Epinephrine

di clodia
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La signorina Elizaveta preme il pulsante di chiamata dell’ascensore che prontamente si apre. Una volta dentro sembra indecisa su quale tasto premere poi, con decisione, schiaccia il numero 6.

BIP – Piano 6

La donna, uscendo dall’elevatore, incrocia un uomo. Avrebbe continuato ad ignorarlo se non fosse per un particolare, colto con la coda dell'occhio: la mano fasciata.
Passano alcuni secondi, in cui la sua mente elabora le immagini registrate … è l'uomo che l'ha "rapita"!
Quando se ne rende pienamente conto, le porte si sono già chiuse.
Si avventa sulla pulsantiera, premendo a ripetizione la chiamata.
-    Dai, dai …

BIP

Le porte si aprono.
Lui è appoggiato alla parete opposta.
Lei entra, ha il fiato corto che cerca di mascherare con il rumore dei propri tacchi.
Preme piano terra.
Quando le porte si chiudono, riprende a respirare con regolarità.
-    È stata molto veloce a trovarmi.
-    Sono sempre stata sfacciatamente fortunata ... Ha un profumo molto intenso.

-    Profumo? – la fronte è corrugata ma l'espressione è quasi divertita.
-    È un profumo squisito … sa di ...– la donna lo inspira a pieni polmoni, se ne riempie le narici – … è inebriante, penetrante ... dà alla testa.
-    Sono allergico ai profumi.
-    Uhm!
Preme stop sulla pulsantiera, si avvicina all’uomo.
-    Lei sa dove vivo. È entrato in casa mia, nella mia intimità. – il suo viso, ora, è a pochi centimetri dal suo interlocutore e la sua voce è bassa e suadente. – Voglio anch’io godere di questo privilegio. Voglio vedere le sue cose, toccare i suoi vestiti sparsi, sentire il suo odore mentre cerco, in ogni angolo, qualcosa che possa dirmi chi lei sia realmente, gustare il piacere di entrare nella sua intimità. – ogni sua parola sembra essere stata accuratamente pesata.
La bocca della donna ora è a un soffio da quella dell’uomo. Respirano l’uno il fiato dell’altra.
-    Non si è divertita a cercarmi? –
la sua voce è un sussurro caldo e roco. Il respiro sempre più affannoso.
-    Sì. – con un gesto secco preme il tasto di sblocco dell’ascensore e si stacca dal lui. Un brivido le percorre tutto il corpo.
-    11A. – La mano fasciata allenta in nodo alla cravatta.
-    Spero di non averle fatto troppo male. – lo sguardo dritto alla mano ed il tono falsamente preoccupato.
-    Non morirò per un morso di vipera.

Bip. La porta dell’ascensore si apre.

-    Bene … – fa per uscire dall’elevatore, poi di nuovo si volta verso di lui – Ah, spero non sarà il mio Dior ad ucciderla. È così buono. – aggiunge con un sorriso malizioso.
La donna ne esce immediatamente e si incammina con passo rapido all’uscita.
-    Il signor Patterson la stava cercando. Era preoccupato. – la receptionist la blocca ad un passo dall’uscita.
-    Gli dica che mi ero dimenticata di un impegno. – la voce scocciata non ammette repliche.
Uscita dall’edificio, Elizaveta cerca l’allergico con lo sguardo ... nulla.
-    Maledizione!




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