-Ushio, è
tardi!
Domani hai scuola, vai a letto!- disse Tomoya entrando nella camera
della
piccola Ushio.
-Papà, prima
raccontami ancora di mamma!- replicò lei mentre si
rannicchiava sotto le
coperte.
Tomoya sorrise. -Ok.
Che cosa vuoi sapere oggi?-
-Dimmi di quando
voleva recitare!- esclamò Ushio con gli occhi che
già le brillavano, ansiosi di
sapere ogni dettaglio della vita della sua mamma.
-D’accordo- disse
Tomoya mentre si sedeva accanto a lei. -La mamma, proprio come Akki,
amava
recitare. Infatti, l’ultimo anno delle superiori, quando ci
siamo conosciuti,
fece di tutto per far riaprire il club di teatro. Era stato chiuso
perché non c’erano
partecipati sufficienti, e nessun professore voleva occuparsene, ma la
mamma
non si arrese. Io la aiutai a cercare altri membri, e dopo tante
difficoltà
riuscimmo a raggiungere il numero richiesto. Era felice, non vedeva
l’ora di
iniziare a mettere in scena uno spettacolo. Ce n’era uno che
si ricordava di
aver visto da piccola, ma non ne ricordava il titolo, e
nell’archivio delle
vecchie recite scolastiche non c’era. Così la
scrisse lei. Scrisse tutto quello
che si ricordava di quella recita, e riuscì a finirla in
tempo per il Festival
dei Fondatori. La recita era un monologo e…-
-Che cos’è un
monologo?- lo interruppe Ushio.
-Un monologo è
quando un attore recita da solo sul palco e si rivolge a chi lo
guarda.-
rispose serafico Tomoya, per poi riprendere a raccontare: -Io e gli
altri
membri del club ci occupammo delle luci e delle musiche, e intanto la
mamma
recitava sul palco di fronte all’intera scuola. Prima di
andare in scena era
nervosissima, tanto che appena salita sul palco per i primi due minuti
non riuscì
a spiccicare parola, ma poi Akki e Sanae si alzarono tra la folla e la
spronarono, e così lei si riprese e riuscì a
recitare senza sbagliare nulla, riuscendo
ad emozionare tutti.-
-Di che cosa
parlava la recita?- chiese ancora Ushio.
Tomoya si stupì di
quella domanda. Già altre volte aveva raccontato
quell’episodio alla figlia, ma
lei non aveva mai fatto quella domanda. Dopo un attimo
d’incertezza portato
dallo stupore, le rispose: -Raccontava di una ragazza e di un robot che
vivevano in un mondo deserto, un universo parallelo a quello in cui
viviamo noi.
C’erano solo loro due, e mille luci che volavano
nell’aria e li circondavano.
La ragazza diceva che quelle luci erano state create quando sulla Terra
due
persone avevano vissuto un momento felice insieme, e se quelle due
persone
riescono a trovare la loro sfera di luce, possono esprimere un
desiderio. Il
succo della storia è che la ragazza e il robot volevano
tornare sulla Terra.-
-E alla fine ce la
fanno?-
-Questo non lo so.
Nella recita non è raccontato. Ora dormi, è
tardi. Domani ti racconterò altro
della mamma.- Mentre diceva questo, Tomoya si alzò, diede un
bacio sulla fronte
a sua figlia e andò nella sua stanza.
-Buonanotte,
Ushio-
-Buonanotte,
papà!-
La piccola Ushio
si addormentò subito e durante quella notte sognò
il mondo che il suo papà le
aveva descritto poco prima. C’erano immensi prati, con
tantissimi fiori, e le
luci che volavano sembrano tante piccole lucciole.
Ushio era
incantata da quel mondo, da quelle luci. Sembrava pieno di magia.
Cominciò a correre
tra i prati e a giocare con le luci. Correva, correva, e non si
stancava mai.
Le piaceva stare lì.
All’improvviso si
ricordò che in quel posto c’erano anche una
ragazza e un robot, così decise di
cercarli. Mentre camminava e si guardava intorno, vide in lontananza
una vecchia
casa con una grande finestra.
La
ragazza e il robot devono essere lì,
pensò. Così si diresse verso la casa, col cuore
pieno di speranza.
Arrivata vicino
alla casa, vide che la porta d’ingresso era aperta, e
così entrò.
C’era una grande
stanza all’interno, con al centro un tavolo e delle sedie. In
piedi, vicino
alla grande finestra, c’era una ragazza. Indossava un vestito
bianco, corto e
senza maniche. Accanto a lei c’era un robot malandato seduto
per terra.
La ragazza
sembrava non aver notato Ushio, così lei le si
avvicinò e disse: -Ciao. Come ti
chiami?-
La ragazza si
voltò piano e la guardò. Ushio sentì
una strana sensazione nel petto quando i
loro occhi s’incontrarono. La stessa cosa successe a quella
ragazza.
La ragazza
sorrise, la guardò con dolcezza e poi le rispose: -Ciao,
Ushio. Sono Nagisa.-
All’udire quel
nome, Ushio sbarrò gli occhi con un sospiro di stupore.
Nagisa rise piano
e con dolcezza e s’inginocchiò davanti alla
bambina.
-Sì, piccola mia.
Sono la tua mamma.- disse.
A Ushio si
riempirono gli occhi di lacrime. Subito sentì il desiderio
di scappare e
correre in bagno, perché Sanae una volta le aveva detto che
poteva piangere
solo in bagno o tra le braccia di papà. Ma in quel momento
non aveva vicino ne
uno ne l’altro. Tentò di trattenersi, ma proprio
quando non ce la faceva più,
Nagisa la abbracciò e la strinse forte.
Ushio riconobbe il
profumo della madre. Lo sentiva sempre sui peluche della famiglia Dango
che
erano della sua mamma, e le piaceva annusarli. Quell’odore
così dolce, la
faceva sempre stare bene.
Nel sentire quella
dolce stretta attorno al suo piccolo corpo, si lasciò andare
e pianse tutte le
lacrime che aveva.
-Mamma! Mamma!-
continuava a ripetere tra i singhiozzi.
-Sì, mia piccola
Shio-chan, sono io- le sussurrava Nagisa in un orecchio.
Stettero così a
lungo, poi quando il singhiozzare di Ushio si fu calmato, Nagisa la
allontanò
da sé e la guardò.
-Quanto sei bella…-
disse.
-Il papà dice che
ti somiglio tanto- rispose Ushio.
Nagisa sorrise. -Come
sta papà?-
-Bene. Quando
stiamo insieme mi fa sempre ridere e la sera mi racconta di quando
eravate a
scuola. Mi piace quando mi parla di te- disse Ushio.
La sincerità e la semplicità
della bambina nel dire quelle cose, disarmarono Nagisa. Gli occhi le si
riempirono di lacrime, ma cercò di trattenersi: non voleva
piangere di fronte a
sua figlia.
-Sono molto
contenta. Ora però devi tornare indietro, tra poco ti dovrai
svegliare-
-No mamma, io voglio
restare qui con te!- disse Ushio aggrappandosi di nuovo a lei.
-Ascoltami,
Shio-chan- disse Nagisa allontanandola di nuovo e guardandola negli
occhi: -Io
sono sempre con te e con papà. Non vi lascio mai. Veglio
sempre su di voi,
anche se non mi potete vedere. Io sono qui- disse toccandole il petto:
-nel tuo
cuore. E anche in quello di papà. Se mi tieni qui, io
continuerò a vivere
attraverso di te. E quando avrai tanto bisogno di me, potrai tornare
qua, in
questo mondo, e io sarò qui ad aspettarti ogni volta. Il tuo
posto non è qui,
ma accanto a papà. Aiutalo a restare forte. Proteggetevi a
vicenda. Io vi
proteggerò da qui, vi guiderò da qui. Non sarai
mai sola. Te lo prometto!-
Ushio abbracciò un’ultima
volta la mamma, poi si diresse verso la porta.
-Ciao, mamma. Ti
voglio bene-
Nagisa sorrise.
-Ti voglio bene
anche io. Salutami il papà-
-Lo farò-
Poi, la bambina si
voltò e quando si richiuse la porta alle spalle si
risvegliò nel suo letto con
la luce che filtrava dalle serrande.
-Ushio, alzati!-
disse la voce di suo padre dalla cucina.
Ushio saltò fuori
dal letto, lo raggiunse e gli saltò in braccio.
-Ehi, quanta
energia stamattina! Di solito di devo buttare giù dal
letto!- disse Tomoya con
un sorriso.
-Stanotte ho
sognato la mamma!- esclamò Ushio.
Tomoya si fece
improvvisamente serio: -Che cosa hai detto?- chiese con la voce che gli
moriva
in gola.
-Ho sognato la
mamma! Era nel mondo delle luci, quello della recita. Mi ha abbracciata
e mi ha
detto che lei è sempre con me, e anche con te. Lei ci guarda
e ci protegge. E
poi mi ha detto di salutarti e di starti vicino. E poi ha anche detto
che se
dovessi avere bisogno di lei, posso tornare in quel posto e lei
è lì che mi
aspetta sempre. E poi…ah! E poi ha detto che se la teniamo
qui, nel cuore, lei
continuerà a vivere!- Ushio parlò tutto
d’un fiato con sorriso che le
illuminava il volto.
Tomoya non credeva
alle sue orecchie. Stentava a crederci, ma il volto di sua figlia era
luminoso
ed entusiasta come non lo aveva mai visto da quando era nata.
Conoscendo Nagisa,
tutto quello che gli aveva detto Ushio, doveva per forza essere uscito
dalla
bocca di sua moglie.
Si inginocchiò di fronte ad Ushio e la abbracciò
con le lacrime agli occhi.
-Resterai per sempre
con me, papà?-
-Sì, Ushio. Per
sempre.-
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Angolo
dell'autrice:
Eccomi qua con questa one-shot scritta di getto. Forse non è
un granchè, ma stamattina a scuola mi è presa
l'ispirazione, così ho iniziato a buttarla giù e
ne è uscito questo.
Spero vi piaccia!
Sto guardando Clannad, e me ne sono innamorata. È il
più bell'anime che abbia mai visto! *-*
Vabbè, non ho altro da aggiungere.
Recensite e fatemi sapere che ne pensate, che mi fate sempre piacere!
A presto,
mikywriter_