Il lieto fine è nelle parole giuste.
“Andrà tutto bene, Sammy” era ciò che era solito dirgli.
“No, tu non lo sai” era la replica esasperata, di Sam.
Le bugie bianche erano l’eredità di John, era l’amore che gli era stato insegnato.
Ma
fu diverso in quel momento, mentre Sam aveva il suo volto tra le mani e
gli occhi umidi e disperati. Pregava lui e non Dio, lo pregava di
resistere; avrebbe voluto dirgli che andava tutto bene, ma capì:
l’amore era negli occhi di Sam e non nelle bugie.
Nonostante
quello che aveva fatto nell’ultimo anno, farlo possedere da un
angelo, poi da un demone, le menzogne dette col sorriso,nascondergli
ciò che la Prima Lama gli provocava, la lama che aveva puntato
contro di lui, la lama che lo aveva portato a tirar fuori il peggio di
se. Era stato degno della compagnia dei mostri che uccidevano, eppure
c’era amore negli occhi di Sam, ancora lo riteneva degno di
lacrime e implorazioni.
Era bello tutto ciò, ma non andava per niente bene.
Sam
doveva sapere, Sam doveva sapere che a lui dispiaceva, che era stato un
coglione perché non riusciva che ad esser tale nel tentativo di
proteggerlo, perché lui voleva credere nei lieto fine.
Ma la fine, la fine suprema, è e sarebbe stata per ogni uomo la morte.
E
per questo non andava bene, non per chi rimaneva e che avrebbe passato
il suo tempo nel colpevolizzarsi, nel dannarsi l’anima,
nell’infrangere promesse perché non riusciva che a vedere
tutto ciò ingiusto.
Sammy non doveva farlo, doveva andare avanti, doveva lasciarlo sapendo che non c’erano “io” o “tu”.
A quel punto “io” o “tu”
erano insignificanti, erano errori ambulanti, erano creature fragili e
sciocche che non sapevano far altro che colpevolizzarsi, farsi del
male, ed esser patetici. Loro, da soli, erano solo da biasimare. Come
poteva Dean congedarsi parlando di se? Come poteva congedarsi parlando
di Sammy?
La
verità è che non esiste lieto fine, il lieto fine
è nelle parole giuste, al momento giusto, nello scenario giusto.
E questo lo doveva a Sammy e lo doveva a se stesso, lo doveva a loro, nel loro ultimo momento, nell’ultimo frammento di tempo che davvero contava e che avrebbe dovuto contare per sempre.
“Sono fiero di noi”.
Quella era la pura e semplice verità. E nessuno avrebbe mai potuto cambiarla.
Scritto in dieci minuti, senza alcuna pretesa, guidata solo dall'emozione.
Non volevo neanche pubblicarlo, ma - chissà - qualcuno magari lo apprezzerà.
Mi piace
scrivere vere storie, con una trama, e mi affliffe che ancora una vera
storia per questo fandom non la ho, ma nell'attesa escono produzioni
simili, e mi dispiaceva negargli la pubblicazione.
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