Ciao a tutti, sono la sfigatissima autrice!! XD Non voglio dilungarmi
con pallosissime premesse, come mio solito… hehe
^^”! Mi limiterò a supplicarvi di recensire, dal
momento che questa fic non mi convince più di tanto, e
quindi lascio a voi l’ultima parola!! A chi, come la
sottoscritta, ama questa coppia, auguro una buona lettura!! Kiss
a tutti….
Fiori
di Ciliegio
"Dovrei
paragonarti ad un giorno d'estate?
Tu
sei ben più raggiante e mite:
venti
furiosi scuotono le tenere gemme di maggio
e
il corso dell'estate ha vita troppo breve:
talvolta
troppo cocente splende l'occhio del cielo
e
spesso il suo volto d'oro si rabbuia
e
ogni bello talvolta da beltà si stacca,
spoglio
dal caso o dal mutevol corso di natura.
Ma
la tua eterna estate non dovrà sfiorire
né
perdere possesso del bello che tu hai;
né
morte vantarsi che vaghi nella sua ombra,
perché
al tempo contrasterai la tua eternità:
finché
ci sarà un respiro od occhi per vedere
questi
versi avranno luce e ti daranno vita."
Shakespeare
La notte sovrastava tutto ormai, col suo cupo manto leggermente
spolverato di perle lucenti. Il vento sussurrava agli alberi dolci
melodie, che si diffondevano delicate rimbalzando di foglia in foglia,
per poi infrangersi sulla superficie lignea della pianta, facendone
sussultare i rami in una frusciante e lieve danza. Di tanto in tanto,
quella brezza sbarazzina si infatuava di un bellissimo fiore e decideva
di portarlo via con sé, tramutando quel leggero ballo
primaverile in un sensuale volteggiare di colori e profumi.
Il
ragazzo dai capelli color dell’ erba tese leggermente la mano
fuori dalla finestra, per permettere ad uno splendido fiore di ciliegio
di riposarsi, esausto dopo aver danzato così a lungo, sul
suo palmo morbido. Chiuse leggermente le dita a formare una piccola
culla e vi pose sotto anche l’altra mano, per poter
contemplare meglio quel piccolo regalo del vento, per poi accostarlo
delicatamente al viso ed inspirarne l’aroma, che lo
inebriò dolcemente. Era candido, quel minuscolo capolavoro
della natura; argenteo e fragile come un fiocco di neve.
Un fiocco di neve…
Una
improvvisa tristezza incupì il tenero volto del ragazzo, che
avvolse quasi involontariamente il lieve fiorellino tra le dita per poi
restituirlo al vento in tanti minuscoli frammenti, che volteggiarono
qualche volta in aria prima di ricadere agonizzanti sul terreno umido,
dove trovarono finalmente un po’ di pace posandosi sul
soffice cuscino di un muschio profumato che vi prosperava.
Il
giovane saint di Atena, seduto sul davanzale della finestra,
contemplava il lontano orizzonte, permettendo ogni tanto a qualche
folata birichina di intrufolarsi tra le sue ciocche di smeraldo e di
giocarvi a nascondino, spettinandolo gradevolmente. I tratti del suo
viso erano armoniosi e solari, ma i suoi pensieri erano dei
più malinconici e cupi…
Quel
ragazzo, infatti, amava; amava un uomo, il cui cuore era per lui
irraggiungibilmente lontano. Portare insieme a lui l’armatura
di bronzo era assieme un onore ed una condanna: costretto a battersi
per sempre al suo fianco, per la stessa causa, uniti dal destino in
un’eterna battaglia perennemente pronta a strapparli
l’uno all’altro, legati unicamente dal sottilissimo
filo della vita sul quale lo spesso legame d’amicizia non
può nulla…
Vivere
sul filo del rasoio, condividendo quasi unicamente i momenti di
sofferenza…
Come
avrebbe mai potuto quell’uomo così speciale
accorgersi dei suoi sentimenti? Dove avrebbe trovato il coraggio per
ricambiarli? Mai un momento per poter stare un po’ soli a
parlare. In quei rari attimi di serenità che erano concessi
loro, i cinque saint trascorrevano il tempo assieme, rafforzando
così la loro amicizia e fiducia reciproca, oppure
completamente soli, come Shun in quel momento, a riflettere sulla
propria, traballante vita. Non c’era tempo per pensare di
innamorarsi… ed il ragazzo dagli occhi color del prato non
riusciva a perdonare sé stesso per essere stato in grado di
farlo.
'Avrei
preferito avere
un
solo respiro dei suoi capelli,
un
solo bacio dalla sua bocca,
un
solo tocco dalla sua mano,
che
vivere l'eternità senza.'
da
City of Angels
Pensava al suo cavaliere dagli occhi di ghiaccio, al suo
corpo… e sentì la propria mano destra posarsi
sull’avambraccio sinistro, le proprie dita accarezzarne la
pelle candida, e si lasciò sfuggire un impercettibile
gemito, nel momento in cui con quelle carezze si provocò un
fremito di piacere. La mano passò allora sulla spalla e da
lì ridiscese, seguendo la linea dei pettorali, sotto la
maglietta, andando a sfiorare il proprio torace e indugiando un istante
in più sui capezzoli bruni, procurandosi dei gradevoli
brividi.
Gli
bastava immaginare per un istante le mani dell’altro saint
sul suo corpo per provocarsi una serie di potentissime emozioni, troppo
intense per scacciarle.
Mentre
la mano destra si liberava della t-shirt per permettersi di lambire
senza impedimenti i propri addominali scolpiti, la sinistra ravviava
lentamente le ciocche di capelli che gli ricadevano sugli occhi
socchiusi, per poi passare ad accarezzarsi delicatamente le labbra
umide e semiaperte…
Un
rumore di voci, un grido femminile seguito da una risata ilare giunsero
distintamente, sebbene distanti, alle orecchie di Shun, le cui azioni
autoerotiche si bloccarono all’istante. Il ragazzo
ritornò improvvisamente in sé, rammentando solo
in quel momento di essere ancora seduto sul davanzale della finestra
che dava direttamente sul cortile e che quindi chiunque avrebbe potuto
vederlo.
Tornò
immediatamente a posare i piedi sul pavimento e si richiuse di colpo i
battenti alle spalle, facendo calare l’oscurità
nella stanza, con il fiato ancora accelerato dall’eccitazione
di poco prima ed il cuore che martellava forte nel petto a causa dello
spavento.
Barcollò
verso il letto e vi ci sprofondò sopra, premendosi una mano
sugli occhi e rimproverandosi la propria debolezza… eppure
continuava a sentirsi così disperatamente solo,
così inconsolabilmente desideroso di essere amato!
Sospirò rumorosamente, nel tentativo di trattenere le
lacrime, diamanti lucenti che sfuggirono dispettose alla presa delle
sue ciglia rotolando velocemente verso il mento del ragazzo, il quale
non fu tentato neppure per un momento di impedir loro quella folle
corsa, dal momento che non era riuscito a frenarla in tempo.
Tramontata
è la luna
e
le Peiadi a mezzo della notte;
anche
la giovinezza già dilegua,
e
ora nel mio letto resto sola.
Scuote
l'anima mia Eros,
come
vento sul monte
che
irrompe entro le querce;
e
scioglie le membra e le agita,
dolce
amara indomabile belva.
Ma
a me non ape, non miele;
e
soffro e desidero.'
Saffo
Un
sommesso ‘clac’, seguito da un rumore di passi e da
un secondo scatto, segnalarono al saint di Andromeda che qualcuno era
entrato nella stanza, ed egli balzò istintivamente in piedi,
tentando di scorgere l’intruso. Le sue pupille non erano
dilatate a sufficienza, eppure… quella sagoma era
inconfondibile! Le sue forme mascoline ed aggraziate allo stesso tempo,
la leggerezza dei movimenti…
"Ma tu chi sei,
che avanzando nel buio della
notte
inciampi nei miei
più segreti pensieri?"
Shakespeare
«Hyoga…!» Tentò di esclamare
Shun, preda di un vortice di emozioni incontenibili, mentre
l’altro si avvicinava rapidamente a lui; ma non
poté aggiungere altro, perché un dito si
posò leggero sulle sue labbra ancora dischiuse, facendo
sì che si immobilizzassero all’istante.
«Shun…»
sussurrò il saint di Cygnus. «Non temere, sono
qui… Va tutto bene, ora, tutto bene.» e le sue
labbra morbide si chinarono a posarsi su quelle di Shun, rimaste
socchiuse ed immobili da quando egli aveva sentito pronunciare il
proprio nome con tanta dolcezza.
Le
mani di Hyoga corsero rapide sulle spalle del compagno, scoprendo
piacevolmente che non vi era sopra nulla che potesse impedire il
contatto diretto tra la loro pelle. Ne approfittò dunque per
farle scorrere sul torace dell’amico, avvolgendo i suoi
pettorali con le dita e riuscendo in questo modo a percepire i suoi
affanni ed i battiti di un cuore impazzito d’amore e di
passione premergli sotto i polpastrelli.
Quando
le labbra del cavaliere dai capelli d’oro si distaccarono da
quelle del compagno per spostarsi sul suo collo, il più
giovane sentì la propria passione tramutarsi improvvisamente
in un fuoco ardente, talmente violento da trasferire il proprio calore
alla pelle del ragazzo.
«Ti
voglio…» gemette quest’ultimo,
affondando le dita tra le ciocche auree dell’altro, il quale
rispose eloquentemente con un secondo bacio, avvolgendo completamente
la bocca di Shun, togliendogli il fiato.
«Lo
so.» Replicò infine, scostando lievemente le
proprie labbra da quelle rosate dell’amico.
Seguì
un breve silenzio, un vuoto riempito da carezze ardenti e baci
infuocati… Poi Shun sentì una mano cingergli le
spalle, e l’altra scivolare dietro le ginocchia, e
d’improvviso il terreno sotto i suoi piedi scomparve; si
aggrappò forte al collo di Hyoga e, mentre
quest’ultimo lo sistemava delicatamente sul materasso
soffice, tra le lenzuola vellutate e fresche, terminò la
frase che aveva cominciato poco prima e che gli era stata dolcemente
smorzata in gola.
«…
Ti voglio da sempre, Hyoga.»
Poi
si perse ad osservare i contorni perfetti della sagoma del saint del
Cigno, appena distinguibili nel mare di oscurità in cui
erano immersi, ma talmente belli da risultare inconfondibilmente
nitidi…
Lo
guardò, pieno di desiderio, mentre l’altro si
sfilava lento ma deciso la maglietta per poi abbandonarla con
noncuranza da qualche parte sul pavimento freddo. Pochi, rapidissimi
secondi lasciarono a Shun solo il tempo di realizzare il piacevole peso
del corpo eccezionalmente caldo di Hyoga sul proprio, poi
l’emozione che provò fu talmente violenta che
strinse involontariamente le gambe attorno ai fianchi del biondo.
Quest’ultimo lo trasse a sé, con dolce prepotenza
lo baciò ancora, facendo poi scivolare la lingua sul suo
petto palpitante e le sue mani fino all’orlo dei pantaloni,
per slacciarli con fare invitante. Shun lasciò docilmente
che il tessuto candido lambisse un’ultima volta la propria
pelle, prima di venirne distaccato definitivamente, per andare a
raggiungere la maglietta scura abbandonata qualche momento prima dal
suo proprietario.
'Ferma
i miei passi con il tuo abbraccio,
chiudimi
gli occhi con le tue carezze,
toglimi
il respiro con i tuoi baci,
prendimi
la forza con la tua passione,
lasciami
la vita per amarti in eterno.'
Fran
Tarel
Erano uniti, l’uno contro l’altro, l’uno
stretto all’altro, in una danza di sensi e odori, carezze e
lievi gemiti. Tutto ciò che avevano sempre desiderato era
lì, tra le loro dita ed ora solo un piccolo gesto li
separava ancora dal diventare finalmente una cosa sola.
Nulla
più li ostacolava, niente poteva dividerli, nessuna paura,
nessun dubbio, nessuna circostanza. Erano loro due, persi nei propri
baci, prede di un istinto incontrollabile…
Nessuna
fretta. E allora perché trattenersi oltre?
Lo
sguardo di Shun, annebbiato dalla passione, cercò disperato
quello del compagno, e d’improvviso lo incontrò: i
due amanti si guardarono per un lungo istante, l’uno immerso
negli occhi dell’altro, senza fiato.
Muschio
annegato nel mare, brina che ricopre i fili
d’erba… e subito qualcosa accadde; un assenso
silenzioso corse nei loro sguardi, e un tacito accordo si
instaurò tra le loro iridi vibranti.
"Se sapessi scrivere la bellezza
dei tuoi occhi
e
in nuovi metri misurare tutte le tue grazie,
l'epoca
futura direbbe: "Questo poeta mente,
questi
occhi celesti non toccarono mai volti terreni".
Shakespeare
Shun lo sentì dentro di sé. Fu improvviso e
dilaniante. Ma era solo fisico: la sua anima tracimava gioia. Non
contavano nulla le lacrime che scendevano dai suoi occhi color
smeraldo, nessuna importanza il dolore lacerante che lo
possedeva…
Ciò
che era importante, erano unicamente le dita che stringevano forte le
sue a dargli forza, le labbra che placavano i suoi lamenti, la pelle
che si bagnava delle sue lacrime nella speranza di asciugarle.
E
ben presto, tutta quella sofferenza divenne un oblio di sensazioni, un
vortice di incredibili piaceri. I gemiti ed i rantoli soffocati erano
tutto ciò che le sue orecchie percepivano e che la sua voce
produceva, ed il godimento l’unico dolce dolore che il suo
corpo poteva ancora provare.
Era
tutto perfetto… così perfetto, che il termine di
quell’unione giunse fin troppo presto.
'...perché
"nulla" io chiamo questo vasto universo,
a
parte te, mia rosa:
in
esso, tu sei il mio tutto.'
Shakespeare
Un timido raggio di sole penetrò dallo spiraglio rimasto tra
gli scuri socchiusi.
Accarezzò
il volto di Shun, accompagnato dalla fresca brezza mattutina, che
entrava liberamente dalla finestra spalancata, e gli baciò
gli occhi, strappandolo al suo sonno.
Il
giovane si portò una mano alla fronte e si passò
il dorso sulle palpebre, per riscuotere il torpore. Si sedette sul
letto, la testa gli girava un po’.
Si
voltò verso l’altro capo del letto, nella speranza
di trovarvi il suo amato, nonostante sapesse già che non
sarebbe accaduto. Sospirò profondamente, un misto di
ilarità e sconforto, prima di stringere tra le dita il
lenzuolo candido ancora leggermente umido, unico elemento rimasto a
coprire la sua nudità, ed inspirarne l’odore. Era
un profumo inebriante, che gli riportò alla mente
ciò che era accaduto la notte prima.
Si
sentiva felice, si sentiva importante, anche se maledettamente
preoccupato.
Lottare
al suo fianco sarebbe stato ancora più difficile…
Ma
ora non importava.
Sorrise.
--------------FLASHBACK-------------
Avevano appena fatto l’amore, ed era stato così
bello…
Anche
la sua immaginazione non era riuscita a figuraselo così
estremamente estatico. Giacevano ancora l’uno accanto
all’altro, senza riuscire a smettere di accarezzarsi, di
toccarsi…
«Come
l’hai capito? Come hai capito che ti desideravo
così?» chiese Shun, ravviando le ciocche bionde
dell’altro, per poterlo meglio guardare nelle iridi di
ghiaccio.
Hyoga
posò le proprie dita sulla mano dell’amante e se
la portò al viso.
«Sei
stato tu a chiamarmi, stasera…» rispose poi, un
po’ stupito dalla domanda.
Ma
quando notò l’espressione di Shun, un misto fra
stupefatto e interessato, volle spiegarsi meglio.
«Ero
uscito in giardino per poterti osservare, mentre te ne stavi seduto
sulla finestra a guardare fuori. Lo faccio da settimane, ormai; resto
lì ore ed ore a fissarti, finché non chiudi la
finestra. Ed ogni volta che mi nascondo dietro quell’albero
per poterti osservare, tu sei lì sul davanzale, con
quell’aria triste e pensierosa…»
«Penso
a te!» gli confessò in un sussurro,
interrompendolo, Shun.
Il
saint di Cygnus gli sorrise.
«Ora
lo so.» replicò, prima di riprendere la sua
spiegazione. «Poi, finalmente, stasera mi hai notato. Un
po’ speravo che prima o poi mi avresti scoperto…
L’ho capito, perché hai afferrato quel fiore e
l’hai lasciato cadere, in una pioggia di petali, verso di me.
All’inizio pensavo di essermi sbagliato, ma poi hai
cominciato a spogliarti e toccarti a quel modo, ed ho capito che mi
stavi chiedendo di venire da te. Non potevi urlarmelo,
perché avevi sentito le voci di Seiya e Saori (si erano dati
appuntamento, come tutte le sere) e non volevi che mi scoprissero.
Così hai immediatamente chiuso la finestra, convinto che
ormai io avessi capito, ed hai chiuso anche gli scuri in modo che
nessuno ci potesse vedere.»
La
spiegazione si concluse con un bacio appassionato, prima che Shun
potesse sorridere del fortunato equivoco in cui l’amante era
caduto.
'Con
le ali dell'amore sono volato sopra quei muri:
confini
di pietra non sanno escludere l'amore,
e
quel che amore non può fare, amore osa.'
Shakespeare
--------------FINE
FLASHBACK--------------
Si alzò. Era il momento di prepararsi agli allenamenti
mattutini, nonostante quelli notturni fossero stati già
terribilmente stancanti, anche se indiscutibilmente molto
più piacevoli.
Si
chinò, per infilarsi allegramente i pantaloni, ed in quel
momento qualcosa cadde a terra, riportando la sua mente alla
realtà. Lo raccolse gentilmente, e si rese conto che si
trattava di un rametto di ciliegio, interamente ricoperto di fiori
candidi.
Il
ragazzo li annusò e, dopo averli riposti in un bicchiere
colmo d’acqua, corse radioso fuori dalla stanza, ricordandosi
di infilare la maglia solo quando era già arrivato
nell’atrio esterno.
Era
sicuramente stato Hyoga a lasciargli quel grazioso dono fra i capelli
prima di calarsi dalla finestra, e Shun sapeva che ciò
poteva significare una cosa sola…
'Chi
ora fugge, presto inseguirà,
chi
non accetta doni, ne offrirà,
e
se non ama, presto comunque amerà.'
Saffo
Così, quella sera, quando il sole già si coricava
dietro i monti, lasciando dietro di sé nel cielo leggeri
sussurri dorati, e le nuvole si stiracchiavano pigre nella loro soffice
coperta tinta di rosa dal pennello vivace del tramonto, il giovane
cavaliere di Andromeda spalancò la finestra e vi si
affacciò, inspirando radioso una boccata d’aria
fresca, prima di gettare con entrambe le mani alcuni dei petali
immacolati dei fiori di ciliegio, che ancora una volta la brezza
birichina condusse in un valzer scatenato.
E
questa danza elettrizzante, accompagnò i petali storditi a
posarsi sul palmo di una mano che li accolse dolcemente. Hyoga li
osservò un istante sobbalzare, ancora accarezzati dal vento,
e poi levò il suo sguardo verso i battenti chiusi della
finestra di Shun.
Le
sue labbra si incurvarono in un dolce sorriso, ed il cavaliere si
appoggiò alla ruvida corteccia, nell’attesa di
quella luna che sola conosce i piccoli peccati degli uomini e si rende
loro gaia complice, rifugiandosi per qualche istante dietro ad una
nuvola.
E
appena ciò avvenne, il cavaliere dagli occhi di ghiaccio si
mosse silenzioso nel buio, mentre una lacrima fatta di pura gioia gli
rinfrescava amica una guancia.
Aveva
imparato a godersi tutte le gioie della vita, finché vita
c’era, e comprese che allo stesso modo doveva vivere fino in
fondo anche quell’amore incontrollabile che provava per Shun,
seppur così sbagliato e così proibito.
Perché,
d’altra parte, chi poteva sapere cosa avrebbe riservato
l’indomani il destino ai valorosi bronze saint di Atena?
La tua virtù è la
mia sicurezza. E allora
non è notte se ti guardo in
volto,
e perciò non mi par di andar
nel buio,
e nel bosco non manco compagnia
perché per me tu sei
l'intero mondo.
E come posso dire d'esser solo
se tutto il mondo è qui che
mi contempla?
Shakespeare
*Owari*
Sono di nuovo io... ^^” Allora, adesso che avete letto posso
chiedere scusa a tutti i lettori che si sono addormentati…
almeno avete recuperato qualche ora di sonno! A quelli che invece hanno
vomitato… Senza rancore, eh! Hihi…
Alla prossima!!! :-)
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