Call my Name
Call
my Name
Era imbarazzante.
No, imbarazzante
era un eufemismo.
Sudando freddo - nonostante l'estate giapponese fosse caldissima -
Furihata Kouki si trovava in una situazione che definire imbarazzante e
mortale era poco. E non era nemmeno troppo colpa sua, si diceva, mentre
tremava come una foglia attendendo la sua fine. O meglio; attendendo
Akashi-san, con il quale sarebbe arrivata la sua fine.
Si sentiva nervoso fino al proprio midollo osseo, e comprendeva bene il
perché del suo tremare con quaranta gradi all'ombra.
Il primo motivo era una chiacchierata tra amici - poteva chiamarla
così? - con Kuroko.
- Furihata-kun? - era
raro che Kuroko
si rivolgesse a lui. Anzi, era raro che il ragazzo fantasma rivolgesse
una parola di troppo a chiunque, eccezion fatta per Kagami che -
sembrava - adorava punzecchiare. Non mancò la sincope del
suo
povero cuore, già abbastanza provato in quelle ultime
settimane,
alla sua apparizione.
- Sì, Kuroko?
- il fissare di quei occhi azzurri lo metteva a disagio.
- Posso parlarti un
attimo? - con
poca convinzione Kouki annuì, quasi temendo quella
conversazione. Poi non sapeva ben definire cosa accidenti temeva,
perché in fondo non aveva mica niente da nascondere.
Un leggero brivido gli corse lungo la schiena, al ricordo una persona
che ultimamente incontrava fin troppo spesso. No, dai, pensare in quel
frangente a Akashi era decisamente fuori luogo.
Si fermarono in mezzo agli scaffali di libri classici, compiendo prima
il loro incarico. Kouki
deglutì mentre sistemava qualche tomo nei ripiani
più alti, sperando all'ultimo che il compagno di squadra non
si
rivelasse un serial killer.
- Ho... sentito che stai frequentando Akashi-kun, Furihata-kun. - non
c'era molto da dire, Kuroko vinceva il premio della
schiettezza.
- Ehm. E-ecco, n-non è proprio "frequentare", Kuroko. - non
comprese perché stesse accampando una scusa simile,
concentrandosi forse troppo sul riporre dei libri. No, un
attimo, non era una scusa! - A-akashi-san... diciamo che, ehm, ci siamo
incontrati per caso e... beh, insomma, abbiamo parlato. Sai, abbiamo
diversi interessi in comune, perciò...
A quelle parole Kuroko rimase impassibile, ma Furihata quasi sentiva
sulla pelle uno sguardo indagatore.
- Davvero? - la sua domanda gli sembrò sinceramente
sorpresa. E,
in effetti, se ne stupiva anche lui. Insomma, aveva qualcosa in comune
con Akashi Seijuro! Quello sì che non era normale.
- Eehh, già. - rise imbarazzato, finendo per voltarsi nella
direzione del compagno di squadra. Il silenzio che seguì
ebbe il potere di metterlo ancora più a disagio. Kuroko
rimaneva
impassibile, e Furihata non sapeva cosa diamine fare.
Rimanere? Andarsene? Provare a parlare? Nessuna di quelle opzioni gli
sembrava quella giusta nel momento in cui le prendeva in considerazione.
- Vorrei... parlarti, Furihata-kun. A proposito di Akashi-kun.
La voce di Kuroko era diventata maledettamente seria, e l'atmosfera con
lui.
- Immagino tu sappia quale sia la reputazione di Akashi-kun. Dico bene?
- contrariamente alle sue aspettative, la voce di Kuroko era rilassata
e senza la traccia di tensione che Kouki si sarebbe aspettato.
- ...Beh, non è che io sappia molto su Akashi-san. - rise,
leggermente imbarazzato. Fu solo un attimo, ma Furihata avrebbe quasi
giurato di vedere un lieve ghigno disegnarsi sul volto di Kuroko.
Sbatté gli occhi per controllare meglio, ma l'ombra del
Seirin era
tornata alla sua espressione di base.
- Oh, beh, allora... forse è meglio che tu rimanga
all'oscuro
della faccenda. - Kouki sgranò leggermente gli occhi. La
cosa
stava iniziando a diventare leggermente inquietante.
- C-cosa... non dovrei sapere? - sentiva che si stava dando la zappa
sui piedi. Si sarebbe fatto del male da solo, decisamente, ma la sua
curiosità avrebbe sempre prevalso. Lo dimostrava
l'avvenimento
della Winter Cup, quando si era perso a fissare Akashi per valutare la
sua altezza.
Dal canto suo, Kuroko prese un grosso respiro.
- Furihata-kun. Sai che al mondo esistono diversi tipi di persone.
La cosa stava prendendo una strana piega.
- Questo lo so, Kuroko. - sbagliava, o il compagno di squadra lo stava
trattando come un bambino?
- E che tutti noi abbiamo gusti
diversi. - decisamente strano. Le sue parole risuonarono per un po'
nella mente di Furihata, prima che questi arrivasse ad una conclusione.
- Kuroko, non mi dirai che Akashi è... gay?
- chiese, con un po' di esitazione. Insomma, a guardarlo non gli dava
proprio quell'impressione - la sua fissazione per il controllo e il
dominio lo facevano estromettere dalla categoria praticamente subito,
agli occhi di Furihata. Ma, con tutta probabilità, il suo
concetto aveva una visione un po' ristretta.
- Non sempre certe persone dimostrano le proprie inclinazioni,
Furihata-kun. - disse Kuroko, quasi gli avesse letto nel pensiero. - E
la
risposta è sì.
La schiettezza di Kuroko l'avrebbe ucciso. Di sicuro.
Del resto, avrebbe preferito mille volte essere ignorante a proposito
di quei argomenti - avrebbe avuto meno problemi a relazionarsi, almeno.
Invece, lo sapeva, da quel momento avrebbe iniziato a pensare a ogni
suo singolo comportamento o gesto. E non avrebbe più
guardato
Akashi con gli stessi occhi. Gli sembrava di tornare alle medie
quando un suo compagno aveva ammesso di avere quelle inclinazioni, e
lui era andato nel pallone.
E ora c'era Akashi. Perfetto.
- Ti chiedo scusa per averti sorpreso, Furihata-kun, ma dovevi saperlo.
Furihata rise nervosamente.
- C'è qualcos'altro che dovrei sapere? - chiese, con tono
ironico.
- Sì. Il padre di Akashi-kun è un boss della
yakuza.
Lì le sue sinapsi crollarono definitivamente.
Beh, quello era il primo motivo.
Il secondo si stava quasi scazzottando dietro un nutrito gruppo di
cespugli, sperando - o contando? - di non essere visto. Non importava
le rassicurazioni nei confronti di Kawahara e Fukuda su
quell'avvenimento - etichettato dai due amici come un avvenimento da
scoop, ma non era ciò che lo preoccupava.
Perché dietro quel cespuglio non c'erano i due amici, ma
tutta
la Seirin al completo - equipaggiata di cartelli, fino a quel momenti
lindi. Furi non avrebbe mai saputo che anche Kuroko e Kagami avevano
subito lo stesso trattamento dall'intera Generazione dei Miracoli.
Ma non era ciò che lo preoccupava, perché aveva
visto
bene anche i componenti del Rakuzan dietro quel cespuglio - e la cosa
lo inquietava non poco.
Non voleva sapere come facessero a sapere che quell'incontro fosse
programmato proprio in quel posto, e perché Akashi non fosse
ancora arrivato.
Dietro quel cespuglio, abbastanza grande da coprirli tutti grazie al
potere della fan fiction, le due rivali per eccellenza si erano
incontrate.
Questo è ciò che vorrei narrarvi, delle loro
gesta, delle
loro partite e del loro odio reciproco, ma - ahimè - non
è affatto così. Con grande stupore, in quella
particolare
circostanza, il Seirin e il Rakuzan sembravano due famiglie che
andavano d'amore e d'accordo.
Soprattutto Kiyoshi Teppei e Mibuchi Reo, entrambi
animati da un curioso
istinto genitoriale che si facevano forza piagnucolando qualcosa sui
bambini che crescevano troppo in fretta. Hyuga ormai aveva rinunciato a
far ragionare il compagno di squadra, una punta di fastidio
verso la
shooting guard del Rakuzan non aiutava affatto, e sembrava essere
rimasto l'unico con un minimo di buon senso lì dietro.
Kuroko emanava un'aria spaventosa - era dalla partita con il Kirisaki
Daiichi che non lo vedeva in quello stato - e mormorava parola che
solo Kagami sembrava comprendere. Izuki l'aveva lasciato perdere dopo
l'ennesimo gioco di parole a tema, e Riko con lui - questa era pronta a
scattare tante immagini incriminanti da mandare a Momoi. Senso di
inferiorità e battibecchi a parte, le due ragazze si
trovavano
spesso d'accordo su certi
argomenti.
Mitobe e Koganei confabulavano tra di loro, e il cielo solo sapeva di
cosa parlassero. E poi c'erano Fukuda e Kawahara.
Ringraziava il cielo per non aver coinvolto i primini,
perché sarebbe stato davvero troppo.
E poi c'era il Rakuzan, che contava solo i quattro membri regolari
della scuola. Anzi, tre membri più Chihiro Mayuzumi che si
era
diplomato proprio quell'anno. Hyuga non avrebbe mai saputo che non
appena letto la mail piena di faccine di Reo - faccine tutte in lacrime
- Chihiro aveva preso il primo treno per Tokyo, e senza esitare troppo.
Non poteva certo perdersi un'occasione così succulenta.
- Oh, A-a-Akashi-san. - la voce balbettante di Furihata costrinse tutto
il
parentado all'attenzione. L'Imperatore aveva fatto la sua entrata in
scena.
Akashi stava in piedi, la sua figura maestosa attirava ben presto
l'attenzione.
- Kouki. - gli rispose semplicemente questi. Kouki non
riuscì a non reagire con stizza.
- Sei in ritardo. - si morse la lingua subito dopo. Diamine, sembrava
una fidanzata gelosa! Oddio, si stava scavando la fossa da solo. Akashi
non rispose, probabilmente per evitare una discussione. O per non
sottolineare la sua mancanza.
Seguì qualche momento di silenzio imbarazzato in cui
Furihata
ebbe la malaugurata idea di spostare lo sguardo sul famoso cespuglio.
L'avesse mai fatto!
Il cartello di Reo già troneggiava, recandogli minacce di
ritorsioni nel caso avesse osato solo sfiorare il suo Sei-chan (e le
domande che sorsero furono due: 'Perché dovrei sfiorarlo?' e
'Suo Sei-chan?'
che lo infastidì leggermente). Ma quello che lo
preoccupò
di più fu quello di Mayuzumi, che gli chiedeva piuttosto
pacatamente di fare qualcosa di equivoco. Con tanto di kaomoji senza
particolare espressione!
Ormai non aveva dubbi: il Rakuzan era un covo di pazzi.
- Dove andiamo? - le parole di Akashi lo risvegliarono dal torpore in
cui era caduto. Il ragazzo si rese conto che, forse, sarebbe stato un
bene andarsene di lì e alla svelta.
- P-pensavo di fare un giro qui intorno perché non ce molta
gente, se per te va bene! - non doveva sembrare un appuntamento.
- Poi pensavo di andare al MajiBa, se per te va bene. - non doveva
sembrarlo, parola d'ordine. - O forse è preferisci
qualcos'altro?
Non attese, però, nemmeno la sua risposta perché
l'agitazione che provava lo stava dominando.
- Poi c-c'è anche un film interessante che trasmettono,
sarebbe
un'idea! Oppure, se vuoi, non troppo lontano c'è un campo da
basket e...
- Kouki. - la voce di Akashi ebbe lo straordinario potere di metterlo a
tacere. - Ti ho detto che va bene.
- Ah si? - ah
sì? Davvero? Non se n'era nemmeno accorto. -
A-allora andiamo?
Akashi annuì, non prima di averlo guardato leggermente
perplesso
mentre Furihata gli faceva strada. Lo attendeva un appuntamento
interessante.
Reo strinse tra le dita il suo fazzoletto.
D'accordo, Sei-chan era pur sempre un ragazzo di diciassette anni e
aveva la testa sulle spalle - almeno per la maggior parte del tempo.
Lui non era sua madre, soprattutto. Peccato che, nel vedere il suo
capitano andare in giro leggermente sorridente - un Sei-chan sorridente
non era cosa da tutti i giorni - accanto a quel ragazzo dei Seirin gli
faceva un po' contorcere le budella.
- Avanti, Mibuchi, Akashi ha comunque diritto ad una vita privata. -
Reo si affrettò a fulminare Nebuya e lanciare un'occhiata a
Kotaro, che l'aveva abbandonato in favore di Izuki. Come facesse a
trovare divertenti le battute della point guard era davvero un
grandissimo mistero. Oppure Hayama aveva un pessimo senso
dell'umorismo, chi lo sapeva.
- Non si tratta di questo! Sei-chan è ancora innocente!
- Mibuchi ha ragione. Anche Furihata è ancora un bambino. -
Eikichi gradì poco l'intromissione di Kiyoshi, prendendo a
concentrarsi sul sacchetto di patatine che si era portato
dietro.
In quel momento le fazioni del Rakuzan e del Seirin si erano prodigate
a peregrinare nuovamente tra i cespugli ad osservare i due ragazzi che
camminavano fianco a fianco.
Kuroko, complice la sua misdirection, aveva più occasioni di
origliare ciò che i due si dicevano. E ogni volta
assottigliava
leggermente lo sguardo, a detta di Kagami.
- Non capisco perché tu te la prenda tanto, Kuroko. - con il
tempo Taiga aveva imparato a leggere le lievi espressioni del suo
si-vergognava-anche-a-pensarlo.
Nonostante la loro relazione - Taiga si
imponeva di inculcarsela nella mente, quella parola - procedesse a
gonfie vele per lui certi ostacoli sembravano montagne insuperabili. Ma
almeno aveva la soddisfazione di aver superato lo scoglio del nome; non
avrebbe mai immaginato che dire 'Tetsuya' sarebbe stato
così traumatico.
- Perché è Akashi-kun, Kagami-kun. -
commentò
questi a voce bassa, senza distogliere lo sguardo dal duo che stava
continuando a parlare tranquillamente.
- Pensavo che tu e Akashi aveste risolto tutti i vostri... problemi questo
inverno.
- Infatti è così.
- Quindi non arrivo proprio al perché dobbiamo pedinarli al
posto di allenarci. - non era un genio, e se la conclusione non era
ovvia proprio non ci arrivava.
- Perché tengo ai miei compagni di squadra, Kagami-kun. E
Akashi-kun non è il partito ideale per Furihata-kun.
Kagami stava giusto per replicare qualcosa sul come facesse a dire cose
simili e da quando Kuroko era interessato a ciò che Akashi
faceva, ma lo squillare del telefono lo interruppe.
Con sorpresa Kuroko si affrettò a prendere il cellulare tra
le
mani, in quella situazione sembrava facesse un fracasso tremendo,
ricevendo un'occhiata ammonitrice di Riko.
- Pronto? - chiunque fosse, doveva avere davvero un buon motivo per
chiamare, si disse Kagami mentre sperava che almeno Furihata non si
fosse accorto della sua presenza. Era evidente che Akashi fosse ben
conscio della loro clandestina intromissione - soprattutto quando
Kuroko aveva sventolato con calcolata calma un cartello con su scritto
qualcosa che
doveva essere davvero divertente, visto che Akashi dovette trattenere
una risata.
Il suo interlocutore disse qualcosa che preoccupò Kuroko.
- Scusami, Ogiwara-kun, ma adesso non posso parlare. Posso chiamarti
più tardi?
- Non capisco cosa ci sia di così urgente nello stare
accovacciati dietro
un cespuglio per rispondermi così, Kuroko. - con grande
stupore, i due ragazzi voltandosi
trovarono davanti Ogiwara Shigehiro. A Kuroko, tanta la sorpresa, cadde
di mano il cellulare. Ogiwara indossava la sua espressione allegra, che
il tempo non era riuscito a cancellare definitivamente.
- Quindi? Che ci fate qui? - chiese, piegandosi sulle ginocchia.
Tetsuya rimase senza parole, boccheggiando leggermente come un pesce, e
quindi Taiga comprese che "gli onori di casa" avrebbe dovuto farli lui.
- Akashi e Furihata hanno un appuntamento, per quanto strano possa
sembrare, e la coach ha deciso di mollare una giornata di allenamento
per seguirli. - disse con una scrollata di spalle. Lui avrebbe
tranquillamente lasciato quella postazione e se ne sarebbe andato a
giocare a street basket, ma la coach sapeva essere una creatura
demoniaca e lui amava ancora la sua vita.
- Povero ragazzo... - fu l'unico commento che raggiunse le sue orecchie
da parte di Shigehiro, prima che questi si avvicinasse a Kuroko e al
suo cartello, munito
di un evidenziatore - cavoli, quel giorno gli evidenziatori fioccavano
- per confabulare. Doveva aver detto qualcosa di divertente, visto che
subito dopo vide Tetsuya lasciarsi andare a una lieve risata.
Gli sembrava essere un estraneo, in quel momento. Del resto, Kagami
sapeva abbastanza di Ogiwara. Sapeva che era lui il motivo per cui
Kuroko aveva ripreso con il basket. Sapeva bene che Shigehiro era
stato, inconsapevolmente, molto più di un amico per Tetsuya.
E, nonostante stessero insieme, Taiga riuscì a percepire
nuovamente la stessa gelosia pungente provata giusto l'anno precedente.
No, doveva ricredersi.
Questa volta la sua gelosia era molto più consapevole e
pungente dell'altra.
Rimase in silenzio, sistemandosi meglio. Sarebbe stata una lunga
giornata.
Akashi alzò gli occhi al cielo cercando di non farsi notare.
Non
bastava la vigilanza di due squadre! Ora si era aggregato quell'Ogiwara!
Si trattenne dal mostrare il suo disappunto. Lui aveva pianificato
tutto alla perfezione, ma a quanto pare l'intromissione di un altro
elemento non avrebbe tanto giovato.
Si chiese come avesse fatto Kouki a non accorgersi di tutto quel
casino. Forse fingeva.
- Akashi-san? - Seijuro tornò a concentrare la sua
attenzione su Kouki.
- Sì?
- Sei sicuro che mangiare al Maji Burger ti vada bene? Non so,
preferisci andare da qualche altra parte? - Furihata era adorabile, ai
suoi occhi. Leggeva chiaramente il suo contrasto, nel dirsi mentalmente
che loro due erano amici e che quello non era un appuntamento.
Stava andando bene. Se Kouki si poneva quel dubbio, significava che si
stava rendendo conto che c'era qualcosa tra di loro che stava
uscendo dai binari.
Lui, sinceramente, si stava stancando di stargli intorno e fingere di
essere un semplice amico. Dopo diverso tempo si stava accorgendo che
Furihata aveva delle caratteristiche che - strano ma vero - lo
attiravano molto, e la causa di quell'attrazione ancora non la trovava.
Sapeva però che ne valeva anche la pena di quella pazienza.
Lentamente, Furihata si stava abituando a lui. Non mancava poco per
compiere un ulteriore passo.
- Sì, ti ho già detto che va bene, Kouki. - farsi
chiamare per nome, ad esempio, sarebbe stato già un enorme
passo
avanti. - Piuttosto, che film andiamo a vedere?
Vide Kouki deglutire, mentre rimuginava.
- Kagami, non essere tirchio e passami quei popcorn. - Ogiwara
allungò una mano verso i sopracitati, ma questi vennero
prontamente tolti dalla sua portata.
- Non li hai pagati, perciò arrangiati. - Kuroko, seduto in
mezzo ai due litiganti, desiderava perdere l'udito per la seguente ora.
Il film era un horror - da quando ad Akashi-kun piaceva quel genere, di
grazia? - e le urla trapanavano con violenza le sue orecchie, intoccate
da certi rumori. Se preferiva leggere un libro, c'era sicuramente un
motivo, no?
Distolse lo sguardo dallo schermo - la protagonista non se ne sarebbe
offesa - rubando un po' di popcorn da Kagami e lasciando vagare lo
sguardo per la sala.
Aida-senpai cercava di guardare con entusiasmo lo schermo, ma
Kiyoshi-senpai cercava di ostruirle la vista - era spaventato a morte,
e Riko era il suo unico appiglio. Hyuga era accanto a loro e ormai
sembrava non avere più dèi a cui appellarsi,
vedere i due amici comportarsi in quella maniera lo imbarazzava oltre
ogni limite. E dire che credeva di esserci ormai abituato...
Izuki scribacchiava sul suo solito block notes, e come riuscisse a
vedere la sua produzione era un mistero irrisolto. Soprattutto per
Koganei, che cercava perennemente di sbirciare.
Il Rakuzan, stretto in due posti, sembrava apparentemente tranquillo.
Almeno finché Reo, al limite della sua sopportazione, non
sbottò contro Eikichi dandogli una spallata. Questi, colto
alla
sprovvista, si sbilanciò cadendo sopra Hayama. O meglio,
schiacciando Hayama come una frittella.
Kotaro non poté nemmeno reagire troppo, appiattito sotto di
lui.
Solo in quel frangente si accorse che l'altro fianco era allegramente
schiacciato non contro il pavimento bensì contro Mayuzumi -
rimasto intrappolato sotto di loro per chissà quale motivo e
intenzionato a commettere un omicidio, a giudicare dallo sguardo.
Al che Reo prese a sbottare contro Nebuya ancora più
rumorosamente, l'energumeno che non accennava a spostarsi nel discutere
con Reo e gli altri due che rischiavano la vita soffocando.
Disturbati da quella zuffa - c'era gente che stava cercando di
pomiciare, nel buio! E quel disturbo distruggeva l'atmosfera - Riko si
era alzata in piedi, gesticolando furiosamente, con Teppei ancora
ancorato a lei.
Il Rakuzan, però, la ignorò completamente -
ignoravano
completamente quanto Riko potesse diventare assassina
tra cucina e
palestra - mentre la Seirin si appiattiva contro le proprie postazioni
nella speranza di non incappare nell'ira della coach.
Kuroko, dal canto suo, si chiese perché Akashi-kun non
intervenisse. La sua squadra ci mancava poco che scatenasse un
putiferio, ora con l'aggiunta di Riko. Eppure lui non sembrava
minimamente curarsi di loro, e non gli aveva dedicato più di
un'occhiata prima di rivolgersi nuovamente allo schermo. Se reagiva
così, si disse, aveva qualcosa in mente.
Era Akashi-kun, dopotutto.
Dall'altra parte, invece, Furihata era terrorizzato. Vedere la coach
che si intrometteva - ma la senpai possedeva almeno un minimo di buon
senso? - non lo aiutava a calmarsi.
Ma la loro baruffa durò ben poco, in quanto vennero presto
interrotti da una delle maschere del cinema e buttati fuori all'istante.
- Non c'è che dire. - commentò a bassa voce
Shigehiro,
avvicinandosi un po' all'amico. - I tuoi senpai sono davvero
divertenti, Kuroko.
In tutta risposta, ricevette due dita piantate tra le costole.
- Non ci posso credere! - Hyuga sembrava sul punto di fare una scenata,
tanto camminava avanti e indietro. Riko, seduta, per una volta teneva
il capo chino in segno di scuse. - Dimmi, cosa ti è saltato
in
mente, Riko? Ci è mancato poco che chiamassero la scuola!
Lei si morse il labbro inferiore, quasi sul punto di scoppiare in
lacrime.
- Ma non è colpa mia! E' il Rakuzan che...
- Riko. - fu la volta di Teppei, più tranquillo di Hyuga, di
chiamarla. Per lui uscire da quel posto infernale era una benedizione.
Il center appoggiò affettuosamente l'enorme mano sul capo
della coach.
- Per questa volta, forse, è meglio rimanere tranquilli. -
le
sorrise. Riko, ammansuetita dall'indole di Teppei, si
rilassò.
- Per questo, Furihata-kun pagherà molto cara... -
sussurrò a bassa voce.
Dall'altro lato, invece, non avendo nessun dispensatore di calma, il
Rakuzan sembrava oscillare tra il nervoso e la disperazione
più
nera.
- Mi sa che è la volta buona che Akashi si sbarazza di tutti
noi... - sussurrò Kotaro, sotto le lievi carezze di Reo -
preoccupato anch'essi. Nebuya trangugiava ancora più cibo,
se
possibile. Se doveva morire, se ne sarebbe andato all'altro mondo con
lo stomaco pieno.
- Non essere così pessimista, Kotaro. Forse Sei-chan non
sarà così drastico. Il piccoletto dei Seirin, del
resto,
gli impedirà di essere sanguinario.
- Tu dici, Reo-nee?
Ci fu un lungo silenzio carico di sottintesi.
Furihata si appoggiò al muretto, cercando di riprendere
fiato.
Accanto a lui, anche Akashi si era appoggiato leggermente sui mattoni,
nonostante sul suo volto non c'era traccia del rossore prodotto dalla
fatica che aveva lui.
- Akashi-san, posso sapere perché ce ne siamo andati a
metà film?
D'accordo, non che quella... qualsiasi cosa
dell'orrore che fosse gli piacesse, ma aveva pagato per quello e
avrebbe voluto vederne almeno la fine - che sarebbe stata con tutta
probabilità splatter, a giudicare dalla locandina.
- Pensavo ti fossi accorto della tua squadra che ci ha pedinato per
più di un'ora. - Kouki, in tutta risposta, inarcò
un
sopracciglio.
- Lo ha fatto anche la tua. - commentò senza troppo
entusiasmo.
- Te n'eri accorto? - quella sì che era una rivelazione.
- Facevano così tanto chiasso che era impossibile non
notarli. E comunque... - non fece in tempo a finire la frase che il
cellulare di Furihata squillò. Accettando la chiamata Kouki
tenne il cellulare a una debita distanza, quasi temendo una Sadako
versione cellulare.
- Ah, sei tu Hiroshi. Pensavo fosse la coach. ...Dove siamo? - dopo una
rapida occhiata a Seijuro, Kouki decise che sarebbe stato un bene
tenere i suoi compagni il più lontano possibile. Avevano
quasi rovinato il suo appuntamento.
A quel pensiero Furihata avvampò internamente. Quello non era un
appuntamento!
Il suo imbarazzo era così profondo che si era a malapena
accorto del cambio di utente avvenuto dall'altro capo della linea.
- Koichi, non urlare! Ti sento! - disse un po' scocciato,
massaggiandosi il timpano che l'altro amico aveva provveduto a
trapanargli. - Sto bene, sono con Akashi-san. Ora riattacco.
Con un gesto secco Kouki premette il tasto di fine chiamata sospirando.
Non riusciva a capire perché gli amici avessero un'immagine
peggiorativa di Akashi nelle loro menti. D'accordo, non si era
presentato nel migliore dei modi né durante la finale era
quel mostro di simpatia, anzi, era un mostro di tutt'altro genere, ma
lui lo stava frequentando - come amico! - ed era ancora integro.
- Kouki? - accidenti, si era perso nuovamente nei suoi pensieri.
- Sì, Akashi-san?
- ecco, gli rodeva un po' lo stomaco a quell'appellativo. Ma tanto
valeva essere diretti, in quella faccenda. Kouki proprio non li
coglieva, i sottintesi.
- Chiamami per nome.
- Eh?
Kouki sgranò leggermente gli occhi. Aveva sentito bene.
- Chiamami per nome. - ripeté Akashi, questa volta con una
punta di impazienza. Non amava ripetersi.
- M-ma, Akashi-san,
chiamarti per nome...
- Chiami per nome i tuoi amici, Kouki.
Non sono anch'io un tuo amico? - d'accordo, era un colpo basso.
- E-ecco, A-akashi-san,
io n-non saprei... Chiamarti per n-nome non sarebbe t-troppo
irrispettoso?
Akashi scosse la testa.
- Te lo chiedo io. Dubito che in questa circostanza tu possa mancarmi
del rispetto che mi devi. - Kouki deglutì leggermente,
quella situazione stava diventando pericolosa.
- Avanti, Kouki,
mica ti sto chiedendo di buttarti dalla Tokyo Tower. - stava usando un
po' di pressione psicologica, lo ammetteva. Vide Furihata aprire bocca
e poi chiuderla un paio di volte. Sospirò, probabilmente non
era facile. E quindi, decise, gli serviva una spinta.
Si avvicinò lentamente, intrappolando Kouki contro il muro.
Il castano sgranò gli occhi, la vicinanza era davvero
esigua, arrossendo fino alle punte dei capelli. Cosa...?
- Forse, Kouki,
posso incentivarti in qualche modo. - disse Seijuro, con tutta calma.
Il castano, se possibile, arrossì ancora di più.
Nella sua mente si affollavano tanti interrogativi e scenari, e nessuno
di essi era normale a suo parere. Sembravano tutte scene tratte dai
soliti film melensi.
Akashi si avvicinò, ignorando il violento tremare dell'altro
ragazzo. Oddei, cosa stava per fare?
La tensione spinse Furihata a chiudere gli occhi. Non ce la faceva
proprio a guardare le iridi di Akashi, era davvero troppo. In quel
momento, poi, la prospettiva di un bacio sembrava inevitabile.
Invece, dopo qualche secondo, Kouki percepì chiaramente le
dita muoversi velocemente sui suoi fianchi. E lui non aveva mai
sopportato il solletico.
- Eh...? Haha... Hahaa, no, ti prego, haaha, no! Akashi-s-san!
- Dì il mio nome, Kouki.
Era una tortura bella e buona quella. Akashi continuò con la
sua persuasione, tanto da ridurre Furihata alle lacrime dal ridere.
- Hehe... Seijuro...kun, smettila! Ti
p-prego! Hah! - nel sentire il suo nome, finalmente, detto da Kouki
fece sentire Akashi bene come non si sentiva da diverso tempo.
Un sorriso spontaneo si formò sul suo volto, ma poco dopo
venne sostituito da uno con la sfumatura più sadica.
Torturare ancora un po' Kouki gli avrebbe solo giovato.
Nonostante ormai Furi quasi gridasse il suo nome ( - Se-Seijuro-kun! Seijuro!
Seeeeei!!)
Akashi aveva comunque continuato ad effettuare la sua punizione con
grande sgomento di Furihata, che continuava a trattenere il respiro per
non ridere e
ad arrossire, ringraziando mentalmente che fossero in un luogo deserto
e piuttosto protetto da sguardi indiscreti. O, almeno, era questo
ciò che credeva.
- Non pensavo che li shippassi, Mayuzumi-san. - con tutta calma, Kuroko
guardò il proprio partner in quella faccenda. Chihiro non
gli
rivolse troppa attenzione - che stava già rivolgendo al
proprio
cellulare mentre scattava le foto - limitandosi a un ghigno.
- Non pensavo che conoscessi il significato della parola "shippare",
Kuroko. - si limitò a rispondere. Il sesto uomo fantasma si
limitò ad un'alzata di spalle.
- La coach è una fan girl, vedendola ogni giorno certe cose
si
imparano. - Chihiro rise leggermente, interrompendo per qualche attimo
la sua attività per controllare le immagini precedentemente
scattate.
- Hai intenzione di ricattare Akashi-kun con quelle? - il sorriso
sinistro di Mayuzumi gli fece comprendere troppo.
Con un sospiro, Kuroko sorrise leggermente. Come se fosse bastato
quello a ricattare Akashi-kun!
- Niente, li abbiamo persi.
- Che peccato. - commentò Riko.
Le sembrava di essere tornata ai tempi in cui Kuroko si era unito alla
squadra. E sembrava che anche Akashi possedesse la rara
abilità di sparire senza lasciare traccia. Portandosi dietro
anche Furihata, ovviamente.
- Allora che si fa?
- Niente. Si torna a casa, suppongo. Ormai è quasi sera e
tuo padre mi rifilerà un altro pugno se ti riporto a casa
tardi. - commentò Hyuga. Ultimamente Kagetora prendeva per
buono un qualsiasi motivo per malmenarlo. E pensare che fino a quel
momento non aveva nemmeno sfiorato l'idea di una dichiarazione!
- D'accordo. Kagami-kun, noi andiamo! Manda una mail se succede
qualcosa! - gli raccomandò Riko con un sorrisetto che Kagami
non colse affatto.
- Heh, forse è meglio che vada anch'io. - disse a quel punto
Ogiwara, stiracchiandosi le braccia. - La mia ragazz-. O mannaggia, io
avevo un appuntamento!
- Le ragazze vanno trattate bene, Ogiwara-kun. - il commentò
di Kuroko fece sobbalzare i due ragazzi.
- Kuroko! Da quanto tempo sei lì?!
- Dall'inizio, Ogiwara-kun. - gli rispose questi, ma lo sguardo di
Kagami gli fece capire che lui non ci era cascato. L'altro, invece, si
grattò la nuca imbarazzato.
- In certi aspetti non sei cambiato di una virgola! - rise. -
Però mi sono divertito più a stare qui. Lei mi
avrebbe trascinato in giro per Shibuya, poco ma sicuro. Ora vado, sia
mai che mi lasci questa volta.
Con un sorriso anche Ogiwara si accomiatò, e finalmente la
luce e l'ombra erano rimaste da sole.
- Hai seguito Akashi.
- Sei davvero perspicace, Taiga-kun. - il ragazzo ingoiò il
groppo dolciastro che gli saliva sempre nel sentire il proprio nome
detto da Kuroko. Continuava a fargli quell'effetto. - E comunque non
devi essere così geloso.
- I-IO? G-geloso? Non sono affatto geloso di te! E'-è un tuo
amico! - Tetsuya si lasciò andare a una risata.
- Ma io parlavo del fatto che Ogiwara-kun ha la ragazza, Taiga-kun. -
realizzato di essersi fregato con le sue stesse parole, Kagami
optò per il silenzio, l'opzione più dignitosa in
quel caso.
- Comunque, Taiga-kun, io so che Ogiwara-kun non mi guarderà
mai come mi guardi tu. E' per questo che sono con te. - disse
lievemente, quasi non volesse essere sentito.
- IO non ti guardo in maniera strana! S-sei tu che.... Oh, lascia
perdere. - per quel giorno tanto valeva battere in ritirata,
perché Kuroko era molto più bravo di lui a
fregare gli altri con le parole.
Tetsuya sorrise, e dopo una breve occhiata nei dintorni si
avvicinò di più a Kagami intrecciando l'indice e
l'anulare a quelli del partner.
- Lo so, Taiga-kun. Del resto, ti ho sempre osservato molto bene.
- Taci, Tetsuya. Per il tuo
bene.
Minoru...kun?
-
Sì,
Satou-kun? -
Dove
sono finiti tutti? -
Non ne ho idea, Satou-kun. -
Mi sento un'imbecille,
Minoru. -
"Kun", lo hai scordato.
E non credere di essere l'unica. -
Aida-senpai è
così mean!
-
Cosa? -
Niente, Minoru...kun.
Oh, ma mi sentirà! -
Non credo che ne avrai il coraggio. -
...Credo proprio che tu abbia ragione. Che dici, andiamo a prendere un
ghiacciolo? -
Il Giardino Namae:
Prima di
tutto, giuro che nella mia testa era ben più corta. La mia
testa, stranamente, pensava di cavarsela con circa mille parole. E
invece no, ho strafatto.
E' uno dei
rari casi in cui "nella mia testa era ben più corta". Si
scatenerà l'apocalisse.
In secondo
caso: né!
Benvenuti qui
e congratulazioni se siete arrivate in fondo! *offre
torta/salatini/thé* Complimenti per il coraggio.
...Ma parliamo
di questa faccenda, nè?
E' una shot
che ho in sospeso da... febbraio? Marzo? Onestamente non ricordo.
Prima la
volevo KagaKuro, poi ho preso la linea AkaFuri e poi è
diventata una cosa di gruppo. XD Non chiedetemi come sono arrivata a
questa conclusione perché non ne ho idea. *^*
Il
"trattamento" ricevuto da Kagami e Kuroko citato all'inizio della
storia è contenuto in Make
Me Feel So Alive
di mughetto
nella neve
- da cui ho scippato l'idea dei cartelli - ed è
particolarmente (e caldamente) consigliata alle amanti della KagaKuro
fluffosa.
E Ogiwara
è qui perché... lo adoro. Anche se qui
è ritratto come un amico etero di Kuroko, io adoro
l'OgiKuro. (che per me Shige è Kurokosessuale, eh!)
Perciò... non potevo non parlarne.
L'ultimo dialogo è tra due primini del Seirin - poveri,
nessuno li ha avvisati. Sono due personaggi che ho creato per una
storia che un giorno riuscirò a completare
çAç vorrò proporvi un
giorno. ^^
Per il resto la storia è senza troppe pretese, volta a farvi
divertire e (possibilmente) strapparvi un sorriso. ^^
Se ovviamente c'è qualcosa di non chiaro, sentitevi libere
di chiedere. E una recensione sarebbe molto gradita. ~
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