My Life With Five Guys

di smarty_R5
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Quando ripresi conoscenza, mi trovavo sdraiata con sei paia di occhi intorno a me. -Tutto ok?- mi disse, in inglese (lingua che parlo da quando ero piccola), una di quelle sagome che ancora mi apparivano sfocate. Io annuii e la prima cosa che vidi quando mi rialzai furono i miei genitori con una bottiglietta d'acqua in mano, che mi venivano incontro correndo, ma non erano soli. Con loro c'erano proprio Mark e Stormie Lynch. Stavo ancora sognando? No. Intorno a me c'erano loro, i miei idoli di sempre, che mi guardavano chiedendomi ancora come stavo. "Wow" pensai "sta accadendo davvero". Uscendo dall'aeroporto cominciai a riempire mia madre di domande e per poco quel giorno non svenni la seconda volta: erano loro quei cinque ragazzi di cui si parlava da due o tre settimana, quelli che sarebbero venuti a stare da me. Una volta arrivati a casa io nonsapevo cosa fare, cosa dirgli, così li lasciai andare a sistemarsi: io avrei dormito con due di loro, Rydel e Ratliff, mentre gli altri sarebbero rimasti al piano di sotto. Dato che, come ho già detto, non sapevo che fare andai in cucina dove mio padre aveva già iniziato a cucinare. Più che un pranzo per undici persone sembrava un banchetto nuziale. Certo eravamo tanti, ma non c'era bisogno di tutta quella "roba". Ad un tratto mamma entrò in cucina e mi disse: -Non essere scortese, vai di sopra e vai a conoscerli meglio!-. Ero tentata di dirle che sapevo praticamente ogni cosa di loro, ma in silenzio mi avviai verso le scale. Dal piano superiore proveniva una musica,una musoca a me familiare. Cominciai, con il cuore in gola per l'emozione, a salire le scale e, gradino dopo gradino, mi ritrovai in cima alle scale. La porta della mia camera era socchiusa, ma li sentivo cantare, sentivo le loro voci e mi tremavano le ginocchia. Quando ebbi coraggio entrai e loro mi guardarono, sorrisero e continuarono a cantare. Riker mi fece cenno di unirmi a loro. Io inizialmente esitai, ma poi mi decisi (meglio dire che fu la mia voce a decidersi) e cominciai ad intonare le note di "Say you'll Stay". Non mi ero mai sentita così, non avevo mai cantato davanti ad altre persone per paura di stonare e di fare una figuraccia, ma con loro era diverso. Eravamo in sette in quella stanza ed io ero su di giri. Ad un tratto mamma, papà e i loro genitori entrarono e si misero ad ascoltarci. Era bellissimo. Finita l'"esibizione" tutti applaudirono ed io credo fossi rossa come un peperone, ma non era importante. Loro erano lì e il mio sogno si era realizzato.




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