Alex
Ad Alice.
"Li vedi i fuochi d'artificio?" chiedeva Alice. Aveva posto quella
domanda ad Alex per diciannove volte e lui, per diciannove volte, aveva
scosso la testa senza dire niente. Solo Alice riusciva a vedere i
fuochi d'artificio, le loro luci, le loro sensazioni. Nessun'altro
poteva vederli al di fuori di Alice, nemmeno Alex. Lui poteva solo
omologarsi e fare come tutti gli altri. Poteva sentire il rumore senza
comprenderlo.
Alice era speciale, è speciale e sarà speciale
perché lei, oltre a sentire il rumore dei fuochi
d'artificio, poteva anche vederli. E oltre a vederli lei li creava, li
modellava, li deformava, li riempiva di un significato senza senso ma
che tutti capivano. Ogni fuoco d'artificio di Alice era particolare
proprio perché tutti lo ammiravano e gli davano un
significato assolutamente personale e assolutamente sbagliato; ma era
giusto così, perché solo se il significato era
sbagliato ma personale lo si poteva apprezzare fino in fondo. Ma ad
Alex tutto ciò non bastava.
Aveva passato tanto, troppo tempo a cercare di capire quale fosse il
segreto di Alice. Aveva studiato i suoi fuochi d'artificio nei minimi
particolari, cercando di non farsi scappare nessuna sfumatura di
colore. Aveva provato a replicare le opere di Alice, ma senza successo.
"Che Alice abbia un dono?" pensò Alex. Sì, doveva
essere per forza così, ma a lui non bastava comunque.
Decise di vedere la realtà esattamente come la vedeva Alice.
Fece in modo che le sue vene si illuminassero di una luce verde e
costruì una macchina fotografica fatta di sogni; la
usò per immortalare i tramonti grigi, ripulendoli.
Provò ad andare in barca ma la barca lo respinse: "Sei
troppo normale" gli diceva. Nella mente di Alex nacquero due non-amici,
il Gatto e il Verme. Il Gatto gli fu subito antipatico, non gli piaceva
come si comportava. Il Verme invece era parecchio silenzioso. Dopo
qualche giorno il Gatto se ne andò. Il Verme decise di
rompere il suo silenzio e disse ad Alex che il Gatto aveva subito
violenze macchiate di giallo da altri animali. Da quel giorno Alex
rimase solo con il Verme.
Una mattina il Verme propose ad Alex di parlare direttamente con Alice.
Alex accettò e, sebbene con timidezza, andò da
Alice. Era indescrivibile il suo aspetto, forse perché Alice
era fatta di ricordi. Camminarono insieme fino a notte fonda senza
dirsi una parola.
Bang.
Un esplosione fece uscire il Verme dalla sua tana. Alice sorrise e
guardò in aria; doveva aver visto qualcosa di bello
perché si era messa a saltare e a cantare. Alex non vedeva
niente ma sentiva gocce d'acqua che scivolavano sulla sua testa.
"Sta per piovere" disse ad Alice ma lei rise e scosse la testa. Eppure
Alex sentiva la pioggia, la sentiva dentro il suo cranio. Aumentava
d'intesità e gli dava fastidio, parecchio fastidio.
La pioggia si era traformata in un temporale e stava scaricando le sue
problematiche nella testa di Alex; lui chiedeva aiuto ad Alice ma lei
sorrideva e lo ignorava.
Un enorme peso piombò su Alex: era Atlante con sopra il
mondo. La vista di Alex si stava offuscando e il temporale dentro la
sua testa non accennava a smettere. Alex si fermò e
lanciò un urlo.
Quando riaprì gli occhi la prima cosa che vide era un fuoco
d'artificio, un enorme fuoco d'artificio. Davanti a lui c'era Alice che
sussurrava "Lo vedi? Lo vedi adesso?".
Alex annuì.
Poteva vedere i fuochi d'artificio, ma non sarebbe mai
riuscito a crearli.