Tutto per un allenamento

di _Black_Rainbow_
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Felicity si sentiva frustrata ed esausta,ma soprattutto frustrata.
Faceva caldo, nella base non entrava neppure un filo d’aria fresca e Oliver aveva bocciato l’idea di installare un condizionatore od anche solo un semplice ventilatore. La decisione gli era costata quasi una settimana di ostili occhiatacce da parte dei suoi due colleghi.
Come se il caldo non fosse stato sufficiente a toglierle ogni energia, l’aveva anche costretta ad allenarsi con lui, voleva temprare il suo corpo e spirito.
Ma quale corpo? Lei era una IT girl felicemente sposata all’informatica, con una pessima coordinazione e una pessima forma fisica, l’ultima volta che aveva fatto sport era stato alle elementari quando sua madre l’aveva costretta a frequentare un corso di danza classica. Aveva resistito una settimana.
La situazione apparentemente non era così pessima.
Oliver era mezzo nudo, tutti i suoi splendidi muscoli in bella vista e Felicity aveva passato intere serate ad osservali tendersi e rilassarsi e guizzare in corrispondenza delle cicatrici. Doveva ammetterlo, da quando aveva conosciuto quell’uomo le cicatrici avevano un nuovo fascino, le trovava decisamente sensuali, almeno su di lui.
Sospirò pesantemente.
-Oliver possiamo smettere ora? Sono stanca ed ho caldo, vuoi davvero continuare a rotolarti con me su questo tappeto?- Si fermó. -E con rotolare intendo il tuo tentativo di insegnarmi a difendermi in un corpo a corpo.
Il ragazzo le sorrise mettendola ancora più in imbarazzo.
-Hai bisogno di ripetizioni anche per quello? Sarei lieto di propormi.-Sussurrò avvicinandosi a lei, le mani a stringerle possessivamente i fianchi e il suo respiro caldo sul collo.
-O-Oliver…- Balbettò cercando di mantenere il controllo. Desiderava avvicinarsi ancora di più a lui, girare il viso e appoggiare delicatamente le labbra sulle sue, stringere tra le dita i suoi capelli morbidi, inspirare il suo profumo…
La sua mente stava divagando da sola. Non riusciva a muoversi né per allontanarsi né per avvicinarsi.
-Respira Felicity.- Si allontanò ridendo, le accarezzò dolcemente una guancia. –Per oggi possiamo smettere, hai lavorato bene
-G-Grazie.- I battiti del suo cuore non si placarono ma almeno il rossore sulle sue guance si affievolì.
-Vai a farti una doccia e poi ti offro una bibita fresca.
-Tu non ti fai la doccia?
-E’ un invito ad unirmi a te? Potrei accettare.
Il viso della ragazza tornò a tingersi di rosso, peggiorando al suono della risata che seguì.
-Sto scherzando Felicity.- Sorrise. –Per ora.
Poi si allontanò come se niente fosse successo, girandosi solo un momento per farle l’occhiolino. Lei sentì il cuore saltare un battito.
 
Era nervosa, assurdamente. Doveva solo consegnare dei documenti, che diamine. Si sentiva piccola ed inesperta e soprattutto le sembrava di essere sotto esame, pronta ad andare al patibolo.
-Oliver…- Si schiarì la voce fermandosi sulla porta dell’ufficio.
-Dimmi Felicity.
Gli si avvicinò porgendogli i documenti e senza emettere altro suono si girò per tornare al suo ufficio, la situazione del giorno prima l’aveva sconvolta al punto che non riusciva a guardarlo in faccia. Continuava a rimuginare sulle sue parole, espressioni, toni.
E nonostante sapesse che la stava provocando non riusciva a cogliere traccia di presa in giro, che pensasse davvero tutte quelle cose? Non riusciva a capirlo.
-Felicity…
Si girò immediatamente, un’espressione sorpresa dipinta sul volto. Se avesse provato a chiederle il caffè glielo avrebbe buttato addosso nella speranza che si scottasse, non un ustione grave, solo una leggera scottatura.
-Ti andrebbe di pranzare insieme?
Sgranò gli occhi, arrossì e si sentì le gambe molli nel momento stesso in cui il suo cuore accelerò i battiti.
-Volentieri, Mr Queen.- Riprese coraggio e lo lasciò con una linguaccia.
Lei e Oliver?
Sì, avrebbe anche potuto funzionare. Sorrise al pensiero e lo guardò attraverso la vetrata del suo ufficio.. O almeno avrebbe voluto funzionasse.
 
-Sei affamata.- Constatò Oliver osservando la ragazza avventarsi sul suo hamburger e rise quando lei annuì convinta. Le offrì una patatina e lei la prese ringraziandolo con lo sguardo. Osservandola meglio lui pensò che gli ricordava un assetato nel bel mezzo del deserto e si stupì quando provò tenerezza nei suoi confronti.
Continuarono a pranzare in silenzio, Felicity si sentiva stranamente a suo agio anche in silenzio e Oliver, lui non parlava mai molto, non da quando era tornato dall’isola.
Lei fu la prima a parlare.
-Posso chiederti una cosa?
-Dimmi.- Si sporse verso di lei, le pulì un baffo di ketchup dalla guancia con un dito e poi lo leccò, apparentemente senza alcuna malizia, ma la ragazza si sentì invadere dal caldo. Lo trovava decisamente troppo sexy per essere legale.
-Felicity?
Si riscosse dai suoi pensieri poco casti su di lui. Sì, era attratta ed innamorata del suo capo e partner.
-I-Io volevo chiederti se tutto quello che mi hai detto ieri era vero, intendo quelle insinuazioni, lo facevi solo per provocarmi? Perché se fosse così lo capirei, non sarebbe la prima volta per me…
-Felicity.
Lei si bloccò imbarazzata, aveva straparlato, se ne rendeva conto e si era esposta, si sentiva vulnerabile ora, sotto lo sguardo serio di Oliver.
-Ero serio, ma volevo provocarti.-Le sorrise strizzandole un’occhio. –Tu non sei come le altre. Sei più importante, non voglio stare con te solo per usarti, farò le cose per bene.
Era incredula. Continuava a ripassare il suo discorso nella sua mente. Era importante per lui, stare insieme a lei, davvero.
Si sporse verso di lei accarezzandole la pelle liscia del viso, inebriandosi del suo calore e rallegrandosi quando lei piegò il capo per sentirlo meglio.
Poggiò delicatamente le labbra sulle sue e si lasciò trasportare dal momento e dalla reazione di Felicity che non tardò ad arrivare.
Lo attirò più vicino, le dita a stringergli gentilmente i capelli. Neppure si rese conto di essersi seduta in braccio a lui per essere più comoda finché non si staccarono. Rimasero immobili a guardarsi negli occhi, imbarazzati, innamorati.
-Soddisfatta?
-Per ora. Ci andremo piano Mr. Queen.
-Quanto piano?-Sussurrò lui sgranando esageratamente gli occhi, ma non riuscì a rimanere serio e scoppiò a ridere di sé stesso.
Stare con lei lo faceva sentire leggero e spensierato come non lo era più da cinque anni. Si sentiva bene quando si lasciava andare e smetteva di indossare la maschera seria e burbera e accadeva solo in presenza di Felicity. Sapeva di amarla dalla prima volta che l’aveva sentita straparlare nel suo ufficio e quando poi aveva inclinato la testa in quel modo indescrivibilmente dolce anche il suo cuore l’aveva capito, era rimasto fregato per l’ultima volta. Basta avventure ora che aveva tutto ciò che aveva sempre desiderato.
-Andiamo, abbiamo del lavoro da fare.
-Oliver, quando il prossimo allenamento?





 




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