Too Deep - Troppo a fondo
Osservo
l’acqua verdastra del lago, ai miei piedi. Il pontile emerge
di appena una
dozzina di centimetri. Mi basterebbe fare un passo in avanti.
L’acqua è
sicuramente gelata, siamo in inverno del resto, solo l’altro
giorno stava
nevicando. Mi sorprendo che la superficie non sia ghiacciata.
Un giorno, quando
sarà di nuovo
estate, ti porterò al lago
Le
mani vanno a coprire le orecchie, anche se la voce è nella
mia testa. Chiudo
gli occhi.
Ti
insegnerò a nuotare
Non
ho mai imparato, nonostante abbia più di
vent’anni. Non ne ho mai avuto
occasione.
Poi ti
mostrerò la magia del sole
che tramonta sull’acqua
Risollevo
le palpebre. Sta tramontando, ora. Il sole. Sta tramontando e io riesco
a
cogliere i riflessi che saettano sulle increspature del lago. Non sono
la sola,
qui, una decina di metri più in là
c’è una coppia di ragazzi che parlano fitto
tra loro. Non riesco a sentire le loro parole, ma stanno litigando. Si
assomigliano molto. Probabilmente sono fratelli.
Il
vento sospira, accarezza la superficie e vi crea piccole onde. Le
immagino
crescere, immagino che mi avvolgano e mi trascinino
nell’acqua. Affogherei. Oh,
cosa cambierebbe in fondo? Sarebbe solo un’altra cosa che
tenta di soffocarmi.
Magari ci riuscirà.
Ti
mostrerò la bellezza del
fondale...
Le mie
gambe si muovono automaticamente. La sensazione del vuoto sotto i piedi
dura
meno di un istante. Il gelo è come un pugno nello stomaco,
improvviso. Tengo
gli occhi ben aperti, mentre la luce della stella morente tinge di
verde il
mondo attorno a me. Osservo affascinata la mia mano, piego le dita una
alla
volta. Sono intorpidite dal freddo. È bello,
quaggiù.
Un giorno, quando
sarà di nuovo
estate...
Sembra
così lontana, l’estate. È troppo
freddo, non riesco a credere che tornerà
quella stagione tanto rovente. Non sono capace di aspettare.
Ti
porterò al lago...
Sono
qui.
Ti
insegnerò a nuotare...
Non
mi serve più, ora.
Un giorno...
Non
ci sarà un altro giorno. Scusa.
Il
fondale è una distesa di sabbia, sassi e alghe variopinte.
Un pesce della
dimensione del mio mignolo si avvicina a me, curioso. Lo guardo fino a
che non
scappa via con un guizzo della coda.
Ti
mostrerò...
Non
ho più bisogno di nulla. Si sta così bene qui...
Quasi non sento le fitte che i
polmoni mandano al resto del corpo, imponendomi di respirare. Anche
volendo,
non potrei tornare in superficie. Sono andata troppo a fondo.
È troppo tardi.
Un giorno
sarà di nuovo estate
Forse.
Cosa m’importa? Non la vedrò. Era il mio ultimo
tramonto, quello. Sorrido.
Forse avrei desiderato un altro istante di sole. Calore.
Dov’è finito il sole?
La
luce attorno a me è calata. Ora le acqua sono buie, non vedo
nulla.
Una
fitta al petto, più forte e più violenta delle
precedenti. Il fiato che ancora
alberga nei miei polmoni viene rigettato fuori. Ingoio acqua vagamente
salmastra.
Poi
il dolore si placa.
Si
sta bene, qui. Non è poi così freddo. Forse, se
chiudo gli occhi, potrò vedere
ancora una volta il tramonto specchiarsi nel lago. Potrò
vedere l’acqua verde.
Potrò vedere il pesciolino che mi si è avvicinato
prima. E la sabbia sul
fondale, le alghe fluttuanti. E potrò liberarmi del vuoto
dentro al petto, del
dolore. Di tutto quello che mi soffoca. La pressione
dell’acqua è piacevole,
quasi.
Chiudo
gli occhi, e spero sia per sempre.
Un giorno, quando
sarà di nuovo
estate, ti porterò al lago
Ma il
vuoto rimane.
|