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“È una splendida giornata
soleggiata di Giugno e tu sei rintanata qui nel tuo ufficio!” House entrò
nell’ufficio di Cuddy senza bussare, ma non si aspettava di trovarla a
fissarlo. Lei lo attendeva!
“Piove, ed è Novembre! Quante
macchine devi rompere ancora prima di farmi fallire?”
“Io non cerco di farti
fallire…voglio solo farti invecchiare! A dire da quei piccoli capelli bianchi
che nascondi con la tinta…ci riesco!”
“Non ho capelli bianchi e tu non mi
fai invecchiare. Mi dai solo ai nervi!” in tutta tranquillità, Cuddy non si
scompose nel pronunciare queste parole. House si sedette di fronte a lei.
“Due…”
“Due??”
“Due ore in più di clinica…la mia
punizione!”
“Hai saltato su una risonanza
magnetica per vedere se reggeva il peso di un tizio di 160kg…”
“Io non salto…sono zoppo!”
“Certo. Tranne quando devi
sfuggirmi! Hai colpito uno dei circuiti che la costituiscono e l’hai rotta.
Negli ultimi due anni l’hai rotta già 4 volte…mi stupisce che tu trovi sempre
un modo nuovo per farlo..”
House la interruppe “Bahh…mi piace
essere sempre originale! Allora quattro?”
“Tu non pagherai con la clinica
questa volta…oh no!”
“Se vuoi farmela pagare a
soldi…giochiamocela a strip poker!”
“Ti metto in mutande e lo sai…non
dovrai pagarla…”
“Se lo dici con quel tono di sfida
ti faccio vincere…e spero che tu vada anche oltre le mutande!”.
Cuddy sorrise e si tirò indietro
sulla sedia soddisfatta. L’aveva in pugno, avrebbe potuto fargli fare qualsiasi
cosa, ma solo una la interessava veramente.
“Tu mi porterai al cinema!” gli
disse infine.
“Tutto qui? Beh evidentemente ti
accontenti di poco…ma ammetto che mi intriga l’idea di spogliarti alle luci di
un bel porno!” si alzò mentre lei cercava di farlo uscire dall’ufficio.
“Non saremo soli…vieni a prendermi
alle 8 a
casa!” e gli diede un piccolo spintone perché uscisse.
“Non saremo soli? E chi viene con
noi? Facciamo una cosa a tre?”
Cuddy sospirò spazientita “Wilson…”
“Wooo…una cosa a tre significa io e
due donne…non tu e due uomini! E Wilson…non è il tipo da queste cose mi pare…”
“Ci saranno Wilson e Patricia!”
rispose lei
“Ohhh no!!!!! Quella donna è
irritante, è stupida e ha una voce…” House iniziò a lamentarsi come un bambino.
“Sì è tutto questo e io non la
sopporterò da sola! Non faccio il terzo incomodo tra due piccioncini!”
“Portati Cameron…fate una cosa
lesbica…perché io?”
“Se Cameron avesse rotto la
macchina avrei portato lei ma…chi rompe paga!”
“Ti detesto donna!”
“Tanto lo so che non sei serio!
Alle 8 ricordati…” Cuddy richiuse la porta dell’ufficio, contenta di aver
ottenuto un punto di vittoria.
A
casa di Cuddy. 7.30pm
Un rumore incessante, di qualcuno
che bussa con avidità da 10minuti aspettandosi che l’altro vada ad aprire.
E la sorpresa nell’incrociarsi
degli sguardi “Sono le…7.30 avevo detto alle 8!”
“Pensavo fosse un modo per dire di
non far tardi e che se mi dicevi alle 8 allora era mezz’ora prima!”
“No…era alle 8!” Cuddy gli mostrò
il suo stupore con un sorriso e House iniziò a squadrarla: indossava una
vestaglia molto corta di seta rosa, scalza, i capelli raccolti con una pinza e
ancora non aveva un filo di trucco.
“Però se mezz’ora prima tu sei
ancora in desabillé non ce ne andremo mai. Entro o resto qui a fare il cane da
guardia?” Cuddy si scostò per farlo entrare, svanendo dietro la porta.
“Accomodati sulla poltrona io…faccio
in un attimo!” si fermò ad osservare il suo abbigliamento. Aveva ancora gli
stessi jeans, le stesse scarpe, la stessa cintura e a giudicare dallo stato
della sua camicia…non aveva cambiato neanche quella!
“Che c’è? Oh scusa a casa tua si
usa andare in giro svestiti?” iniziò a togliersi il cappotto e stava togliendo
anche tutto il resto quando Cuddy lo fermò, posandogli una mano sul braccio.
“Fermo! Torno subito!” si diresse
molto velocemente verso la porta del bagno e se la richiuse dietro. House sentì
il clic della chiave che girava nella serratura e si lanciò sulla poltrona
bianca di Cuddy. Iniziò a guardarsi intorno, osservando quanto ogni cosa fosse
disposta in perfetto ordine maniacale, nonostante avesse traslocato da appena
poche settimane, non un oggetto fuori posto, o una rivista semplicemente
abbandonata sul tavolino, i fiori freschi e le fotografie perfettamente
sistemate in un ordine che potesse mostrarle tutte, persino gli scatoloni
ancora lì si armonizzavano all’ordine della stanza. Per un momento cercò di
visualizzare il salotto di casa sua, ma fu un rapido excursus di disordine,
puzza e da qualche parte doveva esserci quella pillola di Vicodin che aveva
perso qualche settimana prima. Iniziò a girovagare per casa, andando prima in
cucina.
“Niente birre…che casa
dell’orrore!” la sua non era altro che curiosità congenita. Non gli interessava
scoprire l’intimità di Cuddy ma aveva bisogno di frugare dappertutto: cassetti
delle posate, ante degli armadietti, scaffali…aveva addirittura aperto un paio
di libri per vedere cosa leggesse. E ad ogni parte della casa si fermava ad
osservare, persino i quadri o le foto appesi, e anche commentare con poca
delicatezza, fino a giungere nella parte più intima della casa: la camera da
letto. Sentiva Cuddy che dal bagno armeggiava con boccette di vetro che
facevano rumore e la immaginava quasi mettere la matita agli occhi con
meticolosità e precisione. Si addentrò nella stanza e dapprima la osservò dalla
porta: ordinatissima, non un vestito sgualcito da qualche parte, il letto
rifatto, il comodino completamente vuoto, solo una lampada. Aprì il cassetto e
dentro vi trovò un libro: Madame Bovary.
“Che ci fai qui?” Cuddy entrò nella
stanza. House notò velocemente che la vestaglia che aveva indosso prima era
riversa sul letto, al momento indossava semplicemente una sottana molto corta
che copriva a stento il suo esile corpo. E la sua faccia, oh era impagabile.
“Non avevi niente di
interessante di là… - le mostrò il libro e le citò un pezzo - Dapprima
l'amore l'aveva talmente inebriata che nella sua mente non era rimasto più
posto per nessun altro pensiero. Pensi
a me quando lo leggi eh?” le fece uno sguardo sexy.
Cuddy gli sfilò il libro dalle
mani, lo posò sul comodino e spingendo House fuori dalla stanza gli urlò contro
“Sei un cafone indescrivibile, va subito fuori e aspettami in salone e se ti
muovi giuro che…” lo spinse fuori e si richiuse dietro la porta, girando la
chiave nella toppa.
“Almeno dammi il libro per
leggere!” gli piagnucolò lui dietro, quando in realtà aveva stampato sul volto
un sorriso malizioso alla vista del corpo di Cuddy.
Quando arrivò nel salone, lo trovò
seduto sul divano a giocherellare con il suo bastone e sbuffare: erano passati 45 minuti! House si voltò
sentendo rumore alle sue spalle e vide Cuddy che era pronta: jeans molto
attillati, una magliettina bianca molto semplice generosamente scollata, tacchi
alti e i capelli raccolti sui lati. Non aveva un trucco eccessivo, giusto un
filo di matita e l’ombretto si percepiva appena, ma House si ipnotizzò ad
osservare le sue labbra rosse.
“Mi piacevi di più prima, vai a
cambiarti!” le disse infine
Cuddy contrariata prese la borsa e
le chiavi e lo fece uscire di casa “Andiamo!”
“Non metti il cappotto? Non vorrai
raffreddarti!”
“No..papà lo metto! Dammi una mano!
- si voltò di spalle facendosi aiutare da House a mettere il cappotto – Dov’è
la macchina?”
“A casa!”
“Non sarai venuto in moto? Con
questo freddo io…”
“A casa!”
“Dubitando che tu sia venuto a
piedi…” lo osservò cercando una risposta nell’espressione buffa del suo viso.
“Mi fa male la gamba…andiamo con la
tua macchina…guidi tu!”
“House…la mia macchina è rotta!”
“Ah! Beh allora incamminiamoci fino
al cinema è lunga…”
“Ma come…sai tutto di me e non sai
che ho la macchina dal meccanico? Sai anche quante paia di mutande ho nel
cassetto della biancheria…sai qual è il cassetto della biancheria!”
“Eh ma quello è facile…basta
forzare la porta di casa tua…e poi le tue mutande sono più interessanti della
macchina…quel pizzo nero…e il rosso…e i tanga…ma lo contengono il tuo
sederone?” Cuddy gli diede una sberla sul braccio.
“Piantala imbecille! Chiamo un
taxi!” riaprì la porta di casa e House proseguì ad urlare nel vialetto
“E poi quel bel reggiseno rosa con
le coppe grandi e il pizzo nero intorno…” Cuddy sbatté la porta di casa,
incredibilmente vergognata, aveva quasi pensato di non uscire mai più.
Al
cinema
“Ciao! Ma…siete venuti in taxi?”
Wilson aprì la portiera a Cuddy.
“Noo… - House si rivolse
all’autista – Parcheggiala in un posto sicuro e non rigare la mia bambina!”
“Ciaoo!” una
figura esile e statuaria, su tacchi a spillo altissimi e in una minigonna
attillata si fece vicino ad House con una voce irritante e salutandolo gli
diede un bacio sulla guancia.
“Contatto fisico non desiderato!
Potrei denunciarti per molestie…”
Cuddy gli rivolse uno sguardo
contrariato come per dire “Taci bertuccia!” e mostrando un falso sorriso di
amicizia si avvicinò alla donna.
“Ciao Patricia…ti trovo benissimo!”
la donna le rispose con una risata molto rumorosa che raggiunse decibell
inimmaginabili.
Quando House fu vicino a Cuddy,
mentre si dirigevano dentro il cinema, osservando Wilson che rideva felice con
la sua compagnia al fianco, le sussurrò in un orecchio “Secondo te è brava a
letto? Perché di conversazioni non mi pare se ne possano intavolare di molto
argute!”
Cuddy sospirò “Sarà…” e preferì
tacere il resto.
“Tu lo sai che pagherai caro
l’avermi invitato vero?” House le sorrise perfidamente
“Tu lo sai che mi dovresti dei
soldi per quello che hai rotto vero?” e lei rispose al suo sorriso
“Ti torturerò…”
“Come se già non lo facessi…non mi
spaventi!” tutto il contrario, era intimorita. Con House c’era sempre da
meravigliarsi: la ‘torturava’ da anni eppure sempre in modo differente, sempre
qualcosa che potesse sorprenderla. A volte temeva che quel limite al quale si
erano imposti di fermarsi…lui potesse superarlo senza remore, atterrandola
completamente. Al suo fianco si sentiva minuscola e fragile, ma sapeva anche
che lui era il solo tra le cui braccia si sarebbe abbandonata, per cercare
protezione.
“Allora cosa vogliamo vedere?”
Wilson guardava le locandine appese al muro cercando qualcosa che potesse
interessare tutti.
“Ohh c’è la Principessa di
Bernett! - Patricia si esaltò osservando la locandina di un cartone animato – È
bellissimo questo film…ti prego orsacchiotto vediamo questo” Cuddy non poté
evitare di sorridere a quel nomignolo e cercò di mascherarlo serrando le
labbra, ma le fu impossibile trattenersi alle parole di House.
“Se si mette a cantare insieme ai
coniglietti, mi riservo il diritto di sciogliere questo patto e pagarti per le
prossime risonanze che romperò!” Cuddy scoppiò in una sonora risata.
Sorridendo Wilson le chiese “Cosa?”
e lei si zittì subito. Difficile dirgli che rideva per le prese in giro di House
circa la sua fidanzata. House la tirò fuori dall’imbarazzo.
“Ho visto una donna con un cappello
orrendo…forse nasconde dei capelli anche peggiori!” Cuddy fu colpita da questo
gesto: House aveva la possibilità di umiliarla, di fargliela pagare per averlo
trascinato in quella situazione, poteva vendicarsi semplicemente tacendo.
Sapeva che lei non avrebbe potuto trovare una scusa sufficientemente buona per
mascherare quella risata. Eppure l’aveva aiutata, era andato in suo soccorso
per tirarla fuori dalla situazione in cui lui stesso l’aveva cacciata. Che
fosse per improvviso buonismo nei suoi confronti? Ma l’idea che una “vendetta”
peggiore potesse venire, non l’abbandonò neanche per un secondo.
“Questo mi piace!”
“House assolutamente no io non
vedrò un horror del genere!”
“Non dirlo così ad alta voce,
potrebbe rimanerci male!” House parlava della locandina quasi fosse un bambino.
“Un bel film tranquillo…non dico
romantico, ma tranquillo che possa rilassarmi guardarlo!” disse Cuddy
“Sì concordo con lei!” l’appoggiò
Wilson
“La tua ragazza è dall’altro
lato…questa è la mia!” House tirò Cuddy a sé stringendola tra le braccia, senza
togliere lo sguardo minaccioso da Wilson.
“Io voglio vedere la Principessa di
Bernett!” Patricia iniziò a piagnucolare, veramente come una bambina,
strattonando il braccio di Wilson che guardava un po’ vergognato una Cuddy che
preferì socchiudere gli occhi e anche quando aprì la bocca per dire qualcosa,
nessun suono uscì fuori. Le sembrava di rivedere una scena a lei molto nota:
House nel suo ufficio che le cantilenava di volere indietro la sua moquette,
mentre sbatteva per terra il suo bastone, come un bambino viziato che chiedeva
un nuovo giocattolo. Ed è proprio ciò in cui si trasformò lui.
“Pensa di fermarmi con le lagne?”
sussurrò nell’orecchio di Cuddy.
“House no!” cercò di fermarlo senza
farsi sentire. House si avvicinò a Wilson e iniziando a strattonarlo dal lato
opposto urlò anche più di Patricia.
“Orsacchiotto ti prego!” Patricia
da un lato
“Orsacchiotto ti prego!” e House
che le faceva il verso dall’altro.
“Orsacchiotto me l’avevi promesso!”
iniziò a dargli dei dolci baci sulle guance, sul collo e poi sulle labbra.
House si voltò verso Cuddy e lasciò
il braccio di Wilson che si lasciò prendere dall’abbraccio della sua compagna.
“Con le labbra sei più brava tu. Ti
lascio campo libero!” disse a Cuddy, che sbracciandosi cercò di fargli capire
che assolutamente non l’avrebbe assecondato.
“Ti lascio il divertimento!” gli
disse infine.
House tirò un lungo sospiro. Erano
a pochi passi da Wilson e Patricia e House decise di giocare la sua carta
segreta “Ehi Wilson – urlando nel cinema – È tuo il rossetto che hai sulle
labbra?” Wilson si fermò improvvisamente, non sapeva più cosa dire e Cuddy
rassegnata chiuse gli occhi, sconfortata dall’azione di House.
“Quattro biglietti per ‘La casa
degli specchi’, grazie!” Wilson in fila prendeva i biglietti per il film scelto
da House. Cuddy e Patricia erano di ritorno dalla toilette: una Patricia
sorridente si avvicinò a Wilson baciandolo, mentre una Cuddy annoiata si fece
vicina ad House mentre si incamminavano verso la sala.
“Sei felice vedo!” le disse House
“Mi ha parlato per 10 minuti di
quel film maledetto!”
“Ti ha raccontato la fine? Perché
sono un po’ curioso di sapere se i coniglietti uccidono la Principessa poi…”
“House…” Cuddy ormai non si
sconvolgeva neanche più alle sue affermazioni, ma cercava comunque di
dissuaderlo dal proseguire oltre con i suoi deliri.
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