Santi da manicomio
La
nostra storia si svolge nella tranquilla cittadina di Nuova Luxor, luogo
sperduto, talmente introvabile che se ne chiedete l’ubicazione ad un navigatore
satellitare la fastidiosa vocina del software vi domanda se avete bevuto.
Cinque
ragazzini, che nonostante abbiano solo 13 anni anagrafici, sembrano già degli
uomini fatti e alla soglia dell’andropausa, in una sala d’aspetto, attendono il
loro turno per la visita psicologica.
Un
ragazzo bruno dalla sgualcita e puzzolente maglietta rossa passeggia
nervosamente avanti e indietro, sbuffando e rimirandosi ogni tanto allo
specchio. Compiacendosi della propria immagine riflessa, sorride come un
emerito imbecille e se fosse solo nella stanza, lancerebbe anche un bacio al se
stesso nello specchio. Ricordandosi di dove si trova riinizia a girare come un
animale in gabbia, finché il ragazzo dai capelli blu, noto punkabbestia (in
mancanza del cane, sfrutta il fratello minore), sbotta innervosito.
-
Seya, se non ti siedi ti spezzo le gambe!- urla incollerito.
-
Fratello, ti prego un po’ di contegno.- cerca di calmarlo la rag…ehm il
ragazzino dagli assurdi capelli verdi (costui traviato dal fratello maggiore
nella cura del cuoio capelluto).
-
Accuccia!- ordina al fratello che obbediente si risiede e si acquieta.
Seya
nemmeno lo considera e quando il punk riprende i suoi improperi, la porta si
apre e ne spunta un ometto dalla testa tonda e gli occhiali dalla montatura
vetusta.
-
Chi di voi è Seya?-
Il
brunetto alza la mano e con passo sicuro si avvicina alla porta.
-
Ehi, chi ha detto che deve entrare prima lui?!- sbraita per l’ennesima volta il
punkettone.
-
La signorina Saori Kido.- risponde paziente il dottore.
A
quel punto i quattro ragazzi restanti levano uno sguardo assassino verso il
convocato che sorride compiaciuto.
-
Raccomandato!- esclamano all’unisono.
-
Non è giusto! Io…io…vado a piangere dalla mia mamma!- esclama il biondino nei
cui occhi luccicano già due lacrimoni.
-
Hyoga, tua madre è morta da anni.- puntualizza sbuffando il moro dalla folta
chioma.
-
Zitto cecato!- grida prima di inginocchiarsi in un cantuccio a piangere
disperato.
Il
dottore scuote la testa e invita Seya a seguirlo nello studio.
Il
ragazzo non appena introdotto nell’ambiente va subito a cercare uno specchio.
-
Noto che le piace molto rimirarsi allo specchio.- lo interpella il dottore.
-
Sì, devo dire che non sono niente male, anzi sono proprio un gran figo.-
sentenzia compiaciuto.
Il
dottore si asciuga la fronte prevedendo la piega che prenderà la visita.
-
Quando arrivai di fronte a Julian Solo, sapevo che quello che avevo di fronte
non era un dio, ma solo uno squallido figlio di papà con le manie di
grandezza.- esclama spavaldo, dopo un’ora di delirio sulle sue “magnifiche”
imprese.
Alle
parole “manie di grandezza” il dottore pare svegliarsi dal torpore.
-
Ecco, appunto! Lei ha proprio centrato il problema Seya!- grida gioioso
interrompendo il monologo del cavaliere.
Seya
esplode in una fragorosa risata.
-
Lo so dottore, oltre che un grande eroe, sono anche un genio. Quei quattro
pivelli di fuori sarebbero dei cadaveri ambulanti se non ci fossi io.-
Il
dottore china il capo sconsolato, dopo aver sperato di vedere la luce. Mollemente allunga la mano ad afferrare il suo taccuino e fa scattare la penna nella
sua mano destra.
-
Mi dica Seya: che sogni fa di notte?-
Il
ragazzo ci pensa un pochino, poi risponde.
-
Mia sorella Patricia, anche lei come me era una bella gnocca.-
Il
dottore fissa il vuoto sconsolato, poi riprende.
-
Un ultima domanda: mi dica tre cose che lei ama?-
-
Io, me stesso e me medesimo.- sentenzia deciso.
Nel
frattempo la porta si riapre sulla sala d’aspetto e viene chiamato Shiryu, che
contento si alza, ma và irrimediabilmente a sbattere contro l’anta della porta.
-
Mi scusi dottore.- dice mortificato, mentre si massaggia la fronte.
-
Prenditi una guida per ciechi, sfigato!- lo rimbrotta Ikki.
Il
dottore guida il ragazzo fino alla poltrona del paziente e lo aiuta ad
accomodarsi.
-
Da quando non ha l’uso della vista, Shiryu?- domanda il medico.
-
Ogni tanto mi capita. La prima volta mi sono accecato da solo, la seconda sono
stato assalito da dei lupi che mi hanno graffiato fino ad accecarmi e la
terza….non mi ricordo, ma comunque c’è sempre un motivo.- spiega con la sua
solita calma.
-
Mi scusi, la sento poco, potrebbe parlare normalmente e non bisbigliare?-
-
Oh, mi scusi, ma sa noi ciechi abbiamo un udito più fino di voi comuni
mortali.-
Durante
l’ora di colloquio, il dottore interroga il paziente, cercando di dare un senso
ai problemi del ragazzo.
-
Mi scusi Shiryu, ma a che scopo voleva invertire il corso d’acqua del fiume?-
-
Non lo so, il vecchio nano rinsecchito me lo ha chiesto ed io ho ubbidito.-
risponde seccato, come se fosse ovvio.
Ad
un tratto, animato da un lampo di genio il dottore chiede al paziente cos’è che
lo turbi tanto.
-
Vede dottore, è che non capisco perché di cinque che siamo sempre io devo
essere menomato?-
-
Perché lei è convinto di non poter vedere, Shiryu?-
-
Dottore mi guardi? Il mio mondo è completamente buio, solo la luce di Athena è
la mia guida!- esclama il pio cavaliere.
Il
dottore si gratta per un attimo la testa e poi con calma prende la mano del
ragazzo.
-
Provi ad aprire gli occhi.-
Le
sue palpebre si alzano inondando le verdi iridi di luce…
-
Dottore! E’ un miracolo! Io ci vedo, io ci vedo!- grida festoso saltellando per
la stanza e senza aggiungere altro si fionda verso la porta e fugge via.
-
Torno in Cinaaaaaaaaaa.- esclama passando a fianco dei compagni.
Il
dottore rimane basito sulla porta dello studio e si deterge l’enorme goccia di
sudore con il fazzoletto.
-
A chi tocca quattr’occhi?- chiede Ikki in tono rude.
-
Ehm, Hyoga…- risponde timidamente l’omino.
Il
biondino con gli occhioni lucidi si appresta ad entrare, asciugandosi
rozzamente il moccolo passando il dorso della mano sotto il naso. Si siede
mollemente sulla poltrona paziente e continua a tirar su col naso.
-
Fazzoletto?- chiede il dottore porgendo la scatola di kleenex.
-
Grazie…- bofonchia e in modo poco aggraziato si soffia il naso emettendo un
suono simile ad un trombone.
-
Ehm..bene.- commenta il dottore leggermente schifato. – Mi esponga ciò che la
preoccupa.-
Il
siberiano gli rivolge uno sguardo tristissimo e con il labbro tremulo cerca di
sillabare qualcosa, mentre dalla tasca estrae una croce dorata tempestata di
fondi di bottiglia: un oggetto tamarrissimo, com’era solito definirla Ikki.
-
Voglio la mia mamma!- scoppia a piangere come un moccioso di due anni.
Il
dottore, colto totalmente alla sprovvista si guarda intorno per lo studio
smarrito, finché i suoi occhi non incontrano la scritta “Lexotan” su una
boccetta non lontana dalla sua scrivania.
Dopo
averne somministrato una dose consistente al ragazzo, riprende a farlo parlare,
tentando di ottenere delle informazioni sensate.
-
Quindi sua madre è mancata quando lei aveva 5 anni giusto?-
-
Sì, purtroppo.- risponde mollemente, stordito dal farmaco.
-
Sono passati 8 anni, Hyoga. Non crede sia ora di tentare di elaborare il
lutto?-
-
Lo, so. Ma la mia mamma era la mia mamma: bella, dolce e gentile.- risponde con
aria sognante.
-
Ho capito…- prende il taccuino e vi annota un appunto. Si gira verso la
scrivania e afferra la boccetta di Lexotan per porgerla al ragazzo.
-
Prenda questo Hyoga e si cerchi una donna.- gli consiglia prima di congedarlo.
Il
dottore lo accompagna fuori e si accommiata con un ultima pacca sulla spalla
del ragazzo.
-
Bene ragazzi, direi che potremo proseguire con il signor Shun.-
-
Allora entro anch’io!- sentenzia Ikki, già pronto ad accomodarsi nello studio.
-
Ehm…veramente queste sono sedute individuali, Ikki.- lo blocca il dottore,
leggermente intimidito.
Ikki
lo osserva sollevando un sopracciglio e tirando un bestemmione si risiede
svogliatamente sulla sedia.
-
Quella bastarda ha deciso che io devo essere l’ultimo.- borbotta.
Shun
entra adagio adagio e a capo chino e stringendosi nelle spalle si siede sulla
poltrona.
-
Bene Shun…adesso si rilassi.- consiglia il dottore, notando quanto il paziente
sia irrigidito.
Come
un materassino bucato, il ragazzino tira il fiato e si appoggia mollemente allo
schienale.
-
Meglio?- chiede il medico, ottenendo un timido cenno di assenso.
-
Bene.- riprende sistemandosi gli occhiali.- Mi racconti di lei, mi dica cosa la
turba.-
Shun
si alza velocemente e avvicina l’orecchio alla porta, poi si risiede e si
aggrappa al colletto dell’uomo.
-
Mi aiuti dottore!- bisbiglia paonazzo.- Quel ragazzo è un incubo: mi incute
timore fisico!-
Il
dottore, colto alla sprovvista, si gratta una tempia.
-
Sta parlando di suo fratello?-
Shun
terrorizzato gli copre la bocca.
-
Non urli per carità! Se la sente entra qua dentro e mi lancia contro un Phoenix
Houou Gemna Ken. – bisbiglia terrorizzato.
-
L’ultima volta che ho osato contraddirlo mi ha terrorizzato con immagini di
guerra per un’intera giornata.- sospira con gli occhi lucidi.
-
Ehm…Shun lei è un cavaliere dello zodiaco, dovrebbe essere abituato alle
battaglie.- spiega tranquillamente il dottore.
-
Io non ho scelto questa vita. Non amo combattere: amo i fiori e la musica,
detesto indossare quella pesante armatura che mi rovina la pelle.- risponde il
ragazzino posando una mano sulla guancia leggermente arrossita.
-
Capisco, allora perché continua a combattere?-
Shun
sbatte gli occhi verdi e poi sospira.
-
Tanto per cominciare, perché se non combattessi mio fratello mi gonfierebbe di
botte. Secondariamente, ma forse è il motivo più importante per stare vicino ad
una certa persona dalla chioma bionda.- dichiara sognante.
Come
di consueto l’uomo prende il suo taccuino e vi scarabocchia sopra qualcosa.
-
Può andare Shun.-
-
Ma come di già?- chiede il ragazzo un po’ smarrito.
-
Sì, ho già chiara la situazione, faccia pure accomodare suo fratello.-
Shun
si inchina e ringrazia il medico, ma mentre apre la porta nota qualcosa al lato
dell’anta destra della porta.
-AAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHH…-
urla con voce femminea e come un fulmine Ikki piomba nella stanza.
-
Shun! Va tutto bene fratello?- chiede con fare paterno.
Il
ragazzino punta il dito tremante contro il muro ad indicare un esserino che con
le otto zampine cerca di arrampicarsi lungo il filo di ragnatela.
-
Ooooh, c’è un ragno.- esclama con un fil di voce.
-
Houyoku Tensho!- una scia infuocata si abbatte sul misero insetto
distruggendo mezza porta ed arroventando il muro.
Il
dottore rimane totalmente pietrificato a contemplare il suo studio mezzo
distrutto.
Una
mano gentile si posa sulla spalla di Shun come conforto e il medico inizia a
pensare che forse i timori del ragazzino sono del tutto immotivati, ma subito
dopo Ikki fa partire uno scappellotto incredibile ai danni del fratello che
stramazza al suolo.
-
Sei solo una femminuccia!- esclama esasperato.
Il
ragazzo ancora a terra striscia fuori da ciò che rimane dello studio, seguito
dagli insulti del fratello.
Scocciato
e brontolante, Ikki si siede sulla poltrona e squadra torvo lo psicologo.
L’uomo
cerca di conservare la calma e in maniera molto professionale inizia a fare
domande all’ultimo paziente.
-
Mi dica pure Ikki.-
-
Ha visto qual è il mio problema!- esclama indicando l’esterno per riferirsi
chiaramente a Shun.
-
Suo fratello le crea problemi?-
-
Altro che problemi, è un buono a nulla e si caccia sempre nei guai. Non sa
quante volte gli ho salvato il collo!-
-
Capisco e con gli altri suoi colleghi come…-
-
Ah, non me li nomini nemmeno.- lo interrompe preso dall’ira. – Sto dietro a
quei pivelli solo, perché mio fratello gli è tanto affezionato, non capisco
proprio cosa ci trovi…forse va dietro a quella Saori Kido, vada un po’ a
saperlo.-
Il
medico si schiarisce la voce e si deterge il sudore.
-
Mi dica Ikki che sogni fa la notte?-
-
Sogno sempre di pestare a sangue quel pelato infido di Tatsumi e infilargli la
sua spada di bambù su per il…-
-
Va bene, va bene, Ikki.- lo interrompe il dottore, notando come il paziente si
stia infervorando.- Ho compreso la situazione.- e con la mano tremante apre il
cassetto e rovista all’interno con agitazione. Tira un sospiro di sollievo
quando riesce a reperire una scatola di Tavor al suo interno.
-
Prenda queste e vada pure, Ikki. – dice porgendogli il farmaco che il ragazzo
afferra di prepotenza grugnendo e uscendo senza nemmeno ringraziare.
Il
dottore si butta sulla sedia emotivamente e fisicamente esausto.
Dopo
mezz’ora passata a fissare nel vuoto, il dottore si dirige verso il telefono e
compone il numero della fondazione Kido.
-
Vorrei parlare con la signorina Kido.- spiega alla receptionist che gentilmente
lo mette in attesa per collegarlo all’interno dell’ufficio di Saori,
La
musichetta di intrattenimento parte a tutto volume:
Saint Seiya
Mezasu kibou no irowa
Kedakai hodo utsukushii
Saint Seiya
Tsubasa wa ten okakeru
Erabareta moushigo no you ni*
-
Pronto qui Saori Kido, mi dica dottor Kurogawa.- esclama con apprensione.
-
Buonasera signorina Kido, è seduta?- indaga cautamente l’uomo.
La
dea sospira, pronta alle cattive notizie.
-
Un caso risolto su cinque: il signor Shiryu ha “riacquisito” la vista.- spiega
il medico, tralasciando di dire che in realtà il paziente era più sano di un
pesce.
-
Per quanto riguarda gli altri sono emerse diverse tensioni di natura psicologia.
Il signor Seya è affetto da megalomania mista ad una buona dose di narcisismo e
autocompiacimento. Il signor Hyoga ha un complesso di Edipo che non potrà mai
superare, in quanto l’oggetto delle sue pulsioni è defunto e quindi impossibile
da sublimare. Il signor Shun non ha alcun problema di natura psicologica, dovrà
solo accettare la sua omosessualità e tutto andrà meglio. Le segnalo con
particolare attenzione il signor Ikki: il ragazzo ha forti problemi di
socializzazione e un attaccamento maniacale al fratello, nonché una forte
pulsione omicida…stia attenta signorina.-
-
Oh, miei dei dottore, ma non si può fare nulla?- chiede ansiosa la ragazza.
-
Bè qualcosa potrebbe fare signorina.-
-
Mi dica.-
-
Mandi dei muratori a ripararmi lo studio a sue spese. Buona serata.-
*Parole
tratte dalla sigla “Soldier Dream”
Ebbene
sì…sto delirando e molto. Spero che questa breve one-shot vi abbia fatto almeno
sorridere.
Ciao
a tutti da Saretta.