Lo Sciopero del Sesso

di Shin83
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Quello che state per leggere è un sequel di Peter, falla girare!, OS scritta lo scorso anno. Non è strettamente necessario leggere anche quella, però, se lo fate, avrete più chiara la situazione.


 

Se cediamo, se gli diamo il minimo appiglio, non ci sarà più un mestiere che queste, con la loro ostinazione, non riusciranno a fare. Costruiranno navi, vorranno combattere per mare […]. Se poi si mettono a cavalcare, è la fine dei cavalieri.
[Lisistrata, Aristofane]

 

 

La serata nonostante i quattro delinquenti era filata via in maniera tranquilla.

La fame chimica dei colpevoli aveva comportato il rastrellamento di due pizze giganti di Domino’s, l’intera ciotola di insalatona con lattuga, mais, pomodori, tonno e uova sode che Steve aveva preparato prima di scoprire cosa stessero combinando Tony, Peter, Gwen e Harry, sei sandwich al roastbeef che, invece, Steve dovette preparare sul momento perché, a quanto pareva, non era ancora sufficiente quello che aveva messo in tavola e per finire, riuscirono a spazzolarsi un’intera vaschetta da chilo di gelato.

L’uomo conosceva molto bene le doti da tritarifiuti sia del marito che dei ragazzi già da sobri, quindi non si stupì quando mancò poco che staccassero le gambe del tavolo per mangiarsi anche quelle; addirittura, Tony, finito il gelato ebbe il coraggio di lamentarsi con Steve di averlo lasciato a digiuno, ma quello che veramente lo lasciò a bocca aperta fu la voracità di Gwen.

Doveva essere bella tosta quella roba, per ridurla a mangiare così tanto. Pensò Steve mentre la ragazza faceva fuori il suo bis di insalatona. Che poi è uno scricciolo, dove lo metterà tutto quel cibo?

 

Dopo cena, Steve concesse alla ciurma mezz’ora di relax sul divano, più che altro per far riprendere a Gwen e Harry un aspetto dignitoso prima di riportarli a casa, avevano ancora le pupille alterate e gli occhi un po’ rossi, non se la sentiva proprio di accompagnarli in quello stato.

“Voi due!” Si rivolse al marito e al figlio, puntando loro il dito contro e sedendosi sulla sua poltrona in salotto. “Dopo, quando porto Gwen e Harry a casa, siete pregati di andare a mettere a posto la cucina, non credete di passarla liscia in questo modo. Quando torno dev’essere tutto perfettamente pulito e in ordine. Tu signorino,” Si rivolse poi al figlio. “Devi essere in camera tua.”

Entrambi emisero dei suoni in disapprovazione, Peter si coprì la faccia con entrambe le mani per la disperazione e Tony assunse un’aria offesa incrociando le braccia.

“Inoltre, Signor Stark, lei disferà il suo borsone senza se e senza ma.”

Tony, che era seduto con i ragazzi sul divano, dal lato vicino alla poltrona di Steve, si girò verso il marito e con un tentativo, che si rivelò fallimentare, di mettere in atto il suo sguardo da occhi dolci e trasformando la sua espressione da offesa in quella solita supplichevole di quando non voleva fare qualcosa, disse: “Ma Steeebe, lo sai che combinerò un disastro se disfo il borsone, lavare i piatti e la tua punizione da eroina Ateniese non erano sufficienti?”

“No.” Rispose secco Steve, evitando di guardarlo direttamente in viso, perché nonostante fosse parecchio arrabbiato, sapeva molto bene quanto fosse subdolo il marito e quanto poco ci avrebbe messo a cedere davanti a quel paio di occhi color cioccolato che lo pregavano.

“Steeebe, dimmi di no guardandomi in faccia!” Gli intimò, sapendo benissimo che il marito avrebbe ceduto in quel caso.

“Tony, se continui, le settimane passano da due a tre, te lo dico.” Ribatté Steve, continuando ad evitare lo sguardo del marito.

Come risposta, Rogers, ricevette un cuscino in faccia.

“La smettete di fare i ragazzini, voi due?” Disse esasperato Peter.

Il cuscino che prima era arrivato addosso a Steve, finì per raggiungere il viso del ragazzo. I suoi amici non poterono che scoppiare a ridere.

I cinque, quindi, dopo quel primo momento di caos, rimasero a guardare la tv in tutta tranquillità.

 

Quando Steve guardò l’orologio, vide che si erano fatte quasi le undici e decise che era ora di far rincasare Gwen e Harry: “Ragazzi, andate a prendere i vostri giubbotti, forza. Si è fatto tardi, è ora che vi riaccompagni a casa.”

I due non fiatarono e obbedirono.

“Cip e Ciop, alzate il culo dal divano e andate a sistemare la cucina.” Ordinò a Tony e Peter, spegnendo la tv.

Il figlio si alzò senza obiettare, sapeva che lui aveva ben poco da fare gli occhi dolci, quando lo faceva arrabbiare.

Tony si alzò con calma e avvicinandosi al marito tentò di farlo desistere di nuovo: “Steebe…” per tutta risposta ricevette una pacca sul sedere e Steve lo lasciò in mezzo alla stanza per andare nell’ingresso a raggiungere gli amici del figlio.

“Per questa volta non dirò nulla ai vostri genitori. Ma guai a voi se vi rimetterete di nuovo in questa situazione.”

“Grazie Signor Rogers.” Risposero i due ragazzi all’unisono.

 

 

***

 

Dopo il terzo giorno di punizione, i sonni di Tony iniziarono a farsi agitati.

Lui e Steve, infatti, nonostante impegni, missioni e figlio riuscivano sempre, quasi quotidianamente, a ritagliarsi un po’ di tempo per loro, non restavano mai troppo tempo lontani l’uno dall’altro, che fossero effusioni più o meno spinte o un rapporto all inclusive.

Era capitato altre volte che Steve l’avesse spedito a dormire sul divano per qualche danno dei suoi, come quella volta che Peter aveva quattro anni e Tony, per farlo colorare, gli aveva lasciato usare i suoi colori ad olio sporcandosi dalla testa ai piedi. Ci vollero due ore per pulirlo e dovettero buttare via i vestiti che indossava. Oppure quella volta che Steve era via per una missione e Tony aveva deciso di cenare solo con ciambelle e gelato e a Peter era venuto mal di pancia per due giorni.

Ma dopo la nottata scomoda in salotto, a Tony bastava mettere il muso e fare un paio di carezze ruffiane perché Steve cedesse e gli saltasse addosso.

Ma stavolta l’aveva fatto proprio arrabbiare. Stark tentò addirittura la carta di offrirsi volontario a lavare i piatti dopo cena per cercare di farlo desistere, ma niente, quando i due si trovavano da soli in camera, Steve si metteva a leggere il suo leggero tomo di Guerra e Pace e rimbalzava tutte le avances di Tony, qualche volta anche con un ceffone e quando spegneva la luce per dormire, gli voltava le spalle.

 

 

***

 

Il quinto giorno, il povero Peter assistette ad una scena che difficilmente sarebbe riuscito a dimenticare.

In tutta la sua vita, ne aveva viste di effusioni tra i suoi padri, non si erano mai nascosti nello scambiarsi gesti d’affetto o qualche bacio, non volevano farlo crescere col pudore per certe cose, in fondo l’amore era amore e crescere con due genitori che se lo dimostravano, per loro era naturale; quando ebbe anche una certa età, non si nascondevano neanche dallo scambiarsi un certo tipo di battute in sua presenza, con un certo disappunto da parte del ragazzo. I genitori che parlano di sesso, magari tra loro, da che mondo e mondo, imbarazzano i figli.

Ma quella volta, avevano passato il limite, o meglio, Tony aveva superato la soglia della decenza per il figlio.

 

 

Steve era seduto tranquillo sulla sua poltrona, a leggere il giornale; certe abitudini per lui erano dure a morire.

Tony, invece, non riusciva a concentrarsi nel suo laboratorio sistemato nel seminterrato della loro villetta a Long Island, suo marito gli mancava troppo e doveva escogitare un modo per farlo capitolare.

Erano le quattro del pomeriggio e,  secondo i suoi calcoli, il figlio non sarebbe tornato prima di due ore; dopo la scuola se ne andava sempre in giro a studiare o bighellonare con la fidanzata. Ogni tanto, anche a Tony Stark poteva succedere di fare i calcoli male.

Lasciò il potenziamento dell’armatura su cui stava lavorando e decise di andare a stuzzicare il marito. Non aveva una strategia ben precisa, in fondo il suo piano era… attaccare.

Lo trovò immerso nella sua lettura, talmente preso che non lo sentì neanche avvicinarsi.

“Steeebe…” Sibilò Stark, strusciandosi dietro di lui, allungando la testa sulla spalla del marito, che sussultò per lo spavento. “Cosa vuoi?” Gli chiese molto brusco. Tony allungò il braccio per portare una mano verso il suo cavallo dei pantaloni. “Lo sai benissimo cosa voglio.”

Il supersoldato gli afferrò il polso prima che arrivasse a destinazione e lo scansò via, riprendendo con compostezza il suo giornale.

“Tony, non hai nient’altro da fare? Non stavi lavorando su qualche aggeggio per la nuova armatura?”

Stark continuò con le sue moine, ma Steve sembrava resistergli. Sembrava, perché dentro di sé voleva saltargli addosso neanche fossero due adolescenti.

“Avanti, Steve, molla quel giornale e divertiamoci un po’.” Si lagnò ancora Tony, che aveva preso a massaggiargli le spalle. L’altro con uno scossone lo allontanò ancora una volta.

“Te lo chiedo per cortesia, tornatene nel tuo laboratorio, le due settimane non sono ancora passate.”

Ma il genio, milionario, filantropo ed ex playboy era cocciuto e quando voleva una cosa doveva averla; in quel caso… bé era piuttosto chiaro quale fosse l’oggetto del suo desiderio.

Visto che Rogers sembrava essere determinato a rifiutarsi, passò ad un’azione più diretta. Si piazzò davanti al marito e gli strappò, letteralmente, via il giornale dalle mani, Steve non poté non protestare: “Ehi, ma che ti è venuto in mente?!”

“Visto che non mi dai retta, cerco un modo per attirare la tua attenzione.” A quel punto, Stark si sedette cavalcioni al marito, togliendosi di dosso la maglietta nera che indossava, Steve deglutì a vuoto, quello era veramente un colpo basso. “Dì, Capsicle del mio cuore, davvero vorresti privarti di tutto ciò?” Gli soffiò in un orecchio, mentre si sfilava via anche i pantaloni della tuta, restando solo in mutande. “Andiamo, Peter non tornerà prima di due ore e lo so che ti manca fare le cosacce tanto quanto manca a me.”

Steve sentì scivolare lungo la tempia un’impercettibile, ma gelida, goccia di sudore. “Tony, ti prego, allontanati.” Riuscì a dire con voce strozzata. Non riusciva neanche a muovere un muscolo: quella situazione lo aveva destabilizzato e stava cercando di raccogliere le forze per allontanare il marito.

“Direi che Stevie Junior, qui, non è del tuo stesso parere.”

L’erezione di Steve era piuttosto evidente e proprio mentre Tony stava per infilare le mani nei pantaloni del marito… “PAPA’!” Si sentì urlare.

I due si girarono e si trovarono un Peter con la faccia atterrita, incredulo della visione che aveva davanti.

Il supersoldato approfittò della disattenzione di Tony per scaraventarlo sul pavimento e alzarsi di colpo e, dopo essersi scusato col figlio, sparì in camera sua per infilare la testa sotto l’acqua ghiacciata.

“Dai Petey, non hai visto niente di che…” Si giustificò Tony, alzandosi da terra.

“Ha ragione Papo, certe volte sei proprio un ragazzino. Mi dici che figura ci avrei fatto se fossi tornato a casa con Gwen?” Lo rimproverò con uno sguardo ancora tra l’imbarazzato e il serio, che, senza neanche dargli il tempo di ribattere, sparì anche lui in camera sua.

A Tony non rimase che rivestirsi e tornarsene mesto nel suo laboratorio. Per di più, quella notte, gli toccò dormire sul divano.

 

 

***

 

Decimo giorno.

Steve era esasperato da Tony e Tony era esasperato da Steve. Il genio aveva tentato di assaltare in vari modi e svariate volte il marito. Sorprendendolo sotto la doccia, tentando approcci sotto le coperte, una volta si fece trovare addirittura completamente nudo nello stanzone adibito a palestra, adiacente al laboratorio, nel seminterrato. Niente, tutti i tentativi fallirono miseramente.

 

Quel giorno, mentre Steve era allo SHIELD a sbrigare alcune faccende burocratiche, Tony rimuginava su come far cedere il marito. Gli saltò in testa l’idea di provare con della psicologia inversa, ovverosia ignorare completamente Steve. Magari, così facendo, l’avrebbe punto nell’orgoglio e costretto ad agire in qualche modo. Ormai le aveva tentate tutte, una strategia in più non gli sarebbe costata nulla.

Infatti, quando Rogers rincasò, fece finta di non sentirlo. Si era chiuso in laboratorio perché così gli era molto più facile resistere alla tentazione, ignorarlo poteva essere sì una buona soluzione, ma di certo non era di facile esecuzione.

 

Steve lo raggiunse dopo una mezz’oretta, per controllare cosa stesse facendo e soprattutto per capire come mai non gli si era fiondato addosso come gli ultimi giorni.

“Ciao,” Lo salutò non appena messo piede in laboratorio. Tony alzò lo sguardo e rispose con freddezza, per tornare immediatamente a concentrarsi sul suo lavoro. Tony sii forte, Tony non dargliela vinta. Continuava a ripetersi come un mantra, mentre si sentiva addosso gli occhi del marito.

“Hai notizie di Peter?” Continuò il supersoldato.

“Rimane a cena da Gwen.”

“Cosa stai facendo?” Continuò avvicinandosi pericolosamente all’ingegnere.

“Sto lavorando sui propulsori dell’armatura nuova, come se non lo sapessi.”

Quell’indifferenza  fece scattare qualcosa dentro Steve, non poteva accettare di essere lui, quello snobbato, doveva essere lui a tenere le redini del gioco, tutta quella situazione non andava affatto bene.

“Cosa c’è, sei arrabbiato?”

“No.”

Steve a quel punto decise di piazzarsi dietro di lui per fargli un massaggio alle spalle, proprio come aveva tentato di fare Tony il giorno in cui si erano fatti pizzicare da Peter. A Stark scappò un ghigno, il suo piano stava funzionando alla grande e Steve non ci aveva messo neanche troppo a cadere nella trappola.

“Sei molto teso Tony…”

Eccome se sono teso, Steve, son dieci giorni che son teso a causa tua, e non solo nelle spalle. Avrebbe voluto rispondere, ma più saggiamente tacque.

Le mani di Steve scesero piano piano lungo la schiena di Stark, ma quest’ultimo con un’enorme forza di volontà lo scansò via. “Lasciami lavorare, per favore.”

“Ne sei proprio sicuro?” Lo provocò nuovamente Steve, che si strinse a lui abbracciandolo in vita e facendogli capire che era molto, molto contento di vederlo.

Tony strabuzzò gli occhi nel sentire la presenza affettuosa del marito, abbandonò i suoi attrezzi sul banco di lavoro e si lasciò assalire amorevolmente da Steve.

Anche quella volta, aveva vinto lui. Era riuscito a far capitolare l’integerrimo Capitano Rogers di nuovo.

Per le seguenti tre ore recuperarono il tempo perduto negli ultimi dieci giorni, ringraziando mentalmente Gwen e il suo invito a cena a Peter, non tanto per loro, quanto proprio per il figlio stesso, che non avrebbe sicuramente gradito la confusione messa in piedi dai due depravati che si ritrovava per genitori.

 

 

Morale della favola: Puoi vivere con tuo marito da anni, ma ogni giorno impari cose nuove su di lui.

Tony, per esempio, da quel momento in poi, per ottenere ciò che voleva da Steve, se gli occhi da cerbiatto non erano sufficienti, aveva imparato ad ignorarlo, anche solo per cinque minuti. Con buona pace di Lisistrata e il resto delle Ateniesi.


Non vi dico quanto tempo fa ho iniziato a scrivere questa one shot perché mi vergogno.
Ma dovevo troppo arrivare a finirla, perché sì. 

Scusate se vi ho ingannati con la citazione colta all'inizio, ma, come avrete visto, è una delle mie solite cagate mondiali! :D

Grazie alla mia betuzza cara Marti e a tutti voi che siete arrivati fino alla fine.




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