Geis Dun - Dorchadas Berserk

di Geis Dun
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Il mito è il fondamento della vita,
lo schema senza tempo,
la formula secondo cui la vita si esprime
quando fugge al di fuori dell'inconscio.
Thomas Mann
 
PROLOGO
 
La Banshee era rivolta di spalle, china sulla riva del fiume mentre le dita esili sfioravano l’acqua gelida.
Acqua… era troppo rossa per essere semplice acqua e Maddy lo sapeva.
Il candore della pelle della sidhe era risaltato dalla veste grigia e logora che fluttuava ad un vento apparentemente inesistente, e che la ragazza non avvertiva.
Ma nonostante il paesaggio famigliare e la presenza conosciuta, Maddy percepiva una strana sensazione di disagio che le faceva accapponare la pelle.
Questa volta qualcosa era diverso. Qualcosa stava cambiando.
La fae si alzò lentamente, non l’aveva mai fatto prima.
Madeline la vide voltarsi mentre brividi di terrore le risalivano lungo la spina dorsale: la banshee non aveva occhi.
 
 
 
 
Silenzio, uno assoluto, se non fosse per quella voce che le sue orecchie catturavano, con quei fonemi espressi, ma recepiti in modo talmente distorto da rendere difficoltosa la stessa comprensione. Era una voce maschile però, che si esprimeva a riguardo di una missione. Ma quale incarico? Ma cosa più importante, quale era il suo nome?
Ebbene sì, sembrava che la sua memoria venisse bruciata, lentamente, rimuovendo ogni conoscenza all'infuori della propria educazione, quella ferrea, che gli fu impartita da... No, non ricordava affatto.
Ma, per estrema fortuna, riuscì però a scorgere un ultimo fonema, prima di serrare le proprie palpebre ed immergersi in quella oscurità, che non durò eccessivamente.
Lyon, il suono del suo nome che riecheggiava nella propria mente, vuota e priva di pensieri, prima di poter ottenere nuovamente l'estremo ed importante dono della vista: bianco, un colore così candido, che lo ricopriva completamente, immerso in quell'oceano, si, ma fatto interamente di neve.




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