E'
una sorta di seguito per “Once Upon a December”,
comunque, non siete costretti a leggerla per capire. Ringrazio chi
l'ha commentata e chi l'ha inserita nei preferiti
Thinks
I Almost Remenber
Dancing
bears Painted wings Things I almost remember And a song
someone sings Once upon a December
Someone holds me safe
and warm Horses prance through a silver storm Figures dancing
gracefully Across my memory
Far away, long ago Glowing
dim as an ember Things my heart Used to know Once upon a
December
Grimmauld
Place n° 12, 25 dicembre 1995
Harry,
persino con la porta chiusa della stanza che lui e Ron avevano scelto
come propria, li poteva sentire.
Poteva
sentire le loro voci allegre e gioiose ridere, scherzare, giocare a
tombola o ad uno qualsiasi di tutti i tradizionali giochi che le
famiglie facevano a Natale, ed i Weasley non facevano eccezione.
Famiglia...
che cos' era una famiglia?
Era
proprio grazie ai Weasley, che ora stava tentando di evitare, che
Harry sapeva cosa significava essere amati ed avere qualcuno che si
preoccupa per te, qualcuno che, qualunque cosa farai, sarà
sempre lì, pronto ad accoglierti, consolarti, aiutarti a
rialzarti.
Per
lui, solo e senza nessuno, fare la conoscenza della famiglia Weasley
era stato come entrare in un altro mondo e si rendeva conto che Molly
lo considerava un ottavo figlio e che Arthur era lì,
disponibile ad elargire i suoi consigli paterni anche a lui.
Eppure,
Harry, era ben conscio di una cosa: quella non era la sua famiglia.
In
nessun periodo dell'anno come a Natale Harry sentiva la mancanza dei
suoi genitori.
Certo,
dopo essere stato scelto come Cercatore al primo anno avrebbe voluto
avere un padre che si congratulava con lui, ad ogni compleanno gli
sarebbe piaciuto avere una madre che preparava la sua torta e persino
qualche mese prima, durante il Torneo Tremaghi, avrebbe desiderato
che, ad augurargli buona fortuna non fossero Bill e la signora
Weasley, ma la sua mamma e il suo papà.
Tuttavia,
Harry era abituato alla loro assenza, ormai, quel sentimento di
malinconia che lo accompagnava ogni volta che sfogliava l'album di
fotografie donatogli da Hagrid era parte di lui. Harry sapeva di
dover affrontare tutto da solo e quindi si era sempre rimboccato le
maniche: non poteva passare la vita a piangere su qualcosa che, alla
fine, non aveva mai conosciuto.
Ciò
nonostante, a Natale, la mancanza dei suoi genitori si faceva sentore
più forte.
Quello
era il motivo per cui si era rifugiato nella sua stanza, a riguardare
le vecchie fotografie di Lily e James.
Il
suo posto non era in cucina con i Weasley.
Harry
voleva la sua famiglia, quella vera.
Ogni
volta che sfogliava le pagine ingiallite di quell'album, Harry,
arrivava a chiedersi se quel bambino che sorrideva dalle braccia di
sua madre o dalle spalle di suo padre fosse realmente lui, se quei
momenti erano stati vissuti davvero.
Anche
quel giorno non faceva eccezione e, soffermandosi sulla fotografia
del suo primo Natale, Harry cercava in ogni modo di immaginare come
doveva essere stata quella giornata.
Forse
sua madre l'aveva svegliato, oppure, più probabilmente, era
stato proprio lui, con i suoi pianti ed i suoi capricci, ad
interrompere il sonno dei suoi genitori.
Magari,
al pranzo di Natale, erano presenti anche Sirius e Remus... Avrebbe
potuto chiederlo direttamente a loro, se solo non fosse stato un
motivo di ulteriore dolore per i due uomini...
Bussarono
alla porta ed Harry, che ancora fissava la fotografia, alzò la
testa per dire:
“Tra
un po' scendo, Ron. Ho delle cose da sistemare!”
Fu
come se Harry non avesse parlato, perchè la porta si aprì.
“E
che cosa hai di così urgente da fare il pomeriggio di Natale,
Harry?” a parlare era stato Sirius che, con Remus al suo
fianco, aveva ignorato la protesta del ragazzo.
“Oh...
siete voi. Venite.” si scusò Harry che si alzò
dal letto e fece posto a due uomini.
“Non
volevamo disturbarti, Harry.- iniziò Remus, con quel suo
solito tono in grado di tranquillizzare chiunque- Volevamo solo
assicurarci che tu stessi bene. Non è bello chiudersi in
camera il giorno di Natale.” continuò, sorridendo.
Harry
bofonchiò qualcosa, allontanando da sé l'album.
“Non
devi metterlo via solo perchè ci siamo noi, Harry.” gli
disse Sirius, a cui non era sfuggito ciò che il suo figlioccio
stava facendo.
Harry
non rispose e fu ancora Remus a prendere la parola, guardando negli
occhi il ragazzo seduto sul letto.
“Vuoi
dirci qualcosa, Harry?” chiese gentilmente.
“No,
no. Va tutto bene. Andate pure dagli altri. Tra un po' scendo
anch'io.”
“Sei
sicuro?” domandò Sirius, perforandolo con lo sguardo e
leggendo solo tristezza nei suoi occhi.
Harry
non disse nulla e Sirius e Remus, dopo essersi scambiati uno sguardo,
fecero per avviarsi verso la porta.
“No,
aspettate. Potreste restare?” Harry li fermò e li guardò
speranzoso.
Voleva
anche lui passare il Natale con la sua famiglia e Sirius e Remus
erano tutto ciò che gli rimaneva dei suoi genitori.
“Certo
che possiamo restare! Che domande fai!” Sirius tornò
subito indietro, aprendosi in un largo sorriso in direzione di Harry.
Remus
richiuse la porta e si avvicinò agli altri due.
Aveva
intuito che Harry avesse bisogno di parlare e aspettava che fosse
proprio lui a fare la prima mossa.
“C'è
qualcosa che vuoi dirci o chiederci? Avanti, Harry, non avere
vergogna. Noi siamo qui per te!” esclamò Sirius, con
tutta l'impazienza che lo caratterizzava, ma che riusciva sempre a
mettere a proprio agio le persone.
Harry
si sentì come rinfrancato, da quelle parole e , quasi senza
che se ne rendesse conto, la domanda salì alle sue labbra.
“Mi
parlereste di mamma e papà?”
Si
pentì immediatamente di quanto chiesto, avrebbe potuto essere
una richiesta inopportuna, farli soffrire.
“Ma
certo! Chiedici tutto quello che vuoi!” esclamò Remus,
sollevato dal fatto che Harry stesse iniziando a tirare fuori tutto
quello che si agitava dentro di lui.
“Mi
mancano, mi mancano tanto... soprattutto in momenti come questi.
Io... vorrei tanto che fossero qui- Sirius gli strinse forte il
braccio e Remus, dalla sedia di fronte, si spostò sul letto,
all'altro fianco di Harry. Era come se volessero testimoniargli che
loro c' erano, erano lì per lui-E' stupido, lo so. Ed è
anche egoista... e poi... voglio dire, non me li ricordo neanche.
Quando guardo le foto, in quei momenti io c'ero, eppure non ricordo
nulla.”
Harry
sospirò.
Sirius
guardò Remus, come per cercare sostegno, come per avere la
sicurezza di non essere solo.
“Harry,
i tuoi genitori ti amavano, ti amavano sopra ogni altra cosa. E non
devi pensare di essere un egoista solo perchè li vuoi accanto
a te. E' normale. E' giusto.” a parlare era stato Remus, con
quel suo modo di fare sempre così calmo, tranquillo, sempre
con quelle sue parole che sapevano portare serenità.
“Però...”
provò a dire Harry, prima di essere fermato da Sirius.
“Però
niente, Harry. Io me li ricordo, i tuoi genitori. Me li ricordo
quando parlavano di te. James... Merlino, James era... come è
che lo chiamavo, Rem?”
“Gli
dicevi che si era completamente rincitrullito, Sirius....”
Remus abbozzò un sorriso e Harry non potè fare a meno
di fare altrettanto.
“Perchè?
Perchè Sirius?” chiese Harry, curioso.
“Come
perchè? Harry, il quoziente intellettivo di tuo padre, da
quando nascesti tu, si ridusse notevolmente!”
“E
dire che era già scarso in precedenza!” scherzò
Remus
“Insomma,
Harry,- proseguì Sirius- non faceva altro che spedire gufi a
noi due raccontandoci cosa avevi fatto, quanti nuovi gorgoglii che,
nella sua ottica, dovevano somigliare a parole, avevi emesso e cose
del genere. Eri il suo vanto ed il suo orgoglio. Parlava di te in
ogni momento: ti immaginava giocare a Quiddich, ti vedeva ad
Hogwarts, a Grifondoro, ovviamente... e immaginava per te il miglior
futuro possibile. Non ricordo di aver mai visto James più
felice: penso sia stato il periodo più
bello della sua vita.”
Ripensando
a tutte le volte in cui si era visto James, capitombolare nel suo
soggiorno per annunciargli cosa aveva fatto Harry quel giorno, Sirius
non potè non provare nostalgia. Tutto sommato, però,
gli faceva piacere ricordare il suo migliore amico in quel modo.
Harry
ascoltava quello che il suo padrino raccontava meravigliato: davvero
per suo padre era così importante? Davvero gli voleva così
bene?
“E
tua madre... tua madre, Harry, ti mostrava a chiunque, come un
trofeo. Eri il suo bambino. Il suo bellissimo e perfetto bambino.
Prima che tu nascesti si era documentata sui bambini magici: non
vedeva l'ora che tu compiessi la tua prima magia. E tutte le favole
che ti raccontava prima che ti addormentassi... una volta, si prese
il compito di metterti a letto Sirius... ti lascio immaginare cosa è
venuto fuori...” rise Remus
“Che
hai fatto, Sirius?” domandò Harry, mentre il suo padrino
si grattava nervosamente la nuca.
“Il
tuo padrino, Harry, ha avuto la bella idea di raccontarti una storia
piena di mostri... insomma, tu eri in pericolo, saresti stato dato
in pasto a delle Acromantule e SuperSirius, a cavallo della sua moto
volante, sarebbe venuto a salvarti.” disse Remus, perdendosi in
ricordi lontani.
Harry
rideva, come se potesse ricordare anche lui, quei momenti.
“Oh,
insomma, era una storia un po' diversa: prima che arrivasse la parte
delle Acromantule ridevi, Harry! Lily era furibonda, non mi permise
di farti da baby-sitter per un po'.... e James, bè, James,
dopo essersi ripreso da un attacco di risa convulse, si unì
alle rimostranze di tua madre.” continuò Sirius,
raccontando la sua versione dei fatti.
Harry
pensò che doveva essere stato un anno piuttosto movimentato,
quello trascorso con i suoi genitori. Sarebbe stato bello poter
essere tutti insieme.
Sentendo
quei racconti la sua malinconia si acuì, però,
ascoltare Sirius e Remus parlare dei suoi genitori gli faceva
piacere. Era come averli di nuovo accanto a lui.
Sirius
e Remus parvero accorgersi dello stato d'animo di Harry, infatti
tacquero.
Dopo
un po' Sirius si voltò indietro, alle sue spalle stava
l'album, aperto sulla fotografia del primo Natale di Harry.
Sirius
prese l'album e se lo mise sulle ginocchia.
“Guarda
questa foto, Harry. Io non c'ero quando è stata scattata.
Remus ed io siamo arrivati più tardi, eppure ti posso
assicurare di aver trovato, all'ora di pranzo, te e James, ancora in
quella posizione! Te ne stavi sulle sue spalle e non accennavi a
voler smettere di dare la caccia al Boccino... bè, in verità
nemmeno tuo padre sembrava propenso a farla finita. Credo che si
stesse divertendo quanto te.”
Harry
fissò la foto di cui Sirius stava parlando: un ragazzo, che
sembrava lui stesso con qualche anno più, teneva un bimbo di
pochi mesi, che era la versione in miniatura del ragazzo, sulle
spalle e, insieme, davano la caccia al Boccino, entrando ed uscendo
dalla fotografia e ridendo.
Per
un attimo gli parve di poter ricordare quel momento: le spalle di suo
padre, le sue braccia forti e le risate. Tante risate... e la voce
calda di una donna. Fu come avere una specie di flash, ed Harry
attribuì tutto alla suggestione per quei racconti.
“Ricordo
che Lily era disperata- proseguì Sirius-: aveva bisogno che
James la aiutasse ad apparecchiare...” Sirius rise e continuò
Remus:
“
E qui entriamo in
gioco noi, Harry! Tua madre ci schiavizzò e, quel Natale, se
mangiammo qualcosa, fu solo grazie a me e a Lily.”
“Non
è vero!” protestò Sirius
“Oh
sì, non dargli retta! Lui ha solo messo in tavola i bicchieri,
dopodiché si è subito fiondato in salotto a giocare con
te e James!” lo accusò Remus.
“Bè,
se non altro abbiamo bevuto!” si difese Sirius.
Raccontarono
altro della giornata.
Raccontarono
di come il loro spettacolare travestimento da Babbo Natale fosse
stato rovinato immediatamente da un bambino troppo sveglio, che si
era divertito a tirare loro la barba. Raccontarono di come anche loro
avessero giocato a tombola e di come Harry, seduto sulle ginocchia di
Lily, estraesse i numeri e di come James e Sirius avessero inneggiato
al complotto, in seguito alla vittoria della signora Potter.
Ricordarono
anche di come si concluse la giornata: tutti insieme in cucina
lavare i piatti e di Sirius, e
del suo non preventivato bagnetto ad Harry.
Harry
rise, rise di gusto, come se potesse ricordare, come se anche lui
avesse la sua parte di ricordi, riguardo quella giornata.
Forse
era solo la suggestione alla vista della foto sua e di suo padre e di
un'altra, appena donatagli da Sirius e Remus, scattata durante quella
giornata.
Lily
e James, sul divano, lo tenevano sulle ginocchia, Remus stava al
fianco di Lily e Sirius a quello di James. Parte delle gambe di loro
due mancava, l'autoscatto non era riuscito a farli entrare tutti...
Quella
foto però era bella, bella per le espressioni gioiose che vi
comparivano.
Guardandola,
ad Harry, parve di ricordare la risata argentina di sua madre, il suo
abbraccio e le forti braccia di suo padre che lo sostenevano, pronte
a divertirlo con i giochi più strani.
Harry
abbassò lo sguardo, verso la fotografia, nuovamente, e poi
osservò Sirius e Remus, seduti accanto a lui.
Accorsi
lì per stare con lui.
Era
Natale e lui era con la sua famiglia.
Someone holds me safe and warm Horses prance through
a silver storm Figures dancing gracefully Across my memory
Far away, long ago Glowing dim an as ember Things my
heart Used to know Things it yearns to remember
And a
song Someone sings Once upon a December
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