce l’avrei mai fatta senza di te! Mi hai
salvata. Grazie! È
tutto merito tuo!» Esclamo lei.
«Si,
però dovrai studiare e impegnarti. L’ho fatto per
questo!» dissi ridendo. Black
fece una faccia orripilata, mentre metteva un braccio intorno alla vita
di
Bianca.
«No!
Ti proibisco di far diventare la mia ragazza una secchiona come te e
Remus,
Evans!»
«Ehi!»
protestò Remus.
Qualcuno
alle nostre spalle si schiarii la gola.
«Ehm…
Ehm… Ci siamo anche noi! Ciao ragazzi.» Selene a
Serena erano sulla soglia e
sorridevano. Corsi
ad abbracciare tutte e
due. Ridemmo tutti
felici, finalmente
riuniti.
Stavamo
ancora ridendo, quando la porta si aprii di nuovo ed entrarono due
ragazzi e
una ragazza.
ISABELLE
Uno.
Due. Tre. Lancio. Ripresa.
Uno.
Due. Tre. Lancio.
Uno.
Due. Tre…
«Isabelle!»
Mi voltai, sentendo la voce di Alec che mi chiamava. La frusta dorata
scioccò
dietro di me mentre la ritiravo. Mi girai irritata verso mio fratello,
sbuffando.
«Che
c’è Alec?» chiesi indispettita. Mio
fratello era entrato nel campo di
addestramento dell’istituto mentre mi stavo allenando con la
frusta di elettro
ed era dietro di me. Mio dio, non l’avevo sentito arrivare.
Non doveva più
succedere. Se fosse stato un Demone a quest’ora sarei
già morta.
Alec
scrollò le spalle e mi fece cenno di seguirlo. Lo ignorai e
andai verso gli
spogliatoi; mi cambiai con calma, mentre Alec mi aspettava sempre
più
irritato.
«Izzy,
per l’Angelo ti muovi!?» disse spazientito.
Sbuffai,
mentre mi infilavo una maglietta rosa dalla scollatura a V molto
profonda. Come
osava mio fratello venire a interrompere la mia sessione di
addestramento?
«Come
mai sei qui, Alec?» dissi, quando uscii dagli spogliatoi,
scoccandoli uno
sguardo omicida.
«Mi
ha mandato a chiamarti mamma, ci vuole vedere. Abbiamo ospiti,
Izzy!» esclamò
Alec.
«Ospiti?»
Chiesi, non capendo.
«Sì,
ospiti. Mamma ha portato dei ragazzi all’istituto.»
Lo
guardai sempre più stupita ma anche incuriosita. Ragazzi?
Mondani? Mia madre
era impazzita? La mia curiosità era soverchiante: avrei
visto un mondano per la
prima volta!
Così
mi avviai con Alec verso la biblioteca.
Non
sapevo ancora che l’incontro con i malandrini, Lily e Bianca
mi avrebbe
cambiato la vita per sempre.
Percorsi
i corridoi eccitata.
Non
avevo avuto mai nessuno con cui parlare, al di fuori di Jace e mio
fratello
Alec. Jace ci raggiunse poco dopo. I suoi capelli color
dell’oro erano lunghi
fino alle spalle, gli occhi ambrati brillavano curiosi, e sfoggiava uno
dei
suoi sorrisi enigmatici.
«Mi
chiedo perché vostra madre abbia portato dei mondani
all’istituto,» disse
pacato, passandosi una mano tra i capelli biondi.
«Non
sono mondani a quanto dice Hodge,» intervenne Alec.
«E
allora cosa sono, cuccioli di fate?» Fece sarcastico Jace.
Mio fratello gli
scoccò un’occhiataccia malevola, e stava per dire
qualcosa, quando un miagolio
lo interruppe.
Church
era apparso dal nulla. Mi chinai per accarezzarlo, ma lui si
strusciò contro le
mie gambe e poi s’incamminò verso la biblioteca. A
noi non restò altro che
seguirlo.
Quando
aprimmo le porte ci trovammo davanti cinque ragazzi della nostra
età che ci
scrutavano sbalorditi, mentre noi guardavamo sbalorditi loro. Il
ragazzo di
sinistra era un nascosto, un mannaro. Era alto e magro, aveva il volto
stanco e
segnato dalle cicatrici, gli occhi erano celesti e sembravano
più vecchi in
quel viso. Era vestito come un mondano: jeans e una maglia sbiadita. La
ragazza
accanto a lui era Bianca Olivier, la conoscevo solo di vista. Era
minuta,
capelli ricci e rossi, occhi color tormalina, pallidissima, con un
visino a
forma di cuore. Stava abbracciata ad un ragazzo che
aveva l’aspetto di un mondano. Era molto
bello, alto, muscoloso, con capelli neri mossi e lunghi fino alle
spalle. Aveva
degli occhi grigi che sembravano scrutarti l’anima, e un
volto aristocratico.
Ma prima che potessi dare un’occhiata anche gli altri
quattro, mia madre
parlò.
«Signorina
Evans, Signorina Olivier, Signorine Serena e Selene, Signor Black,
Signor Lupin
e Signor Potter, questi sono i miei figli: Alexander e Isabelle. E
questo è
Jonathan Wayland, mio figlio adottivo.»
Detto
questo, mia madre attraversò la porta da cui io Alec e Jace
eravamo entrati e
se ne andò.
Io
sospirai. Non avevo ancora capito che cosa ci facevano quei ragazzi
qui. Ma se
mia madre li aveva portati nell’Istituto mettendo a
repentaglio la segretezza
del mondo Invisibile, un motivo doveva esserci.
«Io
sono Lily,» disse l’altra ragazza che non avevo
ancora avuto modo di osservare.
Era carina, aveva i capelli rosso scuro e gli occhi verdi. Era magra e
alta e
doveva avere circa un anno in più di me.
Lily
protese la mano, sorridendomi
dolcemente. Non avevo mai avuto un’amica a parte Aline
Penahllow, per cui
sorrisi.
«Io
sono Isabelle, ma tutti mi
chiamano Izzy. E loro chi sono?» Lei presentò
Bianca Olivier, il mannaro, Remus
Lupin, il ragazzo bello come Sirius Black e l’altro tipo come
James Potter. Le
due ragazze bionde erano Serena e Selene.
Ci
spiegarono di essere maghi e
che si sarebbero fermati da noi per un po’.
***
Un
mese dopo
26
Agosto 197
LILY
«Svegliati
Lily! Svegliati!»
gridò una voce che in un primo momento non riconobbi, e che
mi fece sobbalzare
e sedere di scatto sul letto.
«Chi?
Cosa? Dove?» Balbettai,
ancora mezza addormentata, cercando a tentoni la bacchetta sul
comodino. Sentii
uno sbuffo dalla persona che mi aveva scosso. Mi girai e sulla soglia,
vidi
l’alta e snella figura di Isabelle Lightwood. I capelli neri
e lunghi erano
legati in un’alta coda di cavallo, il viso appena truccato
era aperto in
un’espressione spazientita. Aveva le braccia incrociate sotto
il seno e anche se
aveva un anno in meno di me, vista in quel modo mi sembrava molto
più grande.
In quel mese di convivenza avevo imparato che quando Izzy, sfoggiava
quell’espressione
voleva dire che c’era qualcosa di urgente. Oppure che eravamo
nei guai. Sbadigliai
e mi stiracchiai.
«Che
cosa c’è Izzy?» Chiesi,
mentre scendevo dal letto nella stanza dell’istituto
riservata a me.
Era una
stanza piccola e
spartana. C’erano solo un letto, la mia valigia con i
vestiti, una cesta per la
mia gatta Andromeda, un armadio di legno, un comodino, e una scrivania.
Isabelle
era sulla soglia e mi stava ancora guardando con
quell’espressione che non
prometteva nulla di buono. Sospirai e aspettai che mi spiegasse. Con
gli Shadowhunters
era così, dovevi avere molta pazienza.
«Mia
madre ci vuole vedere
tutti in biblioteca. Ha detto che è urgente.
Perciò sbrigati a vestirti, Lily!»
disse uscendo dalla stanza. Non me lo feci ripetere due volte. Maryse
Lightwood
mi terrorizzava. Era troppo algida per essere umana. Non
l’avrei fatta
aspettare per nulla al mondo. Così mi tolsi la camicia da
notte e mi infilai i
jeans, una maglietta bianca presa a caso, i miei sandali e diedi un
colpo di
spazzola agli spaghetti che avevo per capelli. Corsi praticamente fuori
dalla
stanza e con Izzy al mio fianco raggiunsi la biblioteca.
Appena
entrammo mi resi conto
che erano già tuti li. Io e Izzy prendemmo posto su due
sedie accanto a Bianca.
«Bene,
ora che anche le ultime
ritardatarie si sono unite a noi, posso annunciarvi che sono arrivate
le
lettere da Hogwarts,» disse Maryse scoccando a me e Izzy
un’occhiataccia.
Mormorii di felicità si diffusero per la stanza. Potter e
Black esplosero in un
coro di ‘ Evviva! ’
Bianca
accanto a me sospirò di
sollievo e io le strinsi la mano per confortarla. Sarebbe arrivata a
Hogwarts
con noi per cui non c’era nessun motivo per essere
preoccupata. Notai che Remus
aveva appena accennato un sorriso ed era rimasto seduto immobile sulla
sedia.
Cosa che mi sorprese. Mi alzai dalla sedia e andai verso di lui.
«Rem,
che succede?» Chiesi
preoccupata.
«Lo
sentirai tra poco,» disse
lui mesto. Proprio in quel momento Maryse si schiarì la voce
e Black e Potter
smisero di saltellare per la stanza ritornando a sedere con una calma e
una
compostezza che non era da loro; così anch’io li
imitai.
«Silente ha voluto
convocare voi a scuola,» disse gelida Maryse ai suoi figli,
Selene, Serena e
Jace. Alec e Jace si scambiarono un sguardo perplessi.
«Ma,
mamma scusami, come facciamo
a frequentare una scuola di magia senza poteri magici?»
«Diciamo
che voi farete un po’
da supervisori al nuovo insegnante di difesa contro le arti
oscure,»
«In
pratica ci stati dicendo
che dobbiamo tenerlo d’occhio» disse Jace.
Maryse
annuì.
«Domani
prenderete un aereo per
Londra,» disse uscendo e lasciandoci da soli e pieni di
domande.
Contemporaneamente
in Inghilterra
Arrivarono
nell’ufficio di
Silente con la metropolvere. Erano
maghi
scozzesi, Silente li conosceva da anni. Jason Stark era un auror del
ministero,
mentre sua moglie Annabeth era il capo della commissione del ministro e
membro
del Wizengamout. Erano dei purosangue membri dell’ordine.
Avevano due figlie,
Melissa e Clara. Melissa aveva 17 anni e frequentava l’ultimo
anno a Hogwarts;
Clara invece aveva 13 anni e frequentava il suo terzo anno a Hogwarts.
Non era
arrivata nel 1971 perché era stata malta. Era stata
contagiata dal vaiolo di
Drago ed era rimasta a casa a recuperare l’anno seguente. Ma
ora si trovava lì
ed era molto piccola, uno scricciolo, alta a malapena un metro e
cinquanta. I
capelli castani le scendevano lisci sulle spalle, gli occhi grandi e
castani
guardavano ciò che la circondava incuriositi. Le labbra
erano rosa, carnose e
aveva un nasino alla francese. Clara protese una di quelle sue mani
piccole e
affusolate verso di lui: Silente le sorrise.
Quella
ragazzina sembrava così
piccola!
«Jason, Annabeth, sono
felice divedervi e di conoscere finalmente anche
la piccola Clara,» disse sorridendo alla ragazzina. Lei
ricambiò e si accomodò
su una delle sedie. I suoi genitori sorrisero e si sedettero insieme a
lei.
«Coma
avrai saputo Albus,
nostra figlia non ha potuto frequentare Hogwarts a causa di gravi
problemi di
salute,» disse Jason affabile.
«Certo
Jason, mi avevate
avvertito della delicata situazione di Clara. Ma presumo che ora lei
stia meglio
signorina Stark.»
Clara
annuì rigida e seria
sulla sedia.
«Si,
signore. Ma ho recuperato
tutte le materie, lo giuro!»
«Quindi
voi vorreste che vostra
figlia frequentasse il terzo anno?» disse questa volta
rivolgendosi agli Stark.
«Clara
è preparata. E sì, è
quello che vogliamo.»
«Certo.
Non lo metto in dubbio
e vorrei procedere con lo smistamento.»
Silente si
alzò, prese il
Capello Parlante e lo depositò sulla testa di Clara. La
ragazzina sentii all’improvviso
una voce che sembrava parlare nella sua testa.
«Uhm
difficile sei molto difficile piccola Stark.
In
te vedo molte cose. Cose che ti farebbero stare bene
in Tassorosso, Grifondoro e Corvonero…
Sei
intelligente, astuta, leale e altruista. Sei coraggiosa e ti sacrifichi
per gli
altri. Vedo anche altro in te, però.
Vedo
che sei incompleta bambina.
Ti
manca qualcosa e lascia che ti dia un consiglio. Quando lui
verrà da te, quando
il Signore del Tempo sarà qui, tu pensa a te stessa e lascia
che la morte
faccia il suo corso. Tu vieni da un luogo maledetto, anche se non lo
hai mai
saputo.
Sei
un eco di te stessa. Sei la chiave per la salvezza di un uomo,
ragazzina.
Sei
l’unica che può salvarlo. Ma secondo me non
dovresti farlo, come forse avrai
capito. A parte questo sarà meglio che io ti smisti in
GRIFFONDORO!» Proclamò
il capello.
Clara era
sconvolta. Appena
scesa dallo sgabello aveva chiesto il permesso di poter uscire ed era
corsa
via. Alla ragazza piaceva correre, le dava sicurezza e provava sempre
un senso
di libertà.
Così
corse per i corridoi.
Pensò alle misteriose parole del Capello.
Sei
incompleta.
Ti
manca qualcosa e lascia che ti dia un consiglio.
Quando
lui verrà da te, quando il Signore del Tempo sarà
qui, tu pensa a te stessa e
lascia che la morte faccia il suo corso. Tu vieni da un luogo
maledetto, anche
se non lo hai mai saputo.
Sei
un eco di te stessa. Sei la chiave per la salvezza di un uomo,
ragazzina.
Sei
l’unica che può salvarlo.
Come?
In che senso? Si riferiva forse al fatto che a volte le sembrava di
vivere
mille vite in centinaia di luoghi e tempi diversi?
Sei
un eco, le aveva detto. Quando aveva nominato il Signore del Tempo le
erano
venuti in mente undici volti diversi. Ma perché? Che
cos’era un Signore del
Tempo? Si
convinse che il Capello aveva probabilmente dato di matto. La ragazza
scosse la
testa per liberarla dai pensieri confusi e senza senso.
«Ehi!
Attenta a dove metti i
piedi scricciolo!» Clara alzò lo sguardo,
incontrando un viso bellissimo e due
occhi neri come l’onice che la fissavano impassibili. Per un
momento ebbe un
fremito di paura. Quel ragazzo non poteva essere normale. I suoi occhi
non
potevano essere così neri. Clara riuscii a borbottare
«Scusami,».
«Io
sono Clara.» disse tendendo
la mano al ragazzo alto dai capelli biondi quasi bianchi e dagli occhi
innaturalmente neri. Lui sembrò sorpreso dalla sua
gentilezza. Cercò di
sorridere, «Jonathan,» disse senza calore. Clara
continuò a sorridere.
«Sei
nuovo di Hogwarts,
Jonathan?» chiese poi curiosa.
«E
tu scricciolo?» chiese
Jonathan, indicando la palese quanto minuta altezza di Clara e
sorridendo
divertito.
«Non
chiamarmi scricciolo!»
Protestò lei orgogliosamente. Poteva essere anche bassa per
la sua età, ma non avrebbe
permesso a nessuno, tantomeno a quel perfetto sconosciuto, di metterle
i piedi
in testa e di prenderla in giro così sfacciatamente.
«Va
bene, dimmi quanti anni hai
Clara, dieci?» continuò Jonathan schernendola.
Clara serrò i pugni sui fianchi e rispose con
tono di sfida:
«Ne
ho tredici e non è colpa
mia se sono ancora così bassa!»
«Jonathan!»
sentirono chiamare
da un uomo infondo al corridoio. Jonathan le sorrise e si diresse verso
l’uomo,
dicendole «Ci vediamo presto Scricciolo!»
Clara
trattenne un sospiro di
frustrazione prima di andare verso l’ufficio di Silente e
tornare a casa.
***
Un uomo
camminava per la stanza
nervoso.
Era
irritato. Silente sarebbe
dovuto già essere li. Lo stava facendo spazientire. E non si
faceva mai aspettare
Valentine Morgemstern quando chiamava.
Nemmeno
Albus Silente poteva
farlo. Valentine si passò una mano tra i capelli albini
praticamente bianchi,
mentre andava avanti e indietro. Era arrivato fino a lì da
Idris solo per poter
iscrivere Jonathan a quella scuola. Sarebbe potuto andare a Dumstrang,
ma
doveva allontanare ogni sospetto da sé.
Gli
Shadowhunters non dovevano
capire che lui era vivo. Ovviamente aveva preso le sue precauzioni:
Jonathan
non si sarebbe chiamato Morgmestern, ma Blackwood. Cosa che gli faceva
tornare
in mente quei disgustosi traditori dei Lightwood. Valentine strinse i
pugni sui
fianchi, digrignando i denti. Quella piccola stronza di Maryse, quella
miserabile, inutile, donna, si era venduta al Conclave,
l’aveva tradito. Lei,
Robert, i Penahllow, Greymark e la sua Joscelyn.
Anche lei lo aveva abbandonato disgustata,
alla fine. Ma l’avrebbe fatta tornare da lui. Oh
sì, sarebbe stata di nuovo
sua. Si vociferava che avesse avuto una figlia. Beh sicuramente era di
Greymark. Non sarebbe stato un problema. Avrebbe ucciso la ragazzina e
Greymark
e si sarebbe ripreso sua moglie.
Joscelyn
era sua, doveva stare
con lui.
I suoi
pensieri furono
interrotti dal gargloyle che si spostava, rivelando le scale che
portavano
all’ufficio di Silente.
«Jonathan!»
esclamò facendo un
brusco cenno a suo figlio e richiamandolo alla realtà. Il
ragazzo, che dopo
aver parlato con Clara era rimasto nell’ombra fino a quel
momento, obbedii
all’ordine del padre e si avvicinò. Insieme, padre
e figlio, salirono la scala
a chiocciola, arrivando allo studio pieno di libri polverosi di
Silente. Lui
fece loro cenno di accomodarsi.
«Allora,
Signor…?» Chiese
Silente, sedendosi dall’altra parte della scrivana e
scribacchiando con la sua
penna verde il foglio di pergamena.
«Blackwood, Valentine e
Jonathan Blackwood,» disse Valentine freddo e spazientito.
«Blackwood,
non vi ho mai
sentiti nominare,» disse Silente. Valentine serrò
i pugni in grembo. Perché
quell’uomo non poteva semplicemente smistare Jonathan e farla
finita? Domande,
domande, sempre e solo domande.
«Veniamo
dall’America. Siamo
americani, mi sembrava di averglielo già detto nella
lettera, se non ricordo
male,» disse Valentine tagliente.
«Naturalmente,
naturalmente, ma
sa, sono tempi strani questi. Devo essere prudente,» disse
mellifluo Silente accarezzandosi
la barba. Poi sorridendo a Jonathan disse, «Signor Jonathan
potrebbe darmi una
dimostrazione del suo potenziale?».
Jonathan
si alzò, sorrise
affettato a Silente e poi senza usare nemmeno una bacchetta disse
«Incendio!»
Il fuoco
nel camino si attivò
con una fiammata. Silente lo guardò ammirato.
«Notevole davvero notevole. Ha
eseguito un incantesimo non verbale. Davvero straordinario!»
Il preside
fece cenno a
Jonathan di sedersi sullo sgabello. Quando il ragazzo si fu seduto,
l’uomo
poggiò sul suo capo il Capello Parlante.
Questi
rimase in silenzio per
alcuni minuti poi disse: «SERPEVERDE!».
Jonathan e
Valentine si
guardarono.
Tutto
procedeva secondo i piani
e ben presto avrebbero avuto la loro vendetta.
Angolo Autrice
salve Ragazzi
Salve! vi giuro che non farò più una
assenza così lunga i personaggi vi
piacciono? ringrazio chi ha recensito gli scorsi capitoli
le undici
( L'undici è un numero bellissimo!) che mi hanno messo la
storia nelle seguite.
i 6 che l'hanno messa nelle preferitee i tre delle ricordate
oltre
ai lettori silenziosi. io amo questa storia perciò
scusate se la riprendo
con mesi di ritardo giuro non accadrà più. spero
che gli Shadowhunters vi siano
piaciuti e che ne pensate di Clara? Lei nn è un OC
ma è un personaggio
preso dalla mia serie tv preferita. e che ne pensate di Izzy
Jacee Alec?
e Jonathan e Valentine? ok un ringraziamento
speciale va lala mia
beta MetaChi e uno a Dubhe che mi ha
spronato a continuare a
scrivere la storia!
Baci
Recensirte per favore!
Marty
|