Burn in my frozen heart like a dancing flame

di L S Blackrose
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Prologo




Zelda



La Cerimonia della Scelta sconvolge la tua intera esistenza.

Non ho mai preso sul serio mio padre quando lo ripeteva ai miei fratelli più grandi, ma ora che il giorno si avvicina sento un’inquietudine crescere pian piano dentro di me, come un fremito che arriva fino al centro delle ossa.

Quale sarà la mia scelta?

È una domanda che mi assilla da una settimana a questa parte.
Mi punzecchia il cervello come una zecca fastidiosa: mentre mangio, appena prima di dormire, quando cerco di leggere…

È così grave non avere aspettative?
Essere così poco ambiziosi da voler soltanto vivere in pace la propria vita, indipendentemente dalla fazione in cui si vive?
Potrei anche rimanere negli Eruditi assieme a tutta la mia famiglia.

Se non fosse che…

Sospiro e lancio un’occhiata alla mia stanza.
Due pareti sono totalmente ricoperte da un’immensa libreria che ospita una quantità spropositata di volumi e testi scolastici; la scrivania occupa un posto d’onore sotto l’unica finestra della camera, posta esattamente al lato opposto della porta.

In questo spazio abbastanza ampio l’ordine regna sovrano.
Non ci sono fogli sparsi, il cestino è vuoto e sulle mensole di legno non c’è traccia di polvere.
Dovrei essere fiera di me stessa: la precisione e la disciplina, a cui mio padre tiene particolarmente, sono ormai parte di me, inscindibili.

Eppure mi sembra tutto così vuoto, così normale, così….noioso.

Questa sensazione mi sconvolge.
Non ho mai provato repulsione entrando in una biblioteca.
A scuola sono la più brava della classe, leggere è sempre stata una delle mie passioni.

Cosa è cambiato?

Mi prendo la testa tra le mani.

Io sono cambiata.

Essere l’unica ragazza in una famiglia composta da soli uomini - quattro fratelli maggiori più mio padre – mi ha fatto maturare più in fretta rispetto alle mie compagne di classe. Loro sanno già cosa vogliono diventare: scienziate, dottoresse, insegnanti.
Hanno pianificato il loro futuro già da molto tempo.
Poche tra loro hanno preso in considerazione l’idea di cambiare fazione.

Nemmeno io ho mai preso sul serio questa opzione.

L’idea di ritrovarmi in un ambiente sconosciuto, assieme a persone con un modo di vivere e di pensare differente dal mio mi spaventa.

Eppure stai pensando di farlo, sussurra una voce nella mia mente.
Avrei davvero il coraggio di diventare una trasfazione?
Non riesco a rispondere a questa domanda e non ho nessuno con cui poter parlare.

Mio padre e i miei fratelli non possono venirmi in aiuto, in quanto sono nati Eruditi ed Eruditi sono rimasti.
A nessuno di loro verrebbe mai in mente che io potrei aver voglia di lasciarli, hanno sempre fatto affidamento su di me per tutto: la gestione della casa, la cucina, il bucato…più che parente, sono la loro schiava.
Da quando mia madre è morta, non ho mai sentito tutto questo come un peso opprimente come lo avverto ora.

E quale delle quattro fazioni farebbe al caso mio?

Le visualizzo mentalmente. Il primo simbolo che mi appare è quello degli Abneganti, due mani che si stringono l’una all’altra.
Ho sempre provato rispetto, anche una sorta di ammirazione, per questa fazione così altruista, che mette il bene comune al primo posto.

La scarto velocemente, con una smorfia.
Non potrei mai diventare così altruista.
Un conto è occuparsi della propria famiglia – che per me è un dovere -, un altro è aiutare persone sconosciute.

E poi vestire sempre di grigio e cercare di farsi notare il meno possibile è impensabile per una come me che è abituata a continui elogi.
Orgoglio ed egoismo fanno entrambi parte del mio carattere ed è qualcosa che non potrò mai cancellare, nemmeno se facessi mille opere buone.
Con questo non voglio dire di essere vanitosa, ma tengo al mio aspetto e mi piace che gli altri notino le mie buone qualità.

I Candidi?
Scoppio a ridere al solo pensiero.
Ho dei segreti che terrò sempre e solo per me, perciò questa fazione non l’ho mai presa in considerazione.
Nemmeno per un istante.
Non sono mai riuscita a capire come una persona sana di mente riesca a sopportare quell’orribile siero che ti fa sputare a forza ogni segreto, ogni cosa orribile che preferiresti non venisse mai alla luce.

Allora i Pacifici, borbotta quella vocetta in tono sarcastico.
Come se fosse umanamente accettabile!
Vestire di giallo e rosso, saltellando per i campi al ritmo del banjo non può essere un’opzione.
Mi sento ridicola solo per averci pensato!

Traccio una grossa croce sopra il simbolo dei Pacifici che fluttua nel mio cervello.

Gli Intrepidi sono l’unica fazione rimasta.
La vocetta ridacchia, prendendomi in giro.

Ma davvero, Zelda? Fai sul serio? Gli Intrepidi? Come no!

Appoggio la fronte al legno scheggiato della scrivania e mi passo le mani tra i capelli folti e scuri.

Io, una ragazzina, tra gli Intrepidi.

Devo essere impazzita.

O veramente disperata.

Perché in questo preciso momento mi rendo conto di aver preso la decisione definitiva.

La scelta che cambierà il corso del mio avvenire.

 





 
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