Wine of Love
Wine
of Love
ATTO
PRIMO, di come il mago e il medico discutono delle sorti del
principe.
Nelle
stanze di Gaius era sempre possibile trovare, per chi sapesse come
cercare, un enorme numero di pozioni di ogni genere. Ve ne erano tra
le più disparate: alcune erano utili a chi avesse problemi ad
addormentarsi, altre potevano garantire il sonno eterno.
Non
che Gaius avesse mai avuto problemi ad addormentarsi: no, non era il
suo caso, era molto esperto nell'arte di godersi appieno il sonno
senza il bisogno di ricorrere ad erbe e pozioni. Questa sua
attitudine al riposo efficace gli permetteva d'essere sempre al
meglio di prima mattina; amava essere svegliato dai primi raggi di
sole, ed era sempre di ottimo umore appena alzato. Potenzialmente,
c'è da dire che sarebbe stato tranquillamente in grado di mantenere
il buon umore per l'intera giornata. Tuttavia il trasferimento a
palazzo del suo figlioccio, Merlin, gli aveva comportato tanta gioia
quanto continue preoccupazioni; le sopracciglia folte del medico
avevano occasione di aggrottarsi molto più spesso, ora che il
giovane mago viveva con lui.
Gaius
si trovò a lanciare un'occhiata affascinata ai suoi flaconi di
sonnifero, desiderando di poterne bere uno accompagnandolo, magari,
con un farmaco per il mal di testa. Il riflesso nel vetro delle
pozioni però gli ricordò, impietoso, la gravità della situazione
alle sue spalle: Merlin, appoggiato alla parete e molto intento
a starsene in disparte, e niente di meno che il principe di Camelot,
seduto sul vecchio letto ancora sfatto del medico.
L'erede
del regno si dondolava avanti e indietro, sfoggiando il suo miglior
sguardo vacuo e un tremendo sorriso ebete che lo faceva sembrare sul
punto di sbavare da un attimo all'altro.
«
Ripetimi cos'è successo. » mormorò il medico atono, incapace di
staccare gli occhi da quel curioso spettacolo.
Merlin
non ebbe difficoltà a capire che la frase era indirizzata a lui, dal
momento che era l'unica altra persona presente nella stanza.
Fece
spallucce, ben sapendo di non poter essere visto, e commentò « Come
ti ho detto, questa mattina l'ho trovato in questo... In queste
condizioni. »
Il
mago lanciò uno sguardo al principe, cercando di analizzare
l'effetto che le sue parole avevano sortito. Non registrando nessun
cambiamento evidente, tirò un respiro di sollievo: quell'Arthur
era particolarmente soggetto agli sbalzi d'umore. Il suo sguardo si
spostò poi su Gaius, che stava lentamente spalancando la bocca senza
rendersene conto, colpito dallo spettacolo che aveva di fronte; lo
stesso Merlin, in effetti, era combattuto tra l'impulso di ridere di
quell'assurda situazione e quello di piangere al pensiero delle
possibili, terribili, conseguenze.
Gaius
si voltò, intercettando gli occhi di Merlin.
«
Potete fare qualcosa, Gaius? » domandò lui, distogliendo lo
sguardo. In risposta, l'uomo sbuffò e si abbandonò pesantemente su
una vecchia sedia che scricchiolò in modo sinistro sotto il peso
importante del vecchio medico. Merlin lo osservò agguantare un
vecchio tomo polveroso e iniziare a sfogliarlo voracemente.
«
Debbo sapere da quanto tempo il principe è in queste condizioni, per
dirlo. E se hai dei sospetti su come possa essere accaduto. »
Le pagine ingiallite e sottili venivano esaminate e voltate con la
velocità e la precisione date dall'esperienza, e Merlin credette che
si sarebbero sbriciolate sotto il tocco deciso del suo mentore. «
Sembra l'opera di uno stregone molto potente, Merlin. » aggiunse
Gaius con aria grave, per poi continuare a sfogliare il volume.
Merlin fu grato della concentrazione che l'altro sembrava tributare
al libro, perché con un po' di fortuna questo gli avrebbe impedito
di notare la tonalità corallo che stavano assumendo i suoi
padiglioni auricolari, mentre si mordicchiava le labbra con aria
colpevole. Provò a rispondere al quesito che gli era stato posto.
«
Beh, ieri sera, quando l'ho lasciato, era il solito idio- » si
interruppe immediatamente, rammentando che Arthur era lì e lo stava
fissando. In quelle condizioni era particolarmente... emotivo,
chiamarlo “idiota” non
sembrava una grande idea.
«
Insomma, il solito di sempre. » concluse. Poi deglutì, cercando di
trovare il coraggio – e soprattutto le parole – per confessare la
sua piccola malefatta. Non si trattava esattamente di una cosa facile
da spiegare.
«
Come immaginavo! » esclamò Gaius eccitato, così repentinamente da
spingere Merlin a sospettare che egli non avesse ascoltato una
singola parola, mentre era immerso nella lettura di Rimedi
Domestici per Fatture e Malefici. « Si tratta di un potente
filtro d'amore! Non v'è dubbio che fosse destinato ad Arthur: una
vendetta nei confronti di Uther da parte di qualche druido,
probabilmente. » rimuginò tra sé il medico.
Merlin
sospirò: doveva dirlo. E lo avrebbe fatto, certamente. Tra
pochi secondi.
Socchiuse
le labbra, pronto a confessare.
«
Si tratta di un estratto, molto raro in effetti, di un fiore
particolare... Rintracceremo il colpevole con facilità! » Gaius
aveva ripreso la parola improvvisamente, impedendogli di svuotarsi la
coscienza. « Oh, ma che sciocco, » aggiunse, battendosi una mano
sulla fronte con vigore « sai bene di cosa parlo! È lo stesso fiore
che ti ho mandato a recuperare la scorsa settimana: l'Artiglio
Rosso. »
«
Ecco, a proposito di questo... »
«
Una vera fortuna! Potrò preparare l'antidoto in meno di due giorni.
»
Merlin
sbuffò, desistendo dal suo tentativo di costituirsi. Non c'era modo
di farsi ascoltare: Gaius si era immediatamente messo all'opera ed
era così intento a pestare petali e mescolare intrugli che il mago
dubitava gli avrebbe prestato la benché minima attenzione – anche
se si fosse messo a saltellare nudo con la scritta “SONO STATO IO”
scarabocchiata in fronte.
E,
riflettendo, non era decisamente
il caso di spogliarsi: rivolse un'occhiata terrorizzata ad Arthur,
che lo stava aspettando seduto e obbediente. E che ora non gli
staccava gli occhi di dosso.
«
Ah, Merlin. Sarà il caso che Uther non ne sappia nulla, per ora.
Perciò inventati una scusa e fai sparire il principe per tutta la
giornata. »
Ti
sembra facile, meditò Merlin. Erano già in
ritardo per gli allenamenti, e non sarebbe stato facile giustificare
quell'assenza: avrebbe dovuto spacciarlo per malato e pregare che
Uther decidesse di non farsi vivo per tutta la giornata; ma sembrava
qualcosa di improbabile, Arthur era l'erede al
trono. Magari, se avesse scelto una malattia
abbastanza innocua... O una contagiosa! Sì, un'ottima scusa per
tenere Uther lontano...
I
suoi acuti ragionamenti furono interrotti dalla risata roca di Gaius,
che stava di nuovo osservando il suo paziente speciale.
«
In ogni caso, di certo il nostro malvagio attentatore non si sarebbe
mai aspettato che il filtro avesse effetto in questo modo! Arthur che
si innamora del suo servitore! Potrebbe quasi essere divertente se
non fosse, beh, » ci pensò su per un attimo « malvagio.
»
«
Grazie, Gaius. » lo fulminò il ragazzo, sarcastico. « Sono felice
che tu sia solidale nei miei confronti. »
Il
medico di corte continuò a ridacchiare ignorandolo, e lui decise di
lasciarlo fare: in fondo, tecnicamente, si era cacciato da solo in
quella situazione, giusto? Aveva le sue responsabilità e la gente
aveva il diritto di ridere di lui.
Anche
se Gaius non poteva saperlo, quindi era solo un maledetto traditore.
Sbuffò
e si ritrovò a fissare sconsolato il principe: se Arthur richiedeva
già abbastanza pazienza nella sua versione standard, la versione
innamoramento folle era insostenibile.
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