Step two
Titolo: Secondo
passo: consapevolezza
Autore: My
Pride
Fandom: FullMetal
Alchemist
Tipologia: One-shot
[ 1077 parole ]
Personaggi: Roy
Mustang, Edward Elric
Genere: Commedia,
Slice of life, Sentimentale
Rating: Giallo
Avvertimenti: Shounen
ai, What if?
Tabella/Prompt: Matrimonio
› 02. Tight
Piscina di prompt:
FullMetal Alchemist, Roy/Ed, Acciaio
FULLMETAL ALCHEMIST © 2002Hiromu Arakawa/SQUARE ENIX. All
Rights Reserved.
Prudenza,
precauzione, pronto a scappare. Erano queste le tre pi che avrei dovuto
ricordare quando mi trovavo in presenza di Edward Elric, l'alchimista
d'acciaio.
A quel pensiero, spuntato fuori dal
nulla mentre preparavo il
caffè, sorrisi amaramente. Non che avessi realmente il
terrore
di una possibile vendetta da
parte di quel fagiolo alto un metro e un tappo - beh,
rettificò
nell'immediato la mia mente, un pochino
era cresciuto e io stesso faticavo a crederlo, anche se ormai non mi
arrivava più all'altezza dello stomaco come quando era un
sedicenne -, però, e con gli anni l'avevo imparato fin toppo
bene, bisognava andarci con i piedi di piombo,
con lui. In qualunque situazione ci si trovasse e qualunque persona tu
fossi.
Per tutto il tragitto di ritorno verso
il mio appartamento,
l'abitacolo dell'auto era rimasto nel più completo silenzio,
cosa alquanto inusuale se si teneva conto di chi aveva occupato il
posto del passeggero e che quel qualcuno avrebbe potuto trapanarmi i
timpani con i suoi soliti epiteti se solo ne avesse avuto voglia;
invece, con mio sommo stupore, Acciaio se n'era rimasto zitto e,
incrociate le braccia al petto, non aveva fatto altro che guardare
fuori dal finestrino con aria vagamente annoiata, tamburellando di
tanto in tanto con lo stivale sul fondo della vettura. Non avevo
nemmeno dovuto faticare nel convincerlo a passare da me - altro
avvenimento alquanto inusuale, conoscendo le continue rimostranze,
spesso anche fasulle, a cui dava vita per evitare di farlo -, e adesso
se ne stava seduto sul divano in salotto, con un libro abbandonato
sulle cosce e la fronte corrugata da astrusi pensieri che non
riguardavano sicuramente nulla di ciò che non stava leggendo.
Era da una buona decina di minuti che lo
osservavo dalla
finestrella della cucina, e in tutto quel lasso di tempo non aveva
minimamente voltato pagina, simbolo che quel grosso tomo polveroso -
scovato in chissà quali meandri della mia biblioteca, dato
il
sottile strato di umidità che scorgevo persino in lontananza
-
gli serviva solo ed unicamente come scusa per non doversi guardare
intorno e fare i conti con una realtà che solo lui
conosceva.
Dal canto mio, non avevo idea se
imputare il tutto alla notizia delle nozze del fratello o a quella
delle nostre stesse
nozze, visto che la cosa era capitata così improvvisamente
che
aveva stravolto completamente i miei piani iniziali. Avevo difatti
pensato di far uso di tutto il mio charme e, una volta invitato Acciaio
in ufficio, avrei accidentalmente
accennato ad una riunione di alchimisti di stato e che era a sua volta
richiesto, conducendolo al ristorante dove ci attendevano; una volta
lì, il resto sarebbe stato assolutamente facile. Acciaio
avrebbe
capito che in realtà era tutta una scusa per portarlo a cena
fuori, io avrei potuto prenderlo per la gola dicendogli che poteva
ordinare qualunque cosa e lui, dopo un po' di tentennamenti vari,
avrebbe accettato per amore del proprio stomaco, tessendo le basi per
la notizia che gli avrei dato dopo un buon dolce e un bel goccio di
champagne. Peccato, però, che la realtà delle
cose fosse
stata talmente rozza da far storcere il naso persino a me.
Sospirai e scossi il capo per scacciare
quei pensieri, tornando
svelto dal mio ospite con le tazzine fumanti di caffè. «Tieni»,
gli dissi nell'offrirgliene una, ricevendo appena una sua occhiata
dorata. Non
si sforzò nemmeno di fingersi educato e di ringraziare,
prendendo la tazza bollente con l'arto d'acciaio per limitarsi ad
osservarne la bevanda scura all'interno con un'espressione
così
cupa che, e mi costò molto ammetterlo, mi ricordò
il
periodo buio in cui era continuamente alla ricerca della Pietra
Filosofale. Mi accomodai dinanzi a lui, posando il mio caffè
sul
tavolino di vetro nel mezzo prima di fissare con attenzione il volto
corrucciato di Acciaio. «Allora»,
cominciai serio. «Credo
proprio che io e te dovremmo parlare».
Lo sguardo che mi lanciò fu
indecifrabile. Non riuscii a
capire se avesse realmente compreso le mie parole o se fosse immerso in
un mondo tutto suo pur fissandomi, però, come risvegliatosi
da
un lungo sonno, si riscosse e sbatté le palpebre, soffiando
sul
proprio caffè. «E
di cosa? Non c'è niente
di
cui parlare», asserì, e dovetti sforzarmi per
trattenere
una sottospecie di lamento. La fase di negazione non era ancora
passata, a quanto sembrava.
«Non
me la dai a bere, Acciaio. Credevo fossi abbastanza cresciuto da poter
affrontare con sufficiente maturità una discussione come
questa».
«E io credevo che avessimo messo bene in chiaro che certe decisioni
vanno prese insieme, Colonnello».
Sputò quel grado militare come se si fosse trattato di una
pietanza disgustosa, e, storcendo il naso, sembrò aver
ingoiato
letteralmente un rospo grasso, viscido e bitorzoluto. «Puoi
chiamarlo come ti pare, resta sempre uno stupido matrimonio».
«Cos'hai contro i matrimoni, esattamente?» gli
domandai
ironico, accavallando disinvolto una gamba e incrociando le braccia al
petto. Lui non rispose e si limitò semplicemente a masticare
qualche parola tra i denti, bevendo un sorso di caffè tutto
d'un
fiato prima ancora che potessi ricordargli che scottava; com'era
prevedibile, si bruciò la lingua e se la prese con me,
biascicando insulti al mio indirizzo con fare talmente comico che, se
ci fossimo trovati in un'altra situazione, non avrei esitato a ridergli
in faccia. Peccato, però, che quella sua disattenzione mi
fece
comprendere troppe cose. «Rettifico:
cos'hai contro il
matrimonio di tuo fratello?»
arrivai dritto al punto, e capii di aver decisamente colto nel segno
quando quei suoi occhi dorati mi fissarono come quelli di un cervo
improvvisamente abbaiato dai fari di un'auto.
Acciaio non parlò per una buona manciata di minuti,
assumendo
infine un'aria scettica. «Buon per lui, che devo
dirgli?»
sbottò, ma si capiva fin troppo bene che la cosa non finiva
lì, anche se sembrava ben lungi dal parlarne apertamente.
Che
fosse geloso del giovane Alphonse? In fin dei conti avevano passato
praticamente tutta la vita insieme, sostenendosi a vicenda nei momenti
di bisogno, quindi era un po' comprensibile il suo modo di porsi, ma...
era meglio non mettere bocca, o almeno non ancora.
«Quindi... è tutto a posto?»
«Certo, perché non dovrebbe?»
Incrociò le braccia al petto, guardando ostinatamente
altrove.
«Ah, si scordi che indossi il tight o addirittura la divisa.
Se
solo prova a costringermi, la mollo all'altare»,
replicò con finta formalità, e, con
quella semplice nota diplomatica, capii che la conversazione era chiusa.
_Note inconcludenti dell'autrice
Posso fare
un po' la sentimentale? A questo punto citerei una casa dove la famiglia ti
aspetta,
perché nel rivedere nomi vecchi e nuovi e nel leggere le
vostre
recensioni mi son sentita un po' come Edward che, dopo anni di
lontananza, torna alla sua Reesembool e vede che dopotutto non
è
cambiata come pensava. Perché, aye, come dice la nee-san,
dopotutto, questo fandom è stato la mia casa e l'ho
abbandonato
per davvero troppo, troppo tempo...
Chiusa questa parentesi, perché altrimenti potrebbero
davvero
venirmi i lacrimoni - e io ho una posizione da Colonnello da rispet...
ah, nay, sbagliato -, passiamo ai dovuti ringraziamenti. Mi ha fatto
sorridere come una scema leggere le parole che avete scritto e che
sgorgavano direttamente dal vostro cuore, e ammetto che avevo un po' il
timore di tornare fra questi lidi proprio per la troppa assenza fatta;
ma fa sempre piacere vedere vecchie conoscenze.
In questo capitolo, vediamo Edward che comincia a prendere un po' alla
larga la situazione e a capirla - e a fare i conti con la
realtà
dei fatti: Al si sposerà e andrà avanti con la
sua vita,
fine -, però si sa bene quant'è
testardo questo bisbetico fagiolino e quanto darà filo da
torcere al povero Roy, il quale in fin dei conti voleva solo cercare di
fare una cosa carina... stupida, aye, ma carina.
Commenti
e critiche, come sempre, sono bene accetti.
A presto ♥
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