"Andiamo smettila, tanto lo specchio è sempre quello, sei tu che ti allarghi!"
"No, non è vero!" Urlai piangendo.
Come la maggior parte delle notti mi svegliai in preda al panico e madida di sudore. Ero stanca di fare
e rifare sempre lo stesso sogno. Era sempre la stessa storia: io davanti a uno specchio e una figura nera
che mi diceva di essere grassa, di fare schifo, di meritare tutto il dolore del mondo.
Mi voltai e guardai l'ora sul mio cellullare: le cinque e mezzo del mattino, fantastico!
Lentamente mi alzai e andai in bagno a farmi una doccia. Quando uscii mi misi di fronte allo specchio.
Mi infilai la bianvheria intima e rimasi immobile a guardare quella ragazza che si rifletteva nello
specchio con i capelli lunghi, mossi e ricci, gli occhi tra il grigio e il verde; con le gambe e i finchi un po'
troppi larghi per i miei gusti. Ma, guardando quella figura, l'unica cosa che risaltava agli occhi erano
quelle cicatrici che ricoprivano gran parte delle braccia. Di fretta e furia mi misi una felpa e un paio di
jeans. Presi la cartella e lasciai un biglietto a mia madre dicendole che ero uscita prima per fare una
passeggiata.
Ma forse adesso è giunto il momento di presentarsi.
Il mio nome è Allison Jhonson. Sono una ragazza diciassettenne dai capelli neri, mossi e lunghi fino a
metà schiena. Il colore dei miei occhi è ancora un mistero: un misto tra grigio e verde. Non sono molto
alta, diciamo nella media. Mi dicono che sono una bella ragazza, classica frase a cui io rispondo
sempre "Grazie mille" ma non ci credo nemmeno un po', ma mi limito a ringraziare, per gentilezza.
Vivo con mia madre Jhoanna, e la mia sorellina di dieci anni Margaret. I miei genitori si separarono
poco prima che Margaret nascesse, io avevo all'incirca sette anni. Non ho avuto particolari problemi
ad abituarmi all'assenza di mio padre, o almeno, non subito. All'età di 14 anni la mia vita diventò un
inferno. Mi svegliai un giorno, in un altro corpo, nel corpo di un'adolescente che non conoscevo, con i
fianchi troppo larghi e le gambe troppo grosse poichè io potessi apprezzarle.
Mia madre non capiva il motivo del mio essere costantemente nervosa, scontrosa e arrabbiata. Non
capiva come mai non uscissi quasi mai di casa e rimanessi chiusa in camera con la musica al massimo
nelle orecchie. Non capiva, questo era il vero problema. Non capiva mai e non si accorgeva, non si
accorgeva che sua figlia stava male, che sua figlia non riusciva a guardarsi allo specchio, non si
accorgeva che sua figlia stava morendo dentro. Pensai di morire, ma poi un giorno trovai una
soluzione.. Ero a casa da sola, giocavo con un temperino, quando questo mi si smontò in mano, non
resistetti a quell'istinto, così da quel giorno, quel pezzo di ferro tagliente divenne il mio migliore
amico. Com'è che lo chiamano i dottori? "Autolesinismo"? Non mi piace quella parola, mi sa di una
malattia, e la mia non era una malattia, solo un rimedio allo schifo che mi circondava e che avevo
dentro. Nessuno di accorse mai di niente, nè mia madre, nè i miei compagni. "e' una ragazza solare"
Dicevano i professori a mia madre. Le persone sanno essere davvero stupide.
Odiavo andare a scuola, avevo sempre odiato quel posto. Ero considerata come la ragazza sempre
allegra, quella che faceva ridere tutti, ma in realtà nessuno mi era amico. Funzionava così, parlavo con
tutti e tutti mi parlavano, ma nessuno mi riteneva un'amica e nessuno teneva a me. Forse ero io il
problema. Io e i miei maledetti muri che alzavo per non essere ferita. Pensavo che non avrei mai stretto
amicizia con nessuno. Invece poi, durante il terzo anno di superiori qualcosa cambiò..
Hola chicoss come state? Sono di nuovo qui con un'altra storia! Spero vi piaccia e mi raccomando seguitela in tanti! Questa è la ff a cui sono più legata perchè è basata sulla mia vita, quindi mi raccomando! Il resto, beh lo sapete, lo scoprirete soltanto leggendo! |