I
Tokio Hotel non mi
appartengono.
Tutto
ciò che è scritto qui è frutto della
mia fantasia e ogni
riferimento a fatti o persone reali è puramente
casuale.
Ah, e ovviamente non
scrivo a scopo di lucro, ergo non ci guadagno nemmeno un soldo
bucato.
Peace xx
One
Los
Angeles, 7 pm
Con
fare esasperato,
Brooklyn lasciò cadere la penna sulla bozza che stava
correggendo,
mettendosi poi le mani tra i capelli. Sbuffò, dando poi
un'occhiata
al suo orologio da polso: era ferma sullo stesso punto da un'ora
ormai ed iniziava a sentire i suoi neuroni fondersi.
Si
massaggiò
lentamente le tempie, nel tentativo di rilassarsi qualche minuto
prima di riprendere a correggere quel lunghissimo articolo che il
signor Wright le aveva rifilato quella mattina, chiedendole di darvi
un'occhiata veloce prima che venisse pubblicato.
E
lei, anziché
svolgere subito il suo incarico, aveva preferito dedicarsi ad altro
lavoro lasciato in sospeso ormai da diversi giorni, ripromettendosi
di leggere la bozza prima di lasciare la redazione, convinta che non
ci avrebbe impiegato più di una decina di minuti.
Ma
ora, seduta alla
sua scrivania, il foglio - il primo di tre - pieno di correzioni
ancora davanti a sé, doveva decisamente ricredersi.
Con
una smorfia
riprese in mano la penna, rileggendo per l'ennesima volta quella
frase che, per quanto sintatticamente corretta, non le piaceva
affatto. La lesse una volta, e poi un'altra, e poi un'altra ancora.
Era sul punto di lasciar definitivamente perdere, quando lo squillo
del suo cellulare la distrasse.
Recuperò
il
telefonino dalla tasca della giacca e ne osservò il display,
sul
quale troneggiava a caratteri cubitali il nome di Sienna, la sua
amica e coinquilina.
-
Pronto?- rispose,
portandosi il cellulare all'orecchio.
- Ehi,
Holmes!-
la salutò Sienna, con la sua voce allegra e squillante.
-
Sienna, ti ho
ripetuto decine di volte di non chiamarmi per cognome- fece Brooklyn,
con una smorfia.
- Certo,
certo...- fece Sienna, liquidando subito il discorso - Allora,
a che punto sei con le tue scartoffie?
-
Me ne manca solo
una- rispose Brooklyn - Peccato che sia quella che mi sta dando
più
problemi- sospirò.
- E'
un problema
rimandare a domani?- domandò Sienna.
-
Certo che lo è!-
esclamò Brooklyn, quasi incredula - “Signorina
Holmes, voglio
questa bozza corretta sulla mia scrivania entro domani”-
disse
poi, imitando il signor Wright quando le aveva lasciato tra le mani
l'articolo.
- Beh,
mi
dispiace Brooke, ma dovrai trovare una soluzione perché non
puoi
passare la serata in ufficio. Non stasera.
-
Perché, che
succede stasera?-
Brooklyn
sentì
l'amica lanciare un mezzo gridolino, quasi squittendo, evidentemente
in preda all'emozione.
-
Sienna...?- fece,
perplessa - Tutto ok?
- Non
potrebbe
andare meglio di così, Brooke- rispose la giovane
- Indovina
chi andrà alla presentazione della collezione
primavera-estate di
Shay Todd?
-
Mh, fammici
pensare... tu?- scherzò Brooklyn.
- No,
carissima
Brooke. Noi-
Brooklyn
rimase
interdetta per quale istante, cercando di assimilare le parole appena
pronunciate dall'amica: Shay Todd era una delle stilisti emergenti
più in voga della città ed andare alla
presentazione della sua
collezione significava entrare in contatto con molta, moltissima
gente famosa. Ed era esattamente ciò che le serviva per la
sua
carriera di giornalista.
Peccato
che non
potesse andarci.
-
Sienna, io vorrei
davvero venire con te, ma questo lavoro dev'essere finito entro
stasera o Wright è capace di licenziarmi.
- Oh,
avanti
Brooke, è solo una bozza! Puoi sempre correggerla domani
mattina
prima di entrare in ufficio. A colazione, magari!
-
Sienna, non è
così semplice come sembra- replicò Brooklyn - Ho
bisogno di
concentrazione e tempo, e credimi domani mattina non avrò
nessuno
dei due.
- Beh,prova
a
vederla in questo modo...- iniziò a dire Sienna,
con tono da
cospiratrice - Se vieni, potresti ritrovarti tra le mani un
bel
gossip da pubblicare in prima pagina domani stesso. Hai idea di
quante celebrità ci saranno?
-
Lo so benissimo-
sbuffò Brooklyn, giocherellando con i suoi lunghi capelli
biondi -
E'... è difficile, Sienna.
- Non
è affatto
difficile- ribatté Sienna - Devi solo
mettere da parte la tua
indole da brava bambina ed iniziare a darti da fare, o finirai per
rimanere una correttrice di bozze per sempre-
Brooklyn
rimase in
silenzio, e Sienna capì di aver colto nel segno: sapeva
quanto la
sua amica tenesse a coronare il suo sogno di essere una famosa
giornalista, perciò spesso e volentieri utilizzava quella
scusa per
convincerla ad accettare le sue richieste. E sapeva per certo che
anche quella volta Brooklyn non avrebbe resistito.
-
Beh,- iniziò a
dire quest'ultima - in effetti, potrei farcela domani mattina.
- Ne
sono sicura-
disse Sienna.
Brooke
sospirò, con
aria sconfitta: detestava lasciarsi sempre abbindolare dalle parole
di Sienna.
-
Inizia a
prepararti, sarò lì tra una mezzoretta.
*
*
Intanto
-
Oh, avanti, Hagen-
Georg
alzò di poco la testa, quel tanto che bastava per scorgere
il viso
di Bill, che, seduto accanto a lui sul divano, lo guardava con
espressione apprensiva.
-
Sono certo che vi chiarirete- aggiunse il biondo, con un lieve
sorriso.
Il
bassista si sforzò di sorridere a sua volta, tornando poi ad
osservare con fare ansioso il display del suo telefonino, nella vana
speranza che s'illuminasse, mentre la sua mente ripercorreva gli
ultimi momenti passati in casa sua, a Magdeburgo, prima di partire.
Ricordava
che era una giornata piovosa, e il cielo plumbeo veniva ripetutamente
squarciato dai lampi, seguiti poi da rombi di tuoni, talmente
fragorosi da far tremare i vetri delle finestre.
Fragorosi,
proprio come il colpo secco della porta d'ingresso che si era
spalancata, facendo sobbalzare Georg, intento a preparare i bagagli
nella sua stanza prima della sua partenza insieme a Gustav per Los
Angeles.
Perplesso,
era uscito dalla camera, e si era affacciato al corrimano delle scale
che portavano al piano inferiore.
-
Gustav?- aveva detto, con una punta di timore nella
voce –
Gus, sei tu?-
-
No, sono io- aveva risposto una voce femminile a lui
familiare.
-
Oh, sei tu Alexa- aveva sospirato il ragazzo, quasi
con
sollievo – Sali pure-
Il
bassista aveva sentito alcuni passi leggeri percorrere le scale, e
poco dopo la sua ragazza l'aveva raggiunto al piano superiore.
-
Sei fradicia- aveva osservato lui, squadrandola da
capo a
piedi, mentre lei gli si avvicinava – L'ombrello?-
aveva poi
chiesto, inarcando un sopracciglio.
-
Non pioveva quando sono uscita- aveva spiegato la
giovane, con
un alzata di spalle, scostando poi una ciocca dei lunghi capelli
ramati dal viso.
-
Capisco- aveva quindi detto Georg, annuendo
lievemente –
Forza, vieni, ti do un asciugamano- le aveva
proposto poi,
facendole segno di seguirlo nella sua stanza.
I
due erano entrati nella camera, un ampio spazio dai muri dipinti con
un azzurro tenue, reso luminoso dalla grande finestra che dava sul
giardino.
Sul
grande e spazioso letto vi era una valigia scura, semivuota, ed
accanto ad essa alcune paia di jeans e qualche maglietta
accuratamente piegata.
-
Ecco, tieni- aveva detto Georg con un sorriso,
porgendo alla
ragazza un asciugamano recuperato dall'armadio posto vicino alla
finestra. Alexa l'aveva afferrato per poi passarselo sulla testa,
cercando di asciugare come meglio poteva i capelli.
Georg
intanto aveva ripreso a mettere i suoi vestiti in valigia, fermandosi
di tanto in tanto per controllare di non aver dimenticato nulla.
-
Parti?-
aveva chiesto Alexa,
con tono di stizza, dopo qualche minuto di silenzio.
-
Mh-mh- aveva
semplicemente mugugnato Georg, intento a sistemare la sua amata
t-shirt dei Red Hot Chili Peppers, regalo della madre per il suo
compleanno - Io e Gustav andiamo dai gemelli-
aveva poi aggiunto, con fare distratto.
-
E quanto hai intenzione di stare via?-
aveva domandato Alexa con una smorfia.
-
Non più di un paio di settimane-
aveva risposto Georg, senza però distogliere lo sguardo dal
suo
bagaglio, quasi con disinteresse, come se mancare al fianco della sua
ragazza fosse ormai una norma, un' abitudine.
E
- come si era reso
conto Georg solo più tardi - quel suo totale disinteresse,
tendente
forse all'apatia, era stato il culmine, la goccia che aveva fatto
traboccare il vaso.
O
meglio, Alexa.
La
ragazza si era
avvicinata a grandi falcate al letto, chiudendo con un colpo brusco
la valigia di Georg, che solo grazie alla sua prontezza di riflessi
aveva evitato che le sue mani si chiudessero nel bagaglio.
-
Ehi!-
aveva esclamato
incredulo, guardando Alexa con occhi sgranati - Cosa
ho
fatto?
- Quando
avevi
intenzione di dirmi che saresti partito?- aveva replicato con
rabbia Alexa - Domani? Dopodomani? Qualche minuto prima del
check-in? O magari una volta atterrato a Los Angeles?
- Alexa...-
aveva tentato invano di dire il bassista, avvicinandosi.
- No,
niente
“Alexa”, Georg!- aveva ribattuto la
giovane, spingendolo con
forza - Per quanto tu possa essere pieno di impegni, dovresti
tenere a mente che esisto anche io.
- Pensavo
sapessi
che la mia vita non era affatto semplice. Quando ti ho chiesto di
stare insieme a me, ti ho espressamente detto che non sarebbe stato
facile perché ci saremmo visti raramente a causa del mio
lavoro-
aveva replicato Georg, irritato.
-
Georg, il problema non è il tuo lavoro!-
aveva esclamato Alexa, alzando la voce - Il
problema sei
solo tu- aveva
poi sussurrato,
mentre una prima lacrima solcava il suo viso eburneo.
Georg
ricordava che
erano state proprio quelle lacrime a colpirlo, più che le
parole
pronunciate da Alexa.
Aveva
provato a dire
qualcosa a sua discolpa, giurando che le cose sarebbero cambiate, ma
conosceva la sua ragazze: per lei, dopo tre anni di compleanni e
anniversari mancati, di appuntamenti interrotti a causa di qualche
telefonata di lavoro improvvisa, di messaggi e mail che si facevano
sempre più rari, quelle promesse sarebbero state solo parole
al
vento.
-
Non è facile, Alexa-
aveva semplicemente detto, con aria afflitta.
-
A chi lo dici- aveva
commentato con fare sprezzante la ragazza, per poi prendere la sua
borsa, facendo per uscire dalla stanza - Ah,
dimenticavo-
aveva però detto, fermandosi di colpo sulla soglia e
voltandosi quel
poco che bastava per scorgere il volto sconvolto del bassista - Buon
viaggio, Georg-
aveva aggiunto, con un amaro sorriso.
Il
giovane era
restato a guardarla in silenzio mentre usciva dalla camera, senza
sapere cosa dire.
Era
rimasto ad
ascoltare i suoi passi mentre scendeva le scale e quando Alexa aveva
chiuso la porta d'ingresso con un colpo secco, aveva tirato un
sospiro, sedendosi poi sul bordo del letto, pensando al da farsi.
“Sto
per perderla”,
aveva pensato,
mettendosi la testa fra le mani.
E
quella stessa
frase occupava i suoi pensieri in quel momento, mentre, con lo
sguardo fisso sullo schermo del suo telefonino, rifletteva su come si
sarebbe potuto comportare in determinate situazioni con Alexa per
evitare che tutto ciò accadesse.
-
Hagen...- fece
Bill, sospirando rumorosamente - smettila di pensarci.
-
E come faccio?-
chiese retorico Georg, scrollando le spalle.
-
Oh, è semplice-
fece Bill, sorridendo diabolico, per poi strappare con
agilità
felina il cellulare dalle mani dell'amico.
-
Bill! Cosa
accidenti stai facendo?- esclamò Georg, cercando di
riprenderselo -
Ridammi il mio telefono!
-
Non ci penso
proprio- rispose serafico Bill, infilandosi il telefono in tasca -
Quando saremo alla presentazione della collezione di Shay Todd, non
voglio che la gente ti scambi per uno zombie. Ergo, il tuo cellulare
rimarrà con me per oggi.
-
Non fare l'idiota-
ribatté Georg, tentando invano di rubare il cellulare dalle
mani del
cantante.
-
Ehi, ehi, bambini-
fece all'improvviso Madison comparendo nel salotto dove i due
sedevano - Quel divano è nuovo, vedete di non romperlo.
-
Di' a Bill di
ridarmi il mio cellulare!- esclamò Georg, alterato.
-
Bill, da' a Georg
il suo cellulare- sospirò Madison, come una madre che tenta
di
rimettere pace tra i due figli.
-
Puoi scordatelo.
Questo aggeggio lo deprime. Lo faccio per il suo bene.
-
Sentito Georg? Lo
fa per il tuo bene- disse allora giovane.
-
Non m'importa,
voglio il mio telefono. Alexa potrebbe chiamare da un momento
all'altro.
Madison
si voltò
verso Gustav, comodamente seduto su una delle due poltrone del
salotto, intento a leggere una rivista.
-
Gustav, come fai a
rimanere imperterrito?- chiese, incrociando le braccia al petto.
-
Anni e anni di
addestramento, cara Madison- rispose il batterista, facendole un
veloce occhiolino, per poi ritornare alla sua lettura.
Madison
sbuffò,
rivolgendosi poi a Bill e Georg.
-
Dove sono Tom e
Vera? Sarebbe dovuti essere qui tempo fa.
-
Hai ragione- fece
Bill - La presentazione comincerà tra poco. Di questo passo
finiremo
per perderci l'inizio.
-
Probabilmente
staranno bisticciando- aggiunse Georg, scuotendo la testa.
Madison
fece per
rispondere, quando il trillo del campanello la interruppe.
-
Spero siano loro-
disse, dirigendosi verso la porta d'ingresso, per poi aprirla,
trovandosi di fronte a Tom e Vera.
-
Alla buon'ora!-
scherzò Madison, scostandosi per fare entrare i due giovani.
-
E' colpa sua!- dissero
all'unisono questi ultimi, lanciandosi poi un'occhiata di fuoco.
-
Vuoi dire che è
colpa mia se hai aspettato l'ultimo momento per decidere cosa
indossare?- fece Tom, con una smorfia.
-
Oh, certo che no. Io
dico che è colpa tua l'esserti dimenticato di fare benzina.
-
Sarebbe bastata se
tu non mi avessi costretto a premere l'acceleratore come un ossesso!
-
Sì, come no-
ribatté Vera, chiudendo la discussione per poi dirigersi
verso il
salotto, seguita da Tom.
-
Ehi, ehi! Ferma,
ho ancora due paroline da dirti!- diceva lui.
Madison
alzò gli
occhi al cielo, con aria sconsolata.
-
Cosa ho fatto di
male?
* *
Più
tardi
Dopo
aver - più o meno -
risolto tutti i litigi, i ragazzi erano finalmente partiti e,
fortunatamente, erano arrivati in netto anticipo rispetto all'inizio
dell'evento, organizzato in un'ampia sala ricevimenti che lo stilista
aveva affittato e decorato per l'occasione.
Al
loro arrivo erano
stati caldamente accolti dal compagno di Shay, Shiro, amico dei
gemelli.
-
Ehi, ragazzi!-
aveva esclamato, abbracciandoli - Grazie per essere venuti, mi fa
molto piacere vedervi- aggiunse - Tom, è lei Vera?- fece
poi,
lanciando poi un'occhiata alla giovane, che sorrise, imbarazzata.
-
Piacere di
conoscerti, Shiro- disse poi, allungando la mano, che l'uomo strinse
con vigore.
-
Il piacere è
tutto mio, cara- rispose - Tom mi ha parlato molto di te- aggiunse.
-
Ah, davvero?- fece
divertita Vera, mentre Tom si sentiva sempre più in
imbarazzo - E
cos'ha detto?
-
Di solito sono soltanto una lunghissima sfilza di complimenti che
inizia con il solito “Shiro, dovesti
vederla: è
bellissima”-
rispose Shiro,
beccandosi però una dolorosa gomitata nelle costole da Tom,
che
intervenne subito prima che l'amico potesse aggiungere altro.
-
Ragazzi, non
volete togliere del tempo a Shiro, vero?- disse, sorridendo -
Avrà
sicuramente del lavoro da sbrigare prima che inizi la sfilata, quindi
sarà meglio che andiamo a prendere posto-
Shiro
guardò
perplesso il giovane, per poi lanciare un'occhiata confusa a Bill,
che scosse la testa alzando poi gli occhi al cielo, chiedendosi
quando suo fratello avrebbe imparato ad esternare i propri sentimenti
di fronte a Vera.
-
Forza, andiamo-
disse, cingendo le spalle di Madison con un braccio e facendo un
cenno agli altri di seguirlo - A dopo, Shiro. In bocca al lupo.
-
Crepi- rispose con
un sorriso l'uomo.
Il
piccolo gruppo si
allontanò, facendosi spazio tra la gente che affollava la
sala:
celebrità e stilisti conversavano amabilmente, tra le mani
un
bicchiere di champagne che veniva puntualmente riempito da alcuni
camerieri carichi di vassoi con salatini e bottiglie di vino.
Vera
si guardò
attorno, senza riuscire a trattenersi dallo storcere il naso con
disapprovazione: per quanto Shay fosse una brava stilista, chiunque
avesse decorato quella sala non aveva il minimo senso del gusto.
-
Tutto ok?- le
sussurrò in un orecchio Tom cingendole la vita e
avvicinandola a sé.
-
Sì- rispose
annuendo Vera - Mi chiedevo soltanto quale mente abbia elaborato
questo obbrobrio di decorazione- aggiunse con una lieve smorfia.
Tom
ridacchiò
divertito:
-
Perché non provi
ad uscire dalla tua mentalità di wedding planner una volta
tanto?-
chiese.
-
Perché è così che mi hai conosciuto,
ricordi?- rispose Vera - Come
una spocchiosa wedding planner.
Tom
le stampò un
lieve bacio sulla tempia, per poi sorriderle. I due rimasero in
silenzio per qualche istante, seguendo i loro amici che, come la
maggior parte degli altri invitati, si dirigevano verso i posti a
sedere da dove avrebbero seguito la sfilata.
I
sei si sedettero
in prima fila, uno di fianco all'altro.
-
I privilegi di
essere amico della stilista- si vantò Bill, sedendosi
accanto a
Madison, che roteò gli occhi, divertita, rivolgendosi poi a
Georg.
-
Come stai?- gli
chiese a bassa voce, guardandolo negli occhi, come a cercare di
capire se il ragazzo stesse per mentirle.
Lui
non rispose,
limitandosi a scrollare le spalle con un sospiro.
-
Vedrai che andrà
tutto bene- le sussurrò la mora, stringendogli lievemente la
spalla.
Georg
le sorrise con
gratitudine: Bill era fortunato ad avere una persona come lei al suo
fianco, lo aveva sempre pensato. Era quasi invidioso di quello
stupendo rapporto tra i due e fino a poco tempo prima era certo che
sarebbe riuscito a costruirne uno simile con Alexa.
Peccato
che gli
avvenimenti di un paio di giorni prima non promettevano nulla di
buono.
Tra
loro non era
finita, no. Ma Georg sapeva di essere ad un passo dal rimanere solo.
* *
Nel
frattempo
-
Posso sapere come
hai fatto a farci entrare?-
Brooklyn
si rivolse
con aria curiosa all'amica che, elegantemente seduta a gambe
incrociate, giocherellava con un dei suoi ricci neri. Un semplice
vestito color crema fasciava il suo corpo longilineo, facendo
risaltare la sua pelle scura.
-
Uno dei buttafuori
è amico del fratello di Jason- spiegò - Sarebbero
dovuti venirci
loro, ma non hanno potuto.
-
Non hanno potuto?-
ripeté perplessa Brooklyn.
-
Beh, in realtà ho
convinto Jason a cederci i loro posti- ammise Sienna, con una
scrollata di spalle.
-
Sienna!- esclamò
indignata Brooklyn - Non avresti dovuto farlo!
-
E perdermi così un'occasione che non si ripeterà
mai? Non
esiste-
Brooklyn
sospirò:
la sua amica non sarebbe mai cambiata e Jason, il suo ragazzo, doveva
essere fatto santo al più presto.
La
bionda scosse la testa, per poi guardarsi in giro: come aveva
immaginato, la sala era gremita di stars e dei più svariati
stilisti, senza contare poi molti dei più grandi giornalisti
di moda
della città. Si sentiva quasi intimorita, lei, semplice
correttrice
di bozza nella redazione di una rivista scandalistica, di fronte a
così tante celebrità.
Nel
frattempo, quasi
tutti gli invitati avevano preso posto, preparandosi all'inizio della
presentazione.
All'improvviso
però, Brooklyn fu colpita da un forte stimolo.
-
Sienna- disse a
denti stretti - Sienna, ascoltami- ripeté, strattonando con
delicatezza il braccio dell'amica e ottenendo così la sua
attenzione.
-
Che c'è?- rispose
l'amica - Brooke, tutto bene?- chiese poi, notando l'aria sofferente.
-
Credo di dover andare in bagno- replicò Brooklyn - E'
urgente,
urgentissimo.
-
Cosa? Ora?
Ma Brooke, la
sfilata inizierà a momenti! Non puoi resistere?
-
Farò in fretta-
disse Brooklyn, alzandosi - Arriverò prima che la sfilata
cominci,
promesso!- aggiunse, prima di farsi spazio tra le persone
già
sedute, cercando di raggiungere il corridoio.
-
Scusate...
permesso...- diceva, guadagnandosi gli sguardi indispettiti dei
presenti.
Fantastico,
pensò.
Una volta lasciata la sala
dove si sarebbe tenuta a breve la sfilata, Brooklyn iniziò a
percorrere a passo veloce il corridoio, cercando il bagno delle
signore.
Fortunatamente qualcuno
aveva avuto la grandiosa idea di affiggere alcuni foglio recanti le
indicazioni per arrivarci ed in pochi minuti Brooklyn lo raggiunse,
ma si trovò di fronte ad un enorme gruppo di giovani in fila
per
entrare.
Sospirò, afflitta: cosa
avrebbe dovuto fare? Aspettare il suo turno o tornare a sedersi?
Lo stimolo si faceva
intanto sempre più forte, costringendo la giovane quasi a
piegarsi
su stessa.
La ragazza si guardò in
giro, in preda al panico e all'improvviso notò una seconda
porta,
accanto a quella del bagno delle signore, con un cartello azzurro su
cui era stato scritto a caratteri cubitali “Uomini”.
No, Brooke, non farlo,
si disse, scuotendo la testa, quasi a disapprovare l'idea che aveva
appena avuto. Avrebbe aspettato il suo turno, come tutte.
Quella porta però
sembrava quasi chiamarla. Niente fila, nessun uomo all'orizzonte, e
le donne di fronte a lei sembravano troppo occupate per badare.
Sarebbe potuta sgusciare all'interno senza che nessuno la vedesse.
Senza
quasi
accorgersene, aveva fatto qualche passo verso la porta ed allungato
una mano verso la maniglia. Si guardò intorno ed una volta
essersi
assicurata di non essere guardata, aprì la porta, aguzzando
poi le
orecchie.
-
Non c'è nessuno-
si disse, entrando velocemente per poi chiudersi la porta alle spalle
e precipitarsi nel primo gabinetto che trovò.
Dopo
un paio di
minuti tirò un sospiro di sollievo, felice di non aver perso
nemmeno
un minuto della sfilata.
Nel
frattempo non
aveva sentito nessuno entrare, e quindi aprì la porta in
tutta
tranquillità. Nel momento in cui uscì,
però, la porta del bagno si
aprì.
Si
immobilizzò e
sentì il sangue nelle sue vene gelarsi, terrorizzata.
Sulla
soglia stava
un giovane dall'aria spaesata che la osservava da capo a piedi.
Aveva
dei capelli
corti e pettinati su un lato, il fisico massiccio e muscoloso,
addominali scolpiti appena visibili sotto la maglietta nera a scollo
a V che portava sopra un paio di semplici jeans.
-
Ahm, credo aver
sbagliato, scusami- disse il ragazzo con un sorriso imbarazzato, per
poi chiudere la porta.
Brooklyn
non si
mosse di un millimetro, aspettando che il giovane capisse di non
essere stato lui a confondersi, ma di essere lei la persona che si
trovava nel luogo decisamente più sbagliato sulla faccia
della
Terra.
-
Ehi!- fece infatti
il ragazzo, riaprendo la porta ed entrando nel bagno -
Perché sei
nel bagno degli uomini?- chiese, incredulo.
-
Ehm... io... io
non...- balbettò Brooklyn, incapace di formulare una frase
intellegibile - C'era la fila- spiegò, abbassando lo
sguardo,
vergognandosi come una ladra.
Il
giovane rimase ad osservarla con aria perplessa per qualche istante,
per poi scoppiare in una gran risata. Una risata cristallina,
sincera, spontanea.
-
Beh, non ti si può
biasimare. Ho visto una fila lunghissima qui fuori- fece con aria
divertita - Bisogna però dire che non ho mai visto una
ragazza
andare nel bagno degli uomini per colpa della fila. Sei davvero
strana- commentò, sorridendo.
Brooklyn
non capì
se quello del giovane fosse un complimento o meno, ma sorrise
comunque. Fece per chiedere al giovane di non dire a nessuno di quel
singolare incontro, quando la voce dell'altoparlante la interruppe:
Signori
e signore, benvenute alla presentazione della collezione
primavera-estate di Shay Todd!
-
Sienna mi
ucciderà!- esclamò Brooklyn, mettendosi le mani
tra i capelli -
Devo andare!- fece poi, precipitandosi fuori dal bagno e lasciando
perplesso il ragazzo che rimase ad osservarla fino a quando non
sparì
dalla sua vista.
Che
tipo, pensò
per poi scuotere la
testa, sorridendo divertito.
Spazio
autrice:
Chi
non muore si rivede, eh? Salve a tutte, carissime Aliens!
Ebbene
sì, a distanza di due mesi Heilig è tornata, e
per di più con la
storia che vi aveva promesso.
Sono
piuttosto nervosa, a dire la verità. Non è la
prima volta che
scrivo e pubblico, ma questo è il mio primo sequel e,
credetemi, è
molto più difficile che iniziare una fanfic da zero.
Non
starò qui ad annoiarvi con tutti i problemi che mi assillano
in
quanto scrittrice - posso definirmi così? LOL -, ma passiamo
piuttosto alla storia in sé.
Innanzitutto
mi scuso del ritardo nel postare questo primo capitolo: so di aver
detto ad alcune di voi che l'avrei pubblicato entro metà
maggio o
giù di lì, ma tra scuola e altri problemi, non
sono riuscita
nemmeno a scrivere - oh cristo, non ho ancora iniziato e già
sono in
ritardo.
Ora
invece parliamo dei nostri amati personaggi e nella vicenda in cui li
ho inseriti stavolta: come avrete ben capito dal banner, stavolta il
nostro meraviglioso Georg ricoprirà un ruolo piuttosto
importante
nella fanfic. Purtroppo la storia non si apre bene per lui, ma
l'incontro con la nostra biondina tutto pepe Brooklyn gli ha di certo
strappato un sorriso. Non perdeteli di vista ;)
E
poi, beh... come potevano mancare Vera e Tom in uno dei loro
battibecchi?
A
voi non sono mancati? A me sì, e tanto :')
Poi
certo, Bill, Gustav e nei prossimi capitoli anche Madison, Lawrence e
molti altri personaggi “affolleranno” questa storia.
Per
ora vi lascio, aspettando con ansia e - molto - nervosismo i vostri
commenti.
Argh,
spero davvero vi piaccia.
Per
ora è tutto ragazze!
Mi
auguro siate pronte ad un nuovo “percorso” insieme!
Un
grandissimo bacio a tutte voi e grazie di tutto,
Heilig
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