Epilogo - Finale
- E finisce così!?!
Louis era sconvolto.
- Sì, finisce così. - gli confermò suo
padre.
- E poi cos'è successo? - chiese Bessie, curiosa come al
solito.
- Sono tornato indietro, ho trovato vostra madre e da allora siamo
stati sempre insieme. E poi siete arrivati voi, ma questa è
un'altra storia...
- Non ci credo. Ti deve essere per forza successo qualcosa anche al
ritorno, se all'andata hai avuto tutte quelle avventure. -
obiettò Louis.
- E invece no. Sono stato fortunato. Molto fortunato. Quasi come in un
libro che lessi tempo fa...
- Non cambiare discorso, papà! Mi sembra impossibile che non
ti possa essere successo niente anche al ritorno!
- Cosa pretendi? - disse Elliott assonnato dall'altra parte della
stanza. - Se non gli è successo niente mica se le
può inventare le cose. A patto che tutto quello che ha detto
sia vero.
- Certo che è vero - disse il loro padre.
- Per me è tutto vero! - esclamò Bessie allegra.
- Almeno qualcuno che mi dà soddisfazione c'è,
meno male.
Louis uscì adirato dalla stanza, senza nemmeno un vero
perché. Semplicemente non gli andava bene come era finito
tutto. Elliott lo seguì lentamente, anche se non sembrava
che avesse voglia di fare qualcosa, piuttosto che lo stesse facendo
perché non aveva altro di meglio da fare.
- Non ti preoccupare papà! Io ti credo! - gli disse Bessie,
mentre con affetto gli si strusciava addosso.
- Ah, posso sempre contare su di te! Dai, ora va a giocare con i tuoi
fratelli.
- Va bene! - e l'Eevee si fiondò di filata fuori.
Il Buizel si sdraiò, e si stirò le braccia. Non
aveva fatto nulla, ma era lo stesso sfinito. Aveva parlato per tutto il
giorno a quei tre (anche se sembrava che Elliott non fosse molto
interessato). Restò lì per un po' a riposarsi gli
occhi nella piacevole penombra della stanza, finché una voce
lo riscosse dai suoi pensieri.
- Non ti hanno creduto, vero?
- No. Cioé, Bess sì, ma lo sai com'è
fatta, lei è un po' una credulona. Non che quello che ho
raccontato sia falso, per carità.
- Lo sai come sono fatti i tuoi figli. Louis è facile
all'ira, e se c'è qualcosa che non gli va bene non
è che ci pensa due volte a dirtelo in faccia. Elliott invece
è più tranquillo, ma sembra che non gli importi
di nulla. Almeno faceva finta di essere interessato, no?
- Bah, nemmeno quello. Era tutto il giorno che stava lì a
dormire.
- Sempre meglio che stare a sgraffignare roba come qualcuno di mia
conoscenza.
- Hey, non è stata colpa mia quella volta, ok? Volevo solo
vedere più da vicino quelle bacche, ecco tutto.
- Il Mightyena perde il pelo ma non il vizio. Voi umani purtroppo vi
fate sempre riconoscere, anche se vi siete trasformati in pokemon.
Quasi mi pento di essermi messa con te. - . C'era una vena sarcastica
ben percepibile nella voce di Reyne.
- In realtà dovrei essere io a pentirmi di non essere andato
con Allyn quando ne avevo l'occasione. Ma non lo farò,
perché altrimenti non sarei qui con te, e non ci sarebbero
quelle tre canaglie.
Matt si alzò, nonostante fosse abbastanza spossato. Si mise
accanto a Reyne.
- Che ne dici se andiamo fuori a fare una passeggiata? E' una
così bella giornata...
- Perché no? Fa sempre bene camminare, anche se...
- Eddai, perché devi sempre essere così?
- Dai, su, vengo, altrimenti il signorino si sente solo. Sai, certe
volte mi sembri più bambino tu di quei tre messi assieme.
Contemporaneamente, fuori dalla caverna, Louis se ne stava da solo, col
muso imbronciato.
- Scommetto che non ti è piaciuto il finale.
Quella voce.
- Elliott, che ci fai qui? Pensavo fossi rimasto in casa.
- E perdermi questo bel sole? Non sia mai.
- Strano, detto da un tipo Buio.
- Ora non stiamo a sottilizzare. Comunque si vede che sei rimasto
insoddisfatto.
- Certo che lo sono. Si è sicuramente inventato tutto.
- Non credo, non ha così tanta fantasia. Io dico che almeno
un fondo di verità c'è.
- Ecco il tuo problema, e anche quello di Bessie, gli credete sempre.
Possibile che siate così...
- Così come?
- Bah, lascia perdere.
Il Buizel si voltò. Era veramente frustrato, anche se non
sapeva nemmeno lui contro cosa.
- Nervoso?
- Elliott...
- Hey, sta calmo, chiedevo e basta. Sai che la tua salute mi sta a
cuore...
C'era troppo sarcasmo nella voce del Purrloin, ed era questo che faceva
infuriare Louis. Lui odiava il sarcasmo. Odiava Elliott. Odiava suo
padre, sua madre, sua sorella. Odiava tutto.
- Vado a farmi una nuotata, che è meglio.
Il Buizel si incamminò verso le rive del lago. La loro casa
non distava tanto dal Lago Onestà, venti minuti di camminata
e ci si arrivava.
Elliott guardò il fratello allontanarsi. Gli sembrava che
ultimamente non gli andasse bene niente, compresa la storia del loro
padre. Ad Elliott, nonostante ammettesse che fosse molto poco
verosimile, alla fine era piaciuta, anche se non lo aveva dato a
vedere. Elliott non dava a vedere mai niente, né nel bene
né nel male. Forse era questo il suo problema. Assieme alla
sua stanchezza permanente. Elliott non sapeva perché, ma si
sentiva costantemente stanco e spossato. Andò sotto un
albero e si mise a dormire, mentre i fili d'erba sospinti dal vento
accarezzavano la sua pelliccia.
Senza rendersene conto, Reyne e Matt non uscirono a camminare, ma
rimasero in casa a chiacchierare per tutto il pomeriggio. Solo quando
il bagliore rossastro del tramonto rischiarò le ombre si
accorsero di quanto si fosse fatto tardi.
- Dai, va a chiamare i ragazzi - disse Reyne a Matt, quasi
ordinandoglielo - Io vado a prendere qualcosa da mangiare in dispensa.
- Va bene.
Matt si diresse sull'uscio di casa. Bessie se ne stava ai limiti della
natura a giocare con delle foglie per conto suo. "Quanto è
carina quando gioca" pensò Matt intenerito.
Spostò la visuale e vide Elliott che sonnecchiava sotto un
albero. "Lui invece sta sempre a dormire. Cos'abbia non lo so. Ma
dov'è Louis?".
- Ragazzi! Venite, è pronta la cena!
- Arrivo! - gridò Bessie da dove era, cominciando a correre
verso casa.
Elliott si alzò sbadigliando, e si diresse verso il padre.
Matt fermò il figlio sull'uscio. - Hai visto per caso tuo
fratello? - gli chiese.
- Mi ha detto che andava al lago. Perché? Non è
ancora tornato?
Matt non rispose alla domanda del figlio.
Entrarono tutti dentro casa.
- Dov'è Louis? - chiese Reyne a Matt.
- Elliott dice che è andato al lago.
- Vallo a cercare, è tardi e non mi piace che i ragazzi
stiano fuori a quest'ora.
Matt non poteva fare altro se non eseguire gli ordini della compagna.
Preferiva di gran lunga non farla infuriare. Si ricordava l'ultima
volta che era successo, e non era stato per niente bello. Soprattutto
per lui.
Nel frattempo Louis era ancora al lago che nuotava. Erano ore che lo
faceva, ma non si era ancora stancato. L'acqua era il suo elemento, e
ogni volta che vi si immergeva tutti i problemi e le preoccupazioni
scivolavano via. In acqua non esistevano problemi per Louis. C'erano
solo lui e l'acqua, tanta acqua attorno a sé. La cosa che
preferiva di più era immergersi fino a toccare il fondale
del lago, o almeno provarci. E questa volta ce la poteva fare,
perché sentiva che era l'occasione giusta.
Louis prese un bel respiro e si immerse. Il fondale si trovava a circa
venti metri sotto di lui, ma ad ogni colpo di code che dava la distanza
si riduceva. Venti metri... quindici... dieci... cominciava a mancargli
il fiato... sette... cinque... i polmoni gli stavano per scoppiare...
tre... uno e mezzo... non ce la faceva più... e finalmente
con una zampa riuscì a toccare il fondale melmoso e pieno di
alghe.
Con l'aria che gli mancava Louis riemerse, e prese a respirare a grandi
boccate. Ce l'aveva fatta. Era la prima volta. Ma confidava che non
sarebbe stata l'ultima.
Quando si fu ripreso, fece per uscire. "Saranno preoccupati, meglio che
torno" pensava. Però... c'era qualcosa di strano nell'aria.
Si era fatta più fredda, e raffiche di vento gelate e
improvvise sferzavano le chiome degli alberi. Stava per arrivare un
temporale. "Sì, decisamente meglio tornare".
Pero c'era ancora qualcosa che non andava... sentiva uno strano prurito
alla nuca. Quella sensazione gli era familiare dai racconti del padre.
Si aveva quando... quando qualcuno veniva osservato. Louis si
guardò attorno leggermente turbato, ma non vide nessuno.
Uscì dall'acqua, un po' preoccupato. "E' solo la tua
immaginazione" si disse "Non c'è nessuno che ti spia. E'
solo la tua immaginazione, non c'e nessuno che ti spia. E' solo la tua
immaginazione, non c'è nessuno...". E fu allora che li vide.
Dietro un cespuglio alla sua destra, nascosti ma distinti
dall'oscurità, due occhi lo fissavano. Due occhi rossi.
Rossi come il sangue.
- AAAAAAAAAHHHHHHHH!!! - gridò Louis.
Si mise a correre, terrorizzato. Corse a più non posso,
corse a perdifiato. Corse, finché aveva fiato in corpo.
Corse, finché le gambe ce la facevano. Corse,
finché non perse la cognizione del tempo. Corse,
finché non sbatté contro qualcosa che lo cinse
con le sue braccia.
- NO! LASCIAMI ANDARE! - gridò in preda al panico.
- Louis, sono tuo padre! Sta calmo!
Louis aprì gli occhi, e vide effettivamente suo padre.
- P-papà... c-c'era... q-qualcuno... a-al lago... - disse,
con le lacrime agli occhi. In vita sua Louis non aveva mai pianto, ma
ora era sull'orlo di un grosso sfogo emotivo.
- Chi c'era al lago?
- N-non... non lo so...
I due Buizel si guardarono negli occhi. Matt faceva sempre
così quando c'era un momento serio con i suoi figli.
- Sei sicuro di aver visto qualcuno?
- C-certo! Era dietro i cespugli che mi spiava! Aveva due... d-due
occhi rossi... ho paura...
- Tranquillo, c'è tuo padre qui. Vieni, ora torniamo a casa.
I due rientrarono poco dopo. Louis era scosso, ma stava bene.
- Che ha fatto? - chiese Reyne preoccupata.
- Nulla, si è solo preso uno spavento. - gli disse il
compagno.
La faccenda finì lì, senza che ne derivasse nulla
di serio, anche se Louis rimase irrequieto per tutta la serata. Poco
dopo che furono rientrati cominciò a piovere. E poco dopo
ancora cominciò a diluviare. Il terreno si
trasformò in un pantano fangoso, e l'acqua
penetrò anche dentro casa. Tutti si ritirarono nella
soffitta.
La casa di Matt, Reyne e della loro famiglia era sostanzialmente una
caverna con tre stanze: l'ingresso, la camera da letto e la soffitta.
La soffitta era sopraelevata rispetto al resto della casa, e vi si
poteva accedere solo se si sapeva volare o solo attraverso una lunga
scala di legno. In caso di inondazione (cosa non rara da quelle parti)
ci si poteva rifugiare in soffitta e aspettare tranquillamente che
l'acqua defluisse via tramite alcuni canaletti scavati nella roccia. Un
gentile Excadrill si era occupato di costruire la loro casa, e Reyne e
Matt gli erano stati immensamente grati.
La famiglia salì in soffitta e ritirò la scala, e
in breve tempo entrarono dieci centimetri d'acqua nella caverna. Non
era molto, ma meglio essere prudenti. Bess era ancora piccola e dalla
salute piuttosto fragile, per cui i suoi genitori volevano evitare
qualsivoglia tipo di malanno. Vi passarono tutta la serata
lì dentro, e alla fine decisero di dormirci, visto che la
tempesta non accennava a passare.
Furono tutti svegliati a notte fonda da un rumore sordo che
rimbombò per le pareti della caverna. Sembrava quasi...
sembrava quasi che qualcuno stesse bussando alla porta. Molto strano,
visto che non aveva minimamente cessato di piovere. Chi era quel pazzo
che aveva deciso di avventurarsi all'aperto con un tempo schifoso come
quello?
Un nuovo colpo risuonò nelle orecchie di tutti.
- Vai a vedere chi è, Matt.
Un tuono risuonò all'esterno. Elliott calò la
scala, la cui base si andò a perdere nell'acqua sul
pavimento. Matt scese più in fretta che poté, ma
non abbastanza. La porta venne abbattuta con un forte rumore. Matt si
girò di scatto. Proprio mentre lo faceva, un lampo
evidenziò la sagoma di un piccolo pokemon dritto in piedi
sull'uscio.
- Finalmente...
Matt riconobbe subito quella voce, nonostante fossero anni che non la
risentiva. Eppure era molto diversa da come se la ricordava. Ed anche
LUI era molto diverso da come lo ricordava.
Il Chespin, bagnato e infangato, alzò tremolante un braccio,
e puntò con fare accusatorio un dito verso Matt.
- Ti ho trovato, finalmente... Matt...
Note dell'autore
Ed eccoci qua, è finita. E' sempre qualcosa di strano finire
una fanfiction, e visto che questa per me è la prima volta
lo è anche di più, soprattutto per il finale. Chi
mi conosce bene avrà già indovinato che il finale
me lo sono sognato tale e quale a come è scritto. E per chi
non mi conosce sappia che certe volte prendo spunto dai miei sogni per
creare le mie storie.
Il finale è aperto, per cui l'interpretazione la lascio
tutta a voi. Io la mia versione ce l'ho, ma sono curioso di sentire
anche le vostre.
Ed ora passiamo ai ringraziamenti. E chi non ha voglia di sentirli si
tolga di mezzo perché sarà lunga.
Ringrazio infinitamente
_beatlemania
is back e
Dragons_Follower
per avermi seguito fino alla fine, e che probabilmente mi staranno col
fiato sul collo anche per la mia prossima long che farò
uscire a breve.
Ringrazio molto
Barks,
Andy Black,
Barbra,
Levyan
e
BB Beyond
Birthday per aver iniziato a leggere la mia storia (anche
se credo che l'ultimo sia morto perché sono mesi che non si
fa vivo) e che probabilmente leggeranno questo tra sette anni (per cui
sarà all'incirca il 2020 quando arriverete qui).
Ringrazio inoltre anche
Himeko
Stukishiro per aver messo la storia tra le seguite e
AngyloveMika
per averla messa tra le preferite, anche se non si sono mai fatti
sentire.
Ringrazio anche chi ha solo letto.
In ultimo, visto che sono un festaiolo, vi consiglio una canzone da
ascoltare per festeggiare la fine di questo capitolo (della mia e della
vostra vita) e l'inizio di uno nuovo. Cercate su Youtube
Sweet Dreams
degli
Avicii,
ma non la versione normale, bensì il
remix
di
Cazzette
(ha ha).
Ci sentiamo! A presto,
A_e (e manco siamo in una recensione)