Quando
sono andata a vivere in Inghilterra avevo 29 anni. Mi ci ero
trasferita per lavoro, la mia azienda aveva bisogno di qualcuno che
aiutasse a gestire la loro filiale a Chester. In realtà, nessuno
voleva trasferirsi, ai piani alti. Così hanno preso la prima persona
a caso che non avesse famiglia da mantenere. E sono capitata io.
Non
che mi lamenti, non troppo, almeno. Ormai sono due anni che vivo qui,
e, a parte i miei genitori e mio fratello, ho praticamente reciso
ogni rapporto con l'Italia. Non fraintendetemi, amo il Bel Paese,
nonostante ora sia maltrattato e deriso. Non sono una di quei fissati
con “si vive meglio all'estero, l'Italia è una m...a”.
Cioè,
sì, è vero, io vivo molto meglio qui. Dopotutto, questo
trasferimento includeva anche una promozione e un aumento di
stipendio. E, cascasse il mondo, qui il venerdì si finisce di
lavorare alle 17, e fino alle 8 del lunedì mattina seguente ti sogni
di rientrare in ufficio, questo almeno se non lavori nel settore
turistico e della ristorazione. E io non lavoro in quella sezione.
Se
per lo stesso trattamento potessi lavorare in Italia, beh, forse lo
farei volentieri. Adoro il sole dell'Italia, i suoi monumenti, la
lingua italiana...
Solo
che questo trasferimento ha messo in luce le persone che veramente
tengono a me. È stato triste vedere che solo i miei familiari hanno
preso l'aereo per venirmi a trovare. Fosse stato per problemi di
soldi, avrei anche potuto capire, ma i miei amici spesso disdicevano
il viaggio una settimana prima di partire adducendo le scuse più
idiote. Così, alla fine, li ho mandati a quel paese. E la mia voglia
di tornare a casa è venuta sempre meno.
E
poi, non posso dire di trovarmi così male, qui, anzi!
Chester
è deliziosa, un piccolo gioiellino sul confine tra l'Inghilterra e
il Galles. E non molto lontano da quella terra misteriosa che è la
Scozia.
Ed
è lì che si ambienta il mio racconto.
Come
già detto, guadagno piuttosto bene, tanto da potermi permettere di
vivere da sola in uno di quei deliziosi cottage inglesi. Ma la
solitudine mi pesava non poco, appena arrivata. Così, poco dopo il
mio trasferimento, ho deciso di adottare un cane. In realtà avrei
voluto comprarne uno. Vado matta per i terranova, e avrei tanto
voluto prendermene uno, ma fare un acquisto così folle quando ancora
dovevo ambientarmi non era il caso. Il cottage non era del tutto
arredato, senza contare che qualche sistemata andava data, visto che
si trattava di un edificio piuttosto vecchio. Così ho optato per una
soluzione più etica ed economica: sono andata in un canile. Ed è
stato lì che ho conosciuto Sansone.
Era
un enorme alano dal pelo fulvo. All'inizio non mi convinceva molto:
gli alani non mi piacciono, e lui stava in un angolino, mogio mogio.
I proprietari del canile dicevano che era stato abbandonato un anno
prima, nessuno lo voleva, perché non era più un cucciolo, anche se
aveva a malapena un anno, ed era sempre molto triste.
C'erano
molti cani più allegri di lui, e anche più bellini, in quel posto.
Li accarezzai tutti, cercando di capire quale volevo. Ma nessuno mi
ispirava particolarmente. Mi avvicinai a Sansone, più per senso di
giustizia che per reale interesse. Avevo accarezzato tutti, perché
non farlo anche con lui? Accadde quello che tutti, vale a dire io e i
proprietari del canile, interpretammo come un segno del destino: il
cane si rianimò e mi saltò addosso, leccandomi la faccia. Ci volle
del bello e del buono per calmarlo. Ma il tempo che impiegammo fu
sufficiente a farmi innamorare di quell'adorabile cucciolone, che
venne a casa con me. Non ricordo esattamente il suo nome, in verità.
Glielo cambiai quel giorno stesso, cadendo nel banale, lo ammetto. Un
alano rossiccio e giocherellone di nome Sansone. Come quello dei
fumetti. Ma tant'è!
Con
Sansone passavo tanto tempo, dopo il lavoro. Facevamo un sacco di
passeggiate e di gite. E quando tornavo in Italia, lo portavo sempre
con me, anche se questo mi costava parecchi soldi in più di
biglietto aereo. Ma non c'erano biglietti aerei, viaggi e quant'altro
che potessero impedirmi di stare con il mio cagnone. Io, che ero
tanto schizzinosa, arrivavo anche a farlo dormire nel mio letto.
Ma
arriviamo al mio racconto.
Era
una giornata di aprile piuttosto uggiosa. Non pioveva, ma il cielo
era completamente coperto da una coltre di nubi grigio chiaro.
Non
era nelle mie abitudini trascorrere il weekend a casa. Per quanto
artisticamente povera, in confronto all'Italia, l'Inghilterra ha
comunque un suo fascino. E quasi ogni settimana sceglievo un posto a
caso e lo andavo a visitare. Avevo visitato Oxford, Londra,
Cambridge, Nottingham, Stratford-upon-Avon. E poi il nord del Galles,
Salisbury, facendo una capatina a Stonehenge. E la Scozia. Avevo
visto Glasgow, Il lago di Ness, Edimburgo.
Quella
volta, non mancai al mio consueto appuntamento.
Avevo
deciso di trascorrere il weekend in un villaggio scozzese e, manco a
dirlo, mi ero portata dietro Sansone. Fu un'idea di cui mi pentirò
per il resto della mia vita.
Stephanie,
una delle mie colleghe, mi aveva parlato di posti in cui circolavano
fantasmi e quant'altro, e mi aveva sempre sconsigliato di portarmi
dietro il mio cane. “I cani sentono i fantasmi. E non sempre è un
bene”, mi aveva detto. Io la liquidavo con una risatina scettina. E
ora vorrei averla ascoltata. Avrei dovuto farlo.
Quella
mattina uscii dal bed and breakfast, con Sansone al guinzaglio.
Feci
una passeggiata per il villaggio, Sansone era tranquillo al mio
fianco. Nel giro di un'oretta, ci ritrovammo fuori dal villaggio.
C'era un boschetto lì vicino, con un piccolo sentiero sterrato. Sono
sempre stata molto curiosa, così lo presi, per vedere dove portava.
Camminammo per un pochino. All'improvviso ci trovammo davanti ad un
bivio: un cartello indicava verso sinistra “Overtoun Bridge”.
L'altro indicava verso destra, ma era molto rovinato e non riuscii a
leggere cosa c'era scritto. Così andai verso sinistra. E Sansone
cominciò a comportarsi in modo strano. All'improvviso dovetti
tironarlo, perché continuasse a camminare. Aveva la coda tra le
zampe, e più si andava avanti, più lui pareva impaurito. Ma io ero
troppo curiosa di vedere quel ponte. Così diedi uno strattone al
guinzaglio gridando “Sansone! Non fare lo stupido! Muoviti!”.
Sansone ricominciò a seguirmi, anche se sembrava sempre più
terrorizzato. Stranamente, invece di dargli retta, mi resi conto che
il suo terrore mi stava rendendo sempre più decisa a soddisfare la
mia curiosità. Volevo capire cosa lo faceva comportare così. Io e
la mia maledetta testardaggine!
Alla
fine arrivammo. Il ponte era un'imponente struttura in pietra.
Sembrava molto antico. Dall'altra parte stava una specie di
castelletto, molto carino e suggestivo.
Ma
non ebbi modo di ammirare quel piccolo angolo di mondo, perché
cominciai a sentirmi strana. La testa mi girava, e, anche se nei
dintorni non c'era nessuno, mi sentivo osservata. L'aria si faceva
sempre più pesante, e la temperatura parve calare. Ero sempre più
convinta che ci fosse qualcuno che mi guardava, mi osservava, e non
con intenzioni propriamente amichevoli. E se avessi allungato il
collo, avrei visto quel qualcuno sul ponte. A coronare
quell'atmosfera tetra, cominciò anche a piovigginare. Sansone
tremava, accanto a me. Gli carezzai la testa, sperando di
tranquillizzarlo. La mia carezza non sortì alcun effetto, anzi, il
mio cucciolotto cominciò anche a guaire. Una parte di me sosteneva
che era meglio tornare indietro. L'altra, invece, voleva guardare giù
dal ponte. Dopo una breve lotta interiore, vinse la me curiosa. Così
guardai Sansone, diedi una lieve tiratina al guinzaglio e insieme ci
avviammo verso il ponte. La situazione precipitò.
Sansone
cominciò a strattonare il guinzaglio in maniera molto violenta. Feci
molta fatica a trattenerlo e alla fine riuscì a liberarsi,
uggiolando e lamentandosi. Cercai di afferrarlo, ma non ci riuscii.
All'improvviso scattò verso il parapetto del ponte e, con mio sommo
orrore, lo scavalcò e si buttò di sotto.
“SANSONE!”
urlai, terrificata. Corsi verso il parapetto, e guardai giù, in
tempo per vedere il mio adorato cane schiantarsi al suolo 50 metri
più in basso. Non si mosse più.
Scoppiai
in lacrime, senza ritegno e senza riuscire a fermarmi, facendo versi
a metà tra urli e conati. Perché era successo questo? Perché? Ero
completamente nel pallone. Mi guardavo intorno cercando una via per
scendere e andare da lui, riuscivo solo a pensare ossessivamente che
non poteva essere successo, che dovevo salvare Sansone, dovevo
recuperarlo, dovevo, dovevo, dovevo...
La
sensazione di essere osservata si acuì, ma inizialmente non ci feci
caso. Con gli occhi annebbiati di lacrime, mi lasciai scivolare a
terra, il viso tra le mani. Fu allora che lo vidi. Era un uomo
piuttosto giovane, sui 35, 40 anni, vestito di foggia antica,
completamente in nero. Sarebbe sembrato anche un uomo normale, non
fosse che sembrava avvolto da una lieve coltre di fumo. Mi guardava,
con un ghigno cattivo stampato in faccia. E io seppi... seppi...
che c'entrava qualcosa con la morte di Sansone. In preda all'ira mi
alzai. Non capivo neanche quello che stavo facendo, in realtà. Corsi
verso di lui, decisa a dargli il fatto suo in qualche modo. Volevo
afferrarlo, e buttarlo per terra. Oppure di sotto, a raggiungere il
mio cagnone.
Ma
non lo raggiunsi mai. O meglio, lo raggiunsi, ma il mio corpo toccò
solo l'aria. Caddi a terra pesantemente. Quando mi rialzai, l'uomo
era sparito. Echeggiò una risata, che proveniva dal nulla. E a quel
punto svenni.
Mi
risvegliai in un salottino elegante, circondata da estranei che mi
guardavano preoccupati. Da quello che ho capito, il castelletto era
stato acquistato da due americani che ne avevano fatto un bed and
breakfast di lusso. Avevano sentito il trambusto ed erano usciti
fuori, trovandomi priva di sensi in mezzo al ponte.
Non
ho più avuto il coraggio di tornare in quel posto, anche se mi sono
tenuta in contatto con i proprietari. A quanto mi hanno detto,
Sansone non è il primo cane che trova la morte lì. Tanti cani,
appena arrivati al ponte, si buttano di sotto. Nessuno sa il perché,
a parte la sottoscritta. Poi, diciamocelo, neanche io so perché
quell'uomo (fantasma? Diavolo?) fa così. Ma, vi prego, vi scongiuro,
se capitate da quelle parti, non andate al ponte di Overtoun.
Soprattutto se con voi avete il vostro cane!
Angolo
autrice: ciao a tutti! Rieccomi con questa one shot che, ammetto,
non sa di niente, anche se ho quasi pianto la morte di Sansone. E
pensare che non amo neanche i cani!
Piccola
spiegazione: il ponte di Overtoun esiste davvero, e si trova in
Scozia, esattamente come detto nel racconto. Però non so se i luoghi
che ho descritto siano veramente così. A parte logicamente il ponte,
che ho visto in fotografia giracchiando per i vari siti sul
soprannaturale. Ma in quel posto non ci sono mai stata, quindi, se
invece voi ci siete stati, abbiate pietà di me e della mia
ignoranza! ;)
Torniamo
alla spiegazione: in parole povere e semplici, in quel posto pare che
abbiano trovato la morte all'incirca una cinquantina di cani,
particolarmente di grossa taglia. Tuttora nessuno sa il perché,
visto che il curiosissimo (e terribile) fenomeno ha interessato solo
i cani di taglia grande, anche se si ipotizza che fosse perché erano
gli unici in grado di scavalcare il parapetto del ponte. Ma non si è
mai capito bene perché i cani all'improvviso impazzissero e si
suicidassero: alcuni hanno ipotizzato che fosse perché il velo tra
il mondo dei vivi e l'aldilà in quel particolare punto pare sia
molto sottile. Altri, più scettici e prosaici, hanno detto che è
perché nella valletta sottostante si riproducono parecchi visoni, il
cui odore è molto forte. Altri ancora sostengono che il vento,
soffiando fra le pietre, produce un ultrasuono che fa impazzire
quelle povere bestiole, che si buttano di sotto come obbedendo ad un
richiamo.
Ad
ogni modo, il tutto resta un mistero. Perché non tutti i cani di
taglia grossa che passavano per di là sono impazziti e si sono
suicidati, qualunque sia il motivo.
Io
ho voluto dare una mia personale visione della storia, senza volerne
dare una spiegazione.
Ditemi
cosa ne pensate. Qualsiasi opinione, bella o brutta che sia, sarà
ben gradita (ovvio, cercate di non insultarmi!). E portate pazienza
per eventuali errori grammaticali, sono un po' fuori esercizio con la
battitura a pc, quindi potrei aver mancato o aggiunto lettere senza
volerlo, e a volte tendo pure a fare il passo più lungo della gamba,
quando tento di scrivere certe frasi, quindi mi vengono un po'
storpiate!
Grazie
a tutti!
Un
bacio!
Nephylim
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