Nel vuoto della stanza non
vi è
alcun rumore a farti compagnia. Digiti quello stesso numero sul
cellulare, sperando di udire parole diverse da quelle a
cui sei
abituato. Te lo porti all'orecchio, e aspetti. Gli squilli si
susseguono, sembrano non avere mai fine. D'un tratto, un rumore.
Spalanchi la bocca, convinto che la sentirai rispondere
"pronto?". Invece
parte il solito messaggio registrato.
- Risponde la segreteria
di Haibara. In questo momento non posso rispondere. Lasciate un
messaggio o riprovate più tardi.
Chiudi il cellulare di scatto, e lo riponi in tasca.
Perchè si ostini a non aggiornare quel messaggio, per te
è ancora un mistero. Haibara ed Edogawa non esistono
più
da un pò ormai. Ascoltando quel nome ti sembra sempre di
rincorrere un ricordo che si è dissolto col tempo.
Qualcosa di
inafferrabile,
che non
esiste più.
D'un tratto è il tuo cellulare che comincia a squillare,
ridestandoti improvvisamente dai tuoi pensieri. La sua immagine sfocata
ti ritorna in mente. Rispondi così in fretta che non badi
nemmeno a
leggere il nome impresso sul display.
-
Shinichi!
Dove sei? Sonoko è già arrivata da me con
mille cataloghi di abiti e luoghi meravigliosi per il ricevimento.
Si sente anche una voce irritante quanto cara, in sottofondo.
-
Starà
indagando sul triangolo delle Bermuda. Fallo sposare con la scrivania.
Uuuh guarda questo!
- Sonoko,
ti prego!
Shinichi, i tuoi casi possono aspettare. Non mi sposo
da sola, io.
Sorridi. Certo, non poteva essere lei.
- Scusami Ran. Ho fatto tardi. Arrivo tra poco.
Chiudi la chiamata e guardi malinconico il tramonto. Sei tornato a
villa Kudo, di nuovo. Chissà poi perchè. Forse
speravi
ancora che dopo sette anni l'avresti trovata lì, sulla
soglia,
ad attenderti.
Ora cammini per la strada, e non hai più paura di essere
riconosciuto da qualche criminale dell'organizzazione. Tutto quello non
esiste più da un pò, ma hai dovuto farci i conti
per anni. Un'esperienza come quella non si dimentica, ti segna nel
profondo e ti cambia
inesorabilmente.
Non avevi mai avuto voglia di parlarne con la tua fidanzata,
nè con i tuoi amici più cari. Persino le parole
comprensive di Heiji non riuscivano più a darti conforto.
Volevi parlarne con
lei.
Volevi sapere se era riuscita a costruirsi quella vita che le era
sempre stata negata. Volevi chiederle se anche a lei capitava di
alzarsi nel cuore della notte col fiatone, per colpa di paure che
ancora popolavano i tuoi peggiori incubi.
Tuttavia, nulla di tutto questo era avvenuto. Poco dopo essere tornata
sè stessa, aveva preso il primo volo per non si sa dove e se
n'era andata. Non aveva più dato notizie. Perlomeno, non a
te. Il dottor Agasa era l'unico al quale alle volte dava qualche cenno
di vita. Era stato considerato l'unico
degno di restare in
contatto con lei, e questo alle volte ti faceva provare
invidia. Invidia
per un vecchietto che ti è sempre stato accanto e ancora
oggi ti sopporta.
Come sei caduto in basso, Shinichi Kudo.
Non sentire più la sua voce per
sette lunghi anni,
era stato indescrivibile. Ti ritrovavi a chiamare quel vecchio numero,
sperando che lei lo usasse ancora, perchè era l'unico
recapito che ti fosse rimasto. Puntualmente, la sua voce registrata ti
rispondeva, senza farti capire se un giorno lei avrebbe sentito o meno
le tue parole. A volte non ti era importato, ed eri rimasto
lì per minuti interminabili a parlare nel silenzio della sua
segreteria.
- Shiho, mi sono
ricordato che oggi è il tuo compleanno. Tanti auguri. Vorrei
farteli di persona, vorrei rivedere la tua faccia scontrosa e saccente.
Quando ti deciderai a venirci a trovare?
- Signorina Miyano, non mi interessa se è alle Bahamas o a
Timbuctù. Non si fa vedere da troppo e stia sicura che ho i
mezzi necessari per mandare una squadra di ricerca a recuperare il suo
regale fondoschiena. È pregata di farsi sentire, ho dei casi
investigativi che le sottoporrei volentieri.
- Ciao
Shiho. Oggi ho rivisto Ayumi,
Genta e Mitsuhiko. Erano al cinema, insieme come sempre. Ayumi diventa
sempre più bella, Genta cerca di perdere chili e Mitsuhiko
prova a
badare ad entrambi. È stato come tornare indietro, risentire
le loro
voci. E tu, Shiho? Perchè non posso più sentire
la tua voce?
Sapevi
che molto
probabilmente lei quei messaggi non li avrebbe mai sentiti. Riattaccavi
lanciando il cellulare sulla scrivania e passandoti le mani tra i
capelli Era stupido parlare col vuoto, ma ti aveva lasciato
così
all'improvviso,
che ancora non riuscivi a trovare una spiegazione alla sua assenza.
Il dottor Agasa era sempre vago quando gli chiedevi di lei.
Probabilmente non sapeva molte cose nemmeno lui, ma una parte di te
credeva che lo facesse
apposta.
Come se lei gli avesse chiesto di tenere un segreto. Ironia della
sorte, proprio tu che prima condividevi con lei un segreto di vita o di
morte, adesso eri stato escluso dai giochi. Da una vita che avresti
voluto condividere
anche
con lei.
Ti ritrovi di fronte a casa dell'anziano dottore quasi senza
accorgertene. Ti fermi ed osservi l'abitazione fiocamente illuminata,
immaginandolo in laboratorio a trafficare con qualche nuova invenzione.
Hai perso il conto di quante volte in sette anni sei andato da lui per
chiedere notizie di lei.
- È il mio
compleanno. Vorrei che venisse a festeggiare insieme a noi.
- Non lo so, Shinichi. L'ultima volta che l'ho sentita sembrava molto
occupata con qualche nuovo farmaco. Non credo possa raggiugerci.
- Ma è un anno che non si fa vedere, o sentire. Glielo dica,
per favore.
- Contaci.
- Perchè non mi risponde al telefono? Avrei voluto invitarla
per queste vacanze. Stare tutti insieme.
- Si sta spostando spesso per lavoro. Avrà molte faccende da
sbrigare, immagino.
- Ma lei come la sente?
- A volte per telefono, altre via internet. Non so mai quando la
sentirò la prossima volta. Lo sai, è sempre
stata imprevedibile.
- Già.
- Sono passati cinque anni. Lei evita l'argomento ed io sto per
impazzire. A volte credo di aver immaginato tutto, credo che sia stato
tutto un sogno ed che Ai Haibara sia esistita solo nella mia testa.
- Calmati, Shinichi. Ti assicuro che sta bene. Tu stai vivendo la vita
che ti era stata rubata, ed è ciò che lei ha
sempre voluto per te.
- Non tornerà più, non è
così?
- È probabile.
Ti eri recato dal dottor Agasa l'ultima volta qualche
settimana fa. Da quella volta non avevi più chiesto di lei,
sino a quel momento.
- Io e Ran ci sposiamo.
- Le mie congratulazioni, Shinichi.
- Sono qui per invitarla ufficialmente, dottor Agasa. E anche per
chiederle un favore.
- Dimmi pure.
- Glielo dica. E le dica anche che mi farebbe piacere averla qui, quel
giorno. Per favore.
- Lo farò.
Non c'era stato bisogno di nominarla. L'anziano dottore lo
conosceva da troppo tempo per non comprenderlo già da uno
sguardo.
Decise di fargli un saluto, prima di tornare da Ran. Entrò
dalla porta sul retro, consapevole che non l'avrebbe sentito suonare il
campanello, se fosse stato chiuso nel suo studio come immaginava. Si
fece strada verso quella vecchia stanza, sentendo rumori
indistinti che provenivano dalla soglia. Si sporse appena
sull'uscio, per udire le parole che l'avrebbero bloccato lì.
-
Si sposa?
Aveva ascoltato quella voce registrata così tante volte in
sette anni, che gli
sembrava ancora di sentire il suono metallico della segreteria
accompagnarla. Tuttavia questa era incrinata, diversa.
- Si, Shiho. Mi ha chiesto di dirtelo. Erano due anni che non mi
chiedeva di te, ma non ho mai visto il tuo ricordo sparire dai suoi
occhi. Perciò dovevo dirtelo. Glielo dovevo.
Per attimi che sembrano infiniti cade il silenzio. Sei paralizzato
sulla porta, concentrato unicamente sul suono della sua voce.
- Vorrebbe averti qui, quel giorno.
- Non posso. E lei
lo sa.
- Shiho, per quanto hai intenzione di continuare così? Sono
passati
sette anni.
Credevi forse che un giorno ti avrebbe semplicemente dimenticata?
- No. Ma speravo che avrei potuto dimenticare io. Non ce l'ho fatta.
Non..
non posso
tornare.
Non ce la fai più a stare lì, immobile, mentre
ricevi pugnalate che non credevi potessero fare così male.
Spalanchi la porta e sposti il dottor Agasa dalla sua sedia preferita,
per guardare quella donna riflessa nel monitor dritto negli occhi. Il
dottore non ha il tempo di capire la situazione, e lei nemmeno.
Sussulta, alla tua vista. I tuoi occhi sparano scintille.
-
Perchè
non vuoi vedermi?
Perchè
non mi hai mai risposto? Che cosa ti ho fatt..
Ti blocchi, quando guardi meglio il suo viso. C'è il solco
di una lacrima che ha tracciato una riga ben visibile sulla sua guancia
sinistra. Vi fissate per un istante, senza sapere bene cosa fare. Poi
lei sembra ridestarsi da quel contatto d'iridi, cerca un pulsante
frettolosamente, e lo schermo si oscura.
Sbatti i pugni sulla scrivania, e a sguardo basso ti allontani, senza
che il richiamo del dottor Agasa possa riportarti indietro. Passi
rapidamente un braccio sulla guancia, per asciugare qualcosa che ti ha
bagnato il volto, e ti avvii verso la tua vita. Una vita nuova,
estranea, in cui lei
non
c'è.
*
- Papà, posso andare sullo scivolo?
Ti prego!
La fissi intensamente, riflettendo sul da farsi. Ha gli occhi di tua
madre. Occhi che
non
tollerano rifiuti.
- Vai.
Dici infine, guadagnandoti un enorme sorriso. Seduto sulla panchina di
quel vecchio parco vedi la tua piccolina correre a perdifiato verso le
giostre, incurante del vestito azzurro che porta. Avrebbe dovuto
indossare i pantaloni, visto che è una sorta di
maschiaccio. Ma tua
moglie non è d'accordo con te: per lei è solo un
angelo con un pò di forza in più e un
pò di grazia in meno. Come lei, d'altronde.
Sorridi, chiudendo gli occhi e godendoti la calma di quel momento. Gli
anni erano passati anche per te, il famigerato detective del liceo. Non
avresti mai immaginato di sentirti chiamare
papà un
giorno. Di sicuro però per la tua bambina non eri
eccezionale come i suoi nonni Yukiko e Yusaku. Sembravano
più i suoi compagni di gioco che altro, ma i tuoi genitori
sarebbero sempre rimasti gli stessi.
Apri gli occhi verso il cielo. La tua vita era andata avanti,
nonostante le difficoltà e gli incubi che la notte ancora ti
tormentavano. Avevi avuto mille dubbi sulla strada da seguire, ma ti
bastava guardare negli occhi la tua bambina per sapere di non aver
sbagliato tutto nella vita. Di aver fatto
almeno una cosa
giusta.
Non sai se sia lecito o meno il fatto che ancora ti manchi.
Ai Haibara
è ormai un fantasma dei tuoi ricordi, ma non hai mai perso
la speranza di rincontrare Shiho, un giorno. Hai smesso di aspettarla
sulla soglia di casa tua o di lasciare messaggi nella sua segreteria,
da quella sera dal dottor Agasa. Non sai spiegarti il
perchè. È stato come guardarla negli occhi per la
prima volta ed aver capito cosa
davvero
nascondesse in essi. Forse l'avevi sempre saputo, ma solo allora
l'avevi visto.
Al funerale del dottor Agasa ti saresti aspettato di vederla
lì accanto agli altri, con Genta, Ayumi, Mitsuihiko, e tutti
coloro che nell'anziano avevano sempre avuto un punto di riferimento.
Ti eri asciugato le lacrime frettolosamente, ricordando la sua voce.
- Non posso.
Distogli lo sguardo dal cielo, e torni a fissare la tua
bambina. Fai appena in tempo a vederla inciampare e cadere per terra, e
ti scappa un sorriso pensando che adesso ti chiamerà
piangendo. Fai per alzarti, ma ti blocchi. Una donna accanto a lei si
piega sulle ginocchia, e le sorride. Le dice qualcosa che non riesci a
capire, e le allunga una mano. Tua figlia sorride di rimando e afferra
la mano di quella donna dai tratti occidentali, alzandosi con vigore.
Fa un piccolo inchino per ringraziarla e torna a giocare contenta.
Resti immobile, fissando quella donna. Temendo di averla sognata
ancora, e di veder scomparire il suo riflesso. Lei si volta verso di
te, e accenna un sorriso. I suoi capelli sono ancora gli stessi, ma il
suo fisico è cresciuto con lei. È una figura
troppo cara ai tuoi ricordi per poterla dimenticare. Non puoi fare
altro che ricambiare il suo sorriso, felice che stavolta, il sogno sia
reale.
- Sapevo che era tua.
Lo
sentivo. Somiglia tanto a tua madre.
- Oh, e non sai quanto ne va fiera. Cosa le hai detto, prima?
- Le ho detto che io per giocare mettevo i pantaloni.
- Bugiarda.
- Okay, non giocavo, ma i pantaloni li mettevo davvero,
da bambina. Non
dirmi che te ne sei dimenticato.
- Come potrei? Sua madre non è molto d'accordo, ma da come
ti ha sorriso, penso che piacciano anche a lei.
Shiho ti sorride. Abbassa lo sguardo e cade il silenzio. Forse
è stato indelicato fare riferimento a Ran, ma sai che se
è tornata, lo ha fatto consapevole
anche di quello.
- Quanto ti fermi?
- Sono di passaggio. Sono andata al cimitero. Dovevo portare almeno un
fiore al dottor Agasa. Ha condiviso con me più segreti e
paure di quanto un padre vero avrebbe mai potuto fare.
-
Lo so.
Non ha
mai
voluto rivelarmeli.
Scherzi.
- Credo che tu li abbia scoperti da solo.
Risponde, con un velo di amarezza. La guardi, e per la prima volta
senti davvero il peso del tempo che è passato. Allora
immagini cosa sarebbe stato se avessi fatto scelte
diverse, se
l'avessi
trattenuta
invece di lasciarla andare, se fossi
rimasto con lei
invece che con Ran.
Erano i rimorsi di una vita che in sogno ti venivano
ancora a cercare.
- Non avrei dovuto lasciarti partire.
- Non potevi sapere che non sarei più tornata. Non sapevo
neanch'io se ne avrei avuto la forza.
- Non importa. Avrei dovuto farti capire che qualcosa era
cambiato, dentro di
me. Ti ho lasciato almeno un milione di messaggi in una segreteria che
sicuramente non hai mai ascoltato, ce l'ho avuta con te, e col dottor
Agasa, perchè non voleva darmi risposte. Io...
- Li ho ascoltati. Quei messaggi. Uno ad uno. Erano ciò che
mi dava la forza. Sapere che tu
non
mi avevi dimenticata.
La voce le trema appena, e per un attimo cala il silenzio. Si sentono
solo le risate dei bambini che giocano. Tra loro è seduto lo
spettro di una vita mai vissuta, di mille segreti mai rivelati e di
sentimenti nascosti nell'ombra della paura.
- Sono contento che tu sia tornata.
Dici ad un tratto, prendendole la mano. Lei ti sorride.
- Come ti fai chiamare adesso?
Ai,
Shiho o
cos'altro, non l'ho mai saputo.
- Shiho. È il nome che mi hanno dato i miei genitori, e ora
posso usarlo di nuovo. Anche se mi presento ancora come
Ai, a volte, a
persone che non rivedrò. Le brutte abitudini sono dure a
morire.
- Invece io credo che tu ti ci sia affezionata, a quel nome,
Ai.
- Può darsi,
Conan.
Inizi a ridere sinceramente, e lei a ruota dietro di te. Ti era mancato
non sentirti più chiamare così. A poco a poco
l'euforia si calma, e lei ti guarda ancora.
- Sei felice, non è vero?
La fissi, e vedi nei suoi occhi una miriade di sentimenti. Ci sono
state volte in cui hai dubitato di quella risposta. Ma ora sai cosa
dire.
- Sì. Ho avuto una vita piena, nonostante il vuoto che hai
lasciato dietro di te. Ci ho fatto i conti ogni giorno, e a volte ho
pensato di aver perso qualcosa lungo la strada. In realtà,
è stato davvero così. L'ho capito quando ti ho
guardata negli occhi quell sera, attraverso quello schermo. Sono stato
felice, ma anche pieno di dubbi. Poi è arrivata
lei.
Indichi tua figlia.
- Lei ha il potere di cancellare ogni mio dubbio, solo con un sorriso.
Shiho sorride.
- Presentamela.
Ti alzi in piedi e sventoli una mano in direzione delle giostre
colorate.
-
Ai!
Chiami. Shiho sussulta. Ti guarda all'istante, ad occhi
spalancati, mentre la piccola fa una linguaccia nella tua direzione e
arriva correndo. Presto detto è già
lì, davanti a voi.
- Cosa c'è, papà? Dobbiamo già andare?
- Non ancora. Volevo presentarti una persona.
La piccola Ai guarda con i suoi occhioni la figura di Shiho, e le fa un
enorme sorriso.
- Ma è la signorina di prima! Papà,
io la conosco. Si
chiama Ai, come me. Sei un detective
lentone, papi.
Ti apostrofa, afferrando una palla che è rotolata verso di
lei e tornando immediatamente a giocare.
- Torna qui
signorina..
Borbotti dietro di lei, ma lei già non ti ascolta
più. Shiho trattiene a stento un risolino.
-
Ovviamente
hai architettato tutto tu. Sapevi che mi avrebbe dato del
lentone, non
è così?
- No, Shinichi, ma
lo
speravo.
Ammette divertita. La guardi, mentre sorride, e tutti i suoi affanni
sembrano svanire nel nulla. Un volto provato come il suo non smette mai
di portare le sue cicatrici, ed è ancora più
bello quando sembra dimenticarle, perso in una serenità per
troppo tempo negata. Sai che vi dividono troppi anni passati lontani,
troppi segreti non detti e troppi sentimenti celati persino a voi
stessi. Però è bello pensare che in quegli
istanti lei sia lì davanti a te, come se non fosse trascorso
un giorno da quando eravate ancora
Conan
ed
Ai.
- Perchè sei tornata, Shiho?
La tua domanda vi riporta alla realtà.
- Avevi detto che non potevi farlo.
Lei ti guarda, e socchiude appena gli occhi.
- Volevo rivederti. Anche solo un'ultima volta.
Il pensiero della fine ti travolge.
- Ci sono così tante domande che vorrei farti.
- Ed io tante cose che vorrei raccontarti. Ma non è ancora
giunto il momento per noi.
Forse,
l'abbiamo perso lungo la strada.
Forse,
un giorno il destino ci farà ritrovare. Ma adesso
c'è un'altra
Ai
che ha bisogno di te.
Nel suo sorriso ritrovi il senso di una vita che forse ti è
scivolata dalle dita troppo presto. Hai deciso ad occhi chiusi di
tornare sulla vecchia via, senza sapere che avresti sentito
così tanto
il peso della perdita di un'altra strada, che avevi creato quasi senza
rendertene conto.
Lei si alza, e quasi senza accorgertene, sei già stretto a
lei. Distruggi con un gesto anni e anni di distanza, le attese, i
silenzi. Le paure che ti hanno inseguito nei tuoi incubi si dissolvono.
La stai abbracciando e il suo profumo è reale, capace di
darti un conforto che credevi di aver perduto. Lei si aggrappa alle tue
spalle, tremando appena.
- Se solo sapessi.. se solo
avessi
saputo..
Mormora lei, con la voce incrinata.
- Ma io lo so.
Sussurri.
- ..l'ho
sempre
saputo.
Fine
Ho
un magone assurdo, che mi ha accompagnata per tutto il corso della
scrittura di questa one-shot. Ho immaginato un futuro inoltrato, dove
il peso dei sentimenti non rivelati ha portato più tristezza
di quanto questa storia abbia mai mostrato. Ammetto che è
una scena, una paura, piuttosto
autobiografica, che esisteva già nella mia
testa. Shiho è un personaggio che mi somiglia come pochi, e
ho immaginato lei adatta a tutto questo. Ho descritto uno Shinichi
più profondo, ma si suppone che lo scorrere del tempo porti
anche questo. Spero sia piaciuta, grazie in anticipo a chi si
è fermato a leggerla, e a chi mi lascerà un suo
pensiero.
ValHerm