«Stefan!» mi chiamò Vladimir «Vieni in cucina, preparerò il tuo piatto preferito!».
Sussultai. «Vladimir grazie, ma no grazie».
«Perché no? È estate, di solito mangi il melone in questa stagione» disse.
«Hai davvero preso il melone?». Ero sorpreso.
«Non è il tuo frutto preferito?» mi chiese.
«Sì, ma come fai a saperlo?» domandai di rimando.
Lui mi fece l'occhiolino. «Ti conosco».
Nel frattempo ero andato in cucina e il biondo disse, accennando ad una sedia: «Si accomodi, maestà».
«Davvero? Maestà?» risi.
«Beh, come devo rifermi a te? Il mio fidanzato?».
A questo punto non avevo più parole. Lui cominciò ad avvicinarsi, fissando le mie labbra. Deglutì.
In un attimo, sentii le sue labbra sulle mie. Avvertii che aveva aperto la bocca e così feci lo stesso. Sentii la sua lingua cercare piano la mia. E una volta che l'ebbe trovata, non la lasciò più.
E quello era un tipo di felicità che adoravo.
Quando il baciò finì, Vladimir cercò il mio sguardo negli occhi e disse «Tremi tutto quando ti bacio».
Io cercai di evitare il suo sguardo. «Devo soltanto farci l'abitudine» sussurrai.
Lui sorrise. «Ti servirà un po' di allenamento, non è vero?».
Capii quello che voleva. «Credo di sì». Presi un (inutile) respiro e dissi «Vieni qua».
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