Fandom:
Harry Potter
Rating: G.
Personaggi/Pairing: Astoria
Greengrass, Draco Malfoy.
Tipologia: One-Shot
Conteggio parole:.
Avvertimenti: Linguaggio Colorito.
Spoiler!
Riferimenti post
DH. JK Rowling, in un’intervista, ha affermato che la moglie
Malfoy sarà
Astoria Greengrass, sorella minore di Daphne Greengrass.
Genere: Generale, Triste, Malinconico, Drammatico.
Disclaimer: Personaggi, luoghi, nomi e tutto
ciò che deriva dalla trama
ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono
ma sono
di proprietà di JK Rowling che ne detiene/detengono tutti i
diritti. Questa
storia non è stata scritta a scopo di lucro e, viceversa,
gli elementi di mia
invenzione, non esistenti in ‘Harry Potter’,
appartengono solo a me.
Credits: -
Note dell'Autore: Fiction
scritta per il concordo “HP-15
minutes
of Fame” indetto dal Writers
Arena,
anche se per problemi di linea non sono riuscita a postarla.
Ho
cercato
informazioni su Astoria Greengrass ma non ho trovato molto, anzi niente sul suo aspetto fisico. Quindi ho
inventato di sana pianta. E mi dispiace per chi la immaginava
alta-bionda-occhi-azzurri.
Introduzione alla Fan Fiction:
midnight
~
-ASTORIA GREENGRASS-
Il
silenzio incombeva nell’ampio salone. Soltanto il debole e
leggero crepitio del
fuoco sembrava volerlo rompere, senza successo. Le fiamme morenti
illuminavano
i drappeggi scuri delle finestre, donando loro un colore sinistro, e il
volto
della donna, seduta su una poltrona di velluto verde davanti al camino.
Una
ciocca dei lunghi capelli castani le cadeva scomposta sul volto. Con un
gesto
la raccolse dietro l’orecchio. Una strana luce le brillava negli occhi, di
uno straordinario verde smeraldo, mentre fissava il camino finemente
decorato
di fronte a sé.
Le
sue
labbra sottili, dipinte con un rossetto rosso scuro, risaltavano sulla
pelle
candida, quasi diafana.
Allungò
il braccio verso il tavolino a lato della poltrona e si
versò da bere. Il
bicchiere tintinnò a contatto con la bottiglia di brandy, e
quello fu l’unico
rumore che spezzò il silenzio quasi opprimente.
Si
portò
il balloon di cristallo alle labbra e ne bevve un sorso, lasciando una
sottile
macchia di rossetto sul bordo. Con la lingua catturò
sull’angolo della bocca
una goccia che le era sfuggita.
Continuò
a fissare davanti a sé, incapace di pensare ad altro che a lui. A lui
insieme a…no, era impossibile. Erano passate due ore dal
loro ipotetico
appuntamento e lui era ancora al lavoro.
O meglio, così pensava lei.
Tesoro mi
dispiace,
non potrò esserci stasera.
Si
rigirò
tra le dita il piccolo pezzo di pergamena, immaginando cosa avesse
potuto
trattenerlo. Perdere così il decimo anniversario. Non che
importasse a
qualcuno, dopotutto il loro matrimonio era stato combinato. Ma lei
voleva - pretendeva- almeno una di
quelle poche
attenzioni che un marito qualunque darebbe normalmente alla propria
moglie.
Fissò
nuovamente quelle poche parole scarabocchiate sulla pergamena.
E se
i
suoi timori si fossero dimostrati reali? Quelle parole, così
fredde,
nascondevano qualcosa? Dov’era realmente lui?
E
quell’idea, repressa solo poco prima, le riaffiorò
nella mente.
Lui
insieme ad un’altra donna.
Impossibile.
Erano
settimane che quell’idea la tormentava come un tarlo.
Improbabile.
Troppe
serate trascorse al lavoro, troppe assenze da casa.
Possibile.
E
quelle
nuove considerazioni furono come una doccia fredda.
Lei
era
affascinante, su questo potevano concordare molti uomini, ma suo marito
non
l’amava, non la desiderava.
Strinse
in un pugno la pergamena, accartocciandola. E dentro di lei la
consapevolezza
prese il sopravvento. Tutto le sembrò più chiaro,
visto sotto una luce diversa
e nuova. Aveva negato l’evidenza per molto, troppo tempo.
Non
desiderata. Usata. Tradita.
E
pensare
che all’inizio credeva veramente a quel matrimonio, credeva
di essersi
innamorata sul serio. E ora, dopo la nascita del loro figlio, dopo anni
passati
insieme, tutto si infranse davanti ai suoi occhi, facendole vedere per
la prima
volta che tutto era falso, tutto era fondato sulla menzogna.
L’orologio
a pendolo, in fondo al salone, suonò, facendola riemergere
dai suoi pensieri. Mezzanotte.
Contrasse
le labbra non appena sentì il sonoro crack
riecheggiare nel corridoio, seguito da un piccolo pop.
- Il
suo
mantello, signore.- disse la voce acuta dell’elfo domestico.
-
Mettilo
a posto- rispose un’altra voce, più bassa e dura.
Lo sentì sfilarsi la giacca e
lanciarla verso l’elfo, che sparì con un altro pop.
L’uomo
cominciò a muoversi e la donna potè sentire i
suoi passi, attutiti dal
pavimento del corridoio, fermarsi davanti al salone.
-
Dove
sei stato?- domandò, con voce spezzata e alzandosi per
guardarlo.
-
C’era
del lavoro da fare.- replicò velocemente, mentre iniziava a
togliersi la
cravatta.
La
donna
avanzò di qualche passo, senza smettere di fissarlo.
- Non
dire cazzate.-
Le
mani
di lui rimasero ferme a mezz’aria, le dita ancora intorno al
nodo della
cravatta. La guardò e nei suoi occhi lei riuscì a
vedere una nuova espressione,
colpevole.
Ma
quell’espressione sparì veloce come era apparsa. E
ora a lei, sua moglie, era
destinato uno sguardo
freddo, di ghiaccio, privo di qualsiasi forma di affetto o di amore.
Alzò
un
sopracciglio e bevve un sorso di brandy dal bicchiere.
-Dove
sei
stato, Draco?- chiese, con un sussurro quasi impercettibile.
- Te
l’ho
detto, Astoria. Avevo del lavoro da
fare.-
Fece
per
andarsene ma Astoria fu più veloce e lo fermò.
Con un gesto rapido gli tolse la
cravatta e afferrò il colletto bianco della camicia.
Non
riuscì a trattenere una risata isterica. Una macchia rossa
deturpava il candore
della camicia. Rossa come il sangue. Ma sangue non era.
Un
ghigno
le increspò le labbra. Rossetto. Molto simile al suo, di una
sola tonalità più
chiara.
-
Vedo
che ti hanno offerto un servizio completo al lavoro.- disse, atona.
Silenzio.
Nessuna
risposta. Continuò a guardarlo con occhi pieni
d’odio ma Draco non fece nulla.
-Chi tace acconsente.-
sussurrò,
allontanandosi da lui di qualche passo.
Sorseggiò
nuovamente, svuotando del tutto il bicchiere.
- Con
quale delle tue puttanelle sei andato stavolta?- Draco sostenne il suo
sguardo per
qualche secondo, prima di allontanarsi da lei.
-
Cos’è,
hai perso la lingua?- domandò, sarcastica.
- Non
dire sciocchezze. Stai diventando patetica.- si avvicinò e
le strappò il
bicchiere di mano. - E sei anche mezza ubriaca.
-
Certo,
tutte le scuse sono buone.- rise. - Ammettilo e facciamola finita. Con
chi sei
andato stavolta?
Nuovamente
silenzio.
Si
voltò,
prima di fare un passo verso la scalinata di marmo che portava al piano
superiore della villa.
- Daphne.
Si
immobilizzò,
con una mano appoggiata al corrimano.
Quel
sussurrò
le arrivò chiarissimo, come se quel nome fosse stato urlato.
-
Daphne.-
ripetè.
Non
si
girò verso di lui, per non dargli la soddisfazione di vedere
quelle minuscole
gocce d’acqua che cominciarono a uscire incontrollate.
Respirò piano, prima di
parlare.
- Ti
odio, Malfoy. - disse duramente, prima di salire le scale.
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