non
Non
chiamarmi Ringo-chan
Si
chiuse la porta alle spalle e gettò sul letto la lunga parrucca
di
quell'assurdo colore: i morbidi boccoli si sparsero disordinati sulla
coperta azzurra, ma Ringo non vi prestò attenzione.
Quell'informe
massa rosa era sempre un groviglio di nodi e ogni mattina il giovane
sfogava con la spazzola la sua ira.
Era
così stanco... Stanco di quella mascherata, del doversi
nascondere
dietro a quei panni per poter continuare a lavorare nel mondo dello
spettacolo. Stanco di non poter mai essere sé stesso.
Ma
esisteva ancora il vero sé? Esisteva ancora il vero Ringo o
tutto
era stato ormai sopraffatto dal personaggio che doveva interpretare,
da Ringo-chan e dal suo frivolo sorriso?
C'erano
giorni in cui non sapeva rispondersi, in cui si chiedeva se ne
valesse la pena.
Giorni
come quello appena trascorso.
Aprì
la finestra e si accese una sigaretta, osservando il paesaggio
notturno: sapeva benissimo che avrebbe finito con il distruggersi i
polmoni, ma nemmeno questo lo interessava. In fondo, scegliere di che
morte morire era l'unica decisione che fosse ancora in suo potere,
almeno finché Saotome non avesse disposto diversamente. Aveva
monopolizzato la sua intera vita e non si sarebbe stupito se avesse
gestito anche la sua morte.
Per
lui, per la sua agenzia, aveva sacrificato tutto, aveva gettato in un
angolo il sesso con cui era nato, rinunciando all'amore: quale donna
poteva innamorarsi di un uomo che passava buona parte del suo tempo
in abiti femminili? Nessuna. Lui era solo Ringo-chan, l'idolo delle
ragazzine che adoravano le cose carine.
-Quante
volte ti ho detto che non dovresti fumare?- lo riprese una voce alle
sue spalle.
-Almeno
quante io ti ho risposto di farti gli affari tuoi.
-La
tua voce ne risentirà.
-E
allora? L'ultima volta che mi è stato permesso di cantare ero un
ragazzino: non mi serve più una bella voce. Per fare lo scemo
basta
quella che ho.
-Ringo-chan...
- replicò l'altro con tono sconsolato.
-Non
chiamarmi Ringo-chan- sibilò il giovane, gettandogli un'occhiata
feroce. -Non tu, Ryuuya.
L'amico
non si mosse, abituato alla furia glaciale di quegli occhi azzurri:
l'allegria e la spensieratezza che mostrava in pubblico, si
trasformavano in rabbia e furia una volta calata la maschera.
Ricordava
il tempo in cui Ringo era un ragazzo pieno di sogni e passioni, che
nutriva il desiderio di diventare un famoso idol.
Ma
quel desiderio era stato la sua rovina: il mondo dei lustrini e della
celebrità non l'aveva accettato per quello che era, lo aveva
costretto a cambiare, a scendere a dei compromessi con sé stesso
e
fare delle scelte che, a distanza di anni, apparivano sbagliate.
Saotome, il loro tirannico direttore e presidente, lo aveva
incatenato in un ruolo che non poteva più abbandonare: tutti
loro,
in fondo, non erano che pupazzi nelle sue mani. Poteva sembrare un
uomo simpatico e bizzarro, ma in realtà era più furbo di
una volpe
e più spietato di un demonio: con quella sua risata
insopportabile e
il ghigno arrogante poteva portare chiunque in Paradiso così
come
gettarlo nell'Inferno.
Nel
caso di Ringo, lo aveva condannato, approfittando della sua
esaltazione ingenua per i primi successi; passata l'eccitazione, al
giovane non era rimasto che l'odio, il rancore verso sé stesso e
il
suo alter-ego.
Ryuuya
sapeva che dietro ogni sorriso che regalava alla telecamera c'erano
ombre senza fine, un abisso spaventoso da cui non era certo di
poterlo salvare.
-Non
dovremmo appoggiarlo e negare l'amore a quei ragazzi- affermò
d'un
tratto, tornando a guardare il cielo.
-Sono
le regole, Ringo, non possiamo fare altro.
-Stanno
sprecando gli anni migliori della loro vita, quelli in cui si riesce
ancora a credere in qualcosa. Quando si accorgeranno di aver
rinunciato alle cose più importanti, sarà troppo tardi
per
recuperarle- continuò con voce rassegnata. -Se non provano ora
questi sentimenti, se non li vivono fino in fondo, lo rimpiangeranno
per sempre. E si ritroveranno come noi: con decine di fan, ma
più
soli di chiunque altro a questo mondo.
Già,
che cosa avevano oltre al loro lavoro?
Una
famiglia? Erano idol, non potevano concedersi simili distrazioni.
Degli
amici? Avevano dei colleghi, nient'altro.
Tutto
ciò che possedevano era fittizio e senza alcun valore: il
successo
non faceva compagnia e con gli anni la solitudine diventava sempre
più
pesante. Lui e Ringo avevano la fortuna di insegnare nella scuola,
avevano gli studenti da seguire, da indirizzare e consigliare:
avevano qualcosa di concreto a cui aggrapparsi nei momenti più
difficili.
-Noi
non siamo soli, Ringo- replicò Ryuuya, portandosi al suo fianco.
-Ognuno di noi ha l'altro: io ho te e tu hai me. Siamo amici, no?
Ringo
lo guardò sorpreso: amici. Credeva che il loro rapporto fosse
solo
una facciata, che non ci potesse essere niente di onesto per uno come
lui che viveva di travestimenti.
Riflettendoci,
però, si rese conto che Ryuuya gli era sempre accanto anche
fuori
dall'ambito lavorativo: era lui che bussava alla sua porta e si
confrontava regolarmente con la sua furia; era lui che, malgrado non
ne ricavasse altro che gelo, gli tendeva sempre una mano.
Perchè
era suo amico da sempre, da prima delle maschere e dei compromessi.
Perchè era amico del vero Ringo, non del personaggio che ne
aveva
preso il posto.
-Sì-
rispose infine, spegnendo la sigaretta. Portò le braccia in
alto,
stiracchiandosi e si allontanò dalla finestra. -Per questo
sopporterò in silenzio la visione del tuo ultimo film. Com'era
il
titolo? “Il principe della noia – parte seconda”?
-Era
“Il principe dei combattimenti”- ribatté, fingendosi
offeso.
-Fa
lo stesso. Ma pretendo qualcosa da mangiare o non posso assicurarti
di restare sveglio fino alla fine- aggiunse, cercando il DVD del film
tra quelli sulla mensola.
-Vado
a prendere dei pop-corn: detesto chi russa durante un film-
commentò
Ryuuya, lasciando la stanza.
Una
volta solo, Ringo si voltò verso la porta e sorrise. Un sorriso
che
non aveva nulla di finto o di costruito: un sorriso sincero che
veniva da un cuore che aveva scordato di possedere.
-Grazie,
Ryuuya- sussurrò.
FINE
NdA
Prima
e probabilmente unica ff su questo fandom.
Ringo...
io ucciderei per quest'uomo, non sto scherzando: lo adoro ed è
un
vero peccato che nell'anime non lo facciano mai vedere senza la
parrucca.
Parliamo
della fic, un po' OOC o forse no, dipende dai punti di vista: questo
è un momento privato, un momento in cui calano le maschere e si
abbandona il mondo scintillante delle apparenze. Io credo che un
ragazzo costretto a comportarsi da donna per lavorare, di rimpianti
ne abbia molti ed ecco uscito questo Ringo disilluso e per nulla
euforico.
È
una yaoi? L'intenzione non è quella, ma se qualcuno ci vuole
vedere
un risvolto romantico non c'è nessun problema: ognuno la
interpreti
come preferisce.
Comunque
la cosa fondamentale è che il film di Ryuuya era davvero
assurdo! XD
Alla
prossima, non so dove e non so quando...
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