La
signorina Elizaveta preme il pulsante di chiamata
dell’ascensore che prontamente si apre. Una volta dentro
sembra indecisa su quale tasto premere poi, con decisione, schiaccia il
numero 6.
BIP – Piano 6
La donna, uscendo dall’elevatore, incrocia un uomo. Avrebbe
continuato ad ignorarlo se non fosse per un particolare, colto con la
coda dell'occhio: la mano fasciata.
Passano alcuni secondi, in cui la sua mente elabora le immagini
registrate … è l'uomo che l'ha "rapita"!
Quando se ne rende pienamente conto, le porte si sono già
chiuse.
Si avventa sulla pulsantiera, premendo a ripetizione la chiamata.
- Dai, dai …
BIP
Le porte si aprono.
Lui è appoggiato alla parete opposta.
Lei entra, ha il fiato corto che cerca di mascherare con il rumore dei
propri tacchi.
Preme piano terra.
Quando le porte si chiudono, riprende a respirare con
regolarità.
- È stata molto
veloce a trovarmi.
- Sono sempre stata sfacciatamente
fortunata ... Ha un profumo molto intenso.
- Profumo?
– la fronte è corrugata ma l'espressione
è quasi divertita.
- È un profumo
squisito … sa di ...– la donna lo
inspira a pieni polmoni, se ne riempie le narici – …
è inebriante, penetrante ... dà alla testa.
- Sono allergico ai profumi.
- Uhm!
Preme stop sulla pulsantiera, si avvicina all’uomo.
- Lei sa dove vivo.
È entrato in casa mia, nella mia intimità.
– il suo viso, ora, è a pochi
centimetri dal suo interlocutore e la sua voce è bassa e
suadente. – Voglio anch’io godere di
questo privilegio. Voglio vedere le sue cose, toccare i suoi vestiti
sparsi, sentire il suo odore mentre cerco, in ogni angolo, qualcosa che
possa dirmi chi lei sia realmente, gustare il piacere di entrare nella
sua intimità. – ogni sua parola
sembra essere stata accuratamente pesata.
La bocca della donna ora è a un soffio da quella
dell’uomo. Respirano l’uno il fiato
dell’altra.
- Non si è divertita a
cercarmi? – la sua voce è un sussurro
caldo e roco. Il respiro sempre più affannoso.
- Sì. – con
un gesto secco preme il tasto di sblocco dell’ascensore e si
stacca dal lui. Un brivido le percorre tutto il corpo.
- 11A. –
La mano fasciata allenta in nodo alla cravatta.
- Spero di non averle fatto
troppo male. – lo sguardo dritto alla mano ed il
tono falsamente preoccupato.
- Non morirò per un
morso di vipera.
Bip. La porta dell’ascensore si apre.
- Bene … –
fa per uscire dall’elevatore, poi di nuovo si volta verso di
lui – Ah, spero non sarà il mio Dior
ad ucciderla. È così buono.
– aggiunge con un sorriso malizioso.
La donna ne esce immediatamente e si incammina con passo rapido
all’uscita.
- Il signor Patterson la stava
cercando. Era preoccupato. – la receptionist la
blocca ad un passo dall’uscita.
- Gli dica che mi ero
dimenticata di un impegno. – la voce scocciata
non ammette repliche.
Uscita dall’edificio, Elizaveta cerca l’allergico
con lo sguardo ... nulla.
- Maledizione!
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