Il
daino di Yuhr, non abituato a muoversi senza il branco, avanzava
lentamente. Anche perché, era completamente buio, e la
vegetazione fitta del bosco copriva gran parte delle stelle.
L’elfo era spaventato dalla situazione, ma evitava di
pensarci. Dopotutto, era ancora fuori di sé per
l’umiliazione subita. Non riusciva a capacitarsi del fatto
che il suo passato fosse stato reso noto. Anche se, non tutte le
informazioni erano esatte. La sua forza virile, era attiva, e anche
piuttosto possente, ma funzionava in maniera particolare, a dir poco
imbarazzante.
Era cominciato tutto anni prima, durante la stagione calda. Yuhr aveva
da poco compiuto il suo primo secolo, per cui poteva ora unirsi alla
cerimonia degli accoppiamenti. Si svolgeva in una apposita stanza
comunitaria, preparata per questo tipo di eventi. Gli Anziani, come da tradizione, avevano
scelto per lui sette fanciulle elfiche del suo stesso livello sociale
con cui unirsi, tra le quali avrebbe dovuto indicare la più
adatta al matrimonio. Tutte loro erano graziose, e ansiose di
accoppiarsi con lui, ma lui aveva rovinato tutto. Non gli era mai
capitato di unirsi alle femmine, ma vedendole prive degli abiti,
stranamente non provò nessuna passione in particolare. E,
cosa ancora più orribile, i suoi arti inferiori non
risposero per niente, a nessuna delle sollecitazioni delle fanciulle.
Yuhr provò a rinvigorirsi pensando a qualcosa di eccitante,
e inspiegabilmente, gli venne in mente una sola immagine. Lui che
l’estate scorsa osservava alcuni elfi adulti che nuotavano in
un lago. I fisici di molti di loro erano incredibilmente attraenti.
Grazie a questi pensieri riuscì a smuovere i suoi lombi, ma
solo per poco tempo. In pratica non compì alcun
accoppiamento.
E ovviamente il suo fallimento fu noto a tutti gli abitanti del suo
piccolo villaggio contadino. Non poteva quasi uscire da casa per la
vergogna. Per lo meno, tutti credevano che il suo membro si limitasse a
non funzionare, e non che agisse con lo stimolo sbagliato. Se lo avessero scoperto, avrebbero anche potuto appenderlo per i testicoli ad un albero, come spesso venivano puniti i sodomiti nella sua comunità. In ogni caso,
era divenuto lo zimbello del villaggio. Così fece fagotto e
si diresse nella lontana capitale, col forte desiderio di arruolarsi
nella Legione dei Ricognitori, il corpo armato più valoroso
del regno, in modo da dimostrare a tutti loro e a sé stesso
di non essere un completo incapace.
Yuhr si scrollò di dosso il peso di quei ricordi ridicoli e
tornò a concentrarsi sulla sua missione. Notò che
il suo daino aveva rallentato di molto il passo, come se fosse
spaventato.
«Che ti prende? Muoviti!»
esclamò l’elfo, spronandolo ad andare
più veloce, ma l’animale sembrava sempre
più esitante. Yuhr sospirò. «Di che
cosa hai paura, stupido? Non c’è nulla di cui
preoccuparsi». Detto questo, il giovane smontò
dall’animale, e camminò tranquillamente sul
tappeto di foglie morte. «Lo vedi che è tutto a
posto?» cercò di tranquillizzarlo, ma al passo
successivo sentì improvvisamente il terreno cedergli da
sotto i piedi. Sprofondò, e nel cadere cozzò la
testa contro una roccia, perdendo i sensi.
Era ormai l’alba, quando gli ospiti della locanda furono
svegliati improvvisamente da un forte tonfo, proveniente
dall’ultimo piano.
Nell’ampia sala del caposquadra Yaku, Sion si
massaggiò la testa tumefatta. Il caposquadra lo aveva spinto
a terra con una foga davvero terribile!
«Come sarebbe a dire, che non lo trovate
più? » sibilò l’elfo con un
tono che fece rabbrividire apprendisti e novizi insieme.
«Siamo... desolati, capitano…»
mormorò Koi, le cui orecchie erano calate in maniera
impressionante. «Al nostro risveglio, non era nella stanza.
Il letto era in ordine, e freddo da ore. »
«Sembrava molto spaventato per la missione, prima
che ci addormentassimo» continuò Sion,
socchiudendo gli occhi per il dolore, mentendo nel miglior modo che riusciva a offrire. «Ma non pensavamo fosse
in grado di un’azione simile! »
Il capitano rimase in silenzio con una smorfia di fastidio sul volto,
ma dal cipiglio sembrava davvero arrabbiato e seccato.
Dopo molti secondi guardò indifferente i suoi uomini.
«Non lo cercheremo, ha disobbedito ai miei ordini e
si è messo nei guai da solo. Se si trovasse nella foresta,
lo scopriremo tra breve. Nel caso dovessimo ritrovarlo vivo, si
pentirà di non essere stato vittima della furia del mostro.
E ora, voialtri, preparatevi a partire! »
Si levò da tutti gli elfi un grido d’assenso.
L’abitante della foresta guardò sconsolato un nodo
scorsoio vuoto. Era l’alba e cominciava a perdere le speranze
di trovare qualcosa da mangiare, quel giorno. Certo, almeno quel bosco
offriva una buona varietà di funghi, e anche degli alberi da
frutto, ma lui sentiva il forte bisogno di assaporare della carne.
Tuttavia, come cacciatore non era molto abile. Rimise a posto la corda e si
diresse verso l’ultima trappola che aveva piazzato, un
trabocchetto ben nascosto dalle foglie e profondo più di un
metro. Gioì nello scoprire che la trappola era scattata. Ma
guardando nel trabocchetto provò solo una forte delusione.
Nella buca c’era un elfo, privo di sensi. Ne aveva visti solo
qualcuno nei villaggi, ma mai da troppo vicino. Era piccolo come un
bambino. Aveva dei lunghi capelli sottili, di un biondo spento e dalle
sfumature di verde. I lineamenti erano delicati e la testa grande in
proporzione al corpo, ma la creatura capì che si trattava di
un giovane adulto. Indossava una tunica color erba e un mantello
grigio. Le buffe e lunghe orecchie appuntite si muovevano
impercettibilmente. Che si trattasse di un abitante del villaggio
vicino? In ogni caso, il poveretto sembrava essersi ferito nella
caduta. Decise di aiutarlo, dopotutto si era fatto male per colpa sua.
Lo sollevò per le ascelle senza alcuno sforzo, posandolo
gentilmente tra le foglie.
Yuhr si sentì afferrare scomodamente e si
svegliò, ancora stordito. Cercò di concentrarsi,
ricapitolando gli ultimi avvenimenti accadutigli. Era finito in una
sorta di grossa buca, doveva averci passato la notte, poiché
ormai era mattina. Il suo daino non sembrava nei paraggi. La testa gli
girava e gli doleva molto il braccio, doveva essersi ferito durante la
caduta. E qualcosa lo aveva sollevato e posato a terra.
L’elfo aprì lentamente gli occhi.
Una strana creatura lo stava fissando. La forma del suo corpo era
davvero simile a quella di un elfo, ma era il doppio più
alto e molto più massiccio. Notò che le sue
orecchie erano ridicolmente piccole e rotonde. Portava i capelli corti,
di un castano rossiccio, tagliati rozzamente, i tratti del volto erano duri e sulle guance e
sul mento aveva una barba incolta. Lo sconosciuto si abbassò
per vederlo meglio, esitando un pochino.
«Tranquillo, non voglio farti del male,
elfo...» mormorò con una voce assai bassa.
«Non ne ho alcuna intenzione».
Il tono sembrava sincero, e gli elfi avevano la capacità
innata di comprendere tutte le lingue, ma Yuhr retrocedette di un paio
di passi, senza smettere di fissare i movimenti di quel colosso.
«Non sforzarti di fingerti innocuo, umano» disse
nella sua lingua così che potesse capirlo.
«Dopotutto, questa trappola l’hai costruita
tu!»
«Sì, per catturare gli animali,
ma…»
«Ciò evidenzia ancora di più
la tua pericolosità!» esclamò Yuhr,
disgustato. Nessun elfo, nemmeno minacciato mortalmente dalla fame si
sarebbe mai cibato di un animale. Costruire un marchingegno per
catturare con l’inganno costituiva quindi per lui un atto
assolutamente ignobile.
«I miei compagni ti troveranno presto, e la
pagherai cara per tutti i tuoi atti scellerati!»
continuò l’elfo.
«Di quali atti parli?» chiese
l’umano, confuso. Fece per avanzare di un passo ma Yuhr
individuata una via di fuga tra le felci scattò via
improvvisamente e sparì nella boscaglia.
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