The Blue Wind
Nota dell’autore: il seguente racconto è stato concepito
solo e unicamente come omaggio ad una delle più grandi icone del
mondo dei videogiochi di sempre, il quale, con il suo attaccamento alla
vita e la sua irrefrenabile voglia di correre - anche se resta comunque
un personaggio di finzione - egli ha qualcosa che molti di noi non
hanno…La libertà.
THE BLUE WIND
Lunedì, ore 11:00, Babel inc. 30° piano, pausa caffè.
Caffè lungo non zuccherato…Era esattamente ciò che
mi serviva per non perdere la salute mentale, era stata una giornata da
dimenticare: prima mia moglie si mette a sbraitare come una pazza
isterica perché ha trovato una formichina nello zucchero, poi i
miei figli urlano e piangono perché non abbiamo abbastanza soldi
per andare a Disneyland (dannato Mickey Mouse), poi il traffico, il
caldo, il capoufficio che sfoga le sue frustrazioni su di
me…Odiavo la mia vita; fu nel preciso istante in cui sorseggiavo
il mio aperitivo preferito con in aggiunta un goccio di Vodka, che mi
sfiorò l’idea del suicidio. Durante la pausa caffè
nessuno si sarebbe accorto di nulla, la mia postazione si trovava
accostata ad una finestra e le pareti del mio cubo avrebbero offerto la
privacy di cui avevo bisogno. Aprii la finestra.
Fu in quel momento che lo vidi.
Proprio nell’attimo in cui stavo per farla finita mi resi conto
che non volevo morire e per una curiosa ironia forse sarei morto lo
stesso. L’oggetto, l’essere, il qualunque cosa fosse era
lì davanti a me, era immenso e... volava. L’ombra della
creatura(?) era talmente grande da coprire il centro della
città, era tonda e stranamente grottesca, strabuzzai un paio di
volte gli occhi per esserne sicuro, poi ne fui sicuro: aveva una faccia
e stava sorridendo!
Sentii un forte rumore metallico - il che mi fece intuire che la cosa
non era un essere fatto di carne e organi - e la sua bocca ridanciana
si spalancò; avevo visto abbastanza film da sapere
quand’era il momento di filarsela. Mi precipitai
all’ascensore, dove si era già accumulato un sacco di
gente e a furia di calci e spintoni riuscii a entrarvi. Dentro eravamo
in 5, c’erano Martin il mio vicino di cubo, Lorna la
segretaria-amante del capo e altre tre persone che non avevo mai visto
prima, probabilmente eravamo tutti troppo alienati per accorgerci gli
uni dell’altro…Ora non lo eravamo più. Mentre
l’ascensore scendeva cominciammo tutti a flippare di brutto, si
dice ancora flippare oggi, giusto? Si insomma, eravamo veramente
agitati, ricordo perfettamente gli assurdi discorsi che iniziarono:
“Merda! Sono i terroristi di Al Qaeda!”
“Ma quali terroristi, è il governo che sta testando una
nuova arma sul suolo americano e vedrai poi che Fox News dirà
che si tratterà di un attacco terroristico.”
“Folli! Sono gli alieni, hanno deciso che l’umanità
non è degna di esistere, ci distruggeranno tutti!”
Anch’io mi feci trasportare dall’entusiasmo del momento e
ipotizzai qualcosa sull’Apocalisse, Hillary Clinton e Megatron.
La cosa che mi spaventò fu che tutti mi diedero ragione ma,
considerata la singolarità del momento, qualunque spiegazione
sarebbe stata accettata.
Poi avvenne l’esplosione, o almeno ciò che dal rumore
sembrava un esplosione, e il mondo cominciò a tremare
violentemente, sbattei la testa sulla parete e
svenni.
Quando mi risvegliai la testa mi pulsava e non riuscivo a vederci molto
bene, Lorna mi aggiornò sulla situazione: eravamo intrappolati
al 20° piano da quasi un ora, il palazzo aveva tremato diverse
altre volte, probabilmente a causa di altre esplosioni nelle vicinanze,
inoltre, a meno di ricevere soccorsi immediati, saremmo morti
asfissiati, sempre se l’ascensore non fosse precipitato prima -
dov’è un Keanu Reeves quando ti serve?
Ciò che successe di seguito non lo dimenticherò mai:
udimmo uno strano rumore, non un esplosione, sembrava più che
altro il frastuono di una palla demolitrice che si abbatte su un
edificio (il nostro edificio in questo caso), in seguito una voce ci
disse di stare il più indietro possibile perché avrebbe
aperto l’ascensore manualmente. In un attimo le porte furono
letteralmente sbriciolate e noi potemmo uscire, io ero ancora
frastornato per la botta per cui non riuscii a vedere bene il nostro
salvatore; ci disse che le scale erano ancora intatte e potevamo usarle
per scendere, ci disse anche che la gente ai piani superiori era salva
e sarebbe stata soccorsa a breve, dopodichè lo strano essere
rosso e basso di statura sfondò una finestra e cadde nel vuoto,
sono pronto a giurarlo sotto tortura, si buttò dalla finestra.
Uscimmo in strada e ci ricongiungemmo con i colleghi che avevano avuto
la fortuna di stare nei piani inferiori. In strada trovammo un gran
putiferio, c’era un sacco di gente urlante e isterica,
c’erano i giornalisti dei vari notiziari che facevano domande a
destra e a manca, c’erano anche i pompieri e la polizia tutti
pronti a liberare quanta più gente possibile dall’edificio
della Babel, il quale, per una gradevole ironia non era crollato, aveva
solo un piano fuori uso, il mio ovviamente. In strada c’erano
alcuni detriti e diverse automobili sfasciate, non c’era
più traccia di quel misterioso velivolo che vidi dalla mia
finestra, meglio così, pensai. Ad un tratto il vento si
alzò, uno strano vento, improvviso e fugace, durò una
frazione di secondo ma se ne accorsero un po’ tutti, non era un
vento comune, non lo era assolutamente, era…Blu, capii di cosa
si trattava e sorrisi.
Mi sfrecciò vicino a grande velocità e scomparve nei meandri della città.
Lunedì, ore 11:00, Stan’s Place, l’esterno.
Lavoravo nel bar di Stan da poco più di un anno, la paga era al
minimo sindacale ma in compenso mi rifacevo con le mance dei clienti, o
dovrei dire delle clienti. C’era sempre tanto da fare in quel
posto, prendere le ordinazioni, servire, pulire il pavimento dalle
varie schifezze - rimasugli di qualche lauto spuntino, sigarette ed
altre cose innominabili - ecc. Dopo una dura mattinata ero finalmente
in pausa, un momento di quiete, l’ultimo prima della fatidica ora
di punta, mi stavo godendo un meritato riposo fuori dal bar. Stavo su
una scomodissima sedia di plastica a fumarmi una sigaretta e a pensare
ai fatti miei - essenzialmente pensieri che riguardavano problemi
economici e universitari - quando vidi una signora di mezza età
passare davanti al locale: sembrava la classica ricca vedova, era
truccata peggio di una di una maschera Kabuky, aveva una pelliccia, il
che era decisamente ridicolo perché siamo a giugno, e stava
portando al guinzaglio un piccolo barboncino lillà, in parole
povere, la dama era uno stereotipo vivente. Ricordo che dovetti fare
uno sforzo tremendo per non scoppiare a ridere, per fortuna
l’improvviso cambiamento climatico mi aveva dato altri pensieri,
prima che cominciasse a piovere avrei dovuto coprire i tavoli e le
sedie esterne con gli appositi veli di plastica e una serie
d’altre incombenze che…Devo ammetterlo, ci misi un
po’ a capire che non si trattava di un temporale. Chiesi a me
stesso un enorme sforzo nel rivolgere lo sguardo verso il cielo, ma una
volta che lo feci, non riuscii a distoglierlo per un bel pezzo.
Quell’affare gigantesco aveva oscurato il sole, rimpiango ancora
adesso di non avere avuto videocamera digitale, avrei potuto girare un
sequel amatoriale di Indipendence Day da mettere su YouTube, o bene,
magari un'altra volta.
Lo strano UFO - non mi viene in mente un altro modo per definirlo -
aveva una forma stranamente familiare, non saprei dire il perché
ma sembrava uscito fuori da Star Wars, era tondo e…Smisi di
analizzare l’UFO quando mi accorsi che si era fermato proprio
sopra il centro cittadino, vale a dire cioè dove stavo io, la
strana signora con il cane, una vastissima serie di disgraziati fermi
nel traffico con le loro auto e, proprio di fronte al bar di Stan,
dall’altro lato della strada, il palazzo più alto della
città, il grattacielo della Babel Inc. la quale considerevole
altezza (circa 60 piani in totale), impediva all’astronave di
procedere. Mi accorsi di essere un pochino in apprensione, mi chiesi,
visto che il mostro volante arrivava come quota solo all’altezza
del 30° piano di quell’edificio, come diavolo avrebbe fatto a
procedere oltre, forze avrebbe semplicemente svoltato a sinistra o a
destra…Non svoltò. Dopo qualche minuto quello che
sembrava essere un missile venne sparato dalla parte anteriore
dell’astronave e colpì in pieno il grattacielo della Babel
Inc.
Ricordo con precisione i grossi pezzi di vetro e le macerie che caddero
e colpirono diverse automobili e la gente che scappava urlando, in
seguito avremmo visto gli occupanti dei primi 29 piani uscire in strada
come una massa informe di formiche. A conti fatti l’esplosione
non fu particolarmente grande, evidentemente era solo un piccolo
aperitivo - ironia da barman - forse e dico forse c’era ancora
speranza per i disgraziati che stavano in quel piano.
Il nuovo nemico si stava preparando ad attaccare nuovamente e stavolta,
sono sicuro, non ci sarebbero state repliche, poi avvenne qualcosa di
totalmente inatteso (ancora adesso faccio fatica a crederci), un altro
oggetto volante, infinitamente più piccolo del precedente,
sbucò dalla direzione opposta e cominciò a volargli
intorno e a sparargli contro.
Il piccolo oggetto, che sembrava un aeroplano ad elica, stava tenendo
testa al gigante di ferro mentre questi tentava disperatamente di
colpirlo rispondendo al fuoco con delle torrette mitragliatrici, o
almeno con ciò che immaginavo che fossero, che vennero tutte
distrutte dall’eroico aeroplanino. Il fratello malriuscito della
Death Star lanciò allora diversi missili a ricerca di calore che
cominciarono a seguire il piccolo velivolo ovunque andasse ed è
a questo punto che le cose si fecero incredibilmente fighe! Come dicevo
i missili stavano rincorrendo l’aeroplano, per questo intuii che
erano a ricerca di calore - proprio come nei film - e allora questi
ebbe la classica ma funzionale idea di volare in picchiata verso
l’astronave stessa e di riguadagnare quota proprio
all’ultimo secondo prima di schiantarsi su di essa così,
puntuali, i missili colpirono in pieno il bersaglio sbagliato. Le
tremende esplosioni che si scatenarono in seguito fecero tremare tutta
la città, l’ormai relitto di quel gigantesco MnM volante
stava precipitando in direzione del mare mentre il piccolo eroico
aeroplanino piroettava in cielo in segno di vittoria, poi si
allontanò e tutti noi ci lasciammo andare in grida di gioia e
applausi, bene, non proprio tutti, la vecchia signora con il barboncino
era seria, quasi priva di emozioni, i suoi occhi si fecero rossi e
brillanti, dopodichè iniziò a correre come una forsennata
verso il mare, chissà che diavolo le era preso? Poco dopo
avvennero una serie di altri fatti inusuali, come se non ne fossero
avvenuti a sufficienza, uno strano e velocissimo vento di colore blu
attraversò velocemente il quartiere, a detta di molti si sarebbe
diretto verso anche lui verso il mare, inoltre si percepii
un’altra scossa di terremoto, come se fosse esploso qualcosa di
grosso, sempre nella stessa direzione. Molti dei presenti sostenevano
che il mostro non era ancora morto, io mi limitai a preoccuparmi per
quella vecchia svitata e il suo barboncino. Infine, avvenne la cosa
più singolare, il piccolo oggetto volante che ci aveva salvato
tutti fece ritorno e io non avevo intenzione di lasciarmelo scappare,
rientrai in fretta nel bar dove trovai Stan e tutti gli altri camerieri
nascosti sotto i tavoli e pietrificati dal terrore, gli scemi si erano
persi la più grande battaglia spaziale di sempre, comunque non
avevo tempo per deriderli così chiesi velocemente al vecchio
Stan se poteva prestarmi il binocolo di quando faceva lo scout per
l’esercito durante la prima guerra del Golfo, me lo feci dare e
poi corsi subito fuori. Feci appena in tempo per vedere la parte
migliore del film: scoprii che il nostro piccolo salvatore si trattava
di un biplano - fui un po’ deluso, mi aspettavo perlomeno un
X-Wing - e dentro c’erano due persone, o ciò che
inizialmente credevo fossero persone, in realtà non riuscii a
inquadrarli bene, il binocolo militare era potente e preciso ma
l’aero era rapido, tuttavia sono abbastanza sicuro che non
fossero umani: nel posto del pilota c’era seduto un curioso
essere dal colore giallo mentre in quello nel posto da
passeggero…Diedi una strofinata alle lenti del binocolo e
ricontrollai meglio, il secondo essere, di colore rosso, non era seduto
nell’aereo, era in piedi sulle sue ali, in perfetto equilibrio,
al centro.
Non appena furono abbastanza vicini al grattacielo, il tizio rosso si
lanciò verso di esso più o meno all’altezza del
30° piano, dove era stato lanciato il primo missile e
sfondò, proprio così, sfondò il muro di vetro con
enorme facilità dopodichè scomparve per alcuni minuti.
Nel frattempo ci fù un'altra scossa d’assestamento,
più forte della precedente, non sapevamo allora che sarebbe
stata l’ultima, per cui eravamo spaventati. Poco dopo, riapparve
il piccolo essere forzuto da una finestra di almeno dieci piani
più in basso e si tuffò dalla suddetta atterrando proprio
sul biplano pilotato dall’altra creatura che era rimasto a
gironzolare li attorno in sua attesa e poi entrambi si allontanarono.
Non li avremmo più visti.
Erano quasi le 12:00 e finalmente si fecero vedere la polizia e i
pompieri, saranno rimasti bloccati nel traffico, pensai, prima di loro
giunse ovviamente la televisione con il suo esercito di cameraman e di
speaker. Nessuno si interessò a me o al bar, già mi
immaginavo il vecchio Stan brontolare perché oggi non ci
sarebbero stati clienti, meglio così, pensai, avevo un giorno
libero. Un sacco di gente si stava letteralmente azzuffando per poter
dire la sua in televisione, probabilmente anche idioti che non avevano
visto nulla si stavano mettendo in mezzo, per cui non diedero troppa
attenzione al fatto che un gruppetto di 5 persone assai malconce era
appena uscito dall’edificio della Babel Inc.
Il fatto di essere ignorati dai Mass Media non diede loro fastidio,
credo che fossero semplicemente contenti di essere vivi e la cosa mi
mise di buon umore.
A un certo punto, un vento assai familiare si fece risentire, perché diavolo non avevo una videocamera?
Lunedì, ore 11:30, zona portuale
Avendo dedicato gli ultimi 30 anni della mia esistenza
all’accattonaggio, a mendicare e ai più ingrati lavori da
scaricatore di porto, la vita per me non aveva più segreti
- faceva schifo e tanti saluti, ma in qualche modo si tirava
avanti - o almeno così credevo.. Nella mie giornate non avevo
molti passatempi, ogni tanto pescavo mentre altre volte, come in questo
caso, me ne stavo semplicemente seduto sul molo ad osservare il mare
assieme alla mia gatta Geena che è vecchia quasi quanto me ma
è ancora piuttosto arzilla quando deve cacciare i topi, insomma
per farla breve, me ne stavo tranquillo seduto sul molo quando
quest’affare dannatamente grosso e in fiamme sbucò fuori
dal nulla e cadde in mare aperto provocando un’onda anomala di
almeno 20 metri. L’oggetto doveva essere molto grosso, fatto sta
che mi ritrovai inzuppato fino al midollo, Geena invece si era
già allontanata per inseguire un ratto, da queste parti ne
è pieno. Devo dire che non fu quel grosso affare di per se a
stupirmi più di tanto - avevo visto cadere le bombe in Vietnam
- quanto il fatto che dalle sue macerie galleggianti, mi venisse
un colpo secco, uscì fuori un qualcosa di più piccolo
sempre di forma tonda, non saprei dire esattamente cosa perché
la mia vista non era più quella di una volta, che si mosse in
volo inizialmente un po’ barcollando poi riacquistando vigore.
Avrei voluto seguirlo con lo sguardo ma fui distratto da una strana
gentildonna impellicciata e con cane a seguito che mi chiese
l’ora per poi andarsene via. Cosa diavolo ci fa una donna di
classe come lei in un postaccio puzzolente come questo, mi chiesi. Dopo
alcuni minuti passati a cercare quel coso volante e il mio stupido
gatto per tutta la zona portuale, mi ritrovai ad assistere ad un altro
singolare spettacolo - davvero troppo per un solo giorno da sopportare
- scorsi uno strano essere dal colore rosso al centro della piazza con
la vecchia fontana arrugginita, inizialmente pensai si trattasse di un
bambino ma il calibrato timbro di voce che usò per salutarmi mi
fece cambiare idea, forse era un nano, non so, i miei occhi non erano
più quelli di una volta.
Chiacchierammo per un paio di minuti seduti su una panchina, mi disse
che era appena giunto in città inseguendo due suoi amici e un
gigantesco velivolo che, a detta sua, era pilotato da un folle
scienziato a forma d’uovo. Il piccolo essere si dimostrò
molto paziente con questo povero vecchio nonostante abbia sicuramente
notato la mia espressione da scettico, mi disse infine che aveva visto
il suddetto velivolo precipitare in mare e di aver dato un occhiata nei
dintorni in cerca di quel tizio.
Doveva essere quel piccolo oggetto volante, pensai, ecco poi spuntare
fuori un aeroplano ad elica - erano anni che non ne vedevo uno -
il mio amico di chiacchiere mi salutò dopodichè con una
serie piuttosto stupefacente di salti da baracca in baracca, si
aggrappò alla coda dell’aero e non lo avrei più
rivisto.
I giovani d’oggi, rimuginai tra me e me, poi mi rimisi in cerca
della gatta; a un tratto un vento fortissimo mi sfiorò di colpo,
quasi mi venne un accidente e poi una gigantesca esplosione si
portò via mezzo quartiere o almeno così mi sembrò
quando mi risvegliai dallo shock subito e se non mi fossi trovato nella
piazza sarei senz’altro stato schiacciato dalle macerie della
zona nord.
Tentai di farmi strada tra i vecchi magazzini distrutti quando quello
strano vento mi ripassò davanti con una maggiore
intensità rispetto alla volta scorsa, ricordo infatti che
dovetti chiudere gli occhi per evitare che lacrimassero.
Quando li riaprì si era creato un sentiero tra le macerie e
Geena si stava strusciando sulle mie gambe. Uno strano sogno o un
miracolo, pensai.
Lunedì, ore 11:35, zona portuale nord, magazzino abbandonato
Quello stupido ratto si illudeva forse che mi sarebbe scappato, Ha! Non
sapeva con chi aveva a che fare l’amico, in tutta la mia onorata
carriera di felino non mi era mai scappato un solo roditore e non avevo
certo intenzione di farmelo scappare proprio ora. Lo vidi infilarsi
dentro quel vecchio magazzino in disuso - come lo era un po’
tutta la zona del resto - nella vana speranza di sfuggirmi, mi
precipitai dentro e gli fui addosso poco dopo, mi appostai dietro un
vecchio mobile e cominciai a gustarmi il frutto delle mie fatiche.
Avevo appena cominciato a divorarmelo quando…Una delle finestre
del magazzino si ruppe e uno strano tizio baffuto e a forma
d’uovo su una sorta di navicella volante monoposto si
ritrovò all’interno del magazzino. Lo strano personaggio
pareva agitato e continuava insistentemente a guardare il suo orologio
da polso, pareva che stesse aspettando qualcuno e che quel qualcuno
fosse in ritardo; poi qualcuno arrivò, una strana vecchia megera
impellicciata con un disgustoso ratto troppo cresciuto al guinzaglio e
con gli occhi di uno strano rosso acceso. I due si guardarono per
qualche secondo, poi il tizio volante sorrise e disse qualcosa del
genere:
“Il countdown è appena terminato, mostra la tua vera forma Egg Destroyer!”
L’orrenda vecchiaccia cominciò a mutarsi in qualcosa di
veramente grosso e mostruoso, la sua pelle divenne metallica, le sue
braccia si mutarono in bocche di cannone, le gambe in cingolati e la
sua pantegana da compagnia divenne la sua nuova testa, in definitiva
era un gigantesco carro armato a forma d’uovo con due cannoni ai
lati e una testa apribile nella quale si posizionò al suo
interno la navicella del ciccione ridanciano.
Continuai a rimanere nascosta dietro il mobile sperando di non essere
vista, poi successe qualcosa, una anomala tromba d’aria di colore
blu si abbattè sull’ Egg Destroyer che fu preso dal panico
tanto che cominciò a lanciare bombe alla cieca dalle sue braccia
nella speranza di centrarlo…Centrò tutto il quartiere.
Mi risvegliai sotto un cumulo di macerie, non so bene per quanto tempo
avevo dormito, quando poi mi resi conto di essere rimasta intrappolata
cominciai a miagolare disperatamente nella speranza che il mio vecchio
padrone mi ritrovasse, bene, qualcuno accorse in mio aiuto ma non era
certo lui. Ciò che sembrava essere una forte brezza d’aria
mi liberò dalle macerie e potei quindi alzarmi sulle zampe, mi
guardai intorno e riconobbi quelli che dovevano essere i resti
dell’Egg Destroyer - assieme ai resti dell’intera zona nord
- ma nessuna traccia dell’uovo umano, doveva essersela filata in
qualche modo.. In seguito una voce amichevole mi chiese se stavo bene,
gli risposi miagolando, ricevetti in cambio un sorriso.
Poi lo strano e amichevole riccio blu scomparve nel nulla.
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