- E’ morta, Simeon.
Nella stanza scese un silenzio di tomba.
I due uomini rimasero immobili, per qualche minuto, studiandosi a
vicenda; poi, Simeon vuotò con un solo sorso tutto il vino
che gli era rimasto.
Joakim, vedendo che l’amico aveva ormai il bicchiere vuoto,
non si azzardò nemmeno a riempirglielo.
Lo capiva, capiva cosa stesse pensando
l’amico.
- Si era innamorata, lo sai?
- Chi?
- Cecylia. Si era innamorata di te.
- Non dire sciocchezze.
- Me l’aveva detto lei stessa.
Lo scrittore lo guardò, a bocca aperta.
- Era ammalata, Simeon: quella donna era
molto ammalata. Gli ultimi tempi non riusciva nemmeno a guadagnare
abbastanza per comprarsi le medicine… D’altronde,
mi aveva detto risoluta di non volerne. Aveva vissuto abbastanza, aveva
provato tutto ciò che c’era da provare.
- Perché non…
non…
- Perché non è mai
venuta a cercarti? – Joakim tolse le parole di bocca
all’amico – Perché non ne aveva bisogno,
Simeon, eri tu che avevi bisogno di lei. Perché, piuttosto,
tu non sei andato a cercarla?
- Io… io … -
balbettò – Sono sposato, lo sai…
- E cosa centra, questo? –
Joakim alzò le spalle, e borbottò –
Andiamo, di tua moglie eri stanco ancor prima di
conoscerla!… Ti conosco troppo bene, vecchio mio!
Altrimenti, perché mai ti avrei fatto conoscere Cecylia? Vi
conoscevo… sareste stati bene, insieme. Anche se solo per
poco.
- Vuoi dire… vuoi dire che
Cecylia mi ha mentito? Mi ha mentito per… perché
fossi attratto dai suoi racconti? Per tutto il tempo?
- Oh no, no, stupido… la sua
storia, quella è tutta vera…
Simeon si alzò, troppo confuso per riuscire ad articolare
qualsiasi discorso sensato.
Salutò l’amico, s’incamminò
per la strada.
Come era già
successo prima, camminò senza sapere dove andasse, seguendo
l’istinto, come un cucciolo smarrito.
Il caso – ma fu veramente solo
quello? – lo ricondusse per la boscaglia, ed egli raggiunse
poco dopo la casa di Cecylia… Quella dove un tempo aveva
incontrato una donna, che oltre al suo corpo riusciva con la sua storia
a vendere persino la sua anima.
Una moderna Sherazade.
Simeon aprì la porta, ed entrò nella stanza: era
più spoglia, e in disordine: i vicini avevano probabilmente
rubato di tutto ciò che ancora poteva essere utile.
Sebbene non fossero stati accesi incensi da molto tempo,
l’odore era rimasto quello di sempre.
Scavalcando tende buttate per terra,
lenzuola rotte e cocci, raggiunse quello che un tempo era stato il
trono della sua Cecylia: un divano dalle forme strane, ricoperto da un
telo ricamato, con dei disegni così particolari che i
contadini del luogo dovevano aver giudicato troppo audaci per i loro
gusti.
Simeon si sedette, con il cuore in gola.
Toccò i cuscini, inspirò a fondo il loro profumo.
Ma urtò su qualcosa di spigoloso.
Un diario.
Lo aprì, pensando che un tempo l’enigmatica
Cecylia lo aveva aperto più volte, lo aveva sfiorato con le
sue dita sottili. Trovò un fiore schiacciato tra le pagine
– il suo fiore, il giglio che lui le aveva regalato tempo
prima!
Simeon raggiunse la prima pagina e lesse avidamente questa scritta:
Memorie
di Cecylia – un dolce fiore delicato
e più in basso, una calligrafia elegante riportava queste
parole:
Mio caro Simeon, ti
conosco troppo bene: non sarai riuscito a scrivere nemmeno una parola,
per paura di tradire i miei segreti. Ti faccio un dono, che credo non
riuscirò mai a consegnarti di persona.
Ti dono con questo libro non solo la mia storia, ma anche la
mia anima.
So che mi rimarrai fedele, per sempre: e che ogni volta
rileggerai questo libro, ripenserai ai nostri incontri, al nostro
bacio…
E così, presto o tardi, ci rivedremo:
“presto o
tardi, ci rivedremo”… le parole di Cecylia, che
aveva pronunciato l’ultima notte
che si erano incontrati, suonavano ancora insistenti nella sua mente
e questo non
sarà solo per una notte...
... Ma per
l’eternità.
Cecylia.
Lo scrittore chiuse il libro.
Andò a casa, e nel giro di poco tempo lo pubblicò.
Diventò ricco.
Diventò famoso.
Ma ciò che è più importante,
è che non si dimenticò mai di Cecylia.
Si risposò – certo! – ed ebbe altri
figli… Figli che crebbe dalla rendita di quel manoscritto, e
di molti altri libri che scrisse di suo pugno…
Ma Cecylia, la sua Cecylia, rimase sempre con lui. Fino alla fine.
Se ancora oggi andate per quei luoghi e raggiungete una piccola
piazzola, non lontana dai posti di cui vi ho raccontato, troverete la
tomba di Simeon: lo squattrinato scrittore che si fece seppellire,
stringendo tra le braccia il manoscritto della sua amata.
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Ho pubblicato la storia prima del previsto perché
– e questo mi ha fatto molto piacere – una mia cara
amica non stava più nella pelle e voleva a tutti i costi
sapere la fine… :] spero che anche a chi è
arrivato fino alla fine la storia sia piaciuta…
… E se non è
così, per piacere, scrivetemi il perché!
Un ringraziamento con il cuore (ancora una volta) a Kikkina_90 e
Fioraliso… Quest’ultima mi ha messo la pulce
nell’orecchio e mi ha suggerito – involontariamente
– un finale alternativo… Se uno di questi giorni
verrà l’ispirazione, tornerò alla
carica e l’accontenterò :].
E grazie ancora a chi mi ha seguito,
fino alla fine.
Alla prossima storia…
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