BAD
BOYS
ConanxKid
Un
nuovo giorno era sorto sulla grande Tokyo, e chissà quali
avvenimenti avrebbe portato nella vita già abbastanza
scalmanata del
ragazzino che abitava con il detective più famoso degli
ultimi
tempi: Kogoro Mori.
Il
bambino dormiva profondamente nel suo futon, la stanza era semibuia
dato dalle tapparelle abbassate, l’atmosfera era perfetta per
continuare a dormire, eppure…
Il
ragazzino si alzò di scatto, i suoi grandi occhi azzurri
vispi.
«Accidenti,
sono in stra-mega ritardo!» urlò il ragazzi
infilandosi un paio di
calzini, stando attento a restare in equilibrio mentre saltellava,
aprendo la porta della stanza di schiena, andando in bagno.
«Colpa
tua che dormi troppo, ragazzino!» si lamentò Goro
per poi
sorseggiare il suo caffè mattutino.
«Ran
ha provato più volte a svegliarti…»
«E’
già uscita?» chiese incredulo.
«Certo
testa bacata, era in ritardo pure lei, per colpa tua!»
Ran…
Già.
Ormai
da due anni era così, fredda e distante anche con lui, colui
che
aveva sempre chiamato “fratellino”.
«Fratellino
un corno!» imprecò mentre si lavava i denti.
«Cosa?»
«Niente,
parlavo da solo…» rispose seccato.
Uscì
dal bagno, aprì il frigorifero e ne tirò fuori un
succo di
frutta-quasi finito, prese il toast ormai freddo, preparato
appositamente per lui ormai ore prima e si sedette a mangiare in
fretta.
‘Almeno
si ricorda che vivo qui..’
«Potevi
svegliarmi comunque, invece di star qui a poltrire.»
Sapeva
di aver detto una frase poco carina che avrebbe di certo fatto
infuriare il detective, ma poco importava; era nervoso, aveva voglia
di litigare, aveva bisogno di sfogarsi.
«Razza
di ingrato! Se non fosse per Ran a quest’ora ti ritroveresti
in
mezzo alla strada, o peggio, all’orfanotrofio!»
«Ci
andrei volentieri…» bisbigliò sotto
voce.
«Cos’
hai detto?!» chiese, sentendo farfugliare il ragazzo
«Che
devo andare, ciao.» disse alzandosi da tavola e uscendo dalla
porta.
«Mocciosi.»
Uscito
di casa, non si degnò neanche minimamente di correre per
arrivare in
orario per la seconda ora di lezione; macché.
Camminava
con passo lento, ma deciso, le mani in tasca e lo sguardo fisso
davanti a lui.
Gli
scocciava fare quella strada, da solo, cioè, negli ultimi
tempi gli
capitava spesso, ma era diverso fare la strada con Lei…
ALT!
Non
doveva pensarci.
Ma
come diavolo faceva se vivevano insieme?
Detestava
ogni singolo secondo della sua vita, da quando Lei aveva deciso di
fregarsene di tutto e di tutti.
Non
gli importava degli altri, ma di lui stesso si, di Shinici Kudo si,
di Conan Edogawa si.
Iniziò
a digrignare i denti dal nervosismo e iniziò a correre,
sperando di
trovarvi sfogo.
«Edogawa,
sei di nuovo in ritardo!» urlò la maestra a
quest’ultimo non
appena entrato in classe.
Tutti
lo seguirono con lo sguardo, mentre camminava in fondo
all’aula, si
sedette a suo solito posto vicino ad Ai (l’unica persona che
ancora
si degnava di parlargli) e tirò fuori svogliatamente i suoi
quaderni.
«Edogawa,
mi stai a sentire?»
«Si…»
rispose per inerzia.
Ai
gli tirò una spallata e lo guardò con rimprovero
«Mi
scusi, non accadrà più…»
cercò di metterci tutta la convinzione
di cui le sue facoltà erano capaci in quel momento, ma non
ebbero
l’effetto sperato, perché la maestra lo
guardò con poca
convinzione e riprese la lezione.
«Così
va meglio?» chiese lui all’amica in tono sarcastico
«Oh,
certo. Ricordami di iscriverti a un corso di recitazione.»
rispose
imitando il suo tono.
«Ma
come siamo simpatici stamattina.»
«Mi
starò facendo contagiare da te.»
«Hehe…»
Dopo
circa dieci minuti suonò la campanella della ricreazione e
la
mattina passò noiosa e lunga.
«Ai?»
chiamò un ragazzino con le lentiggini timidamente
«Oggi
hai da fare o vieni al parco con noi?»
«Mi
dispiace, oggi devo stare con Mister simpatia» disse
indicando Conan
poco distante, intento a rimettere la cartella a posto.
«Oh,
capisco…allora ci vediamo domani.» lo
salutò un po’ deluso, ma
lei fece finta di niente, ormai era normale per lei dividersi in due
tra i Detective Boys e Conan.
«Andiamo,
Agasa ci sta aspettando.» disse rivolto all’amico
occhialuto e lui
annuì e insieme andarono nell’abitazione del
dottore e di Ai.
«Bentornati
ragazzi! Com’è andata la mattina?»
chiese con tono
esuberante…troppo esuberante per i gusti del detective.
«Dottore,
cos’ha combinato questa volta?» chiese
stravaccandosi dal divano e
con rimprovero.
«Io?
Niente. Vi ho preparato la merenda, ecco.» disse portando in
tavola
due tazze di tè caldo e un piattino pieno di biscotti al
cioccolato.
«Grazie
dottore.»
«Allora?
Si può sapere cos' hai?» ci riprovò
«Haha,
non ti si può mai nascondere niente eh?»
scherzò l’omone.
Scappò
in cucina e prese un giornale e lo porse al bambino, il quale, per la
prima volta nella giornata, rise alla vista di quello che lesse:
“Sotto
i rintocchi di mezzanotte, apparirò nell’ombra
della luna e ruberò
la Matiste nel museo di Beika.
Kaito
Kid.”
Era
ormai mezzanotte e lui era lì, ad aspettarlo; si sentiva in
fibrillazione, aveva la pelle d’oca.
Finalmente
una vera distrazione!
Le poche
volte che la sua Nemesi faceva le sue apparizioni, faceva di tutto
pur di incontrarlo, pur di provare quel brivido di avventura,
adrenalina e il suo cervello poteva pensare ad altro, poteva avere un
obiettivo su cui ragionare, svegliarsi dal torpore e dalla solitudine
che lo attanagliava.
In quei
momenti si sentiva libero.
Quasi
non vedeva l’ora di potergli dare la caccia.
«Hey
tu! Che ci fai qui?» la voce di Nakamori lo fece sobbalzare
«Ah,
ecco, io…» iniziò a farfugliare
«Aspetta,
io ti conosco! Sei quel bambino che abita con quel detective, non
è
così!?»
Conan
annuì.
«E lui
dov’è?»
« A
casa, mi sembra ovvio.»
«
E tu allora, come mai non sei con lui?»
«
Mi annoiavo...» rispose vagamente.
Nakamori
evidentemente contrariato alla sfacciataggine del ragazzino,
saltò
su tutte le furie.
«
Senti ragazzino, anche se sei diventato famoso come prima Nemesi di
quel ladruncolo da strapazzo, non montarti troppo la testa e lascia
fare a noi poliziotti, hai capito bene!? Sono anni che dò la
caccia
a Kaito Kid, e non permetterò mai a nessuno di arrestarlo al
posto
mio, intesi!? Quindi ora fila a casa, se non vuoi che chiami
Mori!»
Quanto
avrebbe voluto dirgli che lui e i suoi colleghi erano solo degli
incapaci, che non potevano competere neanche lontanamente con quel
ladro, che lui era speciale ed era solo grazie al suo intuito se
erano riusciti a decifrare i suoi codici e a recuperare la refurtiva
quasi rubata dal ladro.
Ma
quella sera Conan si sentiva di umore magnanimo e decise
così di
tenere quei pensieri per se.
«
Andiamo, come potrebbe un ragazzino come me poter catturare un ladro
così geniale? Il grande Kaito Kid, ricercato dal tutto il
mondo,
perfino dall'FBI! Mi sta prendendo in giro? Ha forse paura di me,
ispettore?» il suo tono provocatorio e divertito fece prudere
le
mani al povero Nakamori che era vicinissimo ad una crisi isterica: i
ragazzi sfrontati e troppo sicuri di se gli davano sui nervi, come
quel ladro!
«
Ti stai prendendo gioco di me!?»
«
Oh, non si preoccupi, sono l'ultima persona che si permetterebbe di
farlo...»
Ci
ha già pensato madre natura a renderti stupido, quasi quanto
Goro...
DING...DONG...
Il
grande orologio del
museo segnò i fatidici rintocchi di mezzanotte, salvando
così il
piccolo Conan da una bella strigliata, facendo tornare in sé
l'ispettore che alzò lo sguardo sul boxe di vetro davanti a
loro che
conteneva la famosa gemma che il ladro intendeva rubare.
I
sensi di Conan erano
all'erta, mentre se ne stava immobile, le orecchie tese per percepire
anche il più piccolo rumore, una presenza non desiderata tra
i
poliziotti.
Improvvisamente
sentirono
una piccola esplosione che avvolse in pochi secondi la stanza piena
di gas.
«
Oh no, dannazione!»
imprecò Conan avendo intuito la trappola del ladro.
«
Acc...la gemma...devo
proteggere la...» Nakamori cadde a terra svenuto dal gas
soporifero,
mentre un ombra maneggiava con la teca di vetro e s'infilava nella
tasca la preziosa refurtiva. Ghignò soddisfatto ancora di
più,
quando vide Nakamori ( non era certo una sorpresa) e il suo acerrimo
nemico, per terra svenuti.
Il
ladro si prese qualche
secondo per avvicinarsi al piccolo, sicuro di poter scappare con
tranquillità mentre i poliziotti cercavano di sfondare la
porta
della sala, s'inginocchiò e lo scrutò
attentamente.
«
Mi sorprende che tu ti
sia lasciato abbindolare da un trucchetto come questo. Sarà
per la
prossima volta, buonanotte piccolo.» si avvicinò
ancora di più al
suo volto e gli lasciò un candido bacio sulla guancia, poi
lo guardò
un ultima volta.
Gli
dispiaceva davvero
non poter giocare con lui, in fondo sapeva bene che periodaccio stava
passando dal momento che aveva preso l'abitudine a seguirlo di
nascosto: ultimamente rischiava seriamente di mettersi nei guai seri
(come se non ci fosse già, nei guai), era diventato
più solitario,
allontanando i suoi piccoli amici da se stesso, era molto
più
scontroso, quasi maleducato a volte, troppo diretto nel dire
cattiverie e questo non era da lui, e le uniche volte che lo vedeva
se stesso era quando gli dava la caccia o c'era qualche caso da
risolvere.
Senza
accorgersene gli accarezzò la frangetta, perdendosi nei suoi
pensieri e dimenticando la sua missione per un secondo, e quello gli
fu fatale:
Non
riuscì a spiegarsi come erano finiti in quella posizione
che, poteva
risultare molto ambigua ma al ladro non dispiacque, anzi...
«
Ebbene, ti sei lasciato abbindolare pure tu?» gli chiese di
rimando
usando le sue stesse parola il piccolo detective, seduto a cavalcioni
su Kid.
«
Mha, chissà...non che mi dispiaccia...»
«
Attento Kid, ormai si può dire che ti ho in
pugno.» I suoi occhi
erano due zaffiri birbanti, esprimevano gioia ed eccitazione e questo
Kid lo percepì molto bene; decise di approfittarne;
avvicinò il
viso a quello del ragazzino che strinse la presa sui fianchi del
ladro e questo sussurrò con voce sensuale:
«
Lo sai, sei un angioletto quando dormi.» quelle parole lo
fecero
arrossire e tutta la sua sicurezza si sciolse come burro, ma lui
cercò di nascondere come meglio poteva il suo imbarazzo.
«...Ci
stai forse provando con me?» tentò di provocarlo.
Kid si stupì ma
non si fece cogliere alla sprovvista, lui era molto bravo in quel
campo e gliel' avrebbe insegnato al piccolo detective
«
Sta funzionando?»
Conan
rimase spiazzato dalle parole del ladro bianco, catturato dal suo
sguardo provocatorio e seducente: si, ci stava letteralmente provando
con lui.
Oppure,
era solo un trucco? Un gioco di seduzione per poter scappare dalle
sue grinfie?
«
Sorprendimi. Fammi vedere che non lo stai facendo solo per poter
scappare da me...» Voleva giocare ai due amanti? Ebbene
l'avrebbe
accontentato.
Kid
sorrise, il ghigno di chi sa di avere il gioco in pugno e Conan non
capì subito quel sorriso, ma quando si ritrovò
sotto di lui, i
ruoli capovolti, allora intuì che il ladro ora era in
vantaggio e
poteva certo scappare liberamente fin dall'inizio.
«
Vedi, se avessi voluto scappare, l'avrei fatto da un pezzo.»
Gli
prese i polsi e glieli mise sopra la testa afferrandoli con una mano.
«
Hey, lascia-» le sue proteste furono bruscamente interrotte
dalle
labbra esperte del ladro che iniziò a baciarlo con foga,
mentre il
detective inizialmente spiazzato, si lasciò andare e rispose
a quei
baci, cercando con la lingua quella di lui, in un intreccio di
giochi, dove gli animi si scaldarono e i due si fecero trasportare
con più foga e passione; Conan dal canto suo non aveva mai
provato
certe esperienze ed iniziò ad emettere dei mugolii di
piacere che
fecero ridacchiare Kid.
Il
ladro si staccò a malincuore dalle labbra del detective e in
quel
momento le forse dell'ordina riuscirono a sfondare la porta ed
entrarono in massa, dando comunque tempo a Kid di salutare il suo
piccolo amico
«
A presto.» disse facendo l'occhiolino e Conan lo
guardò quasi
inebetito e ancora arrossito, mentre vedeva il deltaplano volare e
confondersi con le stelle luminose immerse nel cielo blu.
|