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Wecome To PageBreeze
La cima del monte Wutaishan, in precedenza permanentemente
coperta dalla nebbia, adesso era rischiarata da un leggero manto verde
brillante, composto da una miriade di frammenti di cosmo.
Sulle sue pendici, lungo il letto del fiume, giaceva un
cavaliere svenuto.
La sua armatura argentea rifletteva come uno specchio lo
scorrere dell'acqua del vicino torrente.
La mente del cavaliere era intrisa di mille pensieri, emozioni
e immagini di battaglie. Poi tutto divenne buio, ma si accorse che qualcosa era
ancora presente, qualcosa di sinistro e malvagio, mentre in lontananza due
puntini rossi, molto familiari, lo sorvegliavano e lo inquietavano.
°Perchè è tutto buio?°
Il cavaliere stava rinvenendo, nella luce del tardo pomeriggio
sull'altura cinese.
°Sento rumore di acqua che scorre...°
E così aprì gli occhi che stranamente da verde acceso
ritornarono gradualmente a quelli che erano, di colore marrone scuro.
Era sdraiato, a pancia a terra, con il braccio e la gamba
sinistri che sfioravano l'acqua del fiume lungo la sua riva destra. La guancia
destra stava pesantemente appoggiata sull'umido terreno montano.
Era ferito in più punti, ferite da taglio profonde, ma non
erano state queste la causa del suo svenimento, bensì l'enorme sforzo a cui era
stato sottoposto la mattina stessa.
Sollevando leggermente la testa da terra, coperta da un elmo
d'argento e di smeraldo, si guardò intorno; con gli occhi socchiusi cercò di
riconoscere un particolare familiare; con difficoltà a riprendersi, si alzò in
piedi, pronto a continuare la discesa del monte, in seguito alla battaglia
affrontata e all’investitura a cavaliere.
Leggermente barcollante camminò per un’oretta; il terreno in
discesa facilitava il percorso; giunse infine a dove il corso d’acqua si
riversava giù da una sponda, in un’oasi che il ragazzo conosceva bene, con una
cascata di 5-6 metri circa.
Prima di scendere la parete rocciosa, il cavaliere si voltò
verso la cima del monte, dove anche gli ultimi bagliori del suo verde cosmo si
stavano spegnendo; ormai in quel luogo risiedevano solamente l’anima e il cosmo
di un antico e coraggioso cavaliere di nome Faxa.
Dopodichè rivolse lo sguardo verso la cascata, l’oasi e il
canneto di bambù; con un balzo arrivò all’oasi, e li si spogliò della sua
armatura, che sotto forma di raggi verdi brillanti si ricompose nel proprio
scrigno, comparso lì improvvisamente, che si richiuse.
Il ragazzo andò verso l’acqua dell’oasi, si inginocchiò, e si
lavò il viso e le ferite sul corpo, rinfrescandosi, rimuovendo sia sangue e
terra, che paura e incertezze.
Mentre le mani bagnate toccavano la fronte, sentì un rumore
improvviso, ma non fece in tempo a voltarsi che il muso di un animale lo toccò
ed iniziò a strofinarsi sulla sua spalla sinistra. Era il panda che lo aveva
attaccato il primo giorno di allenamento; il panda che, si rese conto, era stato
manipolato dal Male per ucciderlo, e che Milo era riuscito a respingere.
-Ciao!! Mi sei mancato...- disse, ma guardandosi intorno notò
che non solo lui, ma tutti i panda del canneto erano giunti li per
salutarlo.
-…mi SIETE mancati!- si corresse subito dopo.
I panda si erano disposti in cerchio attorno al cavaliere,
emettendo degli strani versi di gioia, per il ritorno del loro amico e
salvatore.
Il ragazzo passò accarezzando uno per uno tutti quanti i panda
li presenti, e gli venne in mente il giorno in cui portò Lin a conoscerli.
Lin…dolce nome che gli risuonò nella mente, e che lo rese
felice al solo pensiero.
Risvegliandosi dai suoi pensieri, si voltò verso il primo
panda, e, rammaricato, disse:
-…adesso devo andare…c’è qualcuno che mi aspetta.- e lo salutò
con una carezza ed un sorriso, per poi voltarsi, cariandosi lo scrigno
dell’Armatura sulle spalle ed allontanarsi, imboccando quel corridoio fra le
canne di bambù che portava fuori dal canneto.
Una volta a metà corridoio, quasi assorto nei suoi pensieri, si
accorse che il panda lo stava seguendo, con sguardo deciso. Ormai la sua zampa
era guarita dal colpo di Milo, e non zoppicava più.
Una sola occhiata, e i due si capirono subito. Il ragazzo
disse:
-Ok, ti porterò con me…però ti ci vuole un nome…"
Dopo averci pensato su qualche secondo, arrivò alla conclusione
che il nome che gli poteva dare era uno ed soltanto uno.
"Ho deciso di chiamarti Faxa, in modo che il coraggio
dell’antico Cavaliere d’Argento del Panda risieda te!"
Faxa, il panda, annuì, e insieme i due si diressero fuori dalla
distesa di bambù, fuori dal muro non più tanto impenetrabile come in passato,
lungo il sentiero poco frequentato che conduceva sull’altura, la collina del
loro primo incontro.
Accompagnato dal suo fedele amico, il ragazzo arrivò in cima
alla collina, e da li potè scorgere la casetta di legno che per due anni era
stata la sua casa.
Come se fosse stata chiamata, Lin uscì dalla porta, seguita da
Milo, e si voltò verso est, con le spalle al sole pronto a tramontare, e scorse
colui che stava aspettando, con il cuore che le scoppiava di gioia.
Il cavaliere la scorse subito e con Faxa si diresse con passo
veloce verso di lei, aspettando che pronunciasse il suo nome, trepidante per
l’attesa di risentire di nuovo la sua voce.
-Farax!!- esclamò Lin, correndo verso di lui, e abbracciandolo
forte a se, sotto gli sguardi di Faxa e Milo, infinitamente contenti per la
riuscita della missione di Farax, ma specialmente per il tenero abbraccio in cui
i due ragazzi si ritrovarono.