| Tobias voleva ricordarla con la neve fra i capelli mentre lo salutava, con l'inverno alle porte e la speranza di una nuova vita. Con gli occhi illuminati da quella speranza, il viso acceso e vivo. Vivo. Perché Tris era sempre stata viva, più delle altre persone. Una figura nitida in un mondo di nebbia, mentre Tobias costruiva dei muri per separarsi dal dolore.
Le persone non erano mai riuscite a raggiungerlo, in quella solitudine che più che alleviare il dolore era una prigione. Prigioniero di se stesso, in una claustrofobica visione della vita, soffocato dai ricordi, non avrebbe mai pensato di innamorarsi della Rigida.
Era coraggiosa Tris, coraggiosa, intelligente e altruista, e sapeva essere gentile e sincera. Aveva lottato a lungo, prima per far emergere il suo coraggio, poi per accettare la sua divergenza. Era diversa dagli altri. Aveva un modo tutto suo di vedere il mondo, non si era lasciata distruggere dal dolore, dalla sofferenza che aveva scavato solchi profondi nella sua anima.
Chiudendo gli occhi, Tobias riusciva a vedere il suo sorriso, i suoi occhi, i tatuaggi, e a ricordare quella macchia grigia, indistinta, che aveva saltato per prima. La Rigida era saltata per prima.
Tris era stata come una stella cadente: una luce fulminea, che aveva brillato troppo poco. Troppo poco, ma molto profondamente.
La Rigida che aveva saltato per prima. Beatrice Prior.
Forse riportare le cose al suo punto di partenza avrebbe calmato il desiderio di rivederla. Ma non era più possibile, ormai.
Le persone possono cambiarci. Non importa quanto poco le conosciamo o per quanto poco facciano parte della nostra vita.
Le persone che amiamo non ci lasciano mai davvero.
Addio Tris. |