ABITUARSI

di athazagorafobia
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ABITUARSI


Le persone pensano che ci si abitui a tutto: le assenze, le mancanze, i bisogni.
Non credo sia vero.
Non credo ci si abitui.
Non credo semplicemente che queste cose possano scomparire da un giorno all’altro.
Non ci credo perché a me non accade.
Sono sempre stata una di quelle ragazze che volevano mettersi alla prova, che volevano tentare, sperimentare, che credono che ciò che accade nei film succeda anche nella realtà.
Mi immagino le sorprese più strane quando esco da casa, l’incontro inaspettato con la persona di cui mi innamorerò o che da sfigata diventerò figa.
Mi immagino ciò che desidero.
Ma lo so che il desiderio raramente diventerà realtà e che sperarci fa solo male.
Ma abituarmi al dolore della delusione? Magari.
Ed è per questo che non esco. Che non esco con le mie amiche il sabato sera, che non vado nei pub o nelle discoteche. Oh, c’è quel momento di eccitazione, quasi febbricitante prima della serata. Quel momento in cui mi preparo e mi sento come un dio sceso in terra. Quel momento in cui credo che la scena da sogno arriverà e da allora la mia vita sarà perfetta.
Solo per quel momento mi basterebbe vivere. Ma ci fosse solo quello… E’ quello che accade durante il dopocena il problema.
Il problema è girare e far finta di non notare le risatine mentre passo. I Ni-hao o come cavolo si scrive, e le persone chi si inchinano unendo le mani.
E lo so che ormai dovrei esserci abituata. Essermi abituata alle prese in giro. Ai giudizi prematuri e al dolore. Ma fa sempre male.
Fa male ricordarsi di avere dei capelli neri, lunghi, degli occhi a mandorla e un naso schiacciato. Fa male perché non l’ho scelto io ed è quasi una costrizione questa situazione.
Fa male perché non mi danno mai la possibilità di far vedere come sono realmente, non mi danno mai la possibilità di nulla in effetti. Non sanno tutto quello che ho alle spalle e che io li odio i cinesi.
Non sanno che venderei l’anima al diavolo per essere come loro.

 

Le persone pensano che ci si abitui a tutto: le assenze, le mancanze, i bisogni.
Io non mi sono mai abituata a niente.
 




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