Note:
per questa
fiction il rating si alza
un po’, diventa rosso[rapporto
sessuale non
consensuale-non esplicito ovviamente]. Se
siete
sensibili e queste cose vi impressionano vi invito a non leggere questo
capitolo. Dal riassunto della vita di Esme: “Il lato
privato di
Charles era diverso da quello che aveva in pubblico, abusava di lei. I
suoi
parenti le consigliarono di essere una buona moglie e di stare calma.
Quando fu
chiamato a combattere nella prima Guerra mondiale, fu un grande
sollievo per
lei. Quando nel 1919 tornò fu un esperienza terrificante.”
Quello
che descrivo è il ritorno di Charles, nel 1919.
Esme ha 24 anni. Esme POV.
Come
per la fiction precedente
le mie fonti sono Wikipedia e Twilighters. Dai libri non sappiamo nulla
della
vita precedente dei Cullen perciò la mia fantasia
è da considerarsi come fonte.
Come
sempre grazie a tutti [*]
Buona
lettura,
Sara.
Parole:
801
Personaggi:
Esme Anne
Platt Evenson, Charles Evenson.
Prompt:
022, nemici.
Tabella: http://community.livejournal.com/fanfic_archivio/298.html#cutid1
sleeping with the
enemy
-022 NEMICI-
Al
suo fianco c’era Esme[..] Qualcosa,
nel suo viso a cuore, negli sbuffi
di
capelli soffici, color caramello, mi
ricordava le svampite dei film muti.
[Bella
descrivendo Esme, Twilight,
Capitolo 15]
Girai
la lettera tra le mani ancora una volta, spiegazzandone i bordi. Fissai
incredula quelle poche parole nere che risaltavano sulla carta bianca,
come se
vi fossero state impresse a fuoco.
Stava
tornando. Stava tornando dalla guerra. La consapevolezza che tutto
sarebbe
tornato come prima mi colpì come uno schiaffo. Mi morsi
forte il labbro
inferiore, facendolo quasi sanguinare, mentre una lacrima scendeva
silenziosa
lungo la mia guancia.
Lanciai
un ultimo sguardo alla lettera. Avevo passato sei mesi a sperare che morisse. La lettera si
accartocciò nella
mia mano mentre ripensavo alle mie vane speranze.
Ero
stata cattiva nel volerlo vedere morto. E questa era la mia punizione,
una
punizione che si sarebbe attuata nel momento stesso in cui Charles
fosse
entrato in casa.
Mi
trascinai fino al letto, dove sprofondai, affondando la testa nel
cuscino. Due giorni.
Avrei
passato i miei ultimi due giorni di vita. E poi sarei sprofondata
all’inferno
con lui, il mio nemico a cui
però
avevo promesso davanti a Dio di passare la mia vita con lui..
E
mentre cadevo in un sonno profondo, riuscii quasi a sentire le vecchie
ferite
che si riaprivano.
×××
Lo
aspettai, incapace di pensare a qualcosa per non doverlo incontrare.
Mio padre
mi aveva esplicitamente detto di essere una buona moglie,
accondiscendente e
soprattutto obbediente. Ma non poteva immaginare cosa si celasse dietro
al viso
angelico di Charles, dietro alla figura perfetta che si era costruito.
Quando
sentii la chiave girare nella toppa della porta d’entrata,
sobbalzai sulla
sedia. Non appena i suoi passi risuonarono nel corridoio restai
immobile,
fissando il tavolo.
Sentii
la sua sacca cadere a terra, proprio vicino allo stipite della porta
della
stanza. Si rovesciò, lasciando cadere la ciotola di metallo
per mangiare.
Alzai
lentamente lo sguardo.
-
Bentornato.- sussurrai piano.
Si
avvicinò di qualche passo.
-
Bè.- disse, senza tentare di essere educato. - Non mi saluti
come si deve?
Allargò
le braccia, in attesa di un mio abbraccio. Per tutta risposta mi alzai
e presi
la sua sacca, per portarla in camera da letto. Sentii il suo sguardo
sulla mia
schiena e uscii veloce dal salotto.
-
Torna subito qui.- urlò dal salotto, mentre io entravo in
camera.
Mi
chiusi la porta alle spalle e lasciai cadere la sacca a terra. Feci lo
stesso
anch’io, scivolando sul pavimento, con la schiena appoggiata
alla porta.
Chiusi
gli occhi e respirai profondamente. Riuscivo a sentire il battito del
mio cuore
rimbombarmi nelle orecchie. Un colpo improvviso alla porta mi
spaventò e mi
fece emettere un gridolino.
-
Esme!- la sua voce dura e alta risuonò per la stanza.
Tentò di aprire la porta
e mi alzai, spostandomi dalla porta. Era troppo forte per me.
Mi
allontanai, avvicinandomi al letto. Avanzò di qualche passo,
senza smettere di
fissarmi con il suo sguardo minaccioso.
Alzò
d’improvviso le mani e indietreggiai, con la paura che
volesse colpirmi. Invece
si portò le mani al colletto della divisa e
cominciò a sbottonarsi la giacca,
che cadde poco dopo a terra.
-
Che vuoi fare?- gli chiesi, con voce tremante.
-
Devi salutarmi come si deve.- soffiò lui, con voce dura.
La
camicia che indossava seguì la giacca, finendo sul
pavimento, e lui mi si
avvicinò, a petto nudo.
-
Non voglio.- affermai, con un tono deciso. Troppo
deciso, pensai e mi pentii subito di quell’affronto.
-
Come scusa?- chiese, alzando un sopracciglio. - Da quando sei tu a
decidere?-
domandò, con una risata.
-
Ho detto che n-
Non
mi lasciò il tempo di finire la frase. Fece due passi veloci
in avanti,
raggiungendomi, e mi afferrò per le braccia, trascinandomi
verso il muro. Mi
zittì, appoggiando rudemente le sue labbra sulle mie. Serrai
decisa le labbra,
che cominciarono a bruciare a quel bacio violento.
Di
fronte al mio rifiuto le sue labbra cominciarono a muoversi
più aggressivamente
sulle mie, costringendomi a dischiuderle. La sua lingua
entrò prepotente nella
mia bocca. Gli morsi con decisione il labbro inferiore e lui si
allontanò da
me, passandosi un dito nel punto in cui lo avevo morso.
Osservò la macchia
rossastra che si era formata sul suo polpastrello.
Mi
fulminò con lo sguardo e si avvicinò, con la mano
a mezz’aria, per tirarmi uno
schiaffo. E lo schiaffo arrivò, più forte di
quanto mi aspettassi. Persi
l’equilibrio e caddi rovinosamente a terra, accanto al letto.
Con
un gemito tentai di rialzarmi ma lui fu più veloce. Si
lanciò su di me,
bloccandomi a terra. Tentai di divincolarmi ma fu tutto inutile. Si
avventò
come una belva sulla sua preda, strappandomi la gonna e insinuando le
sue
dannate mani su di me.
Restai
immobile, mentre alcune lacrime cominciarono a cadere. Rimasi
lì, come una
bambola vuota e priva di emozioni, mentre quell’uomo, il mio nemico, mi toglieva quel poco di
dignità
che mi era rimasto.
×××
Note
finali: qui le note
finali sono d’obbligo. Più che altro devo spiegare
alcune
cose. Il prompt, nemici, mi
sembrava
adatto per una fiction come questa. Il titolo, sleeping
with the enemy, significa a letto
con il nemico. E questo nemico, per Esme, non è
altro che
suo marito Charles, l’uomo che i suoi genitori le hanno
imposto di sposare. Un
uomo all’apparenza perfetto ma che nel privato abusa di lei,
la picchia fino a
quando non viene chiamato per la guerra. In quel momento Esme
ricomincia a
vivere e, a parer mio, spera che quell’uomo, il suo nemico,
muoia. Ma il fato
non lo concede. Charles ritorna ed è sempre lo stesso di
prima. Pochi anni
dopo, quando Esme scopre di essere incinta, decide di andarsene,
lasciandolo.
Ma
questa è un’altra storia. O un’altra flashfic, dipende dai punti di vista
x°D [non so se la scriverò].
[*]Ai
lettori
@arinna
perché
in un modo più
tragico? °° questo è il primo incontro, del
1911, dieci anni prima la
trasformazione. Esme ha solo 16 anni e incontra Carlisle dopo essere
caduta da
un albero °° non riesco proprio ad immaginarmi la scena
in modo tragico.
@momob
la
storia intera non
c’è. su vari siti trovi un riassunto, io parto da
lì e comincio ad immaginarmi
la scena ^^
@elyxyz
molte
fiction della
raccolta punteranno su scene come quella descritta nella fiction
precedente
*__*
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