Gli occhi pesanti di Ginny si aprirono lentamente. Il freddo l’aveva
svegliata. Freddo che proveniva da una nebbia fitta che l’avvolgeva. Era
appoggiata alle radici di un albero che a stento vedeva. Voltò il viso da una
parte poi dall’altra: nulla si muoveva, nessun rumore si sentiva.Tese le mani e
si incamminò verso il nulla non certa di fare una buona cosa all’allontanandosi.
Con la semplice camicia da notte sbracciata aveva terribilmente freddo e, mentre
i denti battevano, le labbra impallidivano. I piedi poggiavano sul terreno
morbido e privo di ostacoli. Camminò per minuti interminabili. Poteva notare le
sagome degli alberi ma quando vide la figura alta che si muoveva come lei a
stento, si bloccò. Si strinse le spalle con le mani spaventata e aprì la bocca
per parlare.
Freddo, la selva che a fatica vedeva, assomigliava terribilmente alla Foresta
Proibita. Che ci facesse li non lo sapeva ma con addosso il pigiama di seta
nera, aveva freddo, un freddo che gli entrava nelle ossa. Se non fosse stato un
sogno, gli avrebbe portato notevoli guai per i giorni successivi. Non aveva mai
fatto un sogno del genere ma non gli piaceva. Non amava non vedere quello che
c’era intorno a lui. Paura no, non aveva paura di nulla, ma timore si. Scostò i
capelli biondi dal viso e si guardò intorno ma riusciva solo a distinguere
alberi striminziti e privi di foglie
-Chi c’è li?- si voltò di scatto colpito dalla presenza di qualcun’altro in
quel luogo -Non mi piace questo sogno e se cerchi di farmi paura non attacca, è
solo fantasia- ci volle un attimo e la riconobbe. La voce era più stridula e
tremula del solito ma era la sua, certamente
-Weasley!- la ragazza non parlò subito ma la voce insicura di pochi attimi
prima scomparve lasciando, al suo posto, un tono stupito e alquanto seccato.
-Malfoy?!- si avvicinò velocemente. Si potevano vedere ora. Lui era
particolarmente accigliato
-Perché sei nel mio sogno Weasley?- sibilò lui -Anche nei sogni voi pel di
carota mi seguite ora!- Ginny spalancò occhi e bocca
-Ma come ti permetti e poi tu sei nel mio sogno!- lo aggredì lei col cuore in
gola -Mi mancava un'altra persona tra i piedi- lo guardò -Non ho solo lui ora da
temere ma pure te!-
-Ma che blateri!-
-Chiudi la bocca- gli intimò lei -Sei insopportabile-
-Ma da che pulpito razza di pezzente- Ginny gli diede le spalle e bisbigliò
qualcosa -Che hai detto? Sono curioso sai?- lei lo azzittì voltandosi
-Ascolta…- lui si accigliò senza capire poi arrivò anche al suo orecchio, la
melodia che l’aveva incupita pochi secondi prima -Qualcuno sta cantando qui
vicino- si guardarono -Io ho paura, va avanti tu- lui sbuffò sonoramente e
appena si voltò lei gli agguantò la maglia -Vuoi che bruci il mio pigiama?
Levami le tue mani di dosso, prego! Mi è costato venti galeoni- la guardò
gelidamente con la coda dell’occhio. Lei scosse la testa
-No ti prego…Ho paura e tu, anche se mi spiace ammetterlo, mi rassicuri un
po’- lui strinse gli occhi in due fessure nere -E poi tu non hai problemi di
soldi!-
-Non mi faccio ammazzare per te- lei annuì guardandolo a testa bassa
-Muoviti- brontolò partendo rapidamente
-Ti seguo- Ginny, troppo stretta a lui, lo calciava negli stinchi mandandolo
su tutte le furie. Lui si inchiodò di scatto e lei finì col viso contro la sua
schiena e si portò la mano al naso -Ahi…Ma che diavolo…-
-Guarda!- l’afferrò e la portò al suo fianco. Ginny spalancò la bocca e
strabuzzò gli occhi. Anche lui era particolarmente stupefatto. Non avevano mai
visto nulla di simile. Splendido quanto spaventoso. Un albero, un albero dai
rami aggrovigliati pieni di foglie, radici robuste fuori dal terreno, una luce
blu che lo illuminavano e lo rendevano magnifico e tetro allo stesso tempo. Ai
suoi piedi c’era una ragazza, aveva i capelli biondi, gli occhi verdi ed era
talmente bella che sembrava una dea antica. Aveva un vestito azzurro e,
inginocchiata per terra, stava attorcigliando delle candide e bellissime rose
bianche in una corona splendida. Dalle labbra fuoriusciva una melodia dolce come
una ninnananna ma triste come un requiem. Parlava di odio di amore e di
speranza. Rimasero fermi ad ascoltarla. Ginny gli stringeva il braccio ma lui
non sembrava essersene accorto. Lentamente il canto si spense e la ragazza piegò
la testa da un lato, posò le rose sulla testa, sorrise e si alzò. Li guardò e
Ginny tremò stringendolo con forza. Lui la scostò da se
-No ti prego- fece lei riafferrandolo e sistemandosi dietro di lui e
mettendogli la mano libera sul fianco opposto. La ragazza si avvicinò piano
scrutandoli. Sorrideva raggiante e gli occhi brillavano. Porse loro le mani
bianche come l’avorio e Draco gli porse la sua destra. Ginny lo guardò, era così
immerso negli occhi di lei da sembrare in trance. La ragazza guardò lei
-La mano Virginia- disse dolcemente. I loro occhi si incontrarono e Ginny
ubbidì quasi senza accorgersene. Draco, osservò Ginny rabbrividire al contatto
con la mano fredda e pallida come quella di un fantasma. Sorrise, li guardò più
volte rassicurandoli e chiuse gli occhi. Dischiuse le labbra e pronunciò delle
parole, degli incantesimi, che Draco e Ginny non avevano mai sentito, ma che ad
entrambi, sembravano molto famigliari. Passò, sul palmo delle loro mani,
contemporaneamente, il pollice lungo e affusolato. Sentirono un bruciore pari a
quella del ferro rovente sulla carne e quando abbassarono lo sguardo sul palmo,
un simbolo strano era impresso su di esso. Ginny ritrasse la mano di scatto e
pure lui fece lo stesso e d’un tratto, tutto era nero come la pece.
Ginny scattò a sedere sul letto madida di sudore. Una goccia cadde dalla
tempia. Si prese la mano sinistra tra la mano destra. La mano era fredda, i
piedi erano gelati e tremava anche se aveva terribilmente caldo. Afferrò la
bacchetta
-Lu…Lumus- balbettò sentendosi impallidire sempre di più. Le
labbra persero colore di colpo abbassando lo sguardo sulla mano sinistra che,
incisa col fuoco, mostrava il simbolo che doveva essere stato solo sognato.
Stupore, paura e terrore puro, milioni di pensieri si canalizzarono in lei
mentre gli occhi si annebbiavano.
Le coperte furono buttate a terra e con due balzi fu nel bagno della stanza.
Non riusciva e non voleva crederci. Oltre a quel sogno assurdo con la Weasley,
anche quello. Guardò la mano e premette il pollice sul tatuaggio. Non faceva
male ma la pelle raggrinzita faceva senso. Era tutto infreddolito e oltre a
questo, una paura senza limiti gli torceva lo stomaco, ma lui non aveva paura
era stupito e forse si, un po’ impaurito, lo era…Pensieri terribili gli
attraversavano la mente ma non erano i suoi pensieri, o almeno, non sembravano i
suoi pensieri…Le coperte lo scaldarono pochi minuti dopo il suo rientro a letto
mentre un vortice di pensieri, gli entrava nelle profondità del cervello.
Ginny corse verso la McGranitt che stava per entrare in Sala Grande. I
corridoi erano pieni di gente e Ginny, che finì contro parecchi di loro, non se
ne preoccupò. Prese il braccio della donna che si voltò sorpresa
-Signo…-
-Ho bisogno del suo aiuto…- balbettò con gli occhi rossi di lacrime
-Signo…-
-Non qui…la prego…non so a chi chiedere aiuto se non a lei…- alcuni ragazzi
si fermarono incuriositi. La McGranitt ricompose il suo sguardo, divenuto
spaventato pochi attimi prima, serio e annuì. La condusse verso l’aula di
trasfigurazioni mentre un velo di preoccupazione le passava davanti agli occhi
-Mi dica…- fece chiudendo la porta dell’aula buia. Aprì le finestre con
secche mosse della bacchetta
-Io…io sento i pensieri di qualcuno professoressa. Pensieri cattivi che mi
fanno esplodere il cervello- si morse le labbra facendole arrossare -Io non so
cosa mi succede ma è come se ammattissi- camminava davanti alla donna con
nervosismo
-Calma e fammi capire- la fece sedere premendo un po’ sulla sua spalla
-Ho sognato un luogo strano- disse -C ‘era Malfoy. Una ragazza che abbiamo
trovato sotto uno strano albero, ha detto delle strane cose che io non so di che
potesse trattarsi e poi, ci ha fatto questo- le mostrò il dorso della mano
-Bruciava e quando tutto è divenuto nero, mi sono svegliata- la professoressa
guardò la mano afferrandola con le sue
-Ma cosa simbo…-
-Non lo so!!! E poi questi maledetti pensieri…io ho paura che mi facciano
impazzire!
-Sai con chi sei in contatto?-
-No, ma se è Tom Riddle io mi uccido…lo faccio professoressa, lo faccio!- la
campanella suonò -Io…-
-Vieni con me, forza- la seguì mentre gli studenti entravano in classe.
Camminarono per un po’ facendo qualche rampa di scale poi, arrivarono
all’ufficio del preside -Sorbetto al limone!- disse piano e quasi
impercettibilmente. La fenice girò su se stessa e velocemente salirono la scala
in pietra che conduceva alle stanze del vecchio uomo. Bussarono ad una porta in
legno e quando la voce che le invitava ad entrare, giunse alle loro orecchie,
Ginny sospirò rassicurata. Seguì la professoressa all’interno e l’incontro coi
suoi freddi occhi di ghiaccio, la fecero sussultare
-Minerva, che succede!- fece il preside scrutando la ragazza che si
allontanava da Malfoy come una saetta
“La pezzente”. Ginny bloccò il suo arretrare
-Ehi!!!- squittì Ginny facendo prendere un colpo ai professori e facendo
alzare un sopracciglio a Malfoy -Calmo coi complimenti Malfoy, potrei rimanerne
colpita!- si scrutarono.“Pezzo di idiota figlio…” ma i pensieri di Ginny furono
interrotti
-Tu non scherzi però- la rimbeccò lui facendola diventare così rossa che si
confondeva coi capelli sciolti -E sta attenta a non spazzolarti la faccia. Sei
così paonazza che potresti sbagliarti- gli occhi luccicarono di lacrime
-Ragazzi, ma che succede?- fece la McGranitt -Preside?-
-Il signor Malfoy…- fece Silente -…ci stava raccontando una storia
particolarmente interessante- li fece avvicinare con un cenno della mano -Le
vostre mani- la McGanitt si avvicinò a Piton e mentre lui annuiva lei parlava
sottovoce, impercettibilmente. Le mani dei due furono posate su quelle del
preside. Quando le avvicinò Ginny si irrigidì
“Mi toccherà lavarmi per un anno”
-Grazie Malfoy- fece lei -Ma pure io non sono da meno-
-Molto interessante- fece il preside non curandosi del loro battibecco e
lasciando le mani dei giovani. Si lisciò la barba con lentezza
-Che pensa preside?- domandò Piton
-Sono preoccupata- fece la McGranitt. Ginny la guardò -Leggere la mente è una
cosa fastidiosa soprattutto se viene così da un momento all’altro- Silente annuì
-E’ cominciata ora, esatto?- i due ragazzi annuirono -E vi ricordate le
formule usate dalla ragazza, nel sogno?- scosse ro la testa
-Era latino, misto a greco. Forse c’era pure del celtico ma bene non me ne
intendo- disse Draco. Ginny si sedette sospirando -Però non ricordo altro-
concluse mentre Ginny guardava Silente poi spostava gli occhi sul ragazzo biondo
in piedi
“Ma va…chi lo avrebbe detto…” lo derise lei
-Tu ricordi qualcosa per caso Weasley?- la rimbeccò lui voltandosi di scatto
con gli occhi pieni di rabbia e i pensieri peggiori che Ginny avesse mai
immaginato poter provenire dalla sua mente. Lei abbassò lo sguardo tutta rossa
-Appunto-
-Tu sei pratico di Magia Oscura- disse piano -Non io-
-Vuoi litigare?- ringhiò lui avvicinandosi e pronto ad afferrarla e
strozzarla
-Ragazzi calmatevi- fece piano Silente -Ora vi devo avvertire che non so,
cosa vi è successo- lo guardarono -Non ho una soluzione per ora. Dovete
lasciarmi del tempo per capirci qualcosa- Ginny scosse la testa
-Non voglio ammattire- fece alzandosi lei -Io divento matta se non mi si
libera dai pensieri di questo…qui- disse segnandolo
-Non credere che ringrazierei il tipo che mi ha fatto questo scherzo
mocciosa. I pensieri della santarella Weasley rischiano di farmi vomitare da
mattina a sera se non sto attento- si guardarono
-Almeno i miei non sono minacce, scariche di rabbia e maledizioni, Malfoy!-
lo freddò lei
-Vai un po’…- “…al diavolo”
-Dopo di te se non ci sei già andato- sibilò lei guardando poi il preside
-Preside…quanto ci vorrà? Se ha bisogno di aiuto non mi tiro indietro- guardò
sprezzante Malfoy -Anche perché la mia vita mi piacerebbe viverla normalmente e
non con un Malfoy tra i piedi- lui si accigliò e si sedette seccato senza
staccarle gli occhi di dosso
-Non so neanche cosa significhino i due simboli signorina Weasley- sorrise
-Chi ha fatto questo lavoro, lo ha fatto cercando nei libri più antichi della
Magia Nera-
-Indovini chi mai sarà stato!- fece lei alzando un sopracciglio “Quel
maledetto…io mi ammazzo se c’è di mezzo lui, mi ammazzo”
“Vuoi una mano?” si voltò a guardarlo. Sorrideva. Ginny strinse i pugni “Per
la cronaca…mio padre saprebbe che fare…altro che Silente, qui ci dovrebbe essere
mio padre a dirigere la baracca”
-Così saremmo tutti fottuti- si lasciò scappare Ginny. Guardò i professori
-Scusate- disse -Non volevo, lo giuro…-
-Non importa…- fece la McGranitt
-Andate a lezione- fece Silente -Avvertiremo noi i professori- Ginny annuì e
Draco si alzò. Uscirono salutando. Alla fine della scalinata lui si fermò senza
guardarla mentre lei proseguì ripassando alla bene e meglio, la lezione di
erbologia che aveva saltato quasi per metà.