È la storia di un
aeroplano
fermo nel deserto
e di un bambino
biondo
dal fare un po’
incerto.
Di una pecora
indisciplinata,
di una volpe
curiosa,
di una rosa
capricciosa,
di una serpe
velenosa
e di una notte
stellata,
che accolse
generosa,
il ritorno del biondino
in una nebulosa.
Firmò. Quando Elena sarebbe tornata a casa avrebbe saputo
dove trovarlo, o almeno dove fosse.
Non tutti avevano la sua capacità, quella di potersi tuffare
di pancia tra le pagine di un libro, lui invece poteva vivere veramente ciò che
gli autori scrivevano e ora stava per partire.
Appoggiò il libro “ Il Piccolo Principe ” a terra, e fece un
passo. Cadde.
Atterrò su un terreno sabbioso, si alzò in piedi. Era
caldissimo, era vestito proprio come pochi secondi prima. Camicia bianca,
lunghi Jeans neri e un grosso paio di scarpe tozze di color marrone scuro. Non
aveva pensato al problema del clima dei primi capitoli.
Alzò lo sguardo verso il cielo, una scia di fumo rovinava
veloce a terra. Era lì che l’Aviatore era precipitato.
Cominciai a correre, dovevo arrivare prima del Piccolo
Principe o la storia non sarebbe potuta continuare, in quel capitolo
impersonavo l’Aviatore.
Saltai una duna e arrivai dietro il mio aereo marrone. Per
fortuna ero solo, sospirai quando improvvisamente una vocina mi spaventò.
“ Mi disegni per favore una pecora? ”
“ Scusa? ” Risposi incerto. Era sempre strano, nonostante
avessi letto quel libro almeno dieci volte prima di tuffarmi non ricordavo come
si evolveva il tutto, sì forse quello era il bello di viaggiare nei libri.
“ Disegnami una Pecora ”
Balzai in piedi e mi voltai verso destra, lui era lì in
piedi che mi guardavo con aria seria.
Aveva una folta chioma bionda, due piccoli occhi azzurri,
una spada quasi ricurva e un scintillante vestito nobiliare, di vari colori.
Era una personcina indescrivibile.
Fui spaventato dal pensiero che un bambino della sua età si fosse
perso nel deserto, ero lontanissimo dalle più vicine città nonostante questo
lui era a piedi e non sembrava né stanco né affaticato.
“ Cosa ci fa, un bambino, nel deserto? ”
“ Per piacere disegnami una pecora... ”
Era esasperante, presi fuori un quaderno, ne strappai un
foglio e lo fermai con una graffetta sulla copertina rigida. Afferrai una
matita e cominciai a disegnare.
Io non sapevo disegnare.
“ Non importa. Disegnami una pecora ”
Questo addirittura leggeva nei pensieri, o forse
semplicemente aveva visto la smorfia che ho fatto appena ho cominciato a fare
lunghi tratti a matita sul foglio a quadretti.
“No! Questa pecora è malaticcia ”
Rispose dopo che gli feci vedere la bozza.
“ E se ti disegno anche la medicina? ” Domandai tutto d’un
fiato.
“No, no, no! Non voglio la medicina. Dove vivo io tutto e’
molto piccolo e non c’è posto per troppi oggetti. Ho bisogno di una pecora:
disegnami una pecora”
Sospirai esasperato. Feci un altro schizzo.
Il Piccolo Principe fissò i quadretti bianchi.
“ Lo puoi vedere da te ” Cominciò “ questa non è una pecora.
È un ariete, ha le corna ”
Sbuffai e lanciai anche il secondo foglio lontano
accartocciato. Cosa diavolo mi era preso? Invece di cercare di riparare il
motore del mio Aeroplano stavo disegnando pecore ad un bambino che non esisteva.
Non mi fermai.
“ Questa è troppo vecchia! Voglio una pecora che possa
vivere a lungo! ”
Mi irritai parecchio, insomma se non gli piacevano i miei
disegni cavolo se li faceva da solo.
Presi la matita e tracciai un parallelepipedo, somigliante
ad un cubo con lati disuguali, ci feci un grosso oblò e glielo mostrai.
“ Tieni. La pecora è dentro. ” Spiegai indicando un piccolo
orecchio che fuoriusciva dalla finestrella laterale.
“ Proprio quello che volevo, pensi che questa pecora dovrà
avere una grande quantità di erba? ”
Non era ancora accontentato, io dovevo mettere a posto il
mio motore.
“ Se anche fosse? ”
Domandai un po’ arrabbiato.
“ Perché dove vivo io tutto è molto piccolo... ”
“ Non ce ne sarà bisogno. ”
Presi la matita e disegnati qualche ciuffo di erba
all’interno della casetta.
“ Ecco, vedi... Sta mangiando. ”
Lui sorrise e io alzandomi ricambiai.
Elena entrò in casa richiudendo la porta, aveva in mano una
voluminosa sporta di carta. Corse in cucina, non c’ero. Si voltò verso il
salotto. Non c’ero. Bussò sulla porta chiusa del bagno, nessuna risposta.
L’aprì. Non c’ero.
Sospirò e si lasciò cadere sul divano. Vide la lettera, una
lacrima gli scivolò sulla guancia. Ero partito, partito per una destinazione
dove lei non poteva raggiungermi. Raccolse il libro e voltò pagina, cominciando
a leggere la mia avventura.
Ormai avevo rinunciato ad aggiustare il mio motore, diamine
era impossibile farlo con una persona accanto che continua a fare domande
infantili, e all’apparenza prive di significato.
Inoltre tutte le volte che ero io a chiedergli qualcosa,
questo faceva finta di non sentirmi. Sbuffai.
Poi improvvisamente il Piccolo Principe toccò il mio aereo
con entrambe le mani.
“ Che cos’è questa cosa? ”
“ Il mio aeroplano. ”
Mi fissò con sguardo interrogativo, mi alzai in piedi e
mostrandogli le ali continuai a parlare.
“ Una cosa, come dici tu, che vola. ”
Suscitai la sua attenzione.
“ Come?! Sei caduto dal Cielo? ”
Annuii.
“ Questa è buffa! ”
Commentò prima di cadere in una rumorosa risata. Non avevo
compreso il significato di tanto divertimento, era appena caduto dal cielo,
avevo sfiorato il campanello della morte, ed un bambino ci trovava
dell’ironia?!
“ Allora anche tu vieni dal cielo! Di quale pianeta sei? ”
Cominciò a dire facendo una pausa. Veniva dallo Spazio?
Quell’assurdo esserino non era terrestre!
Ignorai la sua domanda e bruscamente chiesi:
“ Da dove arrivi? ”
Probabilmente ricambiò perché senza rispondere fece un giro
intorno all’aeroplano. Era questo che mi irritava, io rispondevo alle sue
domande e lui le ignorava come fossero facoltative.
Dopo aver completato il giro commentò nuovamente il mio
mezzo.
“ Certo che su quello non puoi venire da molto lontano... ”
Prese fuori la sua pecora, cioè il mio disegno e si fermò a
contemplare le righe quasi vedesse veramente un animaletto dentro che si
muoveva e viveva.
“ Dove la porterai? ”
Domandai spostandomi vicino a lui.
“ Quello che c’è di buono è che la casetta che mi hai dato
le servirò da riparo per al notte. ”
“ Certo e se sei buono ti regalerò anche un bel guinzaglio
di corda ”
Dissi fiero. Lo aveva fatto di nuovo, non aveva risposto al
mio quesito. Forse dovevo giocare al suo gioco, anzi sicuramente voleva che
giocassi al suo gioco.
Scandalizzato questo rispose.
“ Legarla? Che buffa idea! ”
“ Ma se non la leghi con la corda, scapperà! ”
Rise.
“ Ma dove vuoi che vada! ”
“ Dovunque, e si potrebbe persino perdere! Potrebbe
semplicemente camminare dritto davanti a sé!”
“ Non importa, è talmente piccolo da me... ”
Scorsi una nota di malinconia e di nostalgia e capii che
stava soffrendo nel dire quelle frasi.
“ Che dritto davanti a sé non si può andare molto lontano...
”
Elena chiuse il libro, e rilesse la lettera. Era una bella
poesia. La rilesse ancora e ancora, finché non gli scese una seconda lacrima.
Perché se ne andava?
Perché se ne andava dove lei non lo poteva seguire?
Capii allora che quel bambino era in cerca di una cosa che
andava ben oltre un disegno, lui era in cerca di un amico. Ma lo capii troppo
tardi, perché lui se n’era già andato.
Allora compresi che era semplice guardare un disegno e
immaginarsi una pecora, ma avevo dimenticato il modo in cui avrei dovuto
fissarlo...
Elena chiuse il libro, aveva letto al fine per assicurarsi
che non mi capitasse nulla. E si era commossa dal mio ultimo ragionamento, ora
sapeva che io ed il vero protagonista del libro non saremmo mai stati amici o
almeno non ufficialmente in quanto solo dopo la sua partenza io avrei compreso
il vero messaggio del libro, solo dopo esser uscito dal libro avrei riscoperto
che anche io tanti anni fa ero un bambino proprio come lui, e vagavo in cerca
di un amico.
Lentamente riemersi dalle pagine di quel libro. E abbracciai
mia moglie. Entrambi piangevamo.
Le ultime pagine si illuminarono, e tutto tornò come era
prima.
La storia che avevo cambiato vivendo quelle parole scritte
da un autrice da me molto lontana era scomparsa, forse dimenticata ma nel mio
cuore sapevo che lui non mi avrebbe Scordato.
E guardando il cielo fuori dalla finestra, mi chiesi una
cosa:
“ Come starà la nostra pecora? ”
È la storia di un
aeroplano
fermo nel deserto
e di un bambino
biondo
dal fare un po’
incerto.
Di una pecora
indisciplinata,
di una volpe
curiosa,
di una rosa
capricciosa,
di una serpe
velenosa
e di una notte
stellata,
che accolse
generosa,
il ritorno del
biondino
in una nebulosa.