In the eye of the storm.

di kid_napped
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L'aveva incrociata per sbaglio, una volta, e aveva posato gli occhi su di lei senza nemmeno rendersene conto: ballava sola in mezzo alla pista, in un locale poco affollato e molto buio, tanto che aveva dovuto scostarsi i lunghi capelli castani dagli occhi per poter osservare meglio quelle curve sinuose che componevano il suo corpo, muoversi al ritmo di una musica strana, una specie di electro-pop indiano, a tratti psichedelico.

L'aveva immaginata così, la sua linea di chitarra, suadente e dolce, ma pronta a scattare, sorretta dai muscoli di un basso potente e ben strutturato.

Aveva incontrato i suoi occhi gialli da gatta, che, da quando si era accorta che lui la stava guardando, non l'avevano mollato nemmeno per un secondo. Ballava e rideva, sotto delle immaginarie vibrisse che lui le aveva disegnato sulle guance con la penna della fantasia dell'ubriaco. I generosi tratti di pelle candida che aveva nudi, brillavano innaturalmente sotto la luce viola del locale, creando scie luminose fluorescenti ogni volta che si muoveva.

Avrebbe trovato le parole adatte a descriverla.

In preda ad un folle delirio l'aveva seguita e per un po' avevano dato spettacolo, rincorrendosi e allontanandosi di scatto, fino a che lei non l'aveva preso improvvisamente per il braccio e l'aveva trascinato fuori. Si era abbandonato esausto lungo il muro sporco del locale nel bel mezzo dello strano deserto in cui si trovavano. Come nell'occhio di un ciclone, tutto sembrava calmo e nitido e la luna splendeva, enorme, nel cielo nero inchiostro.
La ragazza gli si accostò con lentezza, tanto che a lui i suoi movimenti parvero al rallentatore. Il suo corpo emanava ondate di calore che lo raggiungevano e lo investivano con forza, propagandosi attraverso il suo corpo lente e facendolo sudare e rabbrividire al tempo stesso.
Gli sfiorò la spalla con la guancia e, silenziosa come se non respirasse, il suo naso accarezzò il lobo dell'orecchio di lui.
“Ti andrebbe di complicare un po' le cose?” sussurrò.

E di rendere il suo modo insolitamente denso di parlare.

Il calore del respiro di lei gli si insinuò fin dietro la nuca, lanciandogli un lungo brivido lungo la schiena. Nel muoversi, ogni più suo più piccolo e insignificante muscolo sprizzava scintille elettriche. Gli occhi attenti di lei spiavano ogni sua minima reazione.
L'assenso uscì soffocato e a fatica dalle labbra di lui, incollate e formicolanti.
Lei prese una delle sue mani sudate e, dalla pozza d'ombra in cui si trovavano, camminò dritta verso la luce della luna, che la inondò e fece quasi scintillare la sua pelle pallida.

Avrebbe volentieri spento la luna, pur di vederla brillare nel buio.





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