La mia impresa, Mark Collins

di Jovaiku
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Era un giorno normale, come gli altri. Beh, normale nei suoi limiti. Sono sempre stato considerato un ragazzo speciale. Non speciale perché avessi chissà quale potere. O almeno, uno ce l'avevo. Era il potere di isolarsi. Odiavo stare in compagnia con altre persone, soprattutto se quelle persone non facevano altro che prenderti in giro quando ti vedevano. Quindi, di solito mi metto in fondo alla classe e comincio ad ascoltare la musica. Vi potreste chiedere "come diavolo fa il professore a non accorgersi che ascolti la musica?!" Beh, non ve lo saprei dire. Inizialmente pensavo che se ne accorgesse ma lasciasse scorrere per quella volta. Poi però mi resi conto che, nonostante fossi con le cuffie nelle orecchie, mi parlava come se non le indossassi. Comunque, non mi sono ancora presentato. Il mio nome è Mark Collins. Ho dodici anni, sono alto 1.70, capelli castani ed occhi pure, passo la giornata ad ascoltare musica e... basta. Non ho mai avuto amici, non ho mai avuto una materia a scuola in cui ero particolarmente bravo. O almeno, c'era Epica, dove il professore ci faceva leggere passi di Iliade, Eneide, Odissea, e con il greco non me la cavavo male, probabilmente perché con la mia dislessia, quello e l'inglese non sembravano tanto diversi. Comunque non mi applicavo, quindi l'unica cosa che riuscivo a rimediare era un voto non di molto sopra la sufficienza. Per il resto, ero un disastro. Perfino in ginnastica. Credo di essere l'unico ragazzo al mondo che non riesce a prendere la sufficienza in ginnastica. I professori mi passano per pietà. Comunque, eravamo arrivati all'ultimo giorno di scuola ed io, non so come, ero riuscito a passarlo tutto inosservato. Fino all'ora di Epica. Dovete sapere che quella è l'unica lezione che passo senza cuffie. Mi interessa, in un certo senso. Però è anche quando il professore e gli altri si accorgono di me. Il professore non voleva fare il cattivo di turno che interrogava su tutto il programma l'ultima ora dell'ultimo giorno di scuola. Entrò vestito da Odisseo e ci chiese quale fosse il nostro passo preferito varie opere che avevamo letto durante il corso dell'anno. Molti risposero quando Odisseo ferì il ciclope Polifemo, oppure quando Achille uccide Ettore. Quando chiamò me, sentì il mio nome tuonare in tutta la stanza.




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