Salve a
voi!
Dunque...Ho voluto
scrivere questa piccola One shot dedicata a LevixPetra e mi
è venuta guardando un video → http://www.youtube.com/watch?v=j2SL2IbRu0c
e leggendo la
bellissima fan fic di Momoiruyuki,
che vi consiglio davvero di andare a leggervi perchè
è stupenda *^*
Questo è il
suo profilo --> http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=632912
e la ringrazio
tantissimo per avermi dato, non solo l'ispirazione, ma anche il
permesso di usare un personaggio di sua creazione che però
ho modificato un po' ^^ grazie dunque e questa fic la voglio dedicare a
te in particolare <3 (non è una Ereri e non
è scritta bene come scrivi tu, ma spero ti piaccia
>.<)
Ah, per precisare, io
Levi lo shippo con quasi tutte le coppie che girano XD quindi
aspettatevi altre Shot (mi impegnerò nel scrivere meglio e
qualcosa di veramente originale e carino!)
Buona lettura e spero
apprezziate >.<
Young
and Beautiful
L'orologio
digitale vecchio stampo segnava le 4.30 di notte, con quelle linee che
neanche si incrociavano, eppure, riuscivano a formare tutti i numeri
esistenti.
Si passò una mano sui capelli corvini, rasati al di sotto
delle orecchie per colpa di un vecchio scherzo che aveva certo fatto
pagare caro al suo ideatore, mandandolo in ospedale con qualche
frattura e commozione...
Quel movimento disturbò la grande palla di pelo che dormiva
di fianco al padrone, facendogli emettere un miagolio di
disapprovazione, ma Levi se ne infischiò e anzi, si
voltò dall'altra parte del lettone, si alzò,
facendo scomodare il povero gatto che anch'esso infastidito
balzò giù dal letto correndo in cucina, dove Levi
sapeva già che lo avrebbe atteso con la coda alzata e
arricciolata, miagolando disperatamente come se non mangiasse da mesi,
in attesa dei suoi croccantini.
Sbuffò e iniziò ad avviarsi in bagno, poi in
cucina, dove prese dalla mensola in alto a sinistra un sacchetto di
croccantini che servì al gatto, mentre quello gli girava in
tondo, miagolando e facendo le fusa, mentre con i suoi grandi occhi
azzurri lo guardava come se fosse un dio.
Appena la ciotola si riempì, il gatto abbandonò
le attenzioni al padrone per precipitarsi su quella, mentre i
croccantini finivano sul pavimento.
« Vedi di non sporcare oltre, o ti faccio digiunare per un
mese fino a farti diventare uno stecchino.»
Il gatto, conosciuto con il nome di Heicho ruggì appena in
segno di sfida, mentre vorace mangiava la sua pappa.
Levi infastidito dal suo comportamento, si chiese – come ogni
mattina - perché avesse voluto tenere quel gatto,
mentre prendeva la sua tazza, la riempiva d'acqua fino all'orlo e la
metteva nel microonde a scaldare per 1 minuto e 30 secondi.
Quando la tirò fuori, prese una bustine di tè
gusto arancia e vaniglia, la immerse nella tazza e aspettò
un minuto che ne prendesse il gusto.
Buttò qualche cucchiaino di zucchero, mescolò il
tutto, buttò il filtro nella pattumiera e si sedette sullo
sgabello, appoggiandosi al tavolo della cucina.
Sorseggiava il tè bollente, mentre fissava il gatto quasi
con sguardo inquietante, mentre quello bello e beato spazzolava la sua
ciotola.
Levi, guardando la sua stazza, si chiese se fosse il caso di diminuire
le razioni di cibo, considerando che a soli 3 anni pesava sui sette kg,
venendo chiamato poi con nomi ridicoli dai suoi conoscenti –
così li definiva i suoi amici – come
“Balenottero spiaggiato”
“Ciccione” “Prosciutto
ambulante” e altri nomignoli nauseanti ed offensivi.
Il suo sguardo si rivolse poi alla manciata di croccantini finiti per
terra, imbrattando così il pavimento di germi e sporco e a
quell'idea emise un sospiro infastidito che il gatto notò,
guardandolo con la coda dell'occhio e ruggendo appena.
« E' inutile che fai il malmostoso...»
Il gatto dopo un ultima occhiata, lasciò la ciotola e
girovagò per la cucina, la coda alzata in cerca di un posto
dove acciambellarsi e dormire.
“Cazzone di un gatto...” Levi si alzò
dallo sgabello, prese l'aspirapolvere nel piccolo sgabuzzino e
iniziò ad aspirare lo sporco, poi prese un prodotto per
pulire i pavimenti e finì di pulire.
« Perchè mi sono preso la briga di tenerti con me,
non me lo spiegherò mai...»
Sbagliava di grosso Levi, poiché il motivo lo conosceva
benissimo, ma era troppo orgoglioso per ammetterlo perfino con se
stesso, figuriamoci con il gatto stesso!
Senza un motivo alzò lo sguardo verso la finestra, da cui
filtrava una flebile luce, segno che l'alba del nuovo giorno era quasi
vicino e quindi una nuova giornata da affrontare lo aspettava.
Quel giorno...
Levi rimise l'aspirapolvere nel suo posto, prese l'Iphone in camera sua
e lo incastrò nello stereo apposito che si trovava in cucina
e la canzone “Let it Burn dei Red” –
riprodotta in modo casuale – partì diffondendosi
per tutta la casa, tanto il volume era alto.
Da quando si era
trasferito 3 anni fa in quell'appartamento, l'unica vicina che era
sempre stata gentile e disponibile con un tipo così
associale, inespressivo, brusco e freddo – vari appellativi
assegnategli dai suoi vicini ed amici – era stata una ragazza
più o meno della sua età: aveva capelli corti di
un colore non ben definito, così per lui erano sul biondo
cenere e gli occhi erano color nocciola, un sorriso dolce e gentile
sempre dipinto sul volto.
Ogni mattina si
incrociavano per le scale e lei ogni mattina lo salutava con un radioso
«Buongiorno
Rivaille.» e lui ricambiava nel suo solito modo freddo e
distaccato, ma col passare di tempo, il suo viso e la sua espressione
si erano in qualche modo smussati, regalandogli qualche accenno di
sorriso, niente di troppo spinto, ma che alla giovane Petra fece
piacere comunque: in qualche modo era riuscita ad aprire una piccola
porta nel cuore di Levi, inconsapevolmente di entrambi; i loro saluti,
una parola, un piccolo gesto, fecero in qualche modo cambiare il loro
rapporto,e Petra andò spesso a trovarlo qualche sera dopo il
lavoro, per mangiare insieme e guardare qualche film, parlare di
argomenti molto acculturanti che entrambi adoravano o di fiori, che a
Petra piacevano molto.
« I fiori li
hai piantati tutti tu?»
«Certo, volevo
donare un po' di colore a questa palazzina così
spenta.» spiegò lei
Quanto avrebbe voluto
abbracciarla a volte, stringerla a se e confessargli che gli voleva
bene...ma bene come? Non sapeva nemmeno lui come descrivere quello che
provava, poiché la vita l'aveva reso quasi apatico, incapace
di provare qualsiasi forma di sentimento come l'amore o voler bene, o
se li provava, li dimostrava a modo suo, senza lasciar trasparire
niente.
Eppure in sua compagnia
stava bene, dimenticava tutti i problemi della giornata e lo rilassava
totalmente.
Ma era amore o semplice
amicizia?
« Allora, chi
devo ringraziare per quell'espressione quasi sognante,
Rivaille?» la curiosità di Hanji era senza
precedenti, e la sua spiccata capacità di notare anche un
solo misero cambiamento in Levi era ineguagliabile; lei era l'unica
persona che avesse mai notato certe cose che neppure Levi riusciva a
notare in se stesso.
« Di che
diavolo parli?»
« Hai la
classica,...bhe, forse meno incazzosa del solito, faccia da innamorato,
bello mio!»
« Non dire
stronzate.» cercò di liquidarla.
« Lo so che
non lo ammetterai mai, ma sii sincero con te stesso, almeno.»
Levi sospirò
rassegnato « Hanji, sul serio, mi stai facendo
incazzare...»
« Quando mai
non lo sei?» s'intromise una terza persona.
« Buongiorno
Erwin, ma lo sai che la freccia di cupido ha fatto breccia nel cuore
del nostro impassibile Rivaille!?»
« Se non la
pianti, ti spedisco a casa a calci, e lo stesso vale per te.»
disse quell'ultima frase rivolto al collega Erwin che era
già pronto con una battuta delle sue, ma entrambi sapevano
quanto le minacce di Levi spesso divenivano realtà,
così entrambi abbandonarono l'argomento e continuarono il
proprio lavoro.
Al contrario Petra
sentiva di provare qualcosa per quel ragazzo così
misterioso, sentiva che il suo cuore era come una pietra, indurito
dalle difficoltà della vita e voleva in qualche modo aiutare
quello spesso strato di pietra a sgretolarsi, fino a liberarlo
completamente e a renderlo...un po' più felice.
Forse credeva
nell'impossibile?
Heicho emise un miagolio e guardava il padrone con i suoi occhi
azzurri, come a voler scrutare il suo cuore, sentendo l'umano in
qualche modo turbato, nervoso – più del solito
– e Levi lo guardò di rimando, ma il gatto non
cedette lo sguardo, per nulla intimorito.
« So a cosa stai pensando, palla pelosa...» disse
in tono tagliente, mentre ora era partita la canzone Young and
beautiful di Lana Del Rei.
Ormai lo conosceva troppo bene per non capire che stava escogitando
qualcosa, e quel qualcosa era andargli in braccio e farsi coccolare
– tirarlo su di morale -.
Così Heicho prese la mira e balzò con eleganza,
nonostante la sua stazza enorme, iniziò a fare le fusa e si
acciambellò sulle sue gambe, fermo ed immobile, aspettando
che il suo padrone gli rivolgesse attenzioni oppure lo buttasse
giù a calci.
La mano sotto il suo piccolo mento peloso era così piacevole
che il micio iniziò a strusciarsi contro la sua mano e ad
aumentare le fusa.
Il gatto approvava le coccole.
Levi approvava la sua vicinanza.
Era una fredda mattina
di Ottobre, quando Levi uscì di casa e si sorprese di non
essersi trovato davanti la dolce Petra, così scese le scale,
aprì il portone dell'edificio e il fu il caos:
Una macchina ferma in
mezzo alla strada con le quattro frecce, pezzi di vetri sporchi di
sangue, urla di chi doveva chiamare l'ambulanza, chi la polizia,
persone che si improvvisavano vigili e dirigevano il traffico.
« ...La
macchina è corsa senza fermarsi...» una signora
del primo piano stava parlando con quella del secondo, spiegandogli
l'accaduto, e Levi intuì che qualcuno si era fatto male.
«
Permesso!» urlò una ragazza del suo stabile,
chiedendo di entrare e lui notò subito gli asciugamani
imbrattati di sangue.
Quando la giovane
incrociò il suo sguardo in un attimo fugace, notò
gli occhi lucidi e lo sguardo impaurito misto a compassione che gli
lanciò.
Non capì
ancora Levi.
Quando la giovane
passò, lui buttò lo sguardo verso l'incidente e
le sue gambe si mossero da sole, mentre una strana sensazione lo
avvolgeva man mano che si avvicinava.
Tra la gente accalcata
riuscì ad intravedere una figura di una donna riversa a
terra in una pozza di sangue, i capelli biondo cenere sporchi di rosso;
si fece largo tra la folla con una tale calma, che la gente
lo guardò con sguardo compassionevole, avendo intuito che
quel giovane forse, doveva conoscerla.
Arrivò
davanti a quello che riconobbe come il corpo della piccola Petra, si
inginocchiò a guardarla e si disse che il rosso non si
intonava per niente con il color ramato dei suoi capelli; i suoi occhi
non dovevano essere così vuoti, ma pieni di quella vita e
solarità che incrociava ogni giorno.
Non doveva essere
riversa a terra esanime, ma avrebbe dovuto incrociarla per le scale,
dargli il buongiorno, magari abbracciarla e dirgli semplicemente Grazie.
Si alzò
rabbuiato e si incamminò lontano da quell'incubo, verso il
suo ufficio, semplicemente.
La vita va avanti si
disse...ma ne eri davvero convinto, caro Levi?
Qualche giorno dopo
qualcuno bussò alla porta e quel giorno era il meno adatto
per ricevere visite visto il suo peggioramento d'umore.
Levi teneva in mano il
giornale, la pagina riportava l'articolo dell'incidente, descrivendo
l'accaduto:
La giovane ragazza stava
attraversando la strada, quando una macchina la investì in
pieno, il suo corpo andò a sbattere contro il parabrezza e
subito ci fu sangue ovunque: il pirata della strada non si
fermò a prestare soccorso, scappando e lasciando la giovane
a terra, morente. Quando un passante andò in suo soccorso,
un altro avvertì una vicina con cui la vedevano spesso
chiacchierare e cercarono in tutti i modi di salvarla, ma la ragazza
morì.
Ma la cosa che fece
infuriare ancora di più Levi, era la foto dell'articolo: si
rivide in ginocchio, mentre osservava Petra a terra, così
innaturale, morta, spenta...
Qualcuno aveva avuto
l'indecenza di scattare una foto in quel momento e di mandarla al
giornale, dove una piccola nota riportava “Ecco forse come il
suo ragazzo scoprì l'accaduto.”
Quello spesso strato di
roccia s'indurì ancora di più, chiudendo quello
spiraglio che quella ragazza era riuscita in qualche modo ad aprire.
Il giorno dopo al lavoro
Hanji era stranamente silenziosa, ma Levi non ci badò
minimamente, continuando il suo lavoro d'ufficio, senza pensare a
nient'altro.
«
Petra?» chiese ad un certo punto, porgendogli il giornale.
Lui si alzò
rabbioso, buttandolo nella pattumiera.
« Era proprio
un bel nome...» commentò Erwin.
Quel giorno Levi, si
mise in malattia dal lavoro.
Imprecando, si
alzò dal divano e andò ad aprire la porta, ma
quando la aprì non c'era nessuno, poi un miagolio
catturò la sua attenzione e per terra vi era una gabbietta
coperta con un lenzuolo sopra a cui c'era una lettera attaccata.
Levi alzò un
sopracciglio perplesso, si guardò intorno ma non c'era
nessuno, così prese la gabbietta e chiuse la porta.
Un altro miagolio, ma
Levi non ci fece caso, mentre leggeva la grafia di Petra della lettera
indirizzata a lui.
“Per
Levi” diceva la busta.
La girò e vi
lesse un altra scritta “Buon Compleanno”.
Mancavano mesi al suo
compleanno, ma in effetti non si ricordava di aver mai detto alla
ragazza la data.
Questa volta i miagolii
si fecero più forti ed insistenti, così
svogliatamente fece scivolare via il lenzuolo e in quel momento
sentì ancora una volta il profumo di Petra, della biancheria
appena lavata, un profumo dolce e delicato.
Poggiò il
lenzuolo sul divano, mentre scrutava la piccola palla di pelo
all'interno della gabbietta, un gattino minuscolo, bianco con qualche
striatura grigia e marroncina.
Aprì la
gabbietta e prese la creaturina in una mano e quello spaventato si
guardava in giro, miagolando chiedendo del cibo.
Era più che
intenzionato a sbatterlo fuori di casa, quando i suoi occhioni azzurri
incrociarono i suoi e in quel momento vide Petra con il suo sorriso
dolce con in braccio il micio e porgerglielo, augurandogli un buon
compleanno.
« Se osi
sporcare in giro, ti buffo fuori a calci.»
Heicho miagolò ancora, richiamando le attenzioni del
padrone, perso nei suoi pensieri e lui sbuffando riprese ad
accarezzarlo.
Quella palla di pelo gli aveva in qualche modo dato compagnia in quegli
anni, anche se era tremendamente fastidioso ed era costretto a fare le
pulizie più del solito.
Guardò l'ora ed erano già arrivate le 5.30 e il
sole già faceva capolino dalla piccola finestra, illuminando
le tende bianche pulite il giorno prima e il bucato steso sul terrazzo.
Levi prese il micio delicatamente per poggiarlo a terra e lui non fece
resistenza, poi si alzò, si scrollò i peli dalla
maglietta e andò a farsi una doccia.
Quanto tempo era passato, eppure i ricordi della piccola Petra non
smettevano mai di venirlo a trovare, con meno insistenza e meno dolore,
certo, e lui ogni giorno cercava di andare avanti, di vivere la vita
alla giornata in compagnia di quel micio, l'ultimo filo che lo legava a
Petra; e quando anche lui se ne sarà andato, allora forse,
riuscirà a far andare Petra, ma per un po'
continuerà a tenersela stretta in un piccolo angolo del suo
cuore.
Si, perché anche Levi ha un cuore...
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